ITALIANI DI VALORE: MICHELE FERRERO, MR. NUTELLA,
DALLA MISCELA DI NOCCIOLE
E CASTAGNE A SECONDA INDUSTRIA DOLCIARIA
DEL PIANETA

Il "signor Michele" era un imprenditore moderno ma con princìpi antichi. Predicava e praticava il culto del benessere dei propri collaboratori. Con la famosa crema spalmabile (nella foto, 2004, festeggia i primi 40 anni di produzione) ha creato un impero mondiale, orgoglio dell'industria italiana

testo di Salvatore Giannella per BBC HISTORY* -
foto per gentile concessione della Fondazione Ferrero

C’era una volta, nelle Langhe piemontesi, un ragazzo che si divertiva a distribuire ai compagni di classe, scelti come assaggiatori, una miscela di polvere di nocciole e castagne. Quel ragazzo si chiamava Michele Ferrero, era figlio d’arte (sua padre Pietro e la mamma Piera avevano una pasticceria ad Alba) e sulla sua passione per la crema al cioccolato spalmabile, brevettata con il nome di Nutella 60 anni fa, nel 1964, ha costruito un impero. Oggi la Ferrero, seconda industria dolciaria al mondo, è presente in 55 Paesi, i suoi prodotti distribuiti in 170 Paesi, con 32 stabilimenti e oltre 40 mila dipendenti.

Quella che può sembrare una favola dolcissima è invece la storia vera di un uomo speciale, che aveva fatto della discrezione la sua prima regola di vita: “dis lu a niun“, non dirlo a nessuno: Una riservatezza che nell’era della connessione perpetua con chiunque appare incredibile: persino Enzo Biagi, che ha intervistato i grandi del mondo, si lamentò che per lui, Ferrero era stato inarrivabile, al pari di Stalin e di Giovanni Paolo II. Oggi le idee ferreriano vengono indicate come bussola vincente di un umanesimo imprenditoriale che mira al profitto non con l’approccio di un capitalismo predatorio e rapace ma, per dirla con le sue parole, con la logica che “fare del bene a sé fa bene anche agli altri” e che “è bello produrre ricchezza e redistribuirla”.

Mi è stato concesso di ricostruire la sua biografia, in tre anni di incontri con familiari e dipendenti, nel volume, edito da Salani (288 pagine, euro 18) Michele Ferrero, Condividere valori per creare valore. Quello che più mi ha colpito nella storia di questo gigante  della nostra industria è la sua straordinaria capacità di dare spazio e valorizzare il capitale umano.

La locandina di presentazione del libro su Michele Ferrero a Hong Kong. Il libro è acquistabile online qui: https://www.amazon.it/Michele-Ferrero-Condividere-valori-creare/dp/883101675X

La prima invenzione: il Giandujot. Tutto comincia quando papà Pietro e mamma Piera tornano ad Alba dalla bombardata Torino per aprire una pasticceria con l’aiuto del fratello di Pietro, Giovanni. Alla fine della seconda guerra mondiale il panorama delle Langhe  e quello italiano si presentano ugualmente tragici: miseria, degrado, disoccupazione, produzione industriale ridotta al minimo, rete dei trasporti da ricostruire, ripresa massiccia dell’emigrazione.  Pure il cacao, materia prima per chi lavora con i dolci, è difficile da trovare. Così i coniugi Ferrero pensano a una pasta dolce con nocciole, zucchero  estratto dalla melassa  (un sottoprodotto della birra) e il poco cacao disponibile. Creano un panetto, il Giandujot, da tagliare a fette e spalmare sul pane. Il prodotto è buono, costa poco ed è subito un successo, tanto che la produzione artigianale non riesce a soddisfare le richieste.

La bottega va così bene che nel 1946 fondano  la loro azienda di famiglia, dove presto inizia a lavorare la seconda generazone: Michele Ferrero, nato a Dogliani nel 1925.

