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Malaffare. Breve storia della corruzione dall’età antica ai giorni nostri di Carlo Alberto Brioschi, editrice Longanesi, 300 pagine, 16 euro.

Sta per sbarcare in America l’edizione in inglese di un brillante libro di un’attualità senza tempo scritto da Carlo Alberto Brioschi che traccia, con la rara arte del narrare breve e coinciso, una storia della corruzione, da Atene e Roma ai nostri tempi, passando attraverso la Riforma, l’America, le rivoluzioni, il colonialismo, i totalitarismi, il neoimperialismo, fino a fermarsi sulla situazione italiana. È una lettura istruttiva, per le analogie che si riscontrano tra un’epoca e l’altra e tra una nazione e l’altra, amara e cinica ma anche velata dall’amaro umorismo di quando le cose precipitano al punto che non resta che buttarla sul ridere. “A proposito di politica”, diceva Totò, “ci sarebbe qualcosa da mangiare?”. L’ultimo capitolo, che ho ripreso in mano alla luce dell’avanzata delle donne nelle ultime competizioni elettorali, apre uno spiraglio su una possibile soluzione a un problema eterno: largo alle femmine. Leggiamolo insieme. (s.g.)

Potrebbe annunciarsi un futuro roseo per quanto riguarda la corruzione. Roseo? Forse sì: più pragmatiche, oneste e capaci di empatia e abnegazione, le donne sono considerate meno esposte alla corruzione. Ha un senso distinguere tra il genere femminile e quello maschile (e il «terzo sesso»)? Le contraddizioni sono molte evidentemente ma sull’argomento fioriscono teorie e affermazioni apodittiche: c’è chi dice che l’onesta è femmina a causa degli ormoni, dei neuroni, dei figli, dell’educazione ricevuta. Insomma delle donne ci si potrebbe fidare un po’ più che degli uomini. E’ un dato di fatto che le attuali architetture del potere, nella politica come nell’economia, sono state costruite da uomini secondo modelli maschili. E risultano indubbiamente corrotte. Ora, non sarà cambiando il sesso di chi le regge che si risolve il problema, come semplicisticamente vorrebbero alcuni. Per dirla con Barbara Ehrenreich: «Non è sufficiente essere alla pari con gli uomini, quando gli uomini si comportano come bestie». Ma, oltre al fatto che i casi di malaffare accertati che abbiano come protagonisti membri della classe dirigente femminile pubblica e privata sono evidentemente assai limitati (proprio per la minore rappresentanza ai livelli decisionali e per le possibilità di guadagno, anche illecito, più ridotte), è interessante sapere che è stato studiato – più o meno scientificamente – che le donne, con tutte le eccezioni del caso, sono meno propense a lasciarsi invischiare nelle pastoie tradizionali della leadership gerarchica e del potere. Tendono in particolare ad abbandonare i modelli individualistici per costruire modelli collaborativi. E si è visto in particolare come il metodo principale usato per acquisire potere sia innanzitutto la costruzione di relazioni utilizzate per ottenere risultati anche di carriera.

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Barbara Ehrenreich è un’affermata giornalista e scrittrice americana: “Attenti, non è sufficiente essere alla pari con gli uomini, quando gli uomini si comportano come bestie”.

Gli obiettivi primari delle donne sono strategici, ovvero gestire le politiche aziendali e influenzarne le priorità, e sociali, e garantire che le loro organizzazioni assolvano ai propri doveri verso la comunità. Ma le donne sono anche le principali vittime della corruzione. Perché sono in genere più povere: sono la maggioranza in quella fascia di popolazione mondiale, un miliardo e mezzo di individui, che vive con un dollaro o meno al giorno. E sono, da sempre, la merce di scambio preferita assieme al denaro per corrompere qualcuno. Che secoli di esposizione passiva al morbo della corruzione abbiano prodotto solidi anticorpi d’inattaccabile eticità? E’ possibile che la condizione di minorità sociale da sempre sperimentata dalle donne abbia funzionato come vaccino? Se questo mai fosse vero si potrebbe ritenere che un miglioramento generale della posizione della donna nella società e un aumento della quota rosa in politica e in economia possano contribuire a mettere un freno al giro di mazzette ed escort. Di sicuro non basterebbe anche perché, se è vero che il potere corrompe, offrire maggior potere a un determinato gruppo può voler dire offrirgli maggiori opportunità di corruzione. Allora scommetteremmo cento zecchini sull’inaffidabilità femminile come fa Don Alfonso nel Così fan tutte di Lorenzo da Ponte (per le musiche di Mozart)?

