Mai sottovalutare il potere delle piccole cose, perché se il loro potenziale è alto, sono come semini che cosparsi dal vento raggiungono luoghi inaspettati e li influenzano, trasformandoli anche radicalmente. Così è accaduto per il Museo dell’Arte in Ostaggio e delle grafiche visionarie (MAiO) di Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano, che pur trattandosi di un “piccolo museo”, è il primo museo italiano che sollecita memorie e azioni per recuperare i 1.641 tesori culturali ancora “prigionieri di guerra”, trafugati quasi tutti dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, nonché il terzo nel mondo di questo tipo. La notizia della sua nascita (2015) e dell’innovativo allestimento interattivo inaugurato nel giugno 2018, ha valicato le Alpi raggiungendo la stampa internazionale. Così, dopo averne letto sulla nota rivista d’arte francese Beaux Arts, l’artista Valérie Rauchbach, nota per i suoi lavori con la sabbia vulcanica e anche scrittrice e docente all’Ecole Nationale Supérieure d’Architecture Paris-Val de Seine, ha imboccato un TGV da Parigi ed è sbarcata a Cassina de’ Pecchi per toccare con mano questa realtà e proporre un contributo personale all’idea.

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Veduta del Torrione seicentesco di Cascina Casale a Cassina de’ Pecchi, restaurato dallo studio dell’ing. Lorenzo Iurina e ora sede del MAiO, Museo dell’Arte in Ostaggio, ideato dal giornalista e scrittore Salvatore Giannella.

L’incontro è avvenuto mercoledì 20 marzo, poche ore prima dell’equinozio di primavera che pare aver suggellato una speciale fioritura dentro il MAiO con un nuovo progetto. L’artista francese, accolta dall’ideatore del museo, lo scrittore e giornalista Salvatore Giannella, dall’Assessore alla Cultura del Comune di Cassina de’ Pecchi Laura Vecchi, e dalla sottoscritta cronista che ha spesso contribuito ai progetti del MAiO, si era già appassionata al tema delle opere d’arte trafugate e ben conosce le unità che a Parigi si occupano del tema, avendo consultato varie volte la documentazione per alcuni suoi lavori. Valérie ha ascoltato la storia del museo con occhi profondi e curiosi, visitandolo in tutte le sezioni, dalla sala d’ingresso a quella adibita a mostre e presentazioni, fino all’ultimo piano dedicato all’arte in ostaggio.

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L’artista francese Valérie Rauchbach gioiosamente indica sul pannello della Toscana la parola “recuperata”, scritta a fianco della Dormitio Virginis di Andrea Di Bartolo, rubata alla famiglia Perkins di Lastra a Signa (Firenze) e per volontà testamentaria del mecenate inglese destinata ai frati della Basilica di Assisi, recuperata dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale nel giugno 2014.

In un ambiente buio, che evoca simbolicamente l’oscurità nella quale fluttuano le opere mai ritrovate, Valérie si è avvicinata a ciascuno dei pannelli dedicati che le elencano regione per regione, soffermandosi con un sorriso su quelle che, dalla fondazione del MAiO a oggi, grazie anche alle operazioni degli 007 dell’arte del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale (una divisione speciale dei carabinieri), sono state affiancate dalla scritta in rosso, “recuperate” (dalle 1648 del 2015 alle attuali 1641).

Si è immersa nel video 3D realizzato dallo studio d’arte digitale Streamcolors (creato da Giacomo Giannella e Giuliana Geronimo) che rende il visitatore protagonista di un’esperienza interattiva volta a conoscere ed esplorare alcune delle opere trafugate, trasformandole in immagini rielaborate attraverso algoritmi e pennelli elettronici. Si è lasciata trasportare dall’allestimento interattivo costituito da installazioni di realtà virtuale e da un videogioco, sempre firmati dal medesimo studio milanese.

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A sinistra Valérie Rauchbach, artista francese nota per le sue opere realizzate con la sabbia, indossa divertita il caschetto VR con il quale si è immersa nella realtà virtuale del MAiO Virtual Museum. A destra, a fianco al videogioco MAiO Play sperimentato dall’artista, l’ideatore del museo (nonché ideatore e coordinatore del Premio Rotondi ai salvatori dell’arte), il giornalista e scrittore Salvatore Giannella.

Valérie Rauchbach ha donato un piccolo quadro per celebrare un nuovo inizio, realizzato con la sua tecnica inconfondibile sperimentata sin dal 1991, che vede l’utilizzo di strati di sabbia vulcanica che, a seconda dell’inclinazione della luce, svelano immagini e parole in bassorilievo. Delle presenze che emergono da un fondo oscuro, delle memorie, in gran parte anche ritratti di personaggi illustri, che prendono vita grazie alla luce e tornano a incidere sulla realtà. Un po’ come le opere trafugate e celate in chissà quali luoghi, la cui memoria è archiviata in questo piccolo grande museo, e che in alcuni casi rivedono finalmente la luce per tornare a essere fruibili. Portando con sé non solo la storia della loro ideazione, ma anche quella del loro rapimento e del loro recupero, che come già è stato raccontato più volte su Giannella Channel, spesso ha davvero dell’incredibile (link all’ultimo recupero).