Prima tappa: Asti. “Ti do una Topolino, un biglietto da visita con il tuo nome e il tuo titolo – Michele Ferrero, venditore esclusivo per la città di Asti – e 30 chili di pasta gianduia. Cosi sono partito da Alba per Asti pieno di speranza di fare”. In questo modo Michele descrive le istruzioni di suo padre e il suo primo giorno di lavoro. E’ galvanizzato dal fatto di disporre di una Topolino, la più piccola macchina della Fiat, ma un lusso per quei tempi. Ora il giovane Michele può dimostrare quello che vale. Ha la stoffa del venditore, ma non solo: ha fantasia, iniziativa e creatività. E’ sua l’intuizione che nel 1951 trasforma il panetto di gianduia nella Supercrema alleata della “massaia intelligente”, l’ideale figura della consumatrice-tipo che lui chiama Valeria. E per l’immaginaria Valeria lavora alacremente. Michele migliora la ricetta della sua pasta dolce e il 20 aprile 1964 le cambia nome in Nutella (da “nut“, nocciola in inglese).

La Nutella è un successo mondiale, i suoi vasetti arrivano negli angoli più sperduti del pianeta fino a diventare iconici in libri e film: resta memorabile l’immagine  di Nanni Moretti nel suo film Bianca (1984) con un gigantesco vasetto anti-ansia. Se oggi mettessimo in fila i vasetti prodotti in un solo anno con le 365 tonnellate di Nutella, una tonnellata al giorno,  faremmo una volta e mezzo il giro della Terra. La Nutella vanta pure una Giornata internazionale: il 5 febbraio.

Il “signor Michele” (come lo chiamano affettuosamente i collaboratori) crea uno dopo l’altro prodotti di successo come Kinder, Ferrero Rocher (ispirato nella confezione alla grotta della Madonna di Lourdes, alla quale lui era devoto), Mon Chèri, Estathé. Fiesta e Tic Tac, Nutella biscuits, prodotti diffusi ovunque grazie ai quali il Gruppo Ferrero è passato dai 1.000 dipendenti degli anni Cinquanta ai 4.000 degli anni Sessanta, per poi salire ai 10.000 nel 1990 fino agli attuali 41.441: un esercito che produce Ferrero in tutto il mondo.

Gli otto segreti del suo successo. Una comunità operosa e felice per la quale Michele ha creato nel 1983 – all’insegna del tridente lavorare creare donare    la Fondazione Ferrero,  centro di aggregazione, intrattenimento e cura per i pensionati, che ospita anche mostre ed eventi (fondazioneferrero.it). Quando Michele inaugurò la sede nel 1983 fece un breve discorso che esprimeva la sua concezione della gestione di un’azienda: ‘Io non voglio che chi ha dato la vita all’azienda finisca la sua vita a giocare a carte al bar o sulla panchina ad aspettare la morte. Io voglio che chi ha dato il suo lavoro onesto e fecondo si ritrovi, dopo la pensione, con il suo compagno di lavoro perché altrimenti loro si perdono; e che abbiano la possibilità di esprimere gratuitamente quelle cose che durante il lavoro non hanno potuto scambiarsi: penso a quelli che amano disegnare o a chi sa fare ceramica, a chi frequenta i laboratori di teatro e di cucito… E poi voglio integrare l’assistenza del Servizio sanitario nazionale affinchè ognuno di loro possa arrivare al miglior dottore con l’aiuto della Ferrero’”.

I nuovi prodotti vengono ideati, testati e infine lanciati dopo riunioni e assaggi in un locale dello stabilimento di Alba che  Michele ha battezzato la Chimica.  Ancora oggi quella stanza è lì, intatta, con la carta geografica del mondo indicante i luoghi delle diverse feste nazionali in cui essere presenti.

E, proprio come se si trattasse di una formula chimica. cerchiamo di identificare le principali molecole del suo straordinario successo.

*Primo elemento: come distinguersi. Michele osservava (e invitava dirigenti e collaboratori a fare lo stesso)  quello che produceva la concorrenza e diceva: “Dimenticatevelo! Noi facciamo altro”. Ad Alba arrivavano spesso i guru del marketing che mostravano gli scenari futuribili del mercato alimentare. Lui, una volta congedato il relatore, ammoniva i suoi: “Quello ora darà le stesse indicazioni ai concorrenti. Noi dobbiamo fare qualcosa di diverso”. Che cosa significasse fare diverso da tutti lo ha dimostrato con i fatti e spiegato a parole: “Tutti facevano il cioccolato solido e io l’ho fatto cremoso ed è nata la Nutella; tutti facevano le scatole di cioccolatini e noi cominciammo a venderli uno per uno, ma incartati da festa; tutti ritenevano che noi italiani non potessimo pensare di andare in Germania a vendere cioccolato e oggi quello è il nostro primo mercato; tutti facevano l’uovo di Pasqua e io ho pensato che si potesse fare l’ovetto piccolo ma tutti i giorni; tutti volevano il cioccolato scuro e io ho detto che c’era più latte e meno cacao; tutti pensavano che il tè potesse essere solo quello con la bustina e io l’ho fatto freddo e senza bustina”.