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Rapporto corruzione 2015, Transparency: “Italia penultima in Unione europea e 61esima al mondo”. L’annuale classifica conferma la pessima reputazione del nostro Paese sul fronte delle tangenti. Tra i 28 membri dell’Unione fa peggio solo la Bulgaria, mentre ci battono in trasparenza anche Romania e Grecia. Vince la Danimarca, ultime Somalia e Corea del Nord. Il presidente dell’ong: “Ma per il nostro Paese c’è un’inversione di tendenza rispetto al passato”

Sono molti coloro che hanno osservato che se una donna fosse stata a capo di Lehman Brothers (o di qualunque altra banca coinvolta nell’ultima grave crisi finanziaria) non avrebbe preso probabilmente decisioni così azzardate per clienti e risparmiatori pur di massimizzare i profitti dei propri azionisti. Ma se fosse vero perché mai un azionista dovrebbe affidare il ruolo di comando a una manager che garantisce minori introiti? In ogni caso un tentativo su questo fronte andrebbe fatto soprattutto in coincidenza dell’indiscutibile e necessaria tendenza al miglioramento della condizione della donna. La direzione è chiara: il modello gerarchico e coercitivo fin qui impiegato permette un ampio spazio di impunità perché il potere è posizionale – collegato alla gerarchia o allo status – e dunque il consenso si può imporre o comprare. Nel modello relazionale e collaborativo il potere è invece relazionale – si sprigiona da una rete complessa di reputazioni e comportamenti – e dunque il consenso si può conquistare oppure perdere. Semplicemente perché considerando tutte le variabili in gioco è troppo complicato fare altrimenti. Si noti, tra l’altro, come le ultime vicende politiche abbiano mostrato che lentamente ma inesorabilmente, il sistema stia in parte virando in questa direzione. In Italia i più recenti addii alla scena pubblica in seguito a episodi di corruzione hanno due elementi di novità. Uno è l’importanza della parola femminile, con mogli e compagne che rilasciano dichiarazioni ai giornali in luogo dei diretti interessati, quasi una specie di scudo umano, o di garanzia. L’altro è la preoccupazione della delegittimazione collettiva che percorre il sistema, l’evidente allarme di un modello di potere che si sta sbriciolando. E forse aiutare lo sbriciolamento potrebbe risultare buona cosa. Largo alle femmine, insomma: di qualunque sesso siano. Purché applicando un nuovo modello si arrivi a una nuova architettura dei poteri. Potrebbe frenare il dilagare della corruzione ma non c’è da temere: non sarà certo questo a mettere la parola fine alla sua non breve storia.

Carlo Alberto Brioschi, dopo 15 anni come editor e direttore editoriale in Mondadori e Rizzoli, ha fondato l’agenzia editoriale Blandings. È coordinatore editoriale di Rai Eri e dei Corsivi, gli ebook ‘original’ del Corriere della Sera. Ha insegnato Teoria e metodo dei Mass media allo IED di Milano ed è giornalista professionista: ha collaborato, tra l’altro con L’Indipendente e il Corriere della Sera. Tra i suoi libri, oltre a Il Malaffare, La penisola del tesoro (Diabasis, 1996) e Il politico portatile (Guanda 2014). Contatto: carlo.brioschi@blandings.it

A PROPOSITO

Il malaffare in 50 citazioni

Quand’ero giovane pensavo di entrare subito nella vita politica… Osservando i tanti misfatti compiuti mi trassi fuori dalle miserie di allora. Ma poi avvenne che alcuni potenti trascinarono in tribunale l’amico Socrate, lo condannarono e lo uccisero. Quanto più esaminavo questi fatti, tanto più difficile mi sembrava poter amministrare rettamente gli affari dello Stato. Leggi e costumi andavano corrompendosi, tanto che finii col restare stordito. Mi resi conto allora che tutte le città erano malgovernate e che le generazioni umane non si sarebbero mai potute liberare dalle sciagure finché al potere politico non fossero giunti i filosofi.

(Platone)

Corruzione: l’affare più antico del mondo dopo la prostituzione.

(Adagio popolare)

Gli abiti dei governatori erano fatti solo di tasche.

(Bertolt Brecht)

Con l’andar del tempo, i nostri signori del Senato si abituarono ai processi come ci si abitua alla pioggia: si indossa un mantello.

(Bertolt Brecht)

Signore, il latore di questa mia, in procinto di partire per l’America, insiste perché gli scriva una lettera di raccomandazione, sebbene io non sappia assolutamente niente di lui, neppure come si chiama.

