LOS ANGELES –
Da Total Recall di Schwarzenegger ai Pirati dei Caraibi di Johnny Depp, da Robocop di Verhoeven a Mission impossibile di Brian De Palma e Tom Cruise, fino al prossimo film del regista premio Oscar per I segreti di Brokeback Mountain Ang Lee, che a fine anno sarà sugli schermi: è la storia di Giacomo Ghiazza, il disegnatore di storyboard arrivato da Asti a Hollywood a lavorare con i registi e gli attori più famosi.
Un’avventura stupefacente, iniziata a metà degli Anni 80. Figlio di un vignaiolo, aveva studiato disegno e scenografia a Torino e lavorato per Stampa Sera (per il critico cinematografico Paolo Perona faceva caricature di attori), poi in teatri torinesi come l’Alfieri e lo Stabile e infine a Roma, nella pubblicità. Ma adorava i western e i film di fantascienza (erano i tempi di Incontri ravvicinati di terzo tipo), il suo sogno era di entrare nella Lucas Film, fare fortuna negli States con Spielberg, Coppola o altri registi indipendenti.
Così questo astigiano – una sessantina d’anni e aspetto da ragazzino – è partito a 35 anni per San Francisco, dove ha ricominciato da zero. Ha fatto gavetta due anni (“Ho lavorato anche in un bar, facevo espressi buonissimi…”), poi per due settimane è riuscito a collaborare con la Lucas, ha capito che doveva trasferirsi a Los Angeles e imparare bene l’inglese:
Alla fine è giunto il salto di qualità: l’hanno chiamato registi come Verhoeven, Carpenter e John Woo, è stato sul set con attori come Schwarzenegger, Tom Cruise, Keanu Reeves e Nicholas Cage, ha creato per primo le scene di Total Recall, Face off, Starship troopers, Mission impossibile, Speed, Pirati dei Caraibi 1 e 4, lo splendido Windtalkers di John Woo (“Tre mesi di lavoro alle Hawaii, una pacchia”), la storia dei soldati Navajos che durante la seconda guerra mondiale usavano il loro linguaggio per codificare i messaggi segreti e confondere l’esercito giapponese.
Dal 1988 ha lavorato in una quarantina di film, i suoi “storyboard” – il “fumetto” che per primo trasforma in immagini le parole del copione, che fa “vedere” il film al regista prima di girare scene molto costose – fanno sì che Ghiazza “veda” l’opera prima di chiunque altro (prima di lui, forse, solo la mente dello sceneggiatore), perché mette sulla carta quello che spesso si vedrà poi sullo schermo:
Talento, coraggio e creatività: ora l’ha chiamato il premio Oscar Ang Lee (“Genio assoluto, persona umile e curiosa”), autore tra gli altri de La tigre e il Dragone e nel 2009 presidente della Mostra del cinema di Venezia. Il nuovo film del regista taiwanese è girato in 3D ed è tratto da un romanzo dello scrittore franco-canadese Yann Martel: è la storia dell’affascinante e pericolosa convivenza tra un adolescente e una tigre del Bengala, su una scialuppa alla deriva nel Pacifico dopo un naufragio.
Doppia soddisfazione per chi come lui ama gli animali e la “wilderness”, i deserti e i canyon: “Per anni ho vissuto in una casa isolata, senza la televisione. Leggevo libri e camminavo… Qui a Los Angeles c’è tutto: la città e il deserto, i canyon, la natura selvaggia”. Estrema come l’avventura dell’adolescente di Ang Lee, che deve patteggiare la sopravvivenza fisica e psicologica con un animale feroce; come la storia dell’astigiano che con coraggio è riuscito a realizzare il suo sogno.
L’avventura continua anche se certi produttori, nell’era degli effetti speciali, tentano di risparmiare sul suo lavoro, pensano di non poterselo permettere e magari corrono a chiedergli aiuto a film iniziato, dopo aver gettato migliaia di dollari in un’inquadratura sbagliata. Ma alla fine capiscono che un uomo con la sua matita e la sua fantasia può risultare più creativo ed economico di un computer.
La storia di Giacomo Ghiazza e di altri italiani a Los Angeles e Hollywood, in Last Angeles di Carlo Grande (italiano, 51 minuti).
Leggi anche:
- Il computer ha un cuore veneto: storia di Federico Faggin, lo Steve Jobs italiano. Pochi lo sanno: ma è stato un inventore vicentino ad accelerare la rivoluzione elettronica creando il microprocessore, cuore di ogni computer
- Italiani che hanno cambiato il mondo: la Francia. Alberto Toscano ci guida sui sentieri del genio italico: illuminiamo le storie di nostri connazionali, famosi e non, che hanno contribuito alla crescita delle terre dove sono emigrati
- Carlo Pedretti: la mia vita con quel genio di Leonardo
- E Paolo Nespoli mi confidò: “Se sono andato lassù, nello spazio, devo dire grazie a Oriana Fallaci”. In un’intervista al Corriere della Sera l’astronauta più anziano ricorda il legame con la grande giornalista e scrittrice: quel legame che, a sorpresa, mi aveva confidato undici anni fa
- Dal Gargano a Manhattan: Joseph Tusiani, emigrante diventato poeta di due terre. Ci ha lasciato uno scrittore a noi caro che ha dato lustro alla cultura italiana oltreoceano
- Il maestro Tony Pappano riabbraccia il piccolo borgo paterno ed è subito magia. Da Londra al Sannio: Antonio Pappano racconta il legame con Castelfranco in Miscano (Benevento), teatro del “Memorial Pasquale Pappano”
- Era italiano Michael Collins, il gregario spaziale rimasto a orbitare intorno alla Luna. Ecco chi me lo raccontò. Una curiosa classifica delle persone più famose al mondo regala qualche sorpresa, come quella di Michael Collins, pioniere dello spazio
- L’avventura umana e scientifica del premio Nobel Mario Capecchi. A Forlì sbarca Mario Capecchi, protagonista di una storia da film che avevo intervistato in occasione del riconoscimento ricevuto dall’Accademia delle Scienze di Stoccolma
- Una notte con Renzo Arbore tra Romagna e grande jazz americano. A Cesena, nel camerino del famoso showman che porta la musica italiana nel mondo, racconto la storia dei fratelli trombettisti