Dieci ospedali dell’Emilia-Romagna nella classifica “Newsweek World’s best hospitals 2020”, che ogni anno stila l’elenco delle migliori strutture al mondo e di ogni singolo Paese dei 21 monitorati, Italia inclusa. La classifica dei Best Hospitals, pubblicata sul sito web di Newsweek e nell’edizione cartacea della prestigiosa rivista statunitense, viene stilata in base al tenore e all’aspettativa di vita, alle dimensioni della popolazione, al numero di ospedali e alla disponibilità dei dati. Al sondaggio, condotto tra settembre e novembre del 2019, hanno risposto oltre diecimila, tra medici e pazienti degli Stati individuati.

Nell’elenco dei migliori ospedali italiani, oltre al Policlinico di Sant’Orsola di Bologna e all’Irccs Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, che si collocano rispettivamente al terzo e al decimo posto, tra le strutture valutate a livelli d’eccellenza figurano l’Ospedale di Parma, il Policlinico di Modena, l’Ospedale Civile di Baggiovara (Modena), l’Arcispedale Sant’Anna di Ferrara, il Maggiore di Bologna, il Guglielmo da Saliceto di Piacenza, l’Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì e l’Ospedale degli Infermi di Rimini.

Proprio nei giorni in cui sta giocando la sfida più importante contro il Coronavirus, questo riconoscimento alla squadra degli ospedali pubblici dell’Emilia-Romagna acquista un particolare valore e premia l’impegno di tutti i professionisti che combattono il virus in prima linea.

Morgagni-Pierantoni - Unità cardiologica

Ospedale Morgagni/Pierantoni: l’Unità cardiologica.

Un altro prestigioso riconoscimento per la sanità pubblica della nostra Regione Emilia-Romagna, che continua a collocarsi ai massimi livelli mondiali”, afferma l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini. “E soprattutto una conferma delle straordinarie capacità degli uomini e delle donne che ogni giorno lavorano al servizio degli altri con professionalità, passione e dedizione, oggi più che mai in prima linea mettendo a rischio anche la propria vita. A loro e a tutti i medici, gli infermieri, gli operatori di tutte le nostre strutture, indipendentemente da qualsiasi classifica, va il grazie della Regione e, credo di poterlo dire, di tutti i cittadini emiliano-romagnoli

Fin qui le notizie di agenzia e dei quotidiani del 12 marzo 2020. A me, romagnolo d’adozione, tifoso affettuoso e storico della sanità emiliano-romagnola e in particolare dell’ospedale Morgagni-Pierantoni (lì è nato il mio primo nipote, lì sono stato recentemente e felicemente operato in Otorinolaringoiatria dal primario Claudio Vicini con la sua bella squadra), viene a galla il ricordo della prima tappa del mio viaggio tra i grandi centri italiani per la cura del cancro, appunto al Morgagni di Forlì con il collegato Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori, fatto per una pubblicazione (Si può) dedicata alla maggiore ricchezza di una persona: la salute, e i grandi medici che primeggiano nel mestiere di far vivere. Riproduco qualche brano di quel mio articolo del dicembre 2010 su un ospedale poi raccontato spesso in tv, nei programmi di Riccardo Iacona, tra le storie ed esempi di buona sanità pubblica.

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Giovanni Battista Morgagni (Forlì, 1682 – 1771). Medico e anatomista, è considerato il fondatore dell’anatomia patologica nella sua forma contemporanea. Fu definito il padre della patologia moderna. In Europa, ai suoi tempi, era conosciuto come “Sua Maestà Anatomica”. A lui è stata dedicata la docufiction del regista Cristiano Barbarossa, realizzata da IOR, Formula Servizi ed Estados Caffè. Qui un link utile.

