SI SCRIVE GREEN BOND,
SI LEGGE VERDE SPERANZA: LE AZIENDE ITALIANE CHIAMATE A FINANZIARE PROGETTI CON POSITIVO IMPATTO AMBIENTALE
testo di Amia Santini* - introduzione di Salvatore Giannella
Nell’Auditorium del Museo della Marineria, sul porto canale di Cesenatico, sono andato ad ascoltare i passi avanti compiuti dal progetto pilota “Alberghi green” del borgo romagnolo, unico nel panorama nazionale. Il progetto è nato da una proposta del laboratorio di idee del Gruppo #HeraLAB e sostenuto dal Comune di Cesenatico e da Adac – Federalberghi. La mia curiosità è solleticata da un dato: il Gruppo Hera si è confermato per il quarto anno consecutivo tra i leader mondiali del DOW Jones #Sustainability World & Europe Index. Ed è stato proprio Hera a lanciare nel 2014 la prima obbligazione verde in Italia.
Proprio alle obbligazioni verdi (o “green bond”) sta lavorando la dottoranda Amia Santini, una delle ricercatrici dell’Università di Bologna che ha partecipato al progetto “Storytelling”, varato per il secondo anno, 2023, dall’Alma Mater bolognese in collaborazione con UGIS (Unione giornalisti italiani scientifici), Ecco una sintesi del suo lavoro. (s.g.)
Nel progetto di ricerca, che mi vede tra i collaboratori, sono stati analizzati degli indici composti da obbligazioni verdi provenienti da tutto il mondo, Italia inclusa. Nel periodo di osservazione, finito a giugno 2021, l’inclusione di obbligazioni verdi ha ridotto il rischio in portafogli d’investimento costituiti da strumenti finanziari “tradizionali”, diminuendo le perdite in periodi di contrazione del mercato. Questo è avvenuto uniformemente, per diverse strategie di costruzione del portafoglio.
ECOLOGIA E PORTAFOGLI. I “green bond” sono titoli obbligazionari, utilizzati da aziende, Stati o enti sopra-nazionali, per finanziare progetti a impatto positivo per l’ambiente. Per nominarne alcuni: efficientamento idrico e delle infrastrutture per i trasporti, smaltimento dei rifiuti, prevenzione e controllo dell’inquinamento, produzione di energia da fonti rinnovabili…
Alla luce dello studio, quindi, questi titoli sembrano poter contribuire non soltanto alla transizione ecologica, ma anche alla stabilità dei portafogli di investimenti.
Criterio minimo per l’inclusione di obbligazioni negli indici “verdi” dell’analisi è il riconoscimento da parte dell’iniziativa delle Obbligazioni Climatiche (CBI). La CBI identifica attività, settori e progetti necessari per raggiungere un’economia a basso consumo di CO2, coerentemente con gli obiettivi dell’accordo di Parigi del 2015.
Inoltre la CBI prevede obblighi di rendicontazione periodica per l’utilizzo dei fondi. Uno standard internazionale, quindi, diretto a contrastare il problema del “greenwashing“: l’ambientalismo di facciata per raccogliere i benefici, reputazionali e non, di un falso posizionamento eco-sostenibile. Dietro al suo sviluppo si trovano i contributi dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il principale foro scientifico internazionale, formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite per la valutazione dei cambiamenti climatici, e dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, organizzazione intergovernativa fondata nel 1974.
All’interno degli indici “verdi” compaiono numerose obbligazioni emesse da aziende italiane. Nel settore della produzione energetica, spiccano ERG S.p.A. e Alerion Clean Power S.p.A.
ERG S.p.A., gruppo industriale fondato nel 1938, negli ultimi anni ha completato la transizione dal settore petrolifero all’energia sostenibile, in particolare eolica e fotovoltaica. Anche Alerion Clean Power S.p.A., fondata nel 1995, è operativa soprattutto nel settore eolico e solare. Entrambe hanno emesso obbligazioni verdi per finanziare e ri-finanziare progetti di produzione di energia eolica.
Troviamo inoltre Terna – Rete Elettrica Nazionale S.p.A., il primo operatore di rete elettrica indipendente d’Europa. Fra le innumerevoli destinazioni dei fondi vengono elencate la riorganizzazione della rete di Napoli, per ridurre le dispersioni di energia e l’utilizzo del terreno, e la razionalizzazione della rete in Lombardia e Piemonte, per minimizzare la presenza di infrastrutture sotterranee e in superficie.
Appaiono poi numerose società multiservizi, come A2A, Acea, Hera e Iren S.p.A., che hanno emesso obbligazioni verdi per finanziare, fra altri, investimenti nel trattamento dei rifiuti, nell’efficienza idrica ed energetica e negli impianti di depurazione. Notevole l’mpegno di Hera S.p.A., che nel 2014 ha lanciato la prima obbligazione verde in Italia.
Anche Ferrovie dello Stato compare negli indici delle obbligazioni verdi e ne destina i fondi alla riduzione delle emissioni, tramite nuovi treni elettrici per il trasporto di passeggeri e merci. Aeroporti di Roma S.p.A., invece, investe principalmente nell’efficientamento energetico degli edifici.
Il settore bancario vanta poi una notevole partecipazione. Attraverso le obbligazioni verdi, le banche finanziano prestiti ad aziende idonee, per progetti in linea con gli obiettivi della transizione ecologica e, in alcuni casi, con criteri ancora più stringenti. All’interno del periodo dello studio, le uniche banche italiane erano Intesa Sanpaolo e UBI Banca. Tuttavia, a oggi, gli indici includono anche Banca Mediolanum, Banca Popolare di Sondrio, Banco BPM e Unicredit S.p.A..
Degno di attenzione è infine il settore assicurativo, con Unipol Gruppo S.p.A. che destina fondi anche allo sviluppo forestale sostenibile, all’efficientamento dell’illuminazione pubblica e allo sviluppo di energie rinnovabili. Ma non è tutto: le assicurazioni contribuiscono alla transizione sostenibile anche tramite polizze assicurative contro i rischi climatici. La comprensione di questi rischi e la lista aggiornata delle imprese, oggetto di un capitolo successivo della tesi, sarà essenziale per un futuro “verde speranza” che unisca sostenibilità e stabilità. ()
Prossimamente: una quinta ricerca curata da una dottoranda dell’Università di Bologna: “L’Europa ci chiama a progettare esperienze di Intelligenza ibrida” (di Virginia Vignali). Qui i link per saperne di più del progetto “Storytelling” di Unibo-Ugis: