LA MEGLIO GIOVENTU': LUDOVICO, VOLONTARIO
IN UCRAINA, RACCONTA IN UN DIARIO I GIORNI
DI DOLORE E DI MORTE
testo di Gianni Caminiti*
Introduzione di Salvatore Giannella
“Il denaro fa la guerra, la guerra fa il dopoguerra, il dopoguerra fa la borsa nera, la borsa nera ri fà il denaro, il denaro rifà la guerra. In guerra sono tutti in pericolo, tranne quelli che hanno voluto la guerra”
(Antonio De Curtis, in arte Totò.
Pensare che molti ritengono Antonio solo un attore comico!)
Sul mio comodino è sbarcato un libro emozionante, che consiglio a tutti i naviganti del blog: Il posto dove stare, sottotitolo Racconti di viaggio di un volontario in Ucraina, appena stampato da CinesMania. L’autore è il giovane Ludovico Gualano, nato a Milano nel 1994 e cresciuto nella città dove risiedo, Cassina de’ Pecchi, a venti chilometri da Piazza Duomo. Qui ha mosso i suoi primi passi nel settore sociale. Da qui è partito per Napoli, dove ha preso la laurea in lingue e culture orientali del Vicino e Medio Oriente. Da Cassina ha intrapreso molti viaggi, ma non per turismo. Ha indirizzato la sua studiosa curiosità nei paesi martoriati dalle guerre, spinto dal desiderio di conoscere da vicino le realtà di quelle popolazioni e, di portare loro un aiuto. Alla pari di un piccolo colibrì che cerca di spegnere il fuoco di una foresta portando gocce d’acqua nel suo becco.
E’ stato in Turchia, in Siria, a Gaza e infine nell’Ucraina aggredita dalla Russia, dove ha operato come volontario per cinque mesi tenendo un diario che è sfociato nelle 130 pagine del suo primo libro.
Ludovico Gualano, il volontario in Ucraina. Nato a Milano nel 1994, è cresciuto nella vicina Cassina de' Pecchi dove ha mosso i suoi primi passi nel sociale. Nella foto in apertura, è ripreso (al centro) nell'ospedale di Kherson. La copertina del suo libro: edito da Cinesmania, ha 130 pagine, costa 15 euro. Per acquistarlo: info@cinesmania.it.
Pagine che illuminano l’anima di un cronista speciale che ha raccolto (e raccoglierà, perché mi ha assicurato , in un incontro presso quel microcosmo di saperi e di sapori che è la Spilleria di Andrea Mandelli (LINK: https://www.giannellachannel.info/buon-compleanno-spilleria-alle-porte-di-milano-colorato-microcosmo-di-persone-idee-e-progetti/) che presto tornerà a Kherson e dintorni) ritratti e storie di uomini e donne, giovani e anziani, artisti e guerrieri.
Ho trovato il libro utile e istruttivo per vari motivi: come un film, illumina l’anima di un volontario, piena di domande, alle prese con il pericolo e le conseguenze di una spietata guerra. Ho scoperto un giovane concittadino che merita un appoggio concreto per la sua disinteressata e rischiosa attività. E ho incontrato Gianni Caminiti, un editore indipendente, anche lui cassinese, che ha già molte medaglie al merito editoriale e cinematografico appuntate sul petto. Gianni unisce al rigore della lavorazione il piacere della divulgazione: potete valutarlo voi stessi, cari lettori, grazie ai brani centrali del testo della prefazione da lui firmata.
Se è vero che felicità è capire, come ha scritto un allievo dodicenne di mia moglie docente, Manuela Cuoghi, all’ultima pagina di questo libro sarete felici di aver capito qualcosa in più di quella martoriata terra di Ucraina che, sotto le bombe, vede pian piano cancellata l’identità del suo popolo. (s.g.).
ORGOGLIOSO E TERRORIZZATO
Ci sono persone che, quando le incontri, non puoi non notare, perché brillano di una luce particolare.
Eppure spesso sono di una semplicità e modestia disarmanti. E non puoi che fermarti a guardarle. E poi chiederti: c’è qualcosa che posso fare per uno come lui?
Così per me è stato incontrare Ludovico. Un ragazzo come ce ne vorrebbero a milioni. Uno che se lo incontri è meglio indossare gli occhiali da sole a protezione delle cornee perché riluce di un fuoco intenso. Nel suo caso è un fuoco calmo, come quello di un camino davanti al quale i nonni leggevano le storie ai bambini, un secolo fa nelle cascine, o di un falò all’aperto, di quelli che accendevamo da ragazzi sulla spiaggia e intorno ai quali abbiamo fatto le prime esperienze sentimentali.