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Luigi Pierantoni (Intra, oggi Verbania 1905 -Roma, 1944). Medico e patriota antifascista, trucidato dai nazifascisti alle Fosse Ardeatine. Tisiologo, membro del Partito d’Azione clandestino, Pierantoni (tenente della Croce Rossa) usava la sua casa-ambulatorio in piazza Leandro, a Roma, come base per incontri di resistenti azionisti. Il padre, Amedeo, era stato, nel 1921, tra i fondatori del Pci. Anche la moglie del medico, Lea (con lui nella foto in basso) era a fianco del marito nella lotta contro gli occupanti tedeschi e i fascisti che li sostenevano.

Luigi Pierantoni insieme a sua moglie Lea

Tecnologie e umanità per una cura di qualità

L’alleato migliore per combattere una lunga malattia è una struttura ospedaliera con tante facce: è accogliente e cordiale, senza per questo trascurare precisione ed efficienza; assolve al suo compito con elevata specializzazione e notevole competenza, ma riconosce sempre l’importanza del dialogo e della sinergia da un lato con la medicina di famiglia e le strutture ambulatoriali del territorio e dall’altro con le strutture all’avanguardia nella ricerca, dove si mettono a punto e si sperimentano nuove soluzioni terapeutiche.

L’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì, in Romagna, offre tutto questo: innanzitutto è un ospedale ipertecnologico, ma certo a misura d’uomo. O meglio, a misura di donna, visto che si è aggiudicato per la seconda volta il massimo punteggio (sintetizzato con tre “bollini rosa”) nella speciale classifica redatta dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna.

Inaugurato all’inizio del 2004, l’ospedale è caratterizzato da un uso capillare di tecnologie innovative, che vengono dispiegate senza risparmio attorno a ciascun paziente con l’obiettivo dell’appropriatezza delle cure, e per garantire appunto un’efficienza dal volto molto umano…

Il risultato dell’efficienza tecnologica è ottenuto con un capovolgimento della prospettiva rispetto alle logiche del passato. Fin dalla progettazione l’architettura dell’ospedale e l’organizzazione dell’assistenza sono imperniate sulle esigenze, in primo luogo cliniche ma anche sociali, di ciascun paziente. La suddivisione degli spazi non è più basata sui reparti specialistici, ma sulla distinzione fondamentale tra pazienti in fase acuta e pazienti con una malattia cronica, per cui c’è un padiglione per l’assistenza ai pazienti acuti, un altro dedicato alle terapie post-acute e un terzo in cui sono concentrate le attività preventive e l’area materno-infantile.

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L’ospedale vanta super-tecnologici camerieri ‘robot’. L’ospedale può contare sul sofisticato AGV, sistema senza cavi ideato dalla forlivese Formula Servizi, quinto per evoluzione e sviluppo nel mondo. Otto robot “intelligenti” si spostano liberamente fra i reparti, portando pasti, biancheria e materiale vario, salendo sull’ascensore e chiedendo “permesso” nel caso di ostacoli sul loro cammino.

Partnership d’eccellenza

E per quanto riguarda le sinergie, in particolare nella lotta contro i tumori, l’ospedale opera in strettissimo contatto con una struttura specialistica all’avanguardia, l’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori (IRST), che ha sede a una decina di chilometri da Forlì: “Il reparto di oncologia medica dell’ospedale Morgagni-Pierantoni da tre anni a questa parte è stato trasferito da noi a Meldola”, spiega l’ingegner Mario Tubertini, direttore generale dell’IRST, dove il professor Dino Amadori (scomparso un mese fa: vedi testo a seguire, Ndr) coordina in veste di direttore scientifico l’attività di ricerca e assistenza con l’obiettivo di diffondere rapidamente e in modo capillare i risultati delle ricerche più promettenti e innovative sul cancro.

“In genere quando hanno bisogno di reclutare pazienti per sperimentare nuovi medicinali le aziende farmaceutiche si rivolgono ai grandi centri, perché i piccoli ospedali di provincia sono poco competitivi”, spiega il dottor Mattia Altini, direttore sanitario dell’IRST. “Anche quando assicurano standard scientifici elevati, infatti, proprio perché sono piccoli non hanno pazienti in numero sufficiente da giustificare l’avvio di una partnership, perché lo sforzo di standardizzazione delle procedure è notevole, e per essere conveniente richiede una certa massa critica”.

