Accogliamo volentieri le riflessioni di Ennio Di Francesco, già ufficiale dei carabinieri e funzionario di pubblica sicurezza, figlio di maresciallo dei carabinieri morto per infermità in servizio, tra i promotori del movimento di democratizzazione della polizia, e autore del libro Un Commissario scomodo con prefazioni di Norberto Bobbio e Gino Giugni. (s.gian.)

ennio di francesco

Ennio Di Francesco
(da www.enniodifrancesco.it)

Caro direttore, apprezzo il suo blog per la levatura culturale e l’impegno informativo e sociale che denota e la ringrazio per l’insolita attenzione al delicato tema sicurezza e forze di polizia.

Stanno arrivando nelle redazioni giornalistiche lettere di tutori dell’ordine piene di preoccupazione sulla loro situazione e sul loro destino. Esse consentono qualche breve riflessione anche per evitare disinformazioni, in buona o cattiva fede, tra le Forze di polizia. L’Italia è il Paese che ha in Europa, e forse al mondo, la maggiore percentuale di “tutori dell’ordine” (polizia, carabinieri, finanzieri, forestali, penitenziari, polizia locale, provinciale, e si pensa a quella regionale). E’ anche il Paese che ha fatto la più importante riforma nel settore con la legge 121/81, nata dalla base dei “tutori dell’ordine”, che ha rappresentato un momento di unitarietà culturale-politico-sindacale sul bene-sicurezza in anni in cui la nostra democrazia fu a rischio. E’ rimasta incompiuta! Sono stati aggirati i valori che la ispiravano; ancor più colpevolmente in un villaggio globale in cui la criminalità comune, organizzata, terroristica, si inserisce con spietata forza corruttiva e predatoria, e mentre la situazione del Paese rischia di diventare sempre più contraddittoria e conflittuale.

Penso allo stato d’animo dei tanti giovani che pur vincendo concorsi non riusciranno a fare quello per cui hanno studiato e desiderano, ai precari, a quanti si dibattono per trovare un posto di lavoro, a quelli che lo hanno perduto o rischiano di perderlo, magari non più giovani e con famiglie da mantenere. Occorre che coloro che hanno la grave responsabilità di avere portato il Paese a questa difficile situazione diano l’esempio, al di là dei propri privilegi, affrontando le problematiche e dando a esse le migliori soluzioni. E la razionalizzazione dell’arcipelago forze di polizia é urgente prima che si esasperi una nuova conflittualità tra poveri, magari tra gli stessi tutori dell’ordine in divisa o meno, giovani, precari, disoccupati, come fu tragicamente in passato.

Ho da tempo scritto al Presidente Monti, al sottosegretario Catricalà, al Ministro Cancellieri e al consigliere Bondi per la spending review, e per conoscenza al Capo dello Stato, al Capo della Polizia e al Comandante generale dei Carabinieri, una nota (a disposizione per chi volesse) con spunti per la razionalizzazione in economicità della legge 121/81. Intanto i tagli decisi stanno creando una sofferenza del “sistema sicurezza”. Il nostro Paese ha bisogno di recuperare etica, speranza ed energia ideale. In questo torrido agosto sono morti, come hai raccontato su GiannellaChannel, l’ispettore di polizia Antonio Crisafulli, il brigadiere dei Carabinieri Paolo Corbeddu, l’agente Maurizio Zanella, eroi silenziosi in servizio per tutti. E’ il momento che i “vertici” delle Forze di Polizia lavorino con lungimiranza, superando ogni spirito di corpo, per la razionalizzazione del sistema sicurezza. Basta seguire quanto recentemente ha detto il Capo dello Stato: “… coniugare l’esigenza di salvaguardare lo straordinario patrimonio di professionalità e di tradizione delle diverse forze di Polizia con l’altra imprescindibile di ricondurre tutte le risorse a un più efficace impegno comune per accrescere le capacità di risposta alle esigenze di sicurezza dei cittadini”. E magari rispondere in cuor loro al dilemma: “quale sia la differenza tra il sangue del capitano dei carabinieri Tuttobene e quello del commissario Cassarà, del maresciallo dei carabinieri Maritano e del brigadiere di polizia Ciotta, del carabiniere Santarelli e dell’agente Antiochia, uccisi mentre svolgevano identico impegno. E tra il sacrificio supremo del commissario Palatucci e quello del brigadiere D’Acquisto per valori universali di umanità”.

Grazie, complimenti e auguri per Lei e i suoi collaboratori.

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* Ennio Di Francesco, già ufficiale dei Carabinieri e funzionario della Polizia di Stato. Figlio di un Maresciallo di Carabinieri deceduto per infermità di servizio. Tra i promotori negli anni ’70 della riforma democratica di polizia che condusse alla legge 121/81. Autore di: Un Commissario con prefazioni di Norberto Bobbio, Gino Giugni, Marco Tullio Giordana, Giancarlo De Cataldo, Corrado Stajano e don Andrea Gallo; Radicalmentesbirro con quelle di Don Gallo e Marco Pannella; Frammenti di utopia, con quelle di Mario Calabresi e Marco Alessandrini; Il vate e lo sbirro. L’indagine segreta del commissario Giuseppe Dosi sul «volo dell’arcangelo». È un uomo dello Stato che ha avuto una vita difficile per la sua intransigente fedeltà alle istituzioni della Repubblica. Per approfondimenti: enniodifrancesco.it