(Benjamin Franklin)

Michelozzi dava a costoro del denaro non perché se ne andassero a donne o corressero a depositarlo in Svizzera; glielo dava per il partito, per le correnti del partito, per le sezioni, le clientele, i singoli clienti; qualcuno invece se lo sarà tenuto: tutto e non una quota più o meno larga, com’è d’uso.

(Leonardo Sciascia)

La morale è un codice d’azione ormai altrettanto indispensabile delle leggi o del sistema legislativo. Ma la differenza fondamentale sta nel fatto che le monete e leggi sono uguali per tutti, mentre la morale nella vita privata come negli affari sono suscettibili di fluttuazioni e di interpretazioni del tutto personali.

(Jean-Louis Servan-Schreiber)

Quando si dice che si è d’accordo su una cosa in linea di principi significa che non si ha la minima intenzione di metterla in pratica.

(Otto von Bismarck)

Un po’ di durezza sta bene alle anime grandi.

(Pierre Corneille)

Lunga e impervia è la strada che dall’inferno si snoda verso la luce.

(Milton)

Platone ha introdotto il topos destinato ed esercitare un’influenza durevole sulla storiografia e che neppure oggi può dirsi esaurito: la connessione tra lusso e decadenza. Un popolo troppo ricco è un popolo indebolito e snervato.

(Giovanni Mariotti)

Dopo che l’eroismo è sparito dal mondo, e in vece v’è entrato l’universale egoismo, amicizia vera e capace di far sacrificare l’uno amico all’altro, in persone che ancora abbiano interessi e desideri, è ben difficilissimo.

(Giacomo Leopardi)

Gli uomini di bassa condizione sono, talora, ricolmi di mille virtù inutili.

(Jean de la Bruyère)

Il rivoluzionario più radicale diventerà conservatore il giorno dopo la rivoluzione.

(Hannah Arendt)

Conservatore: un uomo di stato innamorato dei mali esistenti. Distinto dal liberale che vorrebbe sostituirli con altri.

(Ambrose Bierce)

Ciò che nei grandi è splendore, sontuosità magnificenza è dissipazione, follia, inettitudine nel privato cittadino.

(Jean de la Bruyère)

Il grande errore è guardare agli uomini come esseri virtuosi. O pensare che possano essere resi tali dalle leggi.

(Lord Bolingbroke)

Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?

(Matteo 7, 3)

A molti non mancano che i denari per essere onesti.

(Carlo Dossi)

A Roma tutto si compra.

(Giovenale)

Quanto presso gli uomini sono vergogna e biasimo, rubare, commettere adulterio e ingannarsi l’un l’altro, Omero ed Esiodo attribuivano agli dei.

(Senofane)

Il vizio è sempre punito, la Virtù anche.

(Anonimo)

Pochi amano sentir parlare dei peccati che amano commettere.

(William Shakespeare)

Devo stringermi le tempie e pensare a mio padre che è morto in un pigiama rattoppato. E l’onestà passa. Aspetti ancora un minuto e la sua proposta, che mi sta rivoltando lo stomaco e che mi dà voglia di cacciarla fuori a pedate, io l’accetterò.

(Vitaliano Brancati)

Il prestare assistenza nelle questioni giuridiche, l’aiutare col consiglio e il rendersi utili al maggior numero di persone in questo genere di scienza contribuiscono molto ad accrescere il proprio potere e acquistarsi favore.

(Marco Tullio Cicerone)

Gli uomini tengono conto della morale solo se la dispensa è piena.

(Guan Tse)

Non era l’intera società italiana a mangiare alla greppia tangentizia, bensì soltanto i partiti e gli imprenditori che campavano grazie al sistema del malloppo.

(Giampaolo Pansa)

Il nostro è uno sporco mestiere, Salter. Non c’è posto per la gratitudine. Né per la lealtà. Ho avuto modo di constatarlo più volte da quando ho a che fare con Fleet Street. Non si può non diventare cinici.

(Evelyn Waugh)

Dovunque siamo arrivati a sollevare coperchi abbiamo trovato irregolarità. Chissà cosa emergerebbe se avessimo la possibilità di sollevarne di più.

(Antonio Di Pietro)

La consuetudine alla corruzione permea la nostra stessa cultura.

(Leonardo Sciascia)

Non valutava pene e condanne sulla base della giustizia e delle motivazioni, ma sulla base delle ricchezze, del potere e della nobiltà.

