QUANDO A HONG KONG UN SACERDOTE MI EVOCò IL SUO EROE: DON MILANI, FARO PER L'EDUCAZIONE DELL'ACCOGLIENZA, CHE L'ITALIA FESTEGGIA A 100 ANNI DALLA NASCITA

Testo di Salvatore Giannella
Ritratti digitali di Giacomo Giannella / Streamcolors

Sabato 27 maggio 2023 il piccolo comune di Vicchio, nel Mugello fiorentino, e l’Italia civile festeggerano il centenario della nascita di don Lorenzo Milani, una delle più importanti figure di educatore del Novecento (nel ritratto d’apertura). Il nome di quel parroco che ha dato luce eterna alla piccola frazione di Vicchio, Barbiana (dove si sviluppò la straordinaria esperienza di una scuola innovativa sotto il profilo didattico e sotto l’aspetto umano e politico) mi affiorò a sorpresa in un luogo lontanissimo dall’Italia: Hong Kong. In quella porta d’Oriente, nel 2016, risposi all’appello di padre Mella, di tenere un incontro con i suoi allievi di italiano (quasi tutte allieve).

Partecipai all’incontro raccontando la mia esperienza di collaboratore di Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera, con la rubrica che curavo dedicata agli eroi che abitano nella mente degli italiani. Parlai in particolare di don Tonino Bello (evocato come spirito guida da don Ciotti) e don Milani (evocato dalla presidente di Emergency, Cecilia Strada): scoprendo poi che don Milani era lo spirito guida dello stesso don Franco Mella. Qui di seguito quel nostro dialogo che fu pubblicato su Sette nell’aprile del 2016.
La ringrazio, padre Mella, per l’invito a parlare degli eroi di Sette nella scuola fondata da lei, missionario milanese del Pime (Pontificio istituto per le missioni estere), a Hong Kong dal 1974, in prima fila nelle lotte per i diritti civili e per l’assistenza ai poveri.
“I grandi personaggi di riferimento dei protagonisti che lei intervista incoraggiano, in questa ex colonia britannica passata alla Cina che sta vivendo una difficile fase di cambiamento, la creatività degli studenti e della gente in difficoltà nell’esprimere sentimenti e speranze”.

Franco Mella (Milano, 1948) sacerdote nel giugno 1974, tre mesi dopo partito in missione per Hong Kong. Ha pubblicato nel 2016 un libro + cd, Amour éternel (ne parla a Monica Mondo/Tv2000 in un filmato visibile su Youtube).

A proposito: e l’uomo-faro di Kam Chai (il suo nome cinese, vuol dire piccolo e dolce), chi è?

“Don Milani. Siamo in un’aula che rispecchia lo spirito della sua scuola di Barbiana: ‘Chi sa di più aiuta e sostiene chi sa di meno, 365 giorni all’anno’. A parlarmi per primo di lui fu un compagno dei Cantori del Duomo di Milano proponendomi la lettura di Lettera a una professoressa. Mi colpì l’idea di una scuola che doveva tendere alla presa di coscienza civile delle classi più disagiate e della divisione dell’umanità tra chi adotta il motto I care (mi interessa, ho a cuore) e chi, in contrapposizione, impugna il fascista Me ne frego. Stranamente tornò su di lui anche un mio professore al Pime di Monza, padre Noè Simonut che, pur conservatore, dedicò un’intera lezione elogiativa a don Milani. Erano i primi anni Settanta e io mi interessavo alle lotte per la casa nel quartiere Ticinese dove vivevo (nell’archivio del Corriere della Sera troverà tracce di questo impegno)”.

