È forlivese il miglior giovane ricercatore degli Stati Uniti. Muller Fabbri ha vinto il “Kimmel Scholar Award” 2009, coinvolgendo anche l’Istituto Tumori della Romagna – IRST di Meldola (in provincia di Forlì-Cesena) nei propri studi. L’oncologo vive da sette anni in America, dopo aver lavorato all’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì. Gli ho chiesto, incontrandolo nel 2012, una breve biografia e a quali condizioni potrebbe rientrare in Italia.
Una breve biografia. Mi sono laureato in medicina e chirurgia nel 1997 all’Università di Pisa (110 e lode) e diplomato alla Scuola Superiore di Studi universitari e perfezionamento S. Anna di Pisa (dove ero entrato come vincitore, primo classificato su tre posti nazionali). Nel 2001 specializzazione in oncologia medica presso l’Università di Ferrara.
Dal 1997 al 2003 ho frequentato il reparto di Oncologia medica dell’ospedale Morgagni di Forlì. Nel luglio 2003 sono partito per Filadelfia, per raggiungere i laboratori del professor Carlo Maria Croce con il quale approfondire la ricerca oncologica nel campo della terapia genica. L’esperienza all’estero doveva durare un anno, ma alla fine del mio periodo il prof. Croce mi ha chiesto di restare.
Ho continuato a lavorare nei suoi laboratori occupandomi dapprima di geni onco-soppressori, poi di una nuova categoria di geni, i microRNA, il cui coinvolgimento nel cancro è stato scoperto nei laboratori del prof. Croce. Sono stato coinvolto in prima persona nelle più importanti pubblicazioni prodotte dalla squadra del prof. Croce sul ruolo dei microRNA nel cancro.
Il premio. Il premio Kimmel Scholar mi è stato assegnato per finanziare un progetto di ricerca in cui propongo di studiare il ruolo dei microRNA nel cancro del polmone e nella leucemia linfatica cronica. Queste due forme di tumore sono tra le più frequenti e alcuni dati preliminari precedentemente pubblicati e generati in laboratorio fanno pensare che queste piccole molecole non codificanti possano essere coinvolte nella patogenesi di queste due forme di cancro. E questo tipo di ricerca potrebbe condurre a una nuova cura per questi due tipi di tumore.
Il ritorno in Italia. In Italia ci sono già tornato. Infatti, dal febbraio 2009 collaboro con l’Istituto Tumori della Romagna – IRST di Meldola (vicino a Forlì). Mi è stata affidata la responsabilità dell’Unità Operativa di Terapia Genica dell’IRST, dove lavoro con due collaboratori e periodicamente rientro per supervisionare la ricerca del mio gruppo all’IRST e soprattutto coordinarla con quella che continuo a condurre in America. Così si può procedere più velocemente e su più fronti contemporaneamente. Certo per poter tornare stabilmente in Italia, è necessario che l’Italia dimostri un reale e sostanziale impegno, soprattutto istituzionale, verso i ricercatori.
Un Paese che spende milioni di euro per il calcio, mentre molti ricercatori a 40 anni di età hanno uno stipendio di 1.200 euro mensili quando va bene, non è un Paese che non ha soldi. È un Paese che ha fatto delle scelte (più o meno condivisibili), ma che non privilegiano la ricerca scientifica. Per questo i ricercatori se ne vanno e non tornano più.
Dalla collana “Alle frontiere della salute”:
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