Cosa hanno in comune i Paesi con le migliori risposte al coronavirus? Delle donne come leader.

L’osservazione arriva da Forbes (il magazine più conosciuto al mondo su classifiche, cultura economica, leadership imprenditoriale e innovazione) che in un articolo pubblicato lunedì 13 aprile a firma di Avivah Wittenberg-Cox (esperta di leadership) passa in rassegna la gestione della crisi da parte di sette leader, dalla Germania a Taiwan, passando per Islanda, Danimarca, Finlandia e Norvegia, fino alla Nuova Zelanda.

“Molti diranno che si tratta di piccoli paesi, isole o altre eccezioni”, nota l’autrice, amministratore delegato di 20-first“ma la Germania è grande e all’avanguardia e il Regno Unito è un’isola con risultati molto diversi”. Secondo Wittenberg-Cox, queste leader ci stanno mostrando un modo alternativo e attraente di esercitare il potere, una leadership fondata su quattro parole chiave: verità, risolutezza, tecnologia e amore.

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Sette esempi di leadership femminile.

Verità

Angela Merkel, classe 1954, cancelliera tedesca, si è mossa presto e ha detto con calma ai suoi connazionali che si trattava di un grave minaccia che avrebbe infettato fino al 70% della popolazione. “È un problema serio”, ha detto, “prendiamolo sul serio”. Così ha fatto, e così hanno fatto anche i tedeschi. I test sono iniziati fin dall’inizio. La Germania ha saltato le fasi di negazione, rabbia e disillusione che abbiamo visto altrove. I numeri del paese sono molto al di sotto dei suoi vicini europei e ci sono segnali che relativamente presto sarà possibile un allentamento delle restrizioni.

Risolutezza, capacità decisionale

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Jacinda Ardern (Hamilton, Nuova Zelanda – 1980)

Tra le risposte più tempestive e veloci c’è quella di Tsai Ing-wen a Taiwan (classe 1956, prima donna a ricoprire tale incarico). A gennaio, al primo segno di una nuova malattia, ha introdotto 124 misure per fermare la diffusione, senza dover ricorrere ai blocchi che sono diventati comuni altrove. Ora sta inviando 10 milioni di mascherine negli Stati Uniti e in Europa. Ing-wen ha gestito quelle che la CNN ha definito “tra le migliori risposte al mondo”, tenendo sotto controllo l’epidemia. Il Paese ha registrato solo 6 decessi.

Jacinda Ardern, 40 anni, in Nuova Zelanda è stata veloce nell’ordinare il lockdown e molto chiara sul massimo livello di allerta imposto al paese, e sul perché. Ha imposto l’auto-isolamento alle persone che entrano in Nuova Zelanda in modo sorprendentemente precoce, quando c’erano solo 6 casi in tutto il Paese, e ha vietato agli stranieri di entrare subito dopo. Chiarezza e risolutezza stanno salvando la Nuova Zelanda dalla tempesta. A metà aprile il Paese ha subito solo quattro morti e si prepara ad abolire le restrizioni, imponendo la quarantena a tutti i neozelandesi in luoghi designati per 14 giorni.

Tecnologia

Katrín-Jakobsdóttir

Katrín Jakobsdóttir (Reykjavík, 1976)

L’Islanda, sotto la guida della premier Katrín Jakobsdóttir, nata nel 1976, offre test di coronavirus gratuiti a tutti i suoi cittadini e diventerà un caso di studio chiave sui tassi di diffusione e mortalità reali di Covid-19. La maggior parte dei paesi ha test limitati per le persone con sintomi attivi. In proporzione alla sua popolazione, il Paese ha già esaminato cinque volte più persone della Corea del Sud e ha istituito un sistema di tracciamento accurato che ha permesso di evitare il lockdown e la chiusura delle scuole.

La premier finlandese Sanna Marin, 34 anni, socialdemocratica, la più giovane leader di governo nel mondo, si sta avvalendo dell’aiuto degli “influencer” sui social media come agenti chiave nella lotta alla crisi del coronavirus. Riconoscendo il fatto che non tutti leggono la stampa, il governo finlandese sta invitando gli influencer di qualsiasi età a diffondere informazioni basate sui fatti sulla gestione della pandemia.

Amore

La premier norvegese, Erna Solberg (Bergen, 1961) ha avuto l’idea innovativa di usare la televisione per parlare direttamente con i bambini del suo paese […]. Ha risposto alle domande dei bambini provenienti da tutto il Paese, prendendosi del tempo per spiegare perché era normale sentirsi spaventati.

Quante altre innovazioni semplici e umane scatenerebbero una maggiore leadership femminile?”, si chiede Wittenberg-Cox. “In generale, l’empatia e la cura che hanno comunicato tutte queste leader sembrano provenire da un universo alternativo rispetto a quello a cui ci siamo abituati. È come se le loro braccia uscissero dallo schermo per tenerti stretto in un abbraccio sentito e amorevole […]. Ora, confronta questi leader e storie con gli uomini forti che usano la crisi per accelerare una terrificante tripletta di autoritarismo: incolpare gli “altri”, imbrigliare la magistratura, demonizzare i giornalisti e coprire il loro paese nell’oscurità del non-mi-ritirerò-mai (Trump, Bolsonaro, Obrador, Modi, Duterte, Orban, Putin, Netanyahu…). Sono anni che la ricerca ci dice timidamente che gli stili di leadership delle donne potrebbero essere diversi e utili. Invece, troppe organizzazioni e società stanno ancora lavorando per convincere le donne a comportarsi come gli uomini se vogliono essere leader o avere successo. Eppure questi sette casi di studio offrono tratti di leadership che gli uomini potrebbero voler imparare dalle donne. È tempo di riconoscerlo e di eleggerne di più.

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Fonte: HuffPost. Fonte e aggregatore statunitense fondato nel 2005 da Arianna Huffington, Kenneth Lerer, Johah Peretti e Andrew Breilbart, e in breve tempo diventato uno dei siti più seguiti al mondo. L’edizione italiana, edita in collaborazione con il gruppo L’Espresso, è stata diretta fino al febbraio 2020 da Lucia Annunziata.

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