I presidenti francese e statunitense Macron e Trump celebrano, con la regina Elisabetta e la premier britannica uscente Theresa May, i 75 anni dello Sbarco in Normandia nel cimitero americano di Colleville-sur-Mer – e la mia attenzione cade sulle parole generose del capo dell’Eliseo: “La Francia non dimentica le migliaia di paracadutisti che qualche ora prima erano stati lanciati sulla Normandia e che conquistarono le strade, le ferrovie, le campagne. La Francia non dimentica i due milioni di soldati che, nel giorno più lungo, si impegnarono per liberare queste città e subirono l’inferno della battaglia per liberare l’Europa dal nazifascismo. A nome della Francia oggi io mi inchino davanti al loro coraggio, davanti all’immenso sacrificio dei 37.000 uomini che caddero quella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944 in terra di Normandia. Mi inchino davanti ai loro veterani e alla loro nazione. Dico grazie”. Proprio uno di quei paracadutisti americani mi ritorna in mente, per questo motivo.
Un giorno, parlandomi di buon giornalismo per quelle interviste su Oggi poi raccolte in un libro (Consigli per un Paese normale, Rizzoli 2010) Enzo Biagi mi citò a sorpresa un suo personaggio di riferimento per raccontare storie complesse come, per esempio, le grandi battaglie: mettersi idealmente nei panni del soldato appeso al campanile in Normandia il D-Day. Disse Biagi:
Di quel paracadutista trovo tracce più dettagliate ora in una trasmissione di RaiStoria e in un supplemento di Airone (giugno 2012) dedicato ai condottieri delle grandi battaglie: si chiamava John Steele (proprio come il soldato eroe della serie a fumetti della Marvel Comics apparso per la prima volta nel 1940), era un americano dell’Illinois, nel 1944 faceva parte dell’82ma Divisione aviotrasportata dell’esercito degli Stati Uniti. Assieme ai compagni, il D-Day fu paracadutato a ovest del piccolo paese di Sainte-Mére-Eglise, nella Normandia francese affacciata sul canale della Manica. Il lancio finì male: molti caddero, oltre che sugli alberi e sui tetti delle case, nelle pianure allagate dal generale nazista Erwin Rommel e affogarono, altri caddero lontani dal punto previsto, altri atterrarono nella piazza di Sainte-Mére-Eglise dove i tedeschi li accolsero a mitragliate. John Steele con il suo paracadute rimase impigliato nel tetto della chiesa principale del paese. Lo videro tutti, tedeschi compresi. John riuscì a salvarsi fingendosi morto. Qualche ora dopo, sentì un vociare familiare: Sainte-Mére-Eglise fu il primo paese della Normandia a essere liberato dagli americani.
Ancora oggi nella cittadina francese c’è un paracadute appeso al campanile (foto) in ricordo di quel giorno memorabile e di quel testimone eccezionale dell’Operazione Overlord.
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