*Secondo elemento: il mercato estero. Altro punto di forza della strategia ferreriana è la scelta di puntare sulla penetrazione in Europa con la conquista dei diversi mercati d’oltralpe. E lo fa nel 1956 puntando sul più difficile dei mercati, la Germania, un anno prima dell’istituzione del Mercato Comune Europeo. Michele apre uno stabilimento ad Allendorf, nella Foresta Nera presso Francoforte, riadattando una fabbrica hitleriana dei missili V2: invece che armi di distruzione di massa lui produrrà dolci per la nutrizione di massa.

Anche il mondo in difficoltà è nei pensieri di Michele. Sul tavolo di Arduino Borgogno, per anni responsabile dell’acquisto di cacao e materie prime, c’è una foto con una didascalia: “Africa, 1990”. Con lui è ritratto Michele che passeggia con i figli Pietro e Giovanni per le vie di Abidjan, capitale della Costa d’Avorio. Racconta Borgogno: “Quella sera eravamo usciti a fare due passi. Ci circondò un nugolo di bambini, chiedevano qualcosa. Tirai fuori degli spiccioli dal mio portafoglio e detti loro queste scarse monete. Il signor Michele mi riprese: ‘Sei un uomo di cuore, hai fatto bene. Questa è gente semplice e modesta. Pensa che se tu gli pesti un piede, loro ti chiedono scusa per aver messo il loro piede sotto il tuo. Ma se a questi ragazzi non diamo anche istruzione e lavoro, se non li aiutiamo qui, la situazione si fa ancor più grave e potrebbe capitare che un giorno ce li troveremo tutti a casa nostra’. Questo profetico concetto è stato espresso più di trent’anni fa, Michele vedeva lontano! Nacque allora l’impegno di far costruire una fabbrica in Africa. In quel viaggio è riconoscibile il seme che ha fatto fiorire la prima di altre iniziative nella stessa Africa e in India”.

Impegno sociale e redditività aziendale. Un altro dei suoi primi collaboratori, Gian Donato Nicola, dice di lui: “Michele voleva estendere l’impegno della Ferrero e l’alto senso di responsabilità sociale per migliorare le condizioni di vita e di sviluppo di popolazioni in aree meno favorite del pianeta. Però attenzione, dentro questo progetto c’è inizialmente la parola Impresa, cioè alla base ci deve essere uno spirito e una concezione imprenditoriale, indirizzata a ottenere risultati positivi di bilancio da cui si ricaveranno le risorse economiche per proseguire in maniera crescente la propria missione”.

Come dire che i progetti di miglioramento sociale e lo spirito imprenditoriale devono procedere di pari passo, sostenersi a vicenda: uno non ha pratica consistenza senza l’altro.

*Terzo elemento: innovazione continua. “Papà, mandami a Parigi, a Londra, a New York, non per fare il turista ma per vedere macchine nuove. Abbiamo bisogno di innovazioni tecnologiche per crescere nella produzione e nell’occupazione”. Fin da ragazzo,  Michele amava le macchine, le comprava, le smontava, le rimontava.  “Quando le vedo in movimento a me sembra che abbiano un’anima”. La sua fiducia nell’innovazione tecnologica – ogni macchina nuova era più performante della precedente –  era  alimentata dalla lettura delle riviste straniere, rese comprensibili dalla sua compagna di lavoro e di vita, Maria Franca Fissolo, laureata in lingue, sposata nel 1962, che lo ha reso padre di due figli: Pietro, che morirà per infarto nel 2011 a soli 47 anni, e Giovanni, attuale numero uno del Gruppo.

