Quando Galeazzi mi confessò che nel suo olimpo abitava il giornalista e poeta Beppe Viola, capace di trasmettere fiotti di emozioni
Se n’è andato in solitudine, a 75 anni, il telecronista della Rai che era rimasto atleta e non tradiva i campioni suoi interlocutori
Il mio Eroe / Giampiero Galeazzi sceglie Beppe Viola
testo di Salvatore Giannella per Sette / Corriere della Sera
Quando Galeazzi mi confessò che nel suo olimpo abitava il giornalista e poeta Beppe Viola, capace di trasmettere fiotti di emozioni
Se n’è andato in solitudine, a 75 anni, il telecronista della Rai che era rimasto atleta e non tradiva i campioni suoi interlocutori
Il mio Eroe / Giampiero Galeazzi sceglie Beppe Viola
testo di Salvatore Giannella per Sette / Corriere della Sera
Gian Piero Galeazzi (Roma, 1946-2021). Laureato in Economia e commercio (tesi in Statistica): “Dovevo andare alla Doxa, invece finii alla Fiat, a Torino, come atleta”. (CREDIT Giacomo Giannella / Streamcolors).
Caro Galeazzi, hai da poco festeggiato i tuoi primi 70 anni di vita e vivi un’altra stagione ancora intensa: hai scritto un libro autobiografico (L’inviato non nasce per caso, Eri), sei tornato in video con una rubrica di letteratura sportiva su RaiUno, stai preparando un misterioso progetto con Mara Venier dal titolo Improvvisamente a New York…
“Certo, un bilancio molto positivo (a parte il ginocchio che mi funziona meno). Paragono la mia felice carriera a una fuoriserie tirata da due motori speciali: uno è Beppe Viola, il mio maestro per eccellenza di giornalismo e di televisione, e l’altro è la Venier che, indottrinata dal guru Renzo Arbore, mi ha insegnato, chiamandomi a Domenica In, come si parla a un pubblico di milioni di persone”.
Andiamo alle prime tappe del viaggio che ti ha portato da ex canottiere a giovane cronista fino a inviato di razza…
“Galeotti furono gli incontri (dopo aver mollato le canoe perché mi ero rotto una gamba) con maestri come Sandro Ciotti, Enrico Ameri e Guglielmo Moretti, e proseguita in Tv nel Tg1 di Emilio Rossi e nella redazione sportiva di Tito Stagno, ma il più grande di tutti, quello con cui mi è capitata la fortuna di fare tandem, resta Beppe Viola, un giornalista per mestiere e poeta per vocazione, capace di trasmettere, insieme alle storie e notizie, un mare di emozioni. Io ci mettevo il fisico e la grinta, lui la scrittura e le idee. Io fornivo la stoffa grezza, lui cuciva un abito perfetto. Una miscela formidabile, incorniciata da una sua qualità supplementare rara nel mondo del giornalismo (e non solo)”.
Beppe Viola (Milano 1939-1982) è stato giornalista, scrittore e umorista. È morto improvvisamente a 43 anni, mentre era nella sede Rai di Milano, per un’emorragia cerebrale, durante il montaggio di un suo servizio sulla partita Inter-Napoli. L'amico Enzo Jannacci gli ha dedicato il testo della canzone L'amico. (CREDIT Giacomo Giannella / Streamcolors).
Quale?
“L’ottimismo e la generosità, qualità che lo facevano un pioniere post-moderno, e per questo non era proprio simpatico a tutti, anzi in molti tendevano a tagliargli le unghie. Fin dal nostro primo incontro di lavoro, all’ippodromo milanese di San Siro per la Domenica sportiva, con sosta al ristorante Ribot, ha sempre offerto lui. Ma generoso era anche sul piano professionale, in un mestiere in cui domina l’individualismo: non dimenticherò mai l’esperienza delle Olimpiadi di Montreal (1976). La Rai a me e Beppe ci spedisce in Canada ma appena arrivati in albergo il direttore Rossi ci chiede dall’oggi al domani uno speciale di mezz’ora da mandare subito in onda al Tg1. Panico, ma io vado a dormire sperando che la notte porti consiglio. Beppe invece esce a fare un giro e alle 5 del mattino mi bussa alla porta eccitato: aveva 20 fogli di appunti scritti, erano i 30 minuti di speciale del giorno dopo. Mi dice: ‘Tieni, leggile tu’. Io replico: ‘Leggiamo almeno assieme’. Niente da fare, lui deciso: ‘No, fai tutto tu, tranquillo’. Aho, ma ti rendi conto?”.
* L’intervista apparve sullo storico magazine del Corriere della Sera, Sette, allora diretto da Pier Luigi Vercesi, all’interno della lunga serie dedicata a “Il mio eroe”:
- Roberto Baggio sceglie il maestro buddhista Daisaku Ikeda, che ha dedicato la vita a sradicare le cause della violenza
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Nerio Alessandri: quel giorno nella vita di mr. Technogym, il romagnolo che fa muovere il mondo: “Il mio eroe? Un altro innovatore che, come me, partì da un garage: Steve Jobs“
- Urbano Cairo: “Se scalo le montagne lo devo a un filosofo-faro: Napoleone”
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- Giuseppe Masera: “per chi come me ha dedicato una vita nella battaglia alla leucemia infantile, la figura di Giovanni Verga assume i contorni di un gigante”
- Nel glossario di Andrea Camilleri inserite la voce: Mandrake, l’idolo che mi confessò
- Dieci cose che a me, Luigi Roberto, ha insegnato il nonno presidente Luigi Einaudi (1874-1961)