L’atmosfera quando parli con Ludovico è questa. Mi sento il fuoco addosso ma anche l’odore rassicurante della brace.
Eppure, è un ragazzo tranquillo, sorridente, rassicurante pur nel suo disarmante pessimismo cosmico. Uno che, però, anche se il mondo finisse dopodomani e ne conoscesse l’esatta ora di implosione, continuerebbe fino all’ultimo minuto a darsi da fare…
Ludovico ha iniziato a occuparsi del mondo intorno a sé talmente da piccolo che non ricorda nemmeno con precisione quando. Mi vedo come in un film le maestre delle elementari guardarlo stranite – e comunque assecondarlo – mentre raccoglie fondi per le popolazioni dell’Iraq e dell’Afghanistan. Me le vedo sorridere e guardare gli altri bambini che giocano sereni, si scambiano le carte dei Pokémon mentre lui è lì a parlare e a cercare risorse, in quel momento con tutta l’ingenuità di un bambino, per persone che stanno peggio di noi. Perché, mi racconta sua mamma, sin da bambino “è stato curioso della vita degli altri”.
Ma da dove salta fuori uno così? In pieno edonismo, in un tempo dove l’avere ha il sopravvento sull’essere e l’apparire ha più importanza della sostanza?
Quando gli chiedo senza mezzi termini “ma da dove salti fuori tu?”, mi dice che i suoi riferimenti sono prima di tutto familiari, una famiglia (mamma Giuliana e papà Sergio) tutta impegnata nel sociale con un nonno partigiano, del 36° reparto d’assalto della Repubblica della val d’Ossola, prima cellula italiana di una nuova democrazia, impegnata nella lotta contro i nazifascisti e forte promotrice dei valori della futura Costituzione. Un partigiano, il nonno Paolo, che ha detto sempre e solo di aver fatto il suo dovere.
Mi parla di Primo Moroni – filosofo milanese degli anni Settanta – il cui pensiero era “condividere saperi senza fondare poteri”. E poi cita Tina Modotti – fotografa rivoluzionaria – della quale aveva visto una mostra fotografica con i suoi genitori quando aveva circa otto anni e di come rimase affascinato dal tema delle fotografie in bianco e nero di lotte sindacali. E poi ancora di Gino Strada, quando si definiva contro la guerra e non pacifista, e il fascino fin da piccolo per le bandiere di Emergency, sempre presenti alle manifestazioni.
Un sacco di belle teste e cuori come riferimenti.
È uno indipendente. Uno che a casa certamente ci tornava, ma che era sereno anche quando stava lontano per lunghi periodi.
[Gli studi a Napoli, le prime missioni in posti da cui tutti fuggivano: Siria, Turchia tra i curdi, Gaza, l’affacciarsi dell’idea di un confederalismo democratico. Idee che lo formano e lo segnano profondamente, nel suo pensiero di come potrebbe andare il mondo. Ndr]
Insomma, non proprio viaggi tranquilli, quelli di Ludovico.
A me – che in quelle terre ho solo fatto il turista – sembra di aver conosciuto un altro mondo. Mi sento persino un po’ vile.
Poi arriva il Covid e Ludovico, ormai rientrato da Napoli, trova qui a Milano il suo mondo di ultimi da soccorrere…
Dopo una formazione con Emergency e dopo l’emergenza Covid, il mondo è cambiato e quando scoppia la guerra in Ucraina non parte subito. Innanzitutto, perché gli aiuti iniziali sono poco strutturati e poi perché nei primi giorni si muovono tutti e lui capisce che ci sarà bisogno per lungo tempo e nel lungo periodo. Quindi vorrebbe partecipare a qualcosa di più strutturato….E inizia a preparare la sua avventura in Ucraina, dove tornerà due volte, per alcuni mesi.