*Quarto elemento: progettare con lentezza. Troppa velocità può essere negativa, le decisioni precipitose un rischio da evitare. I novi prodotti progettati richiedono un certo tempo prima  con il necessario impegno economico: la scintilla dei Nutella biscuits, usciti con successo nel 2021 dallo stabilimento di Balvano, comune lucano ex terremotato, era scoccata sette anni prima. La riflessione nella produzione  affonda le radici  nei valori della civiltà contadina tramandati in famiglia dai nonni agricoltori,  Clara e Michele senior: la pazienza deve unirsi alla competenza nella scelta dei semi e la cura del terreno per la semina. “Seminate con sapienza… sappiate che gran parte dei semi vanno fuori dal terreno giusto, altri vengono mangiati dalle gazze… quelli che vanno nel prato giusto vanno curati, fatti crescere bene, con uno sviluppo lento e attento. La pazienza garantirà la qualità dei frutti”.

*Quinto elemento: l’attenzione al benessere sociale. Da questa attenzione costante scaturisce la Fondazione Ferrero. Ma ben prima sono numerosi i provvedimenti presi dalla Ferrero per aumentare il welfare aziendale: per esempio, aveva inventato un sistema di navette che prendevano i dipendenti da casa, nei vari comuni delle Langhe, e li riaccompagnavano a casa a giornata di lavoro conclusa. Il benessere dei dipendenti consente una migliore qualità del lavoro.

*Sesto elemento: investire i soldi di famiglia.  I soldi presi in prestito dalle banche costano e condizionano le strategie aziendali. E si perde libertà decisionale attingendo capitali dal mercato azionario. Per questo Michele Ferrero non ha mai voluto quotare in Borsa la sua azienda.

*Settimo elemento: coinvolgere i collaboratori più meritevoli. Michele giudicava fondamentale occuparsi di persona del capitale umano da inserire nel mosaico aziendale di Alba. Divideva le persone in due categorie: quelle estrose, creative, curiose e sempre pronte ad affrontare situazioni complesse, e quelle sufficientemente operose, utili nell’eseguire lavori più semplici (piccoli acquisti, catalogazione di prodotti…). Allo stato maggiore della sua azienda predicava di affidarsi sempre alla prima categoria ma anche, a piccole dosi, alla seconda.

Sono memorabili le sue visite a sorpresa in casa di giovani talenti da assumere o da promuovere. Michele Sansoldo, suo segretario fino al 1996 e poi presidente dei Prodotti Istituzionali, racconta: “Il signor Michele, da giovane, bussava letteralmente alla porta delle famiglie da cui provenivano i migliori elementi usciti dalle scuole di Alba, Mondovì, Nizza Monferrato e dintorni, specie quelli che, come lui, si diplomavano nell’Istituto di ragioneria. Venivano sottoposti a test appositi, con i direttori del marketing e del personale. Quelli che li superavano, sentito il parere del signor Michele che – non visto – assisteva ai colloqui, venivano scelti. Ricordo che proprio il direttore amministrativo Dario Boeris fu assunto in questo modo: una sera lui era a cena con la mamma e il papà, sentono bussare alla porta, vanno ad aprire. Alla madre si presenta questo giovanotto sconosciuto. ‘Buonasera, sono Michele Ferrero, cerco suo figlio Dario’. Dario era un dipendente di banca che gli era stato segnalato per la sua competenza ed efficienza. Michele  si presentò e, senza preamboli, gli disse che in azienda aveva bisogno di una figura professionale come lui. ‘So che lei in banca prende 40 mila lire al mese, gliene offro subito 60 mila con possibilità di miglioramento rapido’. E così assunse quello che poi è diventato il direttore amministrativo”.

Significativa un’altra testimonianza di Pier Carlo Sibona, dirigente in pensione: “Entrai per la prima volta in azienda a 19 anni, ero tra i primi sette diplomati dell’Istituto di ragioneria. In Ferrero sono cresciuto fino a diventare direttore del personale di tutta Italia e poi d’Europa. Un giorno mi è stato proposto di dirigere la sezione Mondo, spostandomi in Lussemburgo: ma io avevo un figlio che studiava a Torino, e la casa alle porte di Torino, insomma dissi che mi era complicato accettare di andare, sia pur promosso, in Lussemburgo. Allora la signora Maria Franca Ferrero mi chiese che cosa avrei voluto fare e io, che avevo il pallino del ‘cacciatore di teste’ (così vengono chiamati i reclutatori di nuovi talenti da inserire nelle aziende), le chiesi di poter fare questo. Pensi, fu creata una società apposita e da allora per 17 anni ho lavorato in questa posizione. Siamo partiti che eravamo in due, quando ho lasciato eravamo in 18, con un ufficio anche a Milano”.