(Gerolamo Cardano)

E cos’è l’onore? L’onore varia a seconda delle latitudini.

(Azorìn)

Conosco bene il problema… Io smisi di costruire a Milano, perché a Milano non si poteva costruire niente se non ti presentavi con un assegno in bocca.

(Silvio Berlusconi)

Il guadagno divenne così lo scopo della vita dell’uomo e non più un mezzo per soddisfare i suoi bisogni materiali.

(Max Weber)

Eumolpo e il suo amico chiesero a un contadino che gente abitasse in quella nobile terra. Il contadino rispose: «Cari forestieri, se siete mercanti dovrete cambiare mestiere. Se invece siete uomini che sanno mentire, avrete facilità di guadagno a Crotone… Gli uomini che troverete là sono divisi in due gruppi: chi ruba e chi si lascia derubare…». Eumolpo fece tesoro di quelle informazioni, confessando che quel modo di arricchirsi non gli dispiaceva affatto.

(Petronio)

Corruzione: … Viene così designato il fenomeno per mezzo del quale un funzionario pubblico è spinto ad agire in modo difforme dagli standard normativi del sistema in esame per favorire interessi particolari in cambio di una ricompensa…

(Gianfranco Pasquino)

In una repubblica corrottissima numerose sono le leggi.

(Cicerone)

Il termine oligarchia si limita a richiamare la nostra attenzione sul fatto che il potere supremo è detenuto da un gruppo ristretto di persone… che godono di particolari privilegi e si servono di tutti mezzi che il potere mette loro a disposizione.

(Norberto Bobbio)

Legislatore. Chi si reca nella capitale del proprio Paese per accrescere il proprio capitale personale, ovvero colui che legifera guadagnando o guadagna legiferando.

(Ambrose Bierce)

Mangiandomi il mio patrimonio, ho procurato guadagni a tutti i commerci di Parigi, compresi quelli sommersi! Inutili, noi? Oziosi, noi? Ma andiamo! Noi animiamo il corso della moneta.

(Honoré de Balzac)

Le poche leggi che vengano rispettate sono le leggi della fisica, come quella di gravità.

(Anonimo)

Lucio Castronio Peto, l’uomo senza dubbio più eminente del municipio di Lucca, è onesto, autorevole, premuroso, assolutamente irreprensibile, se questo può avere un qualche valore; inoltre mi è molto amico… Perciò te lo raccomando come mio amico e come degno della tua amicizia. In qualunque modo lo favorirai, farai certo cosa di cui tu ti dovrai rallegrare, e che a me sarà gradita.

(Cicerone)

Quella che gli uomini chiamano amicizia non è altro che un’alleanza, una reciproca cura d’interessi, uno scambio di servigi: insomma, una relazione in cui l’egoismo si prefigge sempre qualche utile.

(Francois de la Rochefoucauld)

Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola.

(Leo Longanesi)

Le aziende pagavano ben volentieri ai partiti un “premio assicurativo” contro i “rischi” della concorrenza e i partiti le garantivano dai “sinistri” del libero mercato, proprio come fanno le vere assicurazioni con le normali sciagure.

(Roberto Mongini)

La mancia è la più grande istituzione tacita d’Italia, dove gli usi contano più delle leggi, e le consuetudini più dei regolamenti. Per far procedere una pratica come per ottenere un vagone, per aver notizia di una sentenza, come per fare scaricare un piroscafo, occorre sempre la mancia.

(Giuseppe Prezzolini)

La politica non si fa con la morale, ma nemmeno senza.

(André Malraux)

Si è confusa la vera ricchezza. La moneta da strumento è diventata fine a se stessa e si moltiplica nell’imbroglio di una partenogenesi che ha ora generato un’immensa bolla speculativa, con filiazioni di strumenti finanziari. Il debito, lungi dall’essere sinonimo di colpa, è adesso diventato strumento di accumulazione della ricchezza. Il capitalismo finanziario ha dato ampio spazio alla fantasia degli animal spirits e ha spinto alla creazione di una falsa ricchezza, pensando – novello Re Mida – di fare l’alchimista col debito. E come Mida, esso ha perso di vista tutto e ha rischiato la fame e l’eutanasia.

(Guido Rossi)

Il debito pubblico ha fatto ricche più persone di quante lo meritassero. E come in una mensa dove sono stati distribuiti trecento buoni ma in realtà vi è posto solo per cento.

(Coleridge)

In fondo, sono i grandi ladri che fanno impiccare i piccoli.

(Diogene Laerzio)