turismo-medicoDopo cibo, cultura, moda e design anche la salute si candida a diventare, a pieno titolo, uno dei tratti distintivi del made in Italy per portare l’Italia tra le destinazioni primarie di ‘turismo medicale’ (cioè la ricerca di cure in luoghi diverso da quello di residenza, all’interno della stessa nazione o all’estero). Secondo le stime dell’Osservatorio Ocps-Sda Bocconi il nostro Paese genera oggi un valore pari a 2 miliardi di euro, che a dire degli osservatori internazionali, potrebbe arrivare a 4, incrementando l’offerta di servizi sanitari e turistici offerti agli stranieri.

Il saldo per ora è ancora negativo, con circa 200mila italiani che vanno oltre confine cercando, prevalentemente, prestazioni meno care in chirurgia dentale, estetica e ricostitutiva, trapianto dei capelli. Solo 5mila gli stranieri arrivati in Italia (principalmente da Paesi Arabi, Russia, Svizzera, Balcani) spinti però dalla ricerca di trattamenti ad alto tasso di specializzazione in neurologia, cardiochirurgia, oncologia, chirurgia bariatrica e ortopedia. Questo si riflette sulla spesa media che oscilla tra i 20 e i 70 mila euro, senza calcolare le spese generate dal corollario turistico.

Un fenomeno sociale ed economico complesso che ha un valore stimato globale di oltre 100 miliardi di dollari all’anno e interessa circa 10 milioni di pazienti che si spostano dal proprio luogo di residenza per cercare cure all’estero e si aggiungono a chi si muove, per gli stessi motivi, all’interno della propria nazione. Intanto Intercare, la prima fiera e congresso internazionale di turismo medicale, ha organizzato con Bit, fiera leader nel Turismo, per la prima volta un convegno dal titolo Turismo Medicale: una risorsa strategica per il sistema turistico e sanitario italiano, che si è svolto il 13 febbraio al Mico di Milano (nel video seguente, l’apertura).

Nel corso del convegno istituzioni e rappresentanti di associazioni italiane ed europee hanno messo a confronto modelli, visioni ed esperienze su come costruire e posizionare una destinazione votata alla cura e al benessere.

Un aspetto non solo di marketing, ma che coinvolge una filiera articolata e complessa che include la ricerca medica, la qualità delle strutture ospedaliere e del personale, i servizi di viaggio e ristorazione, l’offerta culturale e di svago, la comunicazione nonché le regolamentazioni fiscali, quelle legate ai visti e alla privacy e le normative europee sull’accessibilità delle cure.

Una ricerca della Commissione Trasporti e Turismo dell’Unione Europea, rilasciata la scorsa estate, ha fatto il punto sul fenomeno: all’interno dei 28 stati dell’Unione sono stati registrati 56 milioni di arrivi nazionali e poco più di 5 milioni internazionali. Di questi, il 4,3% era legato a motivi di salute (quasi il 6% degli arrivi nazionali e poco più dell’1% di quelli internazionali), con un valore globale di 47 miliardi di euro, il 4,6% del fatturato dell’intero comparto turistico europeo.

Più elevata l’incidenza della salute nella motivazione dei viaggi in entrata da paesi extra UE, che arriva al 6% del totale. “La posta in palio è alta”, dice Alessandro Santambrogio, cofondatore e direttore marketing di Intercare. “Il costo sempre minore del trasporto aereo ha notevolmente migliorato l’accessibilità alle cure, soprattutto per pazienti che provengono da Paesi con sistemi sanitari carenti o che hanno lunghe liste di attesa. Questo fattore, unito alla disponibilità sempre maggiore di informazioni sul web, traina la crescita di un comparto che, in poco tempo, ha raggiunto valori considerevoli e continua a crescere a ritmo sostenuto”.

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* Fonte: Newsletter Dire.