*Ottavo elemento: operare per rendere felici. Ai dirigenti il signor Michele non faceva mancare “pillole di filosofia”, una serie di regole da rispettare sempre e ovunque. Lezioni di vita e di valori umani ed etici da lui scritte quasi mezzo secolo fa sulle quali è stata (ed è tuttora) fondata l’azienda.

Le norme da seguire nei contatti con il personale, indirizzate ai responsabili aziendali, sono 17 (vedi riquadro finale), annunciate dal titolo “Quando parli con un individuo ricorda che anche lui è importante”. Nulla come questo documento rende la statura imprenditoriale e umana di Michele Ferrero e il profondo rispetto che egli nutriva per tutti i suoi collaboratori che lui aveva la capacità di far sentire imprenditori.

Michele Ferrero, visionario concreto fino a quando il suo cuore generoso si è fermato per sempre, il 14 febbraio del 2015, a 89 anni, in una clinica di Montecarlo: il giorno prima il figlio Giovanni gli aveva comunicato l’avvenuto, storico sorpasso della Ferrero sulla rivale svizzera Nestlè. E lui: “Bravo, erano anni che aspettavo questa giornata speciale. Prendi una bottiglia e brindiamo. E poi festeggia questo successo con le nostre sedi e i nostri stabilimenti sparsi nel mondo. Festeggia con  la nostra comunità, la nostra famiglia allargata nel segno anche di tuo fratello Pietro, che continua a vegliare su di noi“.

Da quel momento è lui, Michele, che veglia sull’azienda che ha reso tanto grande da costituire l’orgoglio dell’imprenditoria italiana.

Dall’album di famiglia e dell’azienda

Pietro Ferrero (Farigliano, 1898 – Alba 1949), il padre di Michele. (foto Agnelli, Alba)

Giovanni Ferrero (Farigliano 1905 - Alba 1957), zio di Michele. (foto Agnelli, Alba)

Giovanni Ferrero (Farigliano 1905 – Alba 1957), zio di Michele. (foto Agnelli, Alba)

Giovanni Ferrero (Farigliano 1905 - Alba 1957), zio di Michele. (foto Agnelli, Alba)

Piera Cillario (Dogliani 1902 – Alba 1981), madre di Michele. (foto Moisio)

La prima pasticceria Ferrero, Alba anni Trenta.

Le prime impastatrici, anni Quaranta (foto Agnelli, Alba)

Al lavoro in navetta Ferrero, anni Cinquanta (foto Beppe Viglino, Alba)

Un furgoncino per la distribuzione negli anni Cinquanta. Sulla fiancata è visibile il marchio che raffigura un sorridente Gianduja accompagnato da due bambini.

I venditori della Ferrero insieme al signor Michele, anni Cinquanta.

Michele Ferrero nel 1960. (foto Mosio, Torino)

Michele Ferrero e Maria Franca Fissolo nel giorno del loro matrimonio a Savigliano, 1962. (foto Moisio, Torino)

Maria Franca Ferrero con il piccolo Pietro, 1963.

Piera Cillario Ferrero con i due nipotini Pietro e Giovanni, Alba, 1965. (foto Beppe Viglino, Alba)

Michele Ferrero con il presidente del Consiglio Aldo Moro in visita allo stabilimento Ferrero, 1967. (foto Beppe Viglino, Alba)

Il treno dei bimbi. (foto Beppe Viglino, Alba)

Michele Ferrero con i figli Giovanni e Pietro premia una dipendente, 1978. (foto Beppe Viglino, Alba)

Alba, 28 settembre 1985: alla presenza della famiglia Ferrero, si inaugura la sede dell’Opera Sociale, poi Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero. (foto Beppe Viglino, Alba)

I danni dell’alluvione dell’autunno 1994.

Pietro Ferrero ringrazia i dipendenti per l’impegno nel rimettere in piedi la fabbrica dopo l’alluvione. (foto Nicola Blundo, Alba)

La famiglia Ferrero nel 1995. Da sinistra, in alto: Giovanni, Pietro, la signora Maria Franca e il signor Michele.

