Mentre il turismo spaziale sta muovendo i primi timidi passi consentendo a pochi fortunati di gettare uno sguardo appena fuori dal manto protettivo dell’atmosfera, c’è chi come il fisico e giornalista Emiliano Ricci ci invita a viaggi ben più entusiasmanti. Nel suo libro Guida turistica dell’universo. Sottotitolo: Alla scoperta dello spazio, fra mondi alieni e mostri del cielo, appena pubblicato da Giunti, ci porta a scoprire cosa ci aspetta a di là della Terra fornendoci le informazioni essenziali per sapere quali escursioni progettare: quali sono le migliori mete per scalare le montagne o i vulcani più alti del Sistema Solare, quali quelle per pattinare sul ghiaccio o assistere a imponenti eruzioni vulcaniche o fare un bagno in un oceano di metano liquido. E questo solo per limitarsi ad alcuni luoghi del nostro sistema planetario. Ma questa guida ideale per astroturisti curiosi in cerca di emozioni forti (purché rigorosamente non sofferenti di vertigini) si spinge ben oltre, arrivando a esplorare la nostra Via Lattea, i diversi tipi di stelle che la popolano, i pianeti extrasolari più estremi, fino a spingersi nello spazio intergalattico e visitare altre galassie, dalle più vicine, alle più distanti nell’universo, in una vertigine estrema.

È il caso per esempio dell’incontro con un buco nero, un pericoloso mostro celeste da “prendere con le molle”.

Abbiamo guardato il lato oscuro dell’universo”, titola il Corriere della Sera di venerdì 20 agosto 2021. “Non è l’aspetto ordinato e tranquillo che ci è famigliare. Immagini ad altissima risoluzione raccolte dal radiotelescopio Lofar (una rete di migliaia di antenne distribuite in tutta Europa), ci mostrano un susseguirsi di catastrofi. Buchi neri supermassicci divorano milioni di stelle sbriciolando interi mondi”.

Quindi buon viaggio, buon divertimento ma …attenti alle buche gravitazionali, come racconta qui di seguito uno dei 13 capitoli (vedere i titoli in fondo) della Guida turistica dell’universo.

La galassia Hercules A (fonte: R. Timmerman; LoFar & Hubble Space Telescope)

Un buco nero al centro della costellazione di Ercole emette due potenti getti di materia (foto Timmerman/Lofar). Il nome buco nero (in inglese “black hole”) fu coniato nel 1967 dall’astrofisico statunitense John Wheeler (1911-2008) per riferirsi a un corpo celeste la cui gravità era così intensa da non lasciar scappare nemmeno la luce. Per questo fu definito “nero”: perché non emette luce. Ecco allora il motivo di tanto mistero: poiché i buchi neri non sono luminosi, non possiamo vederli mai direttamente e siamo costretti a cercarli e studiarli solo attraverso gli indizi indiretti che la loro presenza lascia nell’ambiente circostante. In altre parole, se un buco nero mangia una stella, noi non “vediamo” il buco nero, ma possiamo osservare comunque gli effetti devastanti del suo intenso campo gravitazionale, come nel caso di Cygnus X-1 o di Sagittarius A*.

Il buco nero gigante di Sagittarius A* conta quattro milioni di masse solari

Percorrendo la Via Lattea, può capitare di incontrare qualche problema, non connesso al traffico, naturalmente, ma alle eventuali “buche”. In generale, la “strada” è ben illuminata dalle stelle che troviamo intorno, ma non è escluso che qualche buca lungo la strada non sia segnalata. Ora, le buche di cui parliamo sono molto diverse da quelle che troviamo lungo le strade delle nostre città, e sono fra gli oggetti più misteriosi del cosmo: i buchi neri. I quali, se non hanno qualche stella intorno a segnalarci la loro presenza, possono nascondersi alla nostra vista e sono difficilissimi, se non impossibili, da scorgere nel buio cosmico!

