GIANNI BISIACH INCONTRO' PER PRIMO I FAVOLOSI BEATLES, SEGUITO DAL FOTOREPORTER GINO BEGOTTI (E A ME PARLO' DELLA SOBRIETA’ DI PERTINI DA RISCOPRIRE)
IL TEMPO DELLA STORIA / LA MEMORIA ATTUALE
testo di Salvatore Giannella* - riquadro di Gaetano Gramaglia con foto di Gino Begotti
Ritratti digitali di Giacomo Giannella/Streamcolors
I
miei nipoti amano ascoltare musica e anche suonarla. Ogni tanto piace pensare che un giorno, in un futuro non lontano, possano esibirsi in un complesso. Per questo ho pensato di mostrare loro un documento storico, dimenticato dagli italiani: la prima intervista ai favolosi Beatles. La firmò, per il magazine di approfondimento TV7 (cui ebbi l’onore di collaborare) di quel bravissimo giornalista e volto storico della Rai che è stato Gianni Bisiach, il Piero Angela della storia, scomparso il 22 novembre scorso a 95 anni. Molti ricorderanno il suo micro-programma quotidiano “Un minuto di storia”, realizzato per il TG1 per tredici anni, circa 4.000 puntate dal 2001 al 2013, in cui ha raccontato con efficace sintesi ogni giorno dell’anno un evento indimenticabile accaduto proprio in quella data (LINK: https://archivio.quirinale.it/aspr/gianni-bisiach/trasmissioni/un-minuto-di-storia). Ma Bisiach è stato anche autore di importanti inchieste e bene ha fatto RaiPlay a mettere in rete un documentario in cui lui ripercorre la sua carriera di divulgatore storico: qui il link https://www.raiplay.it/video/2018/01/Speciali-storia-Gianni-Bisiach-io-testimone-oculare-db53c07e-0790-4c4a-be4e-dba882dfa248.html.
Da questo documentario ho tratto, appunto, gli scarsi due minuti in cui Bisiach incontrò i quattro ventenni inglesi destinati a una favolosa carriera: i Beatles.
A Bisiach devo una bella amicizia e una lunga intervista (rilasciatami nel giugno del 2015 per la rubrica Il mio eroe, che curavo per Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera) che, nel suo brano centrale (la necessità di riscoprire grandi personalità come Sandro Pertini) è utile rileggere nei nostri tempi difficili.
Gianni Bisiach (Gorizia 1927 – Roma, 2022). E’ stato uno dei protagonisti della storia del giornalismo italiano del secondo Novecento che ha dato molto alla RAI. In apertura di testo: Sandro Pertini (1896 - 1990).
GIANNELLA: Caro Bisiach, vedo che la tua agenda è piena di impegni, come docente per i fotoreporter o alla scuola ufficiali dei carabinieri.
BISIACH: «Noi giornalisti siamo come fiori che hanno bisogno continuamente di acqua. Adesso sono concentrato sul Novecento: lavoro a un programma sulle due guerre mondiali, guerre dove l’Italia avrebbe fatto bene a non entrare».
Del Novecento qual è il personaggio che eleggi a tuo eroe?
«Scelgo Sandro Pertini, per la sua personalità straordinaria che era frutto di vari fattori virtuosi: l’onestà, il rigore, la dignità, l’affetto da socialista verso la classe lavoratrice, l’amore incondizionato per la libertà e la giustizia sociale. E l’aver scritto la sua biografa mi ha fatto conoscere suoi aspetti privati, anche dolorosi. Per esempio, lui aveva due fratelli, uno (Pippo) era un fascista e fra loro c’era scontro. Quando Sandro fu condannato all’ergastolo dal tribunale speciale, Pippo si sentì un po’ colpevole di quella ingiusta condanna, e morì di crepacuore. E quando la madre chiese a Mussolini la grazia per lui: “Io ti considero morta per ciò che hai fatto“, le scrisse».
Quali i minuti più memorabili da te vissuti con Pertini?
«Era il 7 luglio 1978, io lo stavo intervistando per la Rai, da pochi giorni Giovanni Leone s’era dimesso da capo dello Stato. Ero nella stanza di Pertini e lui stava partendo per la seconda casa, a Nizza. La moglie, Carla Voltolina, l’aveva preceduto. In quel momento una delegazione dei partiti politici lo fermò: “Guarda, sei il nostro candidato al Quirinale“. Lui: “Io faccio il presidente solo se mi votano tutti“. Ebbe 832 voti su 995. Ero nella sua stanza, quando arrivò il voto decisivo che lo faceva nuovo inquilino del Quirinale. Lui mi disse: “Telefona a Carla e dille di tornare a Roma“. La risposta di Carla fu: “Digli che se accetta, io lo lascio“».