Inaugurazione dell’attuale Centro di ricerche “Pietro Ferrero”, nel complesso della ex filanda Pellisseri ad Alba, 29 settembre 2006: Michele Ferrero con la moglie Maria Franca e il figlio Giovanni. (foto Bruno Murialdo, Alba)

 

LE 17 MASSIME DI MICHELE FERRERO

PER UN’IMPRENDITORIA DI SUCCESSO

Quello che ha lasciato in eredità, Michele Ferrero, non è stato solo un’industria che macina utili e contribuisce validamente all’import-export italiano. ma anche un prezioso insegnamento  su quello che più gli stava a cuore: i rapporti con i dipendenti, che considerava il vero segreto del suo successo. Questo insegnamento è stato compendiato in 17 punti, che costituiscono la bussola della società di Alba.

1 – Nei vostri contatti mettete i vostri collaboratori a loro agio. Dedicate loro il tempo necessario e non le “briciole”. Preoccupatevi di ascoltare ciò che hanno da dirvi. Non date loro l’impressione che siate sulle spine. Non fateli mai sentire “piccoli”. La sedia più comoda del vostro ufficio sia destinata a loro.

2 – Prendete decisioni chiare e fatevi aiutare dai vostri collaboratori, essi crederanno nelle scelte a cui hanno concorso. Imparate a lavorare insieme, non fate i silos, perché oggi i silos non funzionano più. Se non capite l’esigenza di chi sta dopo di voi, siete finiti: interrompete il flusso e non siete cooperativi. Non deve esserci mai separazione.

3 – Rendete partecipi i collaboratori dei cambiamenti e dei dettagli (il successo è una serie di dettagli messi in fila), discutetene prima della loro attuazione con gli interessati.

4 – Comunicate gli apprezzamenti favorevoli ai lavoratori, elogiateli pubblicamente, quelli sfavorevoli comunicateli in privato quando necessario. In quest’ultimo caso non limitatevi a una critica, ma indicate ciò che dovrà essere fatto nell’avvenire perché serva a imparare.

5 – I vostri interventi siano sempre tempestivi: “Troppo tardi” è pericoloso quanto “Troppo presto”.

6 – Agite sulle cause più che sul comportamento.

7 – Considerate i problemi nel loro aspetto generale, lasciate ai dipendenti un certo margine di tolleranza. Consideratevi pittori, non imbianchini.

8 – Siate sempre umani. Sei hai un buon rapporto con le persone, porti a casa un buon risultato. Se litighi non porti niente.

9 – Non chiedete cose impossibili.

10 – Ammettete serenamente i vostri errori, vi aiuterà a non ripeterli. E tendete a perdonare qualche sbaglio.

11 – Preoccupatevi di quello che pensano di voi i vostri collaboratori.

12 – Non pretendete di essere tutto per i vostri collaboratori, in questo caso finireste per essere niente.

13 – Diffidate di quelli che vi adulano, a lungo andare sono più controproducenti di quelli che vi contraddicono. E circondatevi di persone sorridenti, portano più fortuna. L’uomo parla di testa e di viscere: quando parla di viscere, non state tanto a sentirlo e neanche a colpevolizzarlo. Bisogna capire le debolezze dell’uomo.

14 – Date sempre quanto dovete e ricordate che spesso non è questione di quanto, ma di come e di quando.

15 – Non prendete mai decisioni sotto l’influsso dell’ira, della premura, della delusione, della preoccupazione, ma demandatele a quando il vostro giudizio potrà essere più sereno.

16 – Ricordate che un buon capo può far sentire un gigante un uomo normale, ma un capo cattivo può trasformare un gigante in un nano.

17 – Se non credete in questi princìpi, rinunciate a essere capi.

 

* Testo ripreso da BBC History, il mensile di storia della Sprea Editori, numero di febbraio 2024, diretto da Mario Sprea. Di quella rivista, che nasce da un accordo con la prestigiosa sezione editoriale della BBC inglese, Salvatore Giannella è stato il primo direttore, nel 2011.