“Il ruolo del nostro istituto è proprio quello di interagire con chi finanzia la ricerca, così da poter permettere a tutti di partecipare a sperimentazioni cliniche multicentriche”, spiega Altini. “Il progetto viene discusso a livello della cosiddetta Area Vasta Romagna che riunisce le province romagnole, e poi viene esteso a tutti i centri ospedalieri della zona sulla base di protocolli condivisi”. In questo modo ci sono benefici per la ricerca (perché su un bacino di oltre un milione di abitanti diventa più facile reclutare pazienti che hanno esattamente le caratteristiche richieste dallo studio) e benefici per l’assistenza, perché i pazienti che vogliono partecipare alla sperimentazione di nuove opzioni terapeutiche non sono costretti a fare tanta strada, e possono essere seguiti dall’ospedale vicino casa,

Ma la concentrazione dell’eccellenza permette anche di più:

Attualmente partecipiamo a circa 90 studi clinici che reclutano pazienti, e uno degli aspetti che ci rende particolarmente fieri è che circa la metà di questi studi cerca di rispondere a una domanda spontanea dei nostri ricercatori”, spiega con orgoglio Altini…

Le ricerche sono condotte da gruppi multidisciplinari di 5-7 specialisti (oncologi, ma anche biologi e farmacisti) che seguono da vicino i progressi compiuti contro le patologie più gravi: “La nostra attenzione è focalizzata sui big killer, per cui abbiamo micro-équipe che si occupano di polmone, seno, tumori dell’apparato gastroenterico, ematologia e immunoterapia”, conclude Altini. “Oggi è necessaria un’elevata specializzazione, perché la velocità con cui si accumulano nuove conoscenze rende impossibile per qualsiasi oncologo essere aggiornato su tutto”.

Morgagni-Pierantoni - Dott Vicini Otorinolaringoiatria

Forlì: un intervento in sala operatoria dell’équipe di Otorinolaringologia diretta dal primario Claudio Vicini (sulla destra con gli occhiali). Come presidente nazionale della specialità, Vicini ha organizzato nell’estate scorsa Rimini il Congresso internazionale della Società italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico-facciale.

Diagnosi e terapia high-tech

La chirurgia rimane di competenza dell’ospedale Morgagni (il primo dei nomi richiama alla memoria il luminare forlivese Giovanni Battista Morgagni, padre della patologia moderna: il secondo, il medico Luigi Pierantoni, tisiologo, membro del Partito d’Azione clandestino e tenente della Croce Rossa Italiana, trucidato dai nazisti il 24 marzo 1944). Qui il robot chirurgico Da Vinci (impiegato non solo in chirurgia generale, toracica, urologica e ginecologica, ma anche in otorinolaringoiatria) rappresenta solo la punta dell’iceberg tecnologico, in cui trova posto anche un sofisticato analizzatore del campo visivo utile nella diagnosi e nel monitoraggio del glaucoma.

L’alta tecnologia raggiunge tutti i reparti con una rete di monitor e telemetrie per il controllo a distanza dell’elettrocardiogramma, e ovviamente abbonda nelle sale operatorie, che dispongono di un sistema che permette di controllare e predisporre con un solo tasto tutte le apparecchiature (sala operatoria integrata), e di consultare l’archivio elettronico di tutte le immagini radiologiche, mentre è in corso l’installazione di telecamere e monitor ad alta definizione per la chirurgia mini invasiva.

Sono numerosi i reparti dell’ospedale in prima linea nella lotta contro il cancro: dalla pneumologia a quello dedicato alla chirurgia e alle terapie oncologiche, all’oculistica, dall’otorinolaringoiatria alla gastroenterologia, dalla dermatologia alla senologia e più in generale alla ginecologia, passando per la chirurgia endocrina e l’urologia.

