Ogni anno, nel mondo, 500 mila persone, di cui un migliaio in Italia, contraggono la meningite. Secondo i dati epidemiologici dell’Istituto Superiore di Sanità, la meningite meningococcica provoca il decesso nell’8-14% dei pazienti colpiti e, in assenza di cure adeguate, il tasso di mortalità sale addirittura al 50%. La meningite è una malattia dal decorso rapidissimo dove il fattore tempo può rappresentare spesso l’unica possibilità di salvezza per il paziente. È molto pericolosa e contagiosa, ma non facile da diagnosticare, soprattutto nei bambini piccoli. I soggetti a maggior rischio hanno un’età compresa tra 0 e 5 anni e tra 11 e 20 anni. Con il test elaborato dalla professoressa Chiara Azzari, ora questa patologia può essere facilmente diagnosticata e curata con tempestività.

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La dottoressa Chiara Azzari.

La professoressa Azzari, pediatra e immunologa, ha studiato all’Università di Firenze e all’University of Washington a Seattle (USA), e oggi insegna all’Università di Firenze ed esercita l’attività di medico presso l’ospedale pediatrico Meyer. Si occupa da anni di difetti immunitari congeniti e della diagnosi di infezioni. In questi campi ha ottenuto, insieme alla sua équipe, brevetti e riconoscimenti internazionali. Le pubblicazioni del suo gruppo, lei ne annovera da sola più di trecento, sono citate dal Center for Disease Control di Atlanta (USA) come tra le più importanti al mondo. Quella della professoressa Azzari è una vita spesa per la ricerca e la cura dei bambini.

Ma perché si è occupata proprio di meningite… quella meningite che casualmente, proprio in questi giorni, sta registrando molti casi nella popolazione toscana?

“La scoperta, come sempre, si sviluppa nella ricerca di chi sta al fianco del malato, nasce da una necessità”, ci racconta la Azzari. “Fino a qualche anno fa, abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto nel 2005, per conoscere il germe responsabile di una malattia occorreva sempre prelevare un campione di sangue, seminarlo su una piastra di coltura e aspettare la crescita del germe. Occorrevano giorni per avere un esito, esattamente come ci vogliono dei giorni perché su un cibo, lasciato fuori del frigorifero, crescano batteri e muffe. Inoltre in molti casi, anche in presenza di una malattia gravissima o addirittura mortale, non si vedeva crescere nessun germe. L’origine della malattia rimaneva spesso, purtroppo sconosciuta”.

I ricercatori di quiel gioiello della pediatria che è il Meyer hanno pensato così di non aspettare la crescita del germe, ma di cercare direttamente nel campione di sangue o di liquor, il suo DNA.

“Grazie a questa intuizione”, spiega la professoressa, “abbiamo potuto fare diagnosi in moltissimi casi in cui la coltura invece falliva. Insieme al dottor Massimo Resti e alla dottoressa Maria Moriondo, abbiamo brevettato la nostra scoperta e subito dopo pubblicato i risultati. Il test ci permette di individuare direttamente la presenza del DNA di un batterio, anche quando questo, per i motivi più disparati, quali ad esempio una terapia antibiotica già iniziata, o un problema di trasporto del campione, non riesce a crescere nelle piastre di coltura che si utilizzavano fino a oggi”.

Nel 2008, non appena pubblicato il primo lavoro scientifico del gruppo fiorentino, il centro più importante al mondo per lo studio delle malattie infettive, il Center for Disease Control di Atlanta negli Stati Uniti, scrive al team di ricercatori guidati dalla Azzari per chiedere consigli: vogliono realizzare una metodica simile a quella scoperta dagli italiani. La professoressa Azzari descrive così quel momento : “È stato un grande orgoglio ricevere quella richiesta. Oggi le nostre pubblicazioni sono nell’elenco di pubblicazioni di riferimento stilato proprio dal Centro di Atlanta”.

Ma veniamo al test. Il test molecolare scoperto dalla professoressa Azzari può servire davvero a tante cose: diagnosi di meningite e sepsi in pochi minuti, ma anche indagine del sierotipo e di tutti i geni che determinano l’aggressività di un germe. Ed è un test che tutti gli ospedali possono effettuare.

“Alcuni test – precisa la docente – come quelli di diagnosi sono stati sviluppati proprio per essere alla portata di tutti. Non richiedono apparecchiature particolari, solo semplici macchine di cui ogni laboratorio dispone. Ogni laboratorio potrebbe scoprire, in 30 minuti, qual è il germe che sta causando una meningite o una sepsi e iniziare rapidissimamente le procedure di profilassi, se necessarie”.

Oggi il laboratorio di Immunologia del Meyer fornisce gli esiti di questo test a tutte le strutture sanitarie della regione Toscana e a tantissimi altri ospedali in Italia, dal Piemonte alla Sicilia.

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Tiziana Rambelli, laureata in lettere moderne, una passione per la chitarra e la storia della medicina, è responsabile dell’ufficio comunicazione della Ausl Romagna-Forlì. Dal 2009 è iscritta all’UGIS (Unione Giornalisti Scientifici).