Tra le tante e generose recensioni dedicate al mio più recente libro “In viaggio con i maestri” (Minerva, Bologna 2018), mi piace segnalare quella a firma di Marco Ferrazzoli, appena pubblicata sull’Almanacco del CNR, il mensile online del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Il CNR, come è noto, è la più grande struttura pubblica di ricerca in Italia. Fondata nel 1923, conta oltre 8.000 dipendenti, la metà dei quali è rappresentata da ricercatori e tecnologi. Circa 4.000 sono i giovani ricercatori impegnati in attività di ricerca post-dottorato presso i laboratori dell’Ente, mentre un contributo importante arriva dalle collaborazioni, anche internazionali, con i ricercatori delle Università e delle imprese, rafforzando così il sistema nazionale della ricerca. Ferrazzoli da 14 anni è capo ufficio stampa del CNR, la sensibile antenna puntata sul mondo dei 102 istituti di ricerca che scandaglia per illuminare, tra gli altri compiti, le informazioni che meglio compendino rilevanza scientifica e ‘notiziabilità’ giornalistica.

Ricambio l’attenzione con uno degli interessanti capitoli tratti da un interessante e attualissimo libro di Marco “Parola di scienziato. La conoscenza ridotta a opinione”, scritto con la ricercatrice Francesca Dragotto (UniversItalia, Roma), con l’obiettivo di illustrare, attraverso alcune buone e cattive pratiche, il processo di corruzione, banalizzazione e fraintendimento che spesso si verifica nella comunicazione della scienza e della conoscenza. Comunicazione virtuosa che, al contrario, vede come patrimonio nazionale Piero Angela (foto in apertura), uno dei personaggi più amati della nostra Tv (e faro per chi vi scrive), che il 22 dicembre scorso ha tagliato il traguardo dei 90 anni.

Oltre ad aver diretto diversi giornali (Genius, L’Europeo, Airone), alcuni dei quali di carattere chiaramente divulgativo, Salvatore Giannella ha curato le pagine di cultura e scienze del settimanale Oggi dal 2000 al 2007. Di questa sua passione per la ricerca resta traccia anche nel recente ‘In viaggio con i maestri’, in cui troviamo il ‘meglio’ dei cinque anni di interviste che Giannella ha curato per Sette, lo storico magazine del Corriere della Sera, 220 appuntamenti, la metà dei quali selezionato nel volume; il direttore del settimanale dell’epoca, Pier Luigi Vercesi, nella prefazione alla raccolta si augura giustamente che anche gli altri dialoghi vedano presto la luce editoriale.

Tra gli attori e gli artisti, tra gli imprenditori e i cantanti, tra stilisti e sportivi troviamo così anche alcuni scienziati in uno dei due ruoli che gli originali colloqui di Giannella prevedevano: o come intervistati o come personaggi di riferimento di questi ultimi.

Per esempio, il premio Nobel per la Medicina 2007 di origine italiana Mario Capecchi sceglie Leonardo da Vinci, l’imprenditore farmaceutico e filantropo Marino Golinelli elegge un altro Nobel italiano, Rita Levi Montalcini. Maria Rita Parsi indica Giovanni Bollea, fondatore della neuropsichiatria infantile, mentre il fondatore di Technogym Nerio Alessandri elegge quale suo faro il guru di Apple, Steve Jobs. I divulgatori Alberto Angela e Michele Mirabella optano rispettivamente per Traiano e Antonio Gramsci, Paolo Bonolis ‘vota’ per il maestro della fantascienza Isaac Asimov, Nicola Dioguardi per Galileo Galilei e Monica Maggioni per Adriano Olivetti. Al di fuori dell’ambito tecnico-scientifico, colpisce Federico Fellini, indicato come maestro da Tonino Batani e, comprensibilmente, da Pupi Avati. Non pochi gli intervistati che hanno reso atto di riconoscenza a loro famigliari: Paolo Barilla ha indicato il padre Pietro, Raffaella Carrà la nonna Andreina e Carlo Conti la madre Lolette. (Marco Ferrazzoli).

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almanacco-scienza* Fonte: almanacco.cnr.it. In questo stesso numero: Matematici tra fascismo e democrazia, Il Cnr e l’Esposizione universale del 1933, Culturale e digitale non fanno sempre rima, Le gaffe dei Nobel, Napoli, le donne e la scienza; Marie Curie, prototipo dello scienziato; Come combattere e sconfiggere la Sma; E se Lenin fosse diventato ecologista?; Le idee che hanno cambiato il mondo. In passato (ottobre 2010) l’Almanacco aveva dedicato attenzione a un altro dei miei libri: Voglia di cambiare (Chiarelettere).

A PROPOSITO/ Dal libro “Parola di scienziato”

Auguri a Piero Angela,

il mite guerriero

della scienza italiana

testo di Marco Ferrazzoli*

Salvatore Giannella e Piero Angela

Salvatore Giannella con Piero Angela in occasione dell’intitolazione dell’Auditorium del campus scientifico di via Torino a Mestre dell’Università di Venezia Ca’ Foscari (dove insegnava Mainardi, collaboratore di Quark e dell’Airone da me diretto). Piero Angela ha raccontato la lunga esperienza di divulgatore scientifico nel recente Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute (Mondadori).