 

GRAZIE A QUANTI HANNO ILLUMINATO

IL CAMMINO DEL PRIMO ANNO DEL MIO LIBRO

Il mio libro su Michele Ferrero, edito da Salani, ha ottenuto nel 2023 una straordinaria accoglienza nelle librerie italiane e nel 2024 si prevede analoga attenzione anche all’estero: è in uscita, infatti, la prima delle edizioni d’Oltralpe, quella in lingua spagnola, a cura della Duomo di Madrid. Nei primi otto mesi il libro ha veleggiato nelle prime posizioni delle classifiche dei libri più venduti (ad aprile ha toccato per tre settimane addirittura la prima posizione). A fine anno 2023 le copie vendute, secondo il rilevamento GFK, sono state poco meno di 43.000 e dieci ristampe.
Al successo di vendita hanno contribuito le numerosissime presentazioni del libro su giornali, tv, radio e in incontri pubblici presso sedi della Confindustria, Camere di Commercio, comuni, associazioni, sedi estere (come per la serata speciale in Hong Kong, organizzata dalla Biblioteca italiana creata e diretta dalla vulcanica Lucia Esther Maruzzelli, dal Consolato e dall’Istituto italiano di cultura) grazie all’efficace lavoro della casa editrice Salani (Mariagrazia Mazzitelli e Stefano Izzo) e del suo ufficio stampa (qua la mano Riccardo Barbagallo e Claudia Florian), insieme alla impeccabile organizzazione della Fondazione Ferrero di Alba (Maria Franca Ferrero, Bartolomeo Salomone, Edoardo Borra e Cristina Manzone per primi).
Qui voglio stringere idealmente la mano, grato, a quanti hanno dedicato studiosa e affettuosa attenzione alla mia fatica letteraria. Cito nomi e testate principali:
Mario Calabresi, Massimo Giannini, Carlin Pertini, Aldo Cazzullo (CORRIERE DELLA SERA), Maria Rita Parsi (IL GIORNO),  Simonetta Scandivasci (LA STAMPA), Carlo Verdelli, Enrica Belloni e Aldo Grasso (OGGI), Umberto Brindani e Roberta Spadotto (GENTE), Gabriella Crema e Michele Coppola (LA REPUBBLICA), Giovanni Mari (IL SECOLO XIX), Lorella Borelli (QN), Alberto Fraja (IL TEMPO), Dario Murei (IL GIORNALE), Pasquale Chessa (IL MESSAGGERO),  Beppe Cottafavi (DOMANI), Silvia Bombino (VANITY FAIR), Désirée Paola Capozzo (ELLE), Cristina Ravanelli (F), Lorenzo Montanaro (FAMIGLIA CRISTIANA), Vincenzo Nicolello (CORRIERE DI ALBA), Mario Sprea (BBC HISTORY), Linus e Nicola Savino (RADIO DEEJAY), Monica Stefinlongo (RADIO LOMBARDIA), Claudio Capitini (Vvox), Cristiano Sanna Martini (TISCALI NEWS), Metello Venè (DIPIÙ), Giampaolo Cerri e Davide Minelli (VITA.IT), Paola Cacace (AGRIPIÙ), Mauro Cereda (CONQUISTE DEL LAVORO), Alberto Di Giorgio (CONFIDENZE), Mattia Zanardo (IL GAZZETTINO), Mattia Toffoletto (LA TRIBUNA DI TREVISO), Paolo Dalcò (FOOD), Gianluigi Ceruti, Enrico Anghilante, Luciano Scalise,  Bruno Ceretto, Claudio Nostri e Patrizia Randi (CAFFE’ LETTERARIO DI LUGO DI ROMAGNA). E ancora: CORRIERE DELLE ALPI, NOVELLA CUCINA, MIO, GAZZETTA D’ALBA, FIOR FIORE COOP, COOPERATIVA LA SPERANZA / CASSINA DE’ PECCHI, IL MATTINO DI PUGLIA E BASILICATA.
Voglio ricordare anche Laura Aldorisio (TG1) e le redazioni di Tg2, Tg3, Tgr Piemonte, Tg Petrarca, Tg5, Rai News 24, Radio 24, RTL 102,5, Radio 101.
Un ringraziamento particolare va a Leopoldo Destro, presidente Confindustria Veneto Est, che mi ha consegnato il premio VALORI D’IMPRESA con una motivazione di una prestigiosa giuria che mi rende orgoglioso: “Salvatore Giannella riesce a catturare l’immagine di Michele Ferrero raccontandone le sfide e i valori che lo hanno reso il grande imprenditore che tutti conosciamo. Un libro che affronta temi profondi e significativi che toccano la complessità del fare impresa mettendo al centro i lavoratori e la sostenibilità come chiavi per il successo. Un racconto straordinario che attraversa la storia d’Italia e ci restituisce uno spaccato della vita di un imprenditore che ha fatto grande l’Italia nel mondo”.

