Con tristezza ho saputo, da un comunicato ufficiale del Politecnico di Torino e dell’Opera della Primaziale Pisana, della scomparsa di Michele Jamolkowski, ingegnere, da me insignito nel 2001, a Sassocorvaro nel Montefeltro marchigiano, del Premio Rotondi ai salvatori dell’arte, sezione Mondo. (Qui il video recuperato dall’archivio di quel Premio che quest’anno ha compiuto 25 anni)
Si è chiusa così, a 90 anni (ne avrebbe compiuti 91 il 21 luglio 2023), l’avventura umana di un uomo che univa come pochi scienza e umanità, rigore morale e carisma. Una vita segnata da momenti oscuri e luminosi.
Nato a Stryj (all’epoca in Polonia, oggi in Ucraina) nel 1932, aveva vissuto l’infanzia a Leopoli. Durante la Seconda guerra mondiale, era stato rinchiuso con il padre nel campo di concentramento nazista di Auschwitz. Il padre fu ucciso dai tedeschi nel 1943. Alla liberazione, tra mille difficoltà, riuscì a ricongiungersi alla madre a Cracovia e poi riuscì a laurearsi all’Università di di Varsavia. Dal 1959 s’era trasferito a Torino e aveva ottenuto la cittadinanza italiana. Bravo studente, s’era laureato in Geologia e Ingegneria, diventando docente dal 1969 al 2006 al Politecnico torinese. Nella sua lunga carriera accademica fu docente anche all’Università di Kiev (all’epoca in Unione Sovietica), all’Università di Laval (Quebec, Canada) e al Mit di Cambridge (Stati Uniti).
Fu coinvolto come consulente in importanti progetti in tutto il mondo: cito per tutti il contributo alla realizzazione del Mose per la salvaguardia di Venezia e lo studio per la copertura del reattore nucleare esploso a Chernobyl). Per undici lunghi anni, dal 1990 al 2001, fu poi a capo del Comitato internazionale per la salvaguardia della torre di Pisa.
“E’ stata un’esperienza magnifica, un grande lavoro di squadra”, aveva commentato in varie occasioni, anche in una conferenza tenuta al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite a New York. In dodici anni, grazie al lavoro del Comitato, l’inclinazione fu ridotta di circa 1900 arcosecondi, corrispondenti a una diminuizione dello strapiombo della settima cornice rispetto al piano di fondazione di ben 460 millimetri, riportandolo alle condizioni di preesistenza databili ai primi dell’Ottocento e restituendogli altri secoli di vita in sicurezza.
La gratitudine dei pisani è riflessa nelle parole del sindaco, Michele Conti: “Esprimo profondo cordoglio per la scomparsa del professor Jamiolkowski a cui la nostra città è molto legata per la magistrale e delicata opera professionale svolta per salvaguardare la Torre, simbolo della città e patrimonio mondiale Unesco. A partire anche dall’esempio del professore la nostra generazione di donne e uomini è chiamata a conservare quel che ci è stato tramandato, a valorizzarlo e consegnarlo alle future generazioni nel modo migliore possibile. Un compito che, ancora oggi, assolve bene la nostra Opera Primaziale ma che non può essere scisso dal ruolo della comunità in cui si trova, quella comunità pisana che secoli addietro ne ha determinato la costruzione affinché le glorie di quella civiltà venissero trasmesse alle future generazioni e perché fossero per sempre simbolo di pace e di speranza”.
SETTE COSE CHE FORSE NON SAPETE DELLA TORRE
- I lavori per la costruzione della Torre di Pisa, che ospita il campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta e si erge nella famosa piazza del Duomo della città toscana, iniziarono nel 1173 e durarono fino alla metà del quattordicesimo secolo.
- Alta circa 58 metri, ha complessivamente 8 piani e 7 campanili. Pesa più di 14 mila tonnellate.
- Recentemente è stato scoperto il misterioso autore del monumento. Si tratterebbe di Bonanno Pisano, scultore e bronzista attiva nell’ultimo quarto del dodicesimo secolo, autore delle porte bronzee della Cattedrale di Pisa e di quella di Monreale a Palermo.
- E’ diventata celebre nel mondo per la sua inclinazione di quasi 4 gradi rispetto all’asse verticale.
- Nel 1993 la Torre ha toccato la pendenza di 4,5 gradi, facendo temere per un crollo. Sono così iniziati i lavori di consolidamento progettati e coordinato da un Comitato internazionale coordinato da Michele Jamolkowski tra il 1993 e il 2001 (anno in cui l’ingegnere fu insignito a Sassocorvaro, nel Montefeltro marchigiano, con il Premio Rotondi ai salvatori dell’arte).
- Le sette campane sono state inserite nel progetto perché la Torre avrebbe dovuto fungere da campanile per la cattedrale della piazza principale di Pisa, inclusa nel 1987 fra i Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.
- A ciascuna delle sette campane è stato dato un nome: Assunta, la più grande, poi ci sono Crocifisso, San Ranieri, Dal Pozzo, Pasquereccia, Terza e Vespruccio, che è la più piccola.