Le buone pratiche della disseminazione scientifica e culturale sono correlate agli ambiti disciplinari, alle figure capaci di interpretarle, all’incalzare della cronaca e, ovviamente, agli strumenti utilizzati.

La carta stampata viene data spesso per morta: un po’ frettolosamente se si considera il solo caso (non è questa la sede di un elenco neppure indicativo) del diffusissimo mensile Focus con i suoi supplementi Focus Junior e Focus Storia… È il segno che un mercato editoriale esiste, con particolare fortuna in segmenti quali informatica e telematica, salute e forma fisica, anche se le altre testate viaggiano a livelli molto inferiori e se sovente si tratta di iniziative importate dall’estero. Anche la nicchia della saggistica divulgativa conta numerose case editrici.

Poiché la nostra è comunque una società dell’immagine, in tale ambito non possiamo dimenticare la documentaristica, che, grazie alla possibilità esponenzialmente aumentata dalla tecnologia di girare e pubblicare video di grande impatto, attira un largo pubblico televisivo, cinematografico e su Web. Nel solco della grande fotografia naturalistica, oggi si cimentano con tale forma comunicativa anche discipline che un tempo non avrebbero potuto: le dimensioni nano e micro, cioè del milionesimo e del millesimo di millimetro, vengono per esempio indagate con risoluzioni perfette, che consentono di mostrare scatti affascinanti.

L’esempio di divulgatore televisivo e non solo più noto nel nostro paese rimane Piero Angela, che con Quark e i suoi programmi antecedenti e successori vanta oltre 30 anni di messa in onda, raggiungendo un’affidabilità tale da essere eletto nel 2006 dai lettori del Corriere della Sera moderatore ideale per il confronto tra i candidati premier Silvio Berlusconi e Romano Prodi. I leitmotiv di Angela consistono nella “concisione”, nell’“essere non solo chiari ma anche non-noiosi”, nell’“antico motto latino ludendo docere, cioè insegnare divertendo”, ma soprattutto nell’atteggiamento per cui “quando un lettore (o ancor più un telespettatore) non capisce, la colpa non è sua”: una prossimità al pubblico probabilmente agevolata al giornalista dalla mancanza di studi scientifici e dall’essersi convertito a questo segmento informativo dopo aver cominciato la carriera come cronista. Una posizione significativamente allineata a quella di David Attenborough, da mezzo secolo documentarista per la BBC:

Io sono un divulgatore e un curioso. Non sono uno scienziato.

Tocchiamo qui, potendola solo schematizzare, una questione importantissima: se sia preferibile che un professionista della disseminazione provenga da una formazione specialistica o meno. Il primo caso comporta il rischio di assumere come scontati concetti, lemmi, espressioni incomprensibili alla maggior parte dei destinatari; il secondo quello di contribuire alla corruzione del contenuto, anziché combatterla. In entrambi i casi è indispensabile perseguire, con la massima dose di onestà intellettuale e di curiosa ignoranza socratica, il miglior equilibrio possibile tra rigore dei contenuti e interesse della notizia, stabilendo strette sinergie con i produttori della conoscenza su obiettivi comuni, a partire dalla traduzione degli elementi tecnici e scientifici più ostici.

Ovviamente la ricetta per preparare una divulgazione perfetta non esiste, anche se non mancano certo esempi positivi da prendere come spunto, pubblicazioni e iniziative formative.

I festival scientifici e culturali stanno conoscendo una tale diffusione che c’è chi propone di istituire meccanismi di selezione delle iniziative davvero meritevoli di sostegno pubblico tramite peer review e search committee. Il ritorno che se ne può ottenere è importante, se consideriamo che il Festival della Scienza di Genova si attribuisce un ruolo nell’aumento delle iscrizioni alle facoltà scientifiche cittadine. Una tendenza curiosamente corrispondente a quella registrata nelle facoltà di Fisica degli Stati Uniti e ricondotta all’enorme seguito tra i ragazzi – quasi 19 milioni di spettatori – della sit-com the Big Bang Theory, che ha per protagonisti alcuni giovani fisici, dipinti come dei simpatici nerd.

Il cast di The Big Bang Theory con Stephen Hawking.

Il cast di The Big Bang Theory posa con Stephen Hawking (Oxford, 1942 – Cambridge, 2018).

A margine sarebbe interessante, considerato l’enorme impatto del genere letterario, indagare l’immagine dei ricercatori che emerge dalla science fiction, sovente stereotipata in quella di temibili demiurghi o semplici pasticcioni che, in entrambi i casi, è meglio tenere a bada: da Frankenstein a Dr. Jekyll e Mr. Hyde, da 2001 Odissea nello spazio a Jurassic Park. All’opposto, non mancano le figure di scienziati realmente esistiti e divenuti autentiche icone pop come Einstein e Freud, Stephen Hawking e Alan Turing cui Hollywood ha recentemente e rispettivamente dedicato le pellicole The Theory of Everything e The Imitation Game.