HOMO SAPIENS FABER: IMPARARE OGGI RISCOPRENDO L'ARTE DEL FARE PER UN NUOVO RINASCIMENTO ARTIGIANALE

Per due anni ho illuminato lo scenario auspicabile di un Rinascimento artigianale in Italia  grazie alle interviste pubbliche da me condotte ad Anghiari (Arezzo) con l’imprenditore del cashmere Brunello Cucinelli e il presidente onorario di Valcucine, Gabriele Centazzo. E ho ammirato, in una visita ben guidata, la mostra “U.Mano” proposta dalla Fondazione Golinelli a Bologna, curata da Andrea Zanotti

Senza la bellezza e la poesia, il turismo declina e muore. Una lezione dal passato: Milano Marittima

  In Estremo Oriente mi arrivano notizie di una Pasqua di passione per un settore dell'economia che mi sta particolarmente a cuore: quello del turismo (a età inoltrata mi ero iscritto al master di perfezionamento di economia del turismo, condotto magistralmente...

Cesenatico: e traghettar è dolce
in questo porto canale

Arrivo a Cesenatico e mi capita di accompagnare una famiglia di turisti australiani a visitare eccellenze storiche e culturali sui due lati del porto canale leonardesco. Utili si rivelano, per noi come per centinaia di migliaia di turisti della Riviera romagnola, i...

L’altra faccia di Garibaldi, eroe del mondo agricolo che sognava un Risorgimento per l’Italia negli Stati Uniti d’Europa

Domenica 4 agosto Cesenatico si è svegliata al suono della banda per l'annuale Festa di Garibaldi. La storia breve e leggendaria dell'eroe dei Mille, in fuga da Roma verso Venezia, rappresenta dall'agosto 1849 un riferimento importante nella storia del borgo romagnolo...

Per un pugno di pepite: oggi un campionato del mondo di cercatori d’oro, ieri un emigrante italiano da Modena protagonista della corsa all’oro in Alaska

Per una settimana, dal 19 al 25 ottobre, i cercatori d'oro di 23 Paesi del mondo sono sbarcati a Mongrando (Biella), sulle sponde dell'Elvo, per la ricerca del metallo prezioso dal greto del fiume dove tra il II e il I secolo a. C. i Romani gestivano una delle più...

Cesenatico: la strada che indica Via Semprini

È cominciata così: due sedie fuori casa, il vento fresco del vicolo, il saluto dei passanti in bicicletta, le brevi soste di chiacchiere con i vicini di casa. E l'andare e venire di Anna Battistini che per molte sere e giorni in questi tredici anni di vita da vicolo...

Un primato tricolore nella porta d’Oriente,
una bussola dalle imprese dell’Emilia-Romagna

Ritorno da Hong Kong, porta d'Oriente da dove mia figlia Valentina ha ripreso a raccontare storie per i giornali italiani, con una buona notizia che mi ha dato la nuova e brava console italiana di là, la salentina Alessandra Schiavo, un pezzo dell'Italia che funziona...

Un libro intrigante
sui segreti di Fellini,
un Sos per la casa in Romagna
dove trascorreva estati felici

Mi arriva l'invito dalla Fondazione Cineteca di Milano per assistere, nella cornice dello Spazio Oberdan, alla presentazione del volume Segreti e bugie di Federico Fellini (Luigi Pellegrini editore) in presenza dell'autore, Gianfranco Angelucci, amico e collaboratore...

Domenico Ghetti, salvatore e divulgatore
dei frutti dimenticati delle Romagne

Domenico Ghetti rappresenta la terza generazione, mentre il figlio Stefano, maggiore collaboratore ed erede, rappresenta la quarta generazione, quella del futuro, e viene riconosciuto quale colonna portante dell'Azienda agricola di famiglia. Questa si trova nell'area...

La regina del Liberty
è a due passi
dal mare di Romagna

Alla vigilia della grande mostra “Liberty. Uno stile per l’Italia moderna”, in programma a Forlì nei Musei San Domenico (1° febbraio – 15 giugno) illuminiamo Villa Pompili che seduce ancora chi passa per viale Anita Garibaldi a Cesenatico con il suo cancello e le sue...