Vuole prepararla bene, quindi studia. Conosce in questo modo varie realtà, tra cui Solidarity Collectives. Capisce quale potrebbe essere il suo ‘perché’ in quelle terre: l’evacuazione di persone. Si dà da fare, raccoglie fondi, compra un mezzo che riempie all’inverosimile di materiale sanitario ricevuto da tantissime donazioni: medicinali, presidi sanitari, stampelle, kit per il primo soccorso, cibo e altre cose utili alle popolazioni in guerra. Con la sua auto, la Giuditta Rescue Car, parte per Kiev. È il 18 marzo 2023. Rientrerà a fine giugno. [Il link utile per vedere, donare e saperne di più è qui: https://giuditta.online, Ndr]
In quella terra c’è un popolo giovane che resiste a un’invasione. Che cerca con tutte le proprie forze di non farsi sfilare sotto i piedi la propria terra, la propria vita felice, la propria normalità.
In Ucraina Ludovico tornerà due volte e il libro, che segue queste pagine introduttive, racconta queste due missioni. Il tempo intercorso tra i due viaggi gli serve a raccogliere nuovi fondi e a rinnovare il visto. Sì, perché la prima volta è tornato a casa solo perché il visto gli era scaduto. Alla fine del secondo viaggio ha lasciato la sua Giuditta nelle mani degli amici del Beauty Studio, di Pasha, un laboratorio artistico che sostiene la resistenza attraverso la vendita delle proprie opere d’arte realizzate con i rifiuti bellici abbandonati sul campo di battaglia.
In alto l'auto Giuditta, portata da Ludovico da Cassina de' Pecchi (Milano) in Ucraina carica di aiuti umanitari e rimasta lì. Oggi sfreccia da un posto all'altro di quella terra, logorata da da una guerra che non vede fine. Al centro, l'artista Margarita Polovinko, classe 1994, autrice della copertina del libro di Ludovico. Ha scelto di utilizzare il proprio sangue per disegnarla. Spiega con poche ed efficaci parole: "Soggetti così primitivi, come la guerra, richiedono mezzi primitivi. Come il sangue". Più in basso: rifiuti bellici abbandonati sul campo di battaglia. Con questi resti i creativi del Beauty Studio realizzano, e vendono, le loro opere d'arte.
Giuditta continua a correre ma senza di lui.
Tornerà ancora in Ucraina questa stessa estate 2024, dopo aver raccolto altri fondi. Anche tramite i proventi di questo libro.
Chi legge queste prime pagine del libro dirà che siamo di fronte a un eroe. Lui alzerebbe le spalle sorridendo perché, me lo ha detto chiaramente, non si sente né un eroe né un antieroe.
Mi faccio spiegare allora da cosa è spinto. Si definisce persino uno abbastanza distaccato, senz’altro non un missionario. Le parole che mi dice andrebbero scolpite nella pietra e fatte leggere a chi si ammanta, anche a mezzo social, di una certa ‘santità’. Mi dice semplicemente che “Io voglio essere dove capitano le cose. Voglio vedere quello che succede, dove succede, immergendomi”. Il suo programma sociale potrebbe essere semplicemente riassunto in: “La base della società dovrebbe essere condividere. La relazione normale è positiva, è andare verso l’altro aiutando. Credo che le cose debbano andare in un certo modo, certamente è utopistico, ovvero quando qualcuno ha bisogno, semplicemente qualcuno dovrebbe arrivare. Ognuno di noi deve dare qualcosa affinché nessuno debba dare tutto”.
Il libro che avete in mano raccoglie proprio quelle storie. Un libro dove Ludovico parla di loro, quasi mai di sé.
Il posto dove stare esce in libreria il 24 febbraio 2024, nel secondo anniversario dell’invasione russa all’Ucraina. Una data evocativa per ricordare due anni di dolore e sangue, come del sangue di Margarita, artista ucraina, è disegnata la sua copertina.
Quella sera fui il primo a porre una domanda ma a questa non rispose lui. Gli chiesi: “Ti faccio una domanda da padre, per l’età che hai potresti essere mio figlio. Come vivono questa tua vita le persone che ami e che ti amano? Io, da genitore, sarei orgoglioso e dannatamente terrorizzato”. “Beh guarda c’è qui mia madre, farei rispondere lei”.
Giuliana, la mamma, ex-redattrice – anche lei collabora alla revisione di questo libro – mi risponde che certo aveva tanta paura ma che, in fondo, se l’era cercata avendolo, sin da bambino, avvicinato a queste tematiche. Perché tutta la famiglia di Ludovico è così.
Questo capita oggi a me, da suo editore.
Sapendo che tra qualche mese e una decina di presentazioni del suo libro, tornerà in Ucraina, al fronte, mi sento orgoglioso di lui.
Ma dannatamente terrorizzato. ()