“Abbiamo conquistato il progresso. L’unico elemento antiquato è l’uomo”. Nel bellissimo numero dell’Europeo di aprile, tutto dedicato al cinema d’autore italiano, viene riportato uno stralcio di un’intervista che Lietta Tornabuoni fece quasi 50 anni fa a Roberto Rossellini nella quale domandava al regista perché avesse iniziato a girare film didattici e lezioni filmate e se pensasse che quella dell’educazione fosse la strada corretta. Il regista rispondeva con parole sorprendentemente attuali: “Sicurissimo. È l’unica strada per salvarsi dalla morte, per riscattarsi dall’inutilità. Ci aspetta una rivoluzione totale, non solo del cinema, ma di ogni forma d’arte. I prossimi vent’anni saranno tutti giocati sull’educazione, sull’istruzione, sull’imparare e l’insegnare. Il problema è semplice. Oggi, bene o male, una nuova struttura tecnico-scentifica ce la siamo data. Abbiamo conquistato il progresso: l’unico elemento antiquato e inadeguato è l’uomo. Se l’uomo non acquista una visione storica delle cose, se non riesce a giudicare e vedere se stesso nella storia dell’umanità, se non impara a inserirsi nella corrente del progresso, è perduto. Non capisce più niente, viene travolto. Diventa davvero un pazzo, un alienato sballottato senza coscienza di sé, un succubo non pensante degli oggetti. Ora, l’unico modo per adeguare al progresso tecnico il progresso intellettuale e umano è sapere, conoscere, imparare. E il metodo di istruzione più rapido, immediato e accessibile è oggi l’immagine”.
Il regista poi si dedicò per anni al documentario didattico, utilizzando anche la televisione poiché: ” … dà molta più libertà del cinema perché non vive immediatamente del successo, di quanti biglietti si vendono. Una televisione di Stato ha degli obblighi sociali e se non li sente perlomeno si possono sollecitare, si può provocare, si può addirittura ricattare”.
Che una tv di Stato abbia degli obblighi sociali credo sia un enunciato condiviso se non da tutti, da molti. Voglio quindi sollecitare qui gli obblighi sociali della nostra Rai, quella Rai che ancora oggi in giro per il mondo viene ricordata come una tv che negli anni Sessanta si distingueva insieme a poche altre, la Bbc ad esempio, per la qualità delle sue produzioni e per la grande capacità di innovazione, che ancora conserva.
Il metodo di istruzione più rapido, immediato e accessibile è, ancora di più oggi, l’immagine. Lo sanno gli insegnanti, lo riconoscono tutte le persone che hanno a che fare con i giovani. Ma non solo.
Negli anni sessanta la Rai creò un programma “Non è mai troppo tardi” che riuscì a educare intrattenendo e attraverso le immagini del Maestro Manzi che scriveva a una lavagna, portò al diploma centinaia di migliaia di analfabeti, migliorando ed elevando la loro vita.
Sulla homepage della Bbc, tv di Stato inglese si legge, che la loro mission è intrattenere informare ed educare. Possiamo farlo anche noi?
In un Paese che presenta tassi di analfabetismo funzionale preoccupanti, come ci ricorda il linguista Tullio De Mauro (medaglia d’argento al Premio Hemingway 2013, con il volume “Parole di giorni un po’ meno lontani”, il Mulino), dove la scuola non è stata dotata di mezzi di comprensione delle immagini adeguati, con una percentuale di abbandono scolastico tra i più alti d’Europa, la televisione potrebbe diventare un formidabile strumento di comprensione del mondo in modo realmente educativo. E di elaborazione del disagio, fornendo strumenti di educazione successiva a quella scolastica, come già avviene in altri Paesi. In una realtà mutevole e a volte spaventosa come quella attuale, servono strumenti di comprensione della realtà: non è un optional, stiamo parlando di sopravvivenza, di rendere gli individui meno alienati, succubi, in una parola meno soli.
Vorrei che fosse il servizio pubblico a cogliere la sfida, a occuparsi di noi cittadini come solo un vero Servizio Pubblico può fare.
Ma se così non dovesse essere, certo ci sarà prestissimo qualche imprenditore accorto e consapevole in grado di ritenere un investimento di questa portata, interessante non solo da un punto di vista educativo ma anche economico.