Milan l’è un gran Milan
La copertina di "#AMAREMILANO come noi Ante Covid e Dopo Covid"

Il libro edito dal Centro Studi Grande Milano. Chi volesse procurarselo, può chiederlo al CSGM presso direzione@centrostudigrandemilano.org con una donazione liberale da 10 euro.

È tornata a spronarci sonoramente, in dialetto meneghino, Ursula Von der Leyen. Nelle stesse ore in cui, a fine novembre, la presidente della Commissione europea salutava i ragazzi dell’Università Bocconi, sul mio comodino è atterrato un libro che è un corposo atto d’amore per Milano e il futuro di questa nostra capitale europea così bella e così ferita: #AMAREMILANO come noi Ante Covid e Dopo Covid è un lavoro collettivo, frutto di 142 contributi di autorevoli personalità che costituiscono parte del capitale umano del Centro Studi Grande Milano: 1.500 soci, 300 benemeriti, un Comitato strategico (anni fa sono stato chiamato anch’io a farne parte) e un Consiglio scientifico dell’area metropolitana, 63 Grandi Guglie, 18 Ambasciatori oltre a molte imprese partner (centrostudigrandemilano.org/multimedia).

La presidente del Centro Studi Grande Milano, Daniela Mainini, con il direttore generale Roberto Poli presentano "#AMAREMILANO come noi Ante Covid e Dopo Covid"

La presidente del Centro Studi Grande Milano, Daniela Mainini, con il direttore generale Roberto Poli. Già presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione, la Mainini è una delle massime esperte di lotta alla contraffazione con incarichi anche governativi e di responsabilità organizzative delle imprese. Dalla sua esperienza sono nati i libri Fatto in Italia? No made in Italy (Ipsoa), guida rapida a disposizione degli imprenditori nel complicato mondo dell’indicazione di origine italiana e Virus Contraffazione), libro-progetto educativo frutto di un progetto formativo e culturale del Centro Studi Anticontraffazione.
Con Galli e Zani ha scritto Competere col brand sul mercato globale.

A coordinare questo cenacolo creativo, nato vent’anni fa dall’incontro tra le due culture liberal cattoliche e liberal socialiste che costituiscono la linfa vitale della metropoli, la presidente del CSGM e curatrice del libro Daniela Mainini (nota avvocato penalista che guida anche il Centro Studi Anticontraffazione) e il direttore generale “duracell” Roberto Poli: i naviganti di lungo corso di Giannella Channel li hanno già incontrati in passato. Vicepresidente e socio fondatore è Sergio Scalpelli, manager Fastweb e “lievito culturale della grande famiglia del Centro Studi”.

Sergio Scalpelli

Sergio Scalpelli, vicepresidente del Centro Studi Grande Milano: “Sempre più comunicheremo per via digitale, sempre di più la rete ci aiuterà a lavorare e a vivere esperienze. Ma avere una sala piena, un seminario in cui si sta insieme quattro ore e si ragiona, e si cambia idea, e si approfondisce, avere la possibilità spesso e volentieri di poter scambiare opinioni, resta un’esperienza della vita delle persone unica e irripetibile”.

Ardua impresa sintetizzare le tante idee costruttive e le emozioni che affiorano pagina dopo pagina, nome dopo nome. Preferisco porgere l’incipit della Mainini e il testo dell’architetto Stefano Boeri (figlio del neurobiologo e amico Renato Boeri che stese il progetto Zadig per evitare la disattivazione degli anziani. Quella dell’architetto è una delle testimonianze che meglio fotografa l’approccio propositivo del cenacolo, e che fa di queste 218 pagine una bussola per quanti dovranno operare per far tornare Milano desiderabile più di prima e tornare a farci cantare “Milan l’è un gran Milan”. (s.g.)

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).

Continuiamo il viaggio, più forti di prima e con la nostalgia per il mare infinito

Questo libro è nato dall’idea di raccogliere le testimonianze di tanti amici del Centro Studi Grande Milano accomunati dal marchio #AMAREMILANO, segno distintivo di chi ha a cuore il destino di Milano, per evitare il trauma dell’isolamento e accendere un po’ di luce dentro le nostre legittime paure.

Milano deserta è un ossimoro, un silenzio ingombrante rotto dal suono delle ambulanze che urlano la nostra solitudine in assenza del rumore della città, quel rumore fatto di troppi suoni e velocità per piacere a tutti ma che a me è sempre piaciuto.