E per assicurare un’assistenza davvero a misura d’uomo, il Morgagni-Pierantoni offre anche un servizio di psico-oncologia e un hospice per pazienti oncologici.

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Fotogallery

I volti di alcuni protagonisti del Morgagni – Pierantoni

Morgagni-Pierantoni - Dott Franco Stella e team Chirurgia toracica

Dott Franco Stella e team Chirurgia toracica

Morgagni-Pierantoni - Dott Giorgio Ercolani - Chirurgia

Dott Giorgio Ercolani, Chirurgia.

Morgagni-Pierantoni - Dott Roberta Gunelli, urologia

Dott Roberta Gunelli, urologia.

Morgagni-Pierantoni - Dott Carlo Fabbri, gastroenterologia

Dott Carlo Fabbri, gastroenterologia

Morgagni-Pierantoni - Dott Annalisa Curcio, senologia

Dott Annalisa Curcio, senologia.

Morgagni-Pierantoni - Dott Alberto Zaccaroni - Chirurgia endocrina

Dott Alberto Zaccaroni – Chirurgia endocrina.

Morgagni-Pierantoni: Dottor Giovanni Mosconi (Nefrologia)

Morgagni-Pierantoni: Dottor Giovanni Mosconi (Nefrologia).

Dott Vicini Otorinolaringologia

Dott Vicini, otorinolaringologia.

Morgagni-Pierantoni: Venerino Poletti, direttore Pneumologia Interventistica

Morgagni-Pierantoni: Venerino Poletti, direttore Pneumologia Interventistica.

Morgagni-Pierantoni - Unità cardiologica

Ospedale Morgagni/Pierantoni: l’Unità cardiologica.

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All’ospedale sbarcano i super-tecnologici camerieri ‘robot’. L’ospedale può contare sul sofisticato AGV, sistema senza cavi ideato dalla forlivese Formula Servizi, quinto per evoluzione e sviluppo nel mondo. Otto robot “intelligenti” si spostano liberamente fra i reparti, portando pasti, biancheria e materiale vario, salendo sull’ascensore e chiedendo “permesso” nel caso di ostacoli sul loro cammino.

A PROPOSITO

L’Amerigo Vespucci, nave simbolo dell’Italia nel mondo, lancia un messaggio-video di ringraziamento all’ospedale di Forlì

A PROPOSITO/ Un lutto, un libro

Addio a Dino Amadori, una vita contro il cancro

Dino Amadori - Anima e coraggio. La mia vita contro il cancro

Anima e coraggio. La mia vita contro il cancro, Dino Amadori, Edizioni Minerva.

Il pioniere dell’oncologia romagnola (1937-2020), modello di umanità e competenza, si è spento il 23 febbraio mentre si trovava all’estero. Fondò l’Istituto oncologico romagnolo e contribuì alla nascita dell’IRST di Meldola. “Se la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante nella lotta contro il cancro”, si legge nella pagina di presentazione dello Ior, “se la mortalità per tumori negli ultimi anni ha cominciato a diminuire, molto lo si deve al professor Amadori”. Una lotta che il dottore aveva efficacemente raccontato nel libro Anima e coraggio. La mia vita contro il cancro, edito nel 2018 dalla bolognese Minerva., di cui diamo un brano dell’incisiva prefazione di Renato Balduzzi, giurista, già ministro della Salute con il governo Monti, attualmente presidente del Consiglio d’amministrazione dell’IRST.

Le autobiografie corrono, talvolta, il rischio di una certa autoreferenzialità. Questo volume evita tale rischio mettendo in parallelo l’“ossessione” del professor Amadori per la lotta al tumore con la storia stessa dell’oncologia, a livello internazionale, italiano ed emiliano-romagnolo. E, siccome è scritto bene e con quella sveltezza che discende dall’essere stato a lungo rimuginato, esso si legge facilmente, tanto da parte dell’esperto e dell’addetto ai lavori, quanto da parte del lettore comune.