E’ il periodo in cui compone anche canzoni e duetta con un suo amico famoso: Enzo Jannacci.
“Quelle canzoni le ho appena raccolte in un cd, Amour éternel. Sono canzoni che riflettono il desiderio di condividere la vita dei più poveri. E di poveri ne ho incontrato a Hong Kong, dove sono arrivato 42 anni fa incuriosito dalla rivoluzione culturale di Mao. Agli inizi sono andato a lavorare in fabbrica per 12 anni, 8 ore al giorno, e poi a vivere in barca con la gente delle barche. Qui un amico mi ha portato Dalla parte dell’ultimo, libro potente di Neera Fallaci su don Milani. Nel 2002, tornato in Italia, il sindaco di Borghetto Lodigiano ha portato me e mia madre Amalia a Barbiana e lì in accordo con Nanni Banchi e gli ex alunni di don Milani, è nata l’idea di aprire ‘la Barbiana di Hong Kong’, la Right of Abode University, di tradurre in cantonese Lettera a una professoressa e L’obbedienza non è più una virtù. Con il tempo si è passati dalle lotte per la casa a quelle per la cittadinanza ai figli degli immigrati fino ai diritti per i rifugiati, che durano tuttora. E quindi don Milani è sempre vivo in mezzo a noi, specie tra quei veri eroi della storia che sono i contadini e gli operai”.  ()

Don Lorenzo Milani (Firenze, 27 maggio 1923 - 26 giugno 1967). Mandato dal vescovo di Firenze nel 1954 nella piccola chiesa di Barbiana, frazione di montagna nel comune di Vicchio, nel Mugello, iniziò il primo tentativo di scuola a tempo pieno rivolto alle classi popolari.

Avv. Pietro Rizzo, Cosenza

Caro Salvatore,  da più giorni – prima ancora che si riaccendesse la fiaccola sul grande educatore  del Mugello – avevo sentito impellente il desiderio di riandare  a quell’epoca in cui  venivano squarciati i veli  della falsità educativa  stratificata   nella maggior parte   degli uomini di scuola (si fa per dire! ) e della classe dirigente italiana. Ricordo  le due prime classi della Scuola Media di Decollatura, che mi furono affidate nel 1963 quando entrò  a regime la Riforma. La fotografia   in cui compaio con i miei alunni, offrono il quadro     di un’età   modesta e miserevole, ma ricca  di una disincantata umanità.  Molti di quei volti ancora oggi   mi sono presenti e, a volte, l’incontro di qualcuno di loro, seppur segnato dal tempo inesorabile trascorso, è motivo di  indistruttibile, se non del tutto, di  epico ricordo e di afflato indistruttibile. .

Non ho prediletto i figli dei “DON” (=Don Pasquale, Don Ciccio, Don Arcibaldo e via di seguito) che signoreggiavano   nelle frazioni del paese,  cui avevano dato il nome( ..e così: Cerrisi (Cerra), Adami ( Adamo), Tomaini (Tomaino);  Ursi (D’Urso), ma i figli di quegli altri che, come ben si vede dalla fotografia,  avevano la foggia degli “straccioni”. Ma quanta umanità, caro Salvatore, e che voglia di apprendere. In quei tempi la Biblioteca Comunale andava arricchendosi di libri di varia umanità, sempre più numerosi rispetto a quelli, ormai trascurati, della mistica fascista, che nei paesi del Sud, aveva imposto regole di vita e di comportamento. Anni dopo, quando ormai, in città, insegnavo nelle classi del triennio, le cose erano in parte cambiate. Le differenze erano state inghiottite dal tempo  e, francamente, confesso  che qualunque fosse la provenienza dei ragazzi che si avviavano al Diploma, non c’era differenza alcuna. Con la quinta classe  che ebbi nell’anno scolastico 1969/70,  ci si vedeva ogni cinque anni. Ovunque essi fossero convenivano in un unico punto, a quel consuetudinario appuntamento che ci si dava. E così fino al 2010, nel 2015, (ero il solo degli insegnanti ancora in vita) non fui presente, non stavo bene. Inviai loro un mio breve scritto. Poi il Covid ha fatto il resto e non ci siamo visti nel 2020. Speriamo di rivederci nel 2025. Se così sarà, come d’abitudine,  chiamerò l’appello…. So, purtroppo, che alcuni non risponderanno, avendo già chiuso la loro vicenda terrena. Sono certo   di  averti fatto piacere con questo mio scritto. Buon lavoro.

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