Quello che può essere considerato il fondatore della chimica moderna moriva 1200 anni fa anni fa a Kufa, città dell’Iraq sulle rive dell’Eufrate, circa 250 chilometri a sud di Baghdad. Si chiamava Jabir ibn Hayyan, il suo nome è stato latinizzato in Geber e così continuerò a chiamarlo anch’io. Geber era nato nel 722 a Tus, nella parte nord-orientale dell’attuale Iran, figlio di un farmacista, in un periodo in cui l’Islam, fondato in Arabia appena un secolo prima da Maometto, si era esteso, con il califfato Omayyade (660-750) a Occidente verso l’Egitto e l’Africa settentrionale e a Oriente verso la Persia e l’Afghanistan controllando così l’estremità della via della seta e i redditizi commerci con la Cina. I califfi Abbasidi, anch’essi musulmani, scesero in guerra contro gli Omayyadi; nel conflitto fra le due fazioni il padre di Geber, che aveva parteggiato per gli Abbasidi, fu catturato e ucciso dagli Omayyadi.
Dopo la sconfitta di questi, nel 750, Geber si trasferì a Kufa che era diventata una delle principali città del mondo islamico. Con il grande califfo Harun al-Rashid (che regnò dal 786 all’809) cominciò una età dell’oro con un grande sviluppo economico e intellettuale, come appare leggendo il libro “Le Mille e una Notte”, e Geber divenne il chimico e medico di corte del califfo. In seguito alle lotte fratricide seguite alla morte di Harun al-Rashid, Geber e la sua famiglia caddero in disgrazia e furono condannati agli arresti domiciliari a Kufa dove Geber morì nell’815, appunto 1200 anni fa.
Tutte le civiltà antiche possedevano conoscenze di “chimica”; ce ne sono notizie negli scritti dell’Antico Egitto, nella Bibbia, nelle opere dei Greci e Romani. In tutto questa patrimonio di conoscenze c’era però una grande confusione fra chimica, intesa come trasformazioni condotte in laboratorio, e alchimia, un insieme di illusioni e anche imbrogli alla ricerca della trasformazione di cose vili in cose preziose grazie a formule magiche, per compiacere governanti avidi di ricchezze acquistabili con poca spesa.
Geber mise in ordine, controllò sperimentalmente e perfezionò le conoscenze precedenti. Nelle varie opere a suo nome sono trattate proprietà e combinazioni chimiche, pesi e misure, i coloranti, le pietre preziose, eccetera. Fra gli strumenti di laboratorio Geber cita il bagno ad acqua bollente, quello che noi chiamiamo “bagnomaria”, in cui si possono condurre reazioni a circa 100 gradi; i forni per osservare le trasformazioni dei corpi scaldati ad alta temperatura; i distillatori (in arabo al-ambiq, da cui l’italiano alambicco) per separare le frazioni volatili che si formano scaldando alcune miscele di sostanze e osservò che distillando il vino si forma una sostanza infiammabile (l’alcol etilico; anche il nome alcol viene dall’arabo al-kohl).
Gemer descrive operazioni come la fusione (il passaggio di un corpo dallo stato solido a quello liquido) e la sublimazione (il passaggio di un corpo solido direttamente allo stato di vapore); la cristallizzazione (la separazione di sostanze cristalline dalla soluzione in cui sono sciolte, come lo zucchero dai sughi estratti dalla canna); la filtrazione (il passaggio di un corpo liquido attraverso una tela che trattiene le sostanze solide sospese). Geber descrisse e ottenne l’acido acetico, distillato dal vino acido; l’acido citrico separato dal succo di agrumi; l’acido tartarico ricavato dalle “fecce”, i residui solidi della trasformazione del succo d’uva in vino; ma soprattutto ottenne l’acido solforico per riscaldamento ad alta temperatura dell’allume (un solfato di alluminio e potassio), l’acido nitrico, e l’“acqua regia”, la miscela dei due acidi che scioglie l’oro. Geber dimostra di aver conosciuto i metalli come arsenico, antimonio, bismuto, mercurio e lo zolfo, su cui fino allora c’era grande confusione, e descrive un trattamento superficiale del ferro che impedisce la formazione della ruggine. Fra le varie invenzioni c’è una carta resistente al fuoco (probabilmente fatta con fibre di amianto, il minerale che era noto e lavorato già in Cina); un inchiostro che poteva essere letto di notte e un metodo di impermeabilizzazione dei tessuti. Geber inoltre sapeva pesare i corpi con un’approssimazione di 150 milligrammi, allora un bel risultato.
A questo punto cominciano i misteri. Se è certo che Geber sia stato uno studioso e che abbia condotto esperimenti in un laboratorio, è poco credibile che centinaia di opere che gli sono attribuite siano state scritte tutte da lui; probabilmente i manoscritti “geberiani” arrivati e tradotti in Europa dopo l’anno 1000, contengono scritti redatti da diversi studiosi i quali li hanno attribuiti al “grande Geber” per dargli una qualche autorevolezza. Altre confusioni ci sono nelle traduzioni in latino, alcune dovute a Gherardo da Cremona (1114-1187), altre a un misterioso padre Paolo da Taranto, e nelle successive rielaborazioni ed edizioni a stampa che portano il nome di Geber. A partire dal 1800 molti studiosi, islamisti e chimici, hanno passato la vita cercando di fare chiarezza nella vita e nelle opere attribuite a Geber, anche se con controversi risultati. A noi basta pensare che dodici secoli fa, nel (oggi tormentato) Iraq è fiorita una cultura scientifica e chimica alla quale siamo debitori perché senza al-kimia non potremmo affrontare e risolvere i guasti ambientali della società moderna, alcuni dei quali generati dalla stessa chimica usata male, in un modo che avrebbe indignato il misterioso chimico di Tus.