Tutti coloro che incontrano l’Autore ne percepiscono almeno due caratteristiche: l’attenzione per l’interlocutore (e Dio sa quanto questa sia indispensabile in un medico, tanto più se oncologo) e la sua visione non settoriale della patologia, ma sempre capace di percepire la globalità del malato. Il libro fa capire quanto su questa seconda caratteristica abbia influito la biografia stessa di Amadori: le plurime specializzazioni, l’esperienza di medico “generalista” a Santa Sofia, sull’Appennino romagnolo, le competenze psicologiche, ma soprattutto la sua volontà di capire, di andare oltre all’apparenza, al sentito dire, al “si fa così perché si è sempre fatto così”.

Dal volume traspare altresì la passione civile dell’Autore. Non solo e non tanto nel passaggio dedicato alla sua breve esperienza politico-amministrativa, ma in tutto il racconto, sia ogni qualvolta entra in campo la “sua” Romagna (ho imparato in questi anni di maggiore frequentazione di questo meraviglioso territorio che tale caratteristica non è poi così rara…) sia per l’attenzione culturale e operativa alla prevenzione: per lui la prevenzione, in tutte le sue valenze, non è soltanto oggetto di studio e di ricerca, ma è esperienza operativa e proposta quotidiana, si tratti del contenimento dei fattori di rischio, degli screening periodici o della sua giovanile esperienza come medico del lavoro. Il no secco al tabagismo, la prudenza verso l’alcol, il sì alla buona e corretta alimentazione e alla costante attività fisica non sono in lui preoccupazioni paternalistiche, ma ingredienti di quella stessa passione civile. Una passione civile che traspare an- che dalla determinazione con cui egli rivendica il rapporto privilegiato con il momento pubblico che ha caratterizzato dapprima lo IOR e poi l’IRST, in applicazione del principio di sussidiarietà e bandendo qualsivoglia scopo di lucro, e che, d’altra parte, non conosce confini territoriali (si veda il capitolo sull’Africa, dove lui nel 2002 diede vita all’Unità di oncologia medica dell’ospedale di Mwanza in Tanzania).

In tempi nei quali si rischia di contrapporre cultura umanistica e cultura scientifica, la biografia professionale del professor Amadori apporta poi anche un contributo importante alla comprensione dei nessi tra i due “mondi”: folgorante la precisazione secondo cui la medicina, studiando l’uomo come soggetto di sintesi psico-fisica, costituisce l’ambito che può meglio «raccogliere in sé le due culture, quella umanistica e quella scientifica, le quali, in quanto unificate nella persona umana, acquistano una dimensione vitale, quasi di cultura vissuta». Brano nel quale, tra l’altro, traspare la profondità interiore dell’Autore e la sua ininterrotta ricerca spirituale.

Infine, la concezione del sistema sanitario italiano. “Figlio” della legge Mariotti, ma non focalizzato soltanto attorno all’ospedale, il professor Amadori è già apprezzato primario al momento dell’entrata in vigore della legge 833: questo non gli ha impedito di apprezzarla e di “praticarla” con intensa e intima adesione, anzi possiamo dire che i principi della riforma sanitaria del 1978 sono i suoi stessi principi, favorito in ciò anche dalla circostanza di far parte, da sempre, del Servizio sanitario della Regione Emilia-Romagna, cioè di uno dei sistemi sanitari regionali che meglio hanno interpretato e interpretano la grande sfida racchiusa nell’istituzione del Servizio sanitario nazionale.

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Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog che vuole essere una bussola verso nuovi orizzonti per il futuro, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”, “Guida ai paesi dipinti di Lombardia”, “In viaggio con i maestri. Come 68 personaggi hanno guidato i grandi del nostro tempo” e, a quattro mani con Maria Rita Parsi, “Manifesto contro il potere distruttivo”, Chiarelettere, 2019), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).

A PROPOSITO/ L'intervista a TeleRomagna24

Salvatore Giannella parla dei grandi medici e scienziati romagnoli del passato

intervista di Federica Mosconi

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