L’artista francese ha già cominciato le ricerche per il nuovo progetto con del materiale fornitole durante l’occasione, e avrà bisogno, poiché il processo con cui crea le stratificazioni di sabbia è lungo e laborioso, di almeno sei mesi per terminare il tutto. Un semino volato in Francia che ha portato al MAiO un’artista di rilievo per lasciare qui, a sua volta, il suo segno. Mentre già fervono i preparativi per le prossime mostre (attualmente, e fino al 19 aprile, è ospitata la mostra dei gioielli di Ilario Cuoghi: vedere testo a seguire), mantenendo sempre alta l’attenzione sul tema, che è piuttosto scottante: negli ultimi anni il traffico illegale di opere d’arte, almeno in Italia, è secondo solo a quello della droga.

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Benedetta Rutigliano è giornalista pubblicista, divulgatrice di arte e cultura sul web (Wakeupnews.eu, Artincontro.com, Stillmagazine.eu). Si è laureata a pieni voti in Storia e critica dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi sperimentale, sulla pittura murale in edifici pubblici nell’Italia del dopoguerra (gli artisti trattati: Aldo Borgonzoni, Renzo Grazzini, Sineo Gemignani, Armando Pizzinato e Sabino Coloni). Ha frequentato un Master in Giornalismo e comunicazione multimediale e lavora nel campo della comunicazione e dell’organizzazione di eventi. Ha scritto, con Salvatore Giannella e con le foto di Vittorio Giannella, la Guida ai paesi dipinti di Lombardia (Booktime).

A PROPOSITO

I gioielli di Ilario Cuoghi sono in mostra al MAiO

testo di Licia Casali per Il Secolo XIX*

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Lo scultore Ilario Cuoghi (Castelmassa, Rovigo, 1936) ritratto all’ingresso del Museo della Filigrana a Campo Ligure (Genova), dove ha tenuto corsi per allievi di design orafo. Ilario si è formato a Venezia presso l’Istituto d’arte e Magistero d’Arte applicata. Nel 1962 si è trasferito a Genova, dove ha realizzato numerose opere di ispirazione religiosa e civile. Ha tenuto una settantina di mostre personali in Italia e all’estero. (Foto di Riccardo Bottero).

Dalle scuole genovesi, dove ha insegnato arte per 25 anni, alle stanze del Maio a Cassina de’ Pecchi. Da ieri alle porte di Milano è possibile ammirare le opere di Ilario Cuoghi, artista di origine veneta trapiantato a Genova, sua città d’adozione.

In mostra, fino a venerdì 19 aprile, gioielli ma anche disegni e sculture. L’esposizione si propone, per la prima volta, come un’antologica completa che vuole tracciare un percorso lungo più di 60 anni attraverso i vari linguaggi della scultura di Cuoghi, il cui interesse si è concentrato principalmente sulla lavorazione dei metalli. Al centro del suo lavoro, lo studio dello sbalzo e dell’oreficeria barbarica e longobarda.

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Il percorso espositivo si snoda attraverso 50 opere che coprono l’intero percorso dell’artista dagli anni Cinquanta ai giorni nostri, da Lo Storione del 1958 a Susanna e i vecchioni del 1965 per concludersi con le sue ultime creazioni, i gioielli realizzati nei primi mesi del 2019.

Ilario Cuoghi, che ha ricoperto anche l’incarico di presidente dell’Associazione Designers Orafi, non si mai adeguato alle mode o a forme effimere, creando il proprio linguaggio in maniera autonoma. Le sue opere sono state esposte in Italia e all’estero in 50 mostre personali e 80 collettive.

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* Il Secolo XIX (affettuosamente: il Decimonono) è un quotidiano storico di Genova, fondato nel 1886. Si tratta di un quotidiano a diffusione nazionale, sebbene sia molto letto in Liguria e nel Basso Piemonte. Nel 2001 è stato fra i primi giornali italiani ad adottare la stampa a colori ed è stato di proprietà dell’editore Carlo Perrone. Il 2 agosto 2014 la SEP di Perrone ha annunciato con l’Editrice La Stampa di John Elkann (Fiat Chrysler Automobiles), il progetto di fusione della SEP nella seconda, creando così la joint venture “Italiana Editrice S.p.A.”, partecipata da Fiat Chrysler Automobiles per il 77% e dalla famiglia Perrone per il 23%. I suoi direttori, dal 1968 a oggi: Piero Ottone; Alessandro Perrone; Cesare Lanza; Michele Tito; Tommaso Giglio (già direttore del settimanale L’Europeo); Carlo Rognoni; Mario Sconcerti; Gaetano Rizzuto; Antonio Di Rosa; Lanfranco Vaccari (2004-2009, anche lui proveniente dalla direzione dell’Europeo); Umberto La Rocca; Alessandro Cassinis; Massimo Righi; Luca Ubaldeschi.

L’ARTE NELLE MANI

Ilario Cuoghi e i suoi gioielli in un video

di Massimo Greco / Emisfero Destro Teatro

La mostra di Ilario Cuoghi al MAiO (via Trieste 3, Cassina de’ Pecchi, Milano) durerà fino al 19 aprile. Orari di apertura: giovedì, venerdì e sabato dalle 15 alle 18. Apertura straordinaria domenica 14 dalle 13 alle 18. Per eventuali prenotazioni telefonare allo 02.9529295 o alla mail: museomaio.cassinadepecchi@gmail.com

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