Di Giorgio Nebbia per Giannella Channel:
- Storia naturale della mucca, utile “fabbrica” ambientale
- Dove troveremo tutto il pane? Le cause della fame nel mondo e l’importanza della cultura agricola, agroindustriale e alimentare
- Due cose buone dalla Puglia fanno sperare in un New Deal: “reddito di cantiere” e fondi per alloggi ai braccianti a rischio caporalato
Ciao Salvatore,
ho navigato un po’, galleggiando tra i tuoi scritti. “Galleggiando” non è casuale, sono rimasto in superficie, preferendo l’estensione alla profondità, e riservando a quest’ultima momenti di maggiore serenità. Ciò di cui parli è strabiliante, sono notizie lette, ma forse mai meditate, il cui approfondimento è piacevole: ognuno si appassiona in funzione dei propri gusti e le tendenze dell’animo e dell’intelletto. Sarò sicuramente un tuo assiduo lettore d’ora in avanti. Ma ti leggerò con ancora maggior piacere, se possibile, se fra i tuoi tag comincerà ad apparire con maggiore frequenza la “nebulosa Mediterraneo”. Aggiungi qualche altro TAG mediterraneo, ti prego!
Salvatore, nuovo e grande amico, mi ha fatto un enorme piacere essermi imbattuto casualmente nel pezzo su Geber al mio primo ingresso nel tuo “mondo privato e universale”. Anche se non esattamente Mediterraneo, l’Iran, la grande Persia, Ciro e Serse, mi è molto simpatico. Anche l’attuale Presidente Hassan Rouhani, grande uomo e tattico raffinato! La prima persona che abbia procurato un profondo dispiacere a Benjamin Netanyahu, che di più sionisti e fascisti sembra oggi non esisterne, in linea con la tradizione del nuovo stato di Israele, un nonsenso per la storia del pensiero europeo, la cui evoluzione non lasciava certo presagire l’accettazione di stati di ispirazione fideistica, ma piuttosto protesi verso un processo di progressiva autonomia delle istituzioni politico-sociali e della vita culturale dal controllo e/o dall’influenza della religione.
Ho già avuto modo di raccontarti qualche sera fa che l’associazione di cui faccio parte, OMeGA (Osservatorio Mediterraneo di Gepolitica e Antropologia) si occupa di Mediterraneo, Geopolitica e Antropologia, o, sintetizzando con un neologismo da noi coniato, di “antropogeopolitica mediterranea”. Essa è composta di appassionati, non di giornalisti o di professionisti della politica e delle relazioni internazionali o dell’analisi o della comunicazione. Semplicemente appassionati del Mediterraneo e, alcuni di noi, della Geopolitica. Quasi un’associazione di volontariato, registrata come “no-profit”, è apolitica (tentiamo di esserlo il più possibile), apartitica, aconfessionale, non ammette discriminazioni di sesso, razza, lingua, nazionalità, religione, ideologia politica. Non abbiamo, quindi, referenti di natura politica e neppure intellettuale; non abbiamo stipulato accordi di partenariato con organizzazioni simili o più conosciute perché la natura e gli impegni degli associati nelle rispettive professioni non consentono di sottoscrivere accordi vincolanti. Il nostro sostentamento è, pertanto, assicurato dalle nostre quote associative e, come potrai immaginare, il bilancio finanziario annuale dell’Associazione è molto modesto. Il suo obiettivo principale consiste nel favorire la conoscenza e la promozione dell’area mediterranea.
Sono del ’45, sicuramente entrato nell’ultima fase produttiva della mente e ormai da anni ho deciso di impegnare ciò che ne resta nello studio di questo enorme cortile della storia dell’umanità che è stato il Mediterraneo, fonte di tutto, spazzatura di tutto, meta di potenti e tomba di tanta sofferenza. Tutto è nato in Esso e spero che tutto non debba finirvi, ormai non ne può più di contenere le nefandezze, le vergogne e gli scarti del mondo ricco, dei ventri obesi, delle gorge satolle. Non sono più capace di amare altre persone, oltre quelle che già amo: il nuovo amore, ormai, è tutto per Lui, per il Mediterraneo, la sua storia, le sue genti, la sua cultura. Le sue potenzialità. La sua liberazione!
A presto, e complimenti!
Enrico
Italiani brave penne (ed Enrico La Rosa lo è)
Accolgo queste righe con soddisfazione. Intanto perché mi piace pensare che venga da uno dei tanti lettori attivi del mio blog che, a differenza dei tanti che navigano, non si limitano a rapide scorribande che si concludono con considerazioni sincopate e precoci. In secondo luogo per l’alto profilo culturale di Enrico La Rosa, che ho incontrato in una luminosa serata in casa di splendidi amici (per i più curiosi, Fulvia e Fausto Lanza). Enrico, ufficiale di Marina fino al 2003, ha sviluppato una competenza nel campo delle relazioni internazionali, un interesse all’approfondimento delle tematiche di politica estera e una passione per la storia dello sviluppo socio-antropologico e geopolitico del bacino Mediterraneo che lo ha portato a creare e dirigere Omeganews (http://www.omeganews.info).
E, ultimo ma non meno importante argomento, per il tema che pone: quel Mediterraneo crocevia antichissimo di diverse culture al quale lo storico francese Fernand Braudel dedicava, nell’anno in cui nascevo 1949, quel libro che resta una pietra miliare nella storiografia del XX secolo: “Il Mediterraneo. Lo spazio la storia gli uomini le tradizioni” (Bompiani). Un mosaico armonioso, misurato e cosmopolita che il cancro dell’intolleranza e della violenza inaudita sta minacciando di farlo diventare un focolaio diffuso di inciviltà. (S.G.)