Per fortuna nostra, però, alcuni buchi neri sono in compagnia di altre stelle, nel senso che fanno parte di sistemi binari. In questo caso succede che la stella ceda parte della propria massa al buco nero, che la deglutisce avidamente. È proprio grazie alla possibilità di osservare il processo che porta la massa della stella a cadere nel buco nero – in particolare grazie alla radiazione X emessa dalla materia in caduta, distribuita in un disco di accrescimento che avvolge il buco nero – che siamo riusciti a scoprire i buchi neri stellari, alcuni dei quali si trovano anche nella nostra Galassia. Fortunatamente nessuno di questi è così vicino a noi da rappresentare una minaccia per la sopravvivenza della Terra o del Sistema Solare.

Fra i sistemi binari candidati a ospitare un buco nero, il primo a essere scoperto, nel 1964, fu Cygnus X-1, ovvero la sorgente X più luminosa della costellazione del Cigno. Questo sistema, con un periodo orbitale di circa 5 giorni e mezzo, è composto da una stella blu molto calda e di grosse dimensioni e da una secondaria invisibile, un oggetto estremamente compatto la cui massa stimata è di diverse masse solari (le ultime stime si attestano su circa 20 masse solari). Posta a una distanza di oltre 6000 anni luce, se la secondaria fosse una stella normale, sarebbe anch’essa facilmente visibile. La sua invisibilità, l’intensa emissione X prodotta dal sistema e, infine, la stima della massa fanno pensare alla maggioranza degli astronomi di essere proprio davanti al primo caso accertato di buco nero stellare.

Ma non vi consigliamo di andare a vedere da vicino se è davvero così, perché, per quanto la visione possa essere davvero spettacolare, potrebbe succedervi qualcosa di molto, molto brutto! L’intensità del campo gravitazionale in prossimità di un buco nero è infatti tale che anche solo fra la vostra testa e i vostri piedi ci sarebbe una grossa differenza nella forza di attrazione, così che verreste letteralmente “stirati” e “allungati” dal campo (non deve essere una bella morte, anche se arriva in maniera rapida). Gli astrofisici hanno chiamato questo processo “spaghettificazione”, parola che rende in effetti molto bene l’effetto risultante. E non pensate che la vostra astronave possa aiutarvi: non esiste alcun materiale in grado di resistere a queste forze!

L’incontro con un buco nero stellare potrebbe già aver soddisfatto la vostra curiosità in merito, ma la nostra Galassia non si fa mancare niente e, oltre ai buchi neri stellari, ha anche il suo bel buco nero supermassiccio al centro, Sagittarius A*, scoperto grazie allo studio dei moti delle stelle vicine al centro della Galassia e dell’intensa emissione X (e gamma, ma anche radio) proveniente dalle zone più interne del bulge. Un buco nero supermassiccio, lo dice la parola stessa, è un oggetto che ha una massa estremamente grande concentrata in un volume limitato: nel caso di Sagittarius A*, distante circa 27.000 anni luce da noi in direzione della costellazione del Sagittario, dove appunto si trova il centro della nostra Galassia, la massa stimata è attorno a 4 milioni di masse solari.

Ora potete solo immaginare la magnificenza di un oggetto simile e l’incredibile spettacolo a cui un astroturista può assistere avvicinandosi – a distanza di sicurezza, si intende – a un buco nero simile. Peccato che le crociere verso il centro della Galassia non siano mai entrate nei cataloghi delle agenzie di viaggi interstellari e che i pochi esploratori che si sono avventurati in quella direzione non siano mai tornati indietro a raccontarci com’era andata… Preferiamo non immaginarlo.

La copertina del libro di Emiliano Ricci, "Guida turistica dell'universo"

Emiliano Ricci, Guida turistica dell’universo. Alla scoperta dello spazio, fra mondi alieni e mostri del cielo (Giunti).

  1. Una passeggiata sulla Luna;
  2. Life on Mars?;
  3. Mercurio, il mondo di ghiaccio e di fuoco;
  4. La dea dell’amore;
  5. Il gigante e il suo corteo;
  6. Il vero “Signore degli anelli”;
  7. Urano, il pianeta che rotola;
  8. Il dio del mare;
  9. Corpi minori… ma tanti!;
  10. Dal Sole alle altre stelle;
  11. Esopianeti, che meraviglia;
  12. La Via Lettea e i suoi buchi neri;
  13. Viaggi intergalattici.

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