Anche per i musei scientifici non mancano esempi interessanti, dal neonato Muse di Trento al Nibiru Planet di Brescia di prossima apertura, passando per il Leonardo da Vinci di Milano e per l’Acquario di Genova, caratterizzati da interattive animazioni hands on e virtualizzazioni: tecnologie ormai indispensabili specialmente per attirare, divertire e istruire il pubblico giovanile e divenute consuete anche nella fruizione del patrimonio culturale, come dimostra la kermesse Archeovirtual. Certo, all’estero strutture simili sono presenti da più tempo, mentre in Italia, dove alcune istituzioni museali appaiono ancora prive dei minimi apparati necessari, sono state riconosciute per legge solo nel 2004 e incluse nel Dossier Musei del Touring Club dall’anno successivo.

È importante prendere atto che alla comunicazione tramite carta stampata, radio-tv e Rete deve affiancarsi quella tesa a raggiungere direttamente i cittadini: particolarmente bambini e ragazzi, poiché per stimolare la passione per la conoscenza in vista di possibili scelte formative e professionali bisogna intervenire in età quanto più possibile precoce. Secondo i dati dell’indagine europea Young People’s Science ad aver più influenzato la scelta del corso di laurea sono stati i libri e le riviste di divulgazione scientifica, seguiti da film e serie tv, visite a musei, trasmissioni e programmi televisivi, persino videogiochi.

Ancor più delle buone notizie sull’offerta di informazione, divulgazione e disseminazione culturale fanno piacere quelle sull’aumento della domanda, con picchi importanti quale quello registrato dall’Annuario Scienza e Società 2010: i cittadini per i quali investire in ricerca è una priorità della spesa pubblica segnano ben sette punti in più tra rispetto alla precedente rilevazione, toccando un 23 per cento con cui superano persino la quota che privilegia il tema della sicurezza (OBSERVA 2010). Non meno sorprendenti gli europei intervistati da Eurobarometro, che si dichiarano più interessati alle novità scientifiche e tecnologiche che allo sport.

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* Marco Ferrazzoli, laurea in lettere, master in Psicologia di consultazione e in Comunicazione istituzionale, è giornalista professionista dal 1995. Capo Ufficio Stampa del CNR dal 2005, è tra l’altro direttore del web magazine “Almanacco della scienza”, fondatore e direttore editoriale di cnrweb.tv, responsabile della redazione del portale cnr.it. Docente di Teoria e tecnica della comunicazione della conoscenza all’Università di Roma Tor Vergata, al Master in giornalismo e comunicazione della scienza della Sapienza Università di Roma e in diverse altre strutture di formazione. Tra le sue ultime pubblicazioni: “Parola di scienziato. La conoscenza ridotta a opinione” (con Francesca Dragotto, Universitalia, Roma 2014), libro da cui è tratto il capitolo sopra riprodotto; “Media e vaccini, un successo che lascia perplessi”, in: “Observa Science in Society, Annuario scienza tecnologia e società 2018”, Il Mulino, Bologna, 2018.

A PROPOSITO / Un altro mio libro presentato sull’Almanacco CNR

Esempi europei per cambiare l’Italia

I problemi che attanagliano il Paese – dalla disoccupazione alla sicurezza sul lavoro, dalle tasse ai rifiuti – spingono sempre più italiani a guardare all’estero. Ma davvero potremmo importare le soluzioni attuate negli altri stati europei? Voglia di cambiare di Salvatore Giannella, sembra sostenere proprio questa tesi.

È da più di trent’anni che l’autore viaggia per il mondo alla scoperta di storie e personaggi “luminosi”, di cui scrive poi in servizi per l’Europeo, Genius, Airone (riviste che ha diretto) e per Oggi, sul quale ha pubblicato i reportage sulla “meglio Europa” ora raccolti in questo libro.

Il volume è, dunque, un tour per il vecchio continente, tra i suoi problemi e le relative soluzioni: le morti sul lavoro, il precariato, le case sempre più costose, i trasporti che non funzionano, l’energia, la sicurezza stradale, la parità fra i sessi e lo smaltimento dei rifiuti.

Particolarmente interessanti i temi di carattere scientifico. A Friburgo, in Germania, racconta, i cittadini hanno abbracciato in pieno il ‘solare’, trasformandolo in un vero e proprio business con enormi vantaggi sia per il portafoglio sia per l’ambiente. Spostandosi in Inghilterra, ricorda come siano state riqualificate le aree industriali inutilizzate destinate alla realizzazione di immobili basati sui principi dell’architettura moderna ed ecosostenibile. a Copenhagen, invece, ancora, i rifiuti vengono bruciati con tecnologia made in Italy, che, però, in Italia, non viene utilizzata.

Tante idee che potrebbero rendere il Belpaese un luogo migliore o almeno un “paese normale”, come auspicava Enzo Biagi, che Giannella cita nel suo libro, ricordandolo come il primo ispiratore dei suoi viaggi in cerca di una nuova “geografia ed identità del vecchio continente dove abita la speranza comune dei giovani”. (Roberto Nicchi)

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