Caro Salvatore, ti chiedi giustamente da dove andremo a ricominciare. Si profilano, più o meno ragionevolmente, nuvoloni neri. A quanto pare non siamo ancora fuori dalla narrazione catastrofista e dalla assurda confusione di termini e categorie: positivi, contagiati, malati, ricoverati, ancora messi tutti irresponsabilmente nello stesso calderone della comunicazione spaventista (a questo punto c’è da chiedersi a chi giovi, mah). E comunque, a mio parere, l’Italia ora non è in emergenza sanitaria, è in emergenza lavorativa ed economica. Drammaticamente. Te lo dico senza curarmi delle strumentalizzazioni politiche di queste valutazioni, che ignoro, perché non mi interessano.
Come sai, da molti anni mi occupo di viaggi (non ho mai smesso di viaggiare, anche dopo le splendide esperienze da inviato in tutto il modo per quello che fu il “tuo” mensile, Airone) e ora insegno Antropologia del turismo al Campus universitario di Lucca. Ebbene, la risposta sta nell’analisi del “prima”, e in una certa visione delle cose. Siamo sicuri che prima dell’epidemia le cose andassero a gonfie vele? No, c’erano evidenti problemi di gestione, soprattutto per quanto riguarda destinazioni turistiche usurate da flussi incuranti e impattanti.
Risorse e incontri
La visione? Semplice, un’attenzione alle risorse e alle peculiarità del territorio. E per risorse intendo non soltanto quelle naturali, ovviamente, ma le persone, le loro storie, la possibilità di fare incontri veri e affascinanti. Per dirla sinteticamente, un turismo curioso, agli antipodi del “consumo” delle destinazioni. Esagero, un turismo anche allegro, visto il comprensibile sconforto che aleggia tra gli operatori.
Nel rispetto delle precauzioni
Sorridere delle nostre avventure in vacanza può essere una buona idea per riflettere, in chiave antropologica, sui nostri vizi e sulle nostre virtù. Proprio partendo da questa situazione, con l’arrivo dell’estate ho pensato di proporre brevi incontri mirati a un pubblico di clienti e visitatori stagionali, a metà tra l’intrattenimento e il racconto delle nostre vacanze. Beninteso, nel rispetto delle precauzioni. È nata così una Trilogia della vacanza, ispirata a quel maestro e precursore del genere che fu il commediografo veneziano Carlo Goldoni, autore di una famosa Trilogia della villeggiatura, scritta nel 1761. Le avventure ottocentesche di Tartarino, il farfallone Alberto Sordi, l’indimenticabile “Fantozzi” e il formidabile cartoonist Bruno Bozzetto a mio giudizio ne hanno continuato l’opera.
I titoli di queste mie conferenze-spettacolo sono: Tipi da spiaggia, Le montagne buffe e Campeggiare humanum est (cliccando sui titoli si approda ai rispettivi video demo su YouTube). Si tratta di tre piccoli spettacoli autonomi, che hanno in comune l’approccio leggero e umoristico. Su mio sito web si possono trovare presentazioni e schede tecniche di questa mia Trilogia della vacanza. Chissà che non ci si veda, in Romagna, in Trentino o in qualche altra piazza, per divertirci vedendo come eravamo, per ragionare su come siamo.
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(via mail)
A proposito di turismo che verrà, mi piace segnalare a Giannella Channel un segnale positivo riguardante una fetta dei cento turismi possibili in Italia: il turismo enologico.
L’Italia è orgogliosa di essere il primo produttore mondiale di vino con 47,5 milioni di ettolitri lo scorso anno, appena davanti alla Francia (42,1 milioni) a cui ha sottratto questo titolo nel 2015. Gran parte viene venduta all’estero, che ha consentito al nostro Paese di raccogliere 6,4 miliardi di euro lo scorso anno contro i 9,8 miliardi della Francia, che resta il primo esportatore in valore e il paese turisticamente più visitato al mondo.
Il vino non è solo un valore di consumo, ha anche una statura storica importante per il territorio che diventa una motivazione turistica, un elemento economico strategico. Il vino fa parte del made in Italy, un fattore spesso sottovalutato, ma di grande rilevanza nei mercati intercontinentali. La situazione internazionale, la crisi sanitaria, il calo delle esportazioni hanno messo il settore vitivinicolo in grande difficoltà. A livello regionale la prima regione è il Veneto, seguita dalla Puglia, dall’Emilia-Romagna e dalla Toscana. La Romagna da sola produce più del 46% del vino della Regione. La produzione è rappresentata dall’Enoteca Regionale e dal Consorzio Tutela Vini unitamente all’Enoturismo.
Dall’Università di Bologna, campus di Rimini, un giovane di Forlì, Giacomo Vasumi, ha presentato la prima tesi nel corso di laurea in Economia del Turismo, relatore Massimiliano Castellani, con questo titolo: «Enotourismclub: come portare il modello dell’enoturismo in Romagna». La Caviro, la più grande cooperativa vitivinicola in Italia, si presenta con questo messaggio “Qui, dove tutto torna”, perché passato, presente e futuro nelle campagne di Romagna vivono in simbiosi, gli stessi vigneti a monte sono stati coltivati sulle tracce dell’antica centuriazione romana e racconta il proprio modello di economia circolare, capace di unire gli obiettivi di sostenibilità economica, sociale e ambientale accanto alla storia del territorio.