Mi concentro sul privilegio di vivere la mia quarantena in una casa confortevole e servita riscoprendo quel tempo dilatato, molto in là nel ricordo e mai completamente dimenticato della mia infanzia, quando durante le lunghe e assolate estati mi annoiavo e aspettavo persino il ritorno a scuola per rivedere i compagni e tornare a ritmi “più normali”.

Il virus, questo maledettissimo virus ha ucciso tanti e troppi sono stati i morti senza il conforto dell’ultimo saluto e oggi fatico a scacciare il pensiero che il nemico sia venuto a insegnarci che la morte, pur dolorosa, faccia parte della vita e che questo intorno non ci appartenga se non di passaggio.

Gli slogan stai-a-casa-e-tutto-andrà-bene dovranno cedere il posto a tocca-ricominciare… ma come?

Penso alla Milano turistica, quella degli hotel, dei bar e dei ristoranti, penso ai piccoli imprenditori, penso ai servizi, penso al mondo del design, della moda e dello spettacolo, penso al mondo dei teatri, delle palestre e dei professionisti e provo smarrimento.

Certo ne è uscita una gran prova generale di smart working e lavoro agile ma quanto è stato agile per una donna con figli piccoli senza aiuti domestici né familiari continuare a lavorare per dimostrare di esistere? E quanto lavoro maschile e femminile che sia potrà essere preservato?

Con questi pensieri e anche nelle giornate più cupe non ho però mai dubitato che il nostro Centro Studi potesse essere scalfito nei suoi valori, nella sua storia e nelle sue potenzialità. Nel suo essere prima di tutto comunità.

Dalla lettura dei contributi di tutti è nato il miracolo della luce capace di illuminare il tanto buio intorno.

Abbiamo voglia di continuare ad #AMAREMILANO? Io dico di sì e oggi, dopo avervi letto, oso chiedere di continuare più forti di prima il viaggio perché, per dirla alla Saint Exupéry (lo scrittore del Piccolo principe) se vuoi costruire una barca, non radunare solo uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito.

Ecco, è la nostalgia di voi tutti che sperimento in questa clausura che mi dà il senso del nostro futuro. (d.m.)

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La presidente del Centro Studi Grande Milano, Daniela Mainini, con il direttore generale Roberto Poli presentano "#AMAREMILANO come noi Ante Covid e Dopo Covid"

(qui e in apertura) Daniela Mainini e Roberto Poli presentano “#AMAREMILANO come noi Ante Covid e Dopo Covid”.

Sanità territoriale, mobilità pulita, verde, recupero edilizio: quattro cose da fare subito, con generosità e innovazione

…Il gusto del rischio dell’innovazione, insieme alla generosità: quando lavorano davvero insieme queste due energie portentose, fanno di Milano una città unica al mondo. Allora generosità e innovazione servono anche per il futuro.

Io non entro nel merito di quello che andrà fatto subito nei prossimi mesi, settimane. Saranno i medici, saranno gli esperti di sanità a dirci che tipo di prossimità, che tipo di modo di far comunità, di tornare a lavorare e a stare insieme potremo fare gradualmente. Ma vorrei che questa città non dimenticasse quello che abbiamo capito in questi mesi, e guardasse al futuro, e propongo quattro cose da fare subito.

La prima: ripensare al sistema sanitario, con una maggiore attenzione agli ambulatori di quartiere, ai medici di base;

Seconda grande scelta, la mobilità. Noi dobbiamo chiudere per sempre, in due o tre anni al massimo, con una mobilità basata sui combustibili fossili. Va fatto. Le polveri sottili che sono nell’aria non son o la causa di questa epidemia, ma certamente sono una concausa, secondo anche il parere di illustri scienziati. E in ogni caso pulire l’aria di Milano è fondamentale oggi. È fondamentale per il futuro, per la qualità della nostra vita, dei figli, dei nipoti che abiteranno questa città dopo di noi. Ora dobbiamo chiudere questa cosa. Abbiamo oggi uno straordinario contributo di aziende private sullo sharing, abbiamo le società di produzione automobilistica che hanno fatto passi in avanti enormi sull’auto elettrica, abbiamo dei trasporti pubblici eccellenti. Basta, in due o tre anni Milano deve essere una delle prime città d’Europa che dice: basta con le automobili a benzina, basta con il diesel, basta con il gas, passiamo a una modalità nuova di mobilità.

