Dalla competizione alla collaborazione. È il passo da fare per prosperare nel mondo che cambia, secondo Gregg Braden, autore di best seller del New York Times. Dall’India arriva un esempio che vale. Per scoprirlo, salite con noi sul bus del Mobile Hospital, la clinica itinerante (vincitrice dell’Healthcare Award 2013 della CNBC) che ogni mese porta a 12 villaggi rurali la medicina dell’Amore, cantando: “Sono più sante le mani che aiutano delle labbra che pregano”

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Una mano sul cuore, simbolo dello spirito del Mobile Hospital (foto Corneliu Tofan)

Se vi ritrovaste a Kothacheruvu, Bukkapatnam o Nallamada (villaggi sperduti dell’India) tra il primo e il dodici di ogni mese, sareste testimoni di gran fermento. Lo staff tecnico è già arrivato e ha approntato le apparecchiature necessarie. Ora tutti aspettano lo special guest: un grande bus, a capo di una carovana di 50 persone formata dai migliori medici dell’India, infermieri e volontari. Per gli abitanti delle zone rurali è un grande giorno: preparano ghirlande di fiori e, per terra, dipingono colorati disegni di benvenuto. Capovillaggio, bramino (il sacerdote) e comunità riunita attendono con trepidazione l’arrivo del Mobile Hospital. Il mese scorso, un’anziana ne uscì con la dentiera, pronta in