Carla Voltolina (Torino 1921 – Roma 2005), giornalista e partigiana. Sposò Sandro Pertini l’8 giugno 1946. Le sue ceneri furono sepolte a fianco della tomba del marito, nel cimitero di Stella (Savona).
Come finì?
«Tornai da Pertini e gli dissi: “Guarda che Carla ti lascia“. E lui: “Perbacco, non mi può fare questo ricatto. Torni subito e non dica più queste fesserie“. Allora ripresi il telefono e aggiornai Carla. Lei replicò: “Ma tu che c’entri?“. Poi lei rientrò e non lasciò mai il suo Sandro. Però non andò mai al Quirinale, in quegli anni (1978-1985) in cui suo marito fu capo dello Stato. Non lasciò mai la piccola casa che avevano in piazza della Fontana di Trevi, con conseguenze spesso imbarazzanti. Per esempio, una sera eravamo a cena dal medico, Alfredo Monaco, che aveva liberato Pertini dal carcere di Regina Coeli. Sandro era arrivato con la macchina del Quirinale, la moglie invece con il taxi. Lei non prendeva l’auto blu e solo a malincuore rientrarono a casa entrambi con la macchina del Quirinale. In tempi difficili riscoprire le grandi personalità come Pertini è utile».
A proposito / di Gaetano Gramaglia
Il suo nome era Rigotti Gino
e fotografava i grandi, Beatles compresi
Caro direttore, a proposito dei primi passi dei Beatles, offro a te e ai lettori del tuo diario elettronico quello che ho trovato in un archivioi fotografico a Segrate, alle porte di Milano.
Gino Begotti, fotoreporter (Venezia 1941 – Milano 2022)
Il 7 dicembre 1963, lo stesso anno del filmato di Bisiach, i Beatles suonano per i membri del loro Northern Area Fan Club a Liverpool. Una settimana dopo fanno lo stesso per la Southern Area, con uno spettacolo al Wimbledon Palais di Londra.
Il concerto si svolge di pomeriggio, in un’atmosfera suggestiva. Il pubblico è racchiuso in una sorta di gabbia d’acciaio distante dal palco dove i fab four si esibiscono. La leggenda vuole che John Lennon, notando i fans schiacciati contro la gabbia. abbia detto a Paul McCartney, “Se spingono ancora più forte verranno fuori come schegge”.
Dopo il concerto, i Beatles, nel loro completo scuro e cravatta, si fermarono a salutare e stringere la mano ai 3.000 fans accorsi sorseggiando caffè nero. Di lì a poco diventeranno il complesso più famoso al mondo.
Questa fu l’unica esibizione dei Beatles al Wimbledon Palais, una balera che si trovava in Merton High Street, a Londra. La sede chiuse nel 1967 e poi fu demolita.
Tra i fotografi presenti che immortalarono l’evento c’era Gino Begotti, classe 1941, veneziano di nascita, segratese d’adozione, fotografo free lance o (come amava definirsi lui stesso) fotogiornalista. Gino contribuirà a fondare l’associazione “Fotoreporters italiani associati”, precursore dell’attuale GADEF, apportando un notevole progresso alla tutela della professionalità del fotoreporter.
Le sue fotografie di quel giorno, raccolte in un libretto, sono un racconto con due diverse prospettive. La cronaca è raccontata dal punto di vista dello spettatore, la fila composta che attende di entrare, l’entusiasmo dell’esibizione e l’incontro diretto con Beatles. Dall’altra, una serie di scatti fumosi soprattutto per il tono di grigio adeguatamente utilizzato ci consegnano alla storia un pezzo del Novecento, quattro ragazzi che cambieranno per sempre il modo di fare musica e non solo diventando “coscienze planetarie di una gioventù in evoluzione”.
Gli occhi di Gino si sono spenti un anno fa. Il suo prezioso archivio di fotografie relative al Novecento aspetta che nuovi occhi curiosi si posino su di loro.
(Contattare la figlia di Gino, Vanessa: vane73begotti@gmail.com)
Gino Begotti e l'infanzia dei Beatles.