Terzo aspetto, a mio parere fondamentale: il verde. Abbiamo detto vogliamo 3 milioni di nuovi alberi a Milano e nell’area metropolitana. Questa cosa può essere fatta non in 10 ma in 5 anni, portando verde e spazi pubblici legati al verde, spazi di comunità legati al verde. Non solo in centro, ma nei quartieri esterni, nelle periferie, nei Comuni della grande area metropolitana. Il verde produce ossigeno, assorbe CO2, assorbe squilibrio, quello squilibrio che la deforestazione ha portato. Quegli squilibri che hanno generato il salto di specie, lo spillover. E comunque le infezioni, che per il 60% vengono proprio dal salto di specie da animali selvaggi all’uomo. Quindi forestare in modo intelligente, ma riportare la qualità della vita e del verde nella città.

4) E, infine, naturalmente, non dimentichiamoci che Milano è una città che è sempre uscita rigenerandosi dai grandi cataclismi della storia. Con la Seconda guerra mondiale, negli anni Cinquanta/Sessanta Milano è stata la capitale di un’architettura nuova, innovativa e rispettosa della storia. Perché non farlo anche adesso? Noi abbiamo decine di edifici obsoleti, energivori, brutti, degradati, una grande opera di rigenerazione che permetta al mondo dell’edilizia, che è un mondo fondamentale, è un volano per l’economia, alle imprese, al grande mondo degli arredi che sta nel territorio milanese, e anche al grande mondo delle professioni, di trovare l’occasione per ripartire con forza, migliorando la qualità di Milano. Sostituiamo questi edifici con edifici più belli, con una qualità e una sostenibilità energetica straordinaria e più attenti ai bisogni di oggi, senza far pagare, a chi ha il coraggio di questa operazione, per la seconda volta gli oneri di urbanizzazione.

Allora io credo che sul tema della sanità, sul tema della mobilità, sul tema fondamentale del verde e della forestazione, e su questo tema di un rilancio della città a partire anche da una trasformazione degli spazi, Milano può diventare una città straordinaria e capace di essere un esempio in Europa per le altre città. (s.b.)

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ANCORA UN MOMENTO, PREGO/ Che cosa ci insegnano le farfalle

Anche con l’alfabeto dell’immaginazione si può scrivere una nuova storia di Milano

tema e illustrazione di Giulio e Guido Giannella

Giulio e Guido Giannella

Guido Giannella, 11 anni, e il fratellino Giulio, 8.

Nel libro si cita anche una storia vera che sembra una favola che ho raccontato ai miei due nipoti e che loro hanno trasferito in due modi originali: Giulio Giannella, 8 anni, un tema dal titolo “L’alfabeto delle farfalle” e Guido, 11, più portato all’illustrazione, ha immaginato che sulle ali delle farfalle le lettere dalla A alla Z appaiano in modo da poter essere combinate le lettere che compongono #AMAREMILANO 2020 e ne ha fatto dono al Centro Studi Grande Milano.

Il tema di Giulio:

Oggi mio nonno Salvatore mi ha raccontato una storia bellissima e affascinante sulle farfalle. Questa storia fu pubblicata nel 1988 sul giornale Airone quando mio nonno era il direttore. Nel suo studio arrivò un fotografo dalla Finlandia. Disse che voleva girare il mondo alla ricerca delle farfalle perché aveva letto le vocali A, E e U su alcune ali ed era convinto di trovare le 26 lettere dell’alfabeto sulle ali delle farfalle. Chiese a mio nonno se fosse interessato a questa scoperta e mio nonno rispose di sì, anche se non ci credeva. Passò un anno e il fotografo ritornò. Era riuscito a fotografare tutte le lettere dell’alfabeto dalla A alla Z. Non solo: fece vedere a nonno Salvatore i numeri dallo 0 al 9 sulle ali delle farfalle che aveva visto in giro per il mondo. Il nonno fu contento per sapere che la natura aveva inventato l’alfabeto prima degli uomini.
Giulio Giannella - alfabeto delle farfalle
Giulio Giannella - alfabeto delle farfalle

La curatrice del libro, Daniela Mainini, chiude così: “Ciò per concludere con Giannella che anche se dislocati, distanti, convalescenti, telefonanti… possiamo continuare a donare emozioni”. E convincersi che anche con l’alfabeto dell’immaginazione si potrà scrivere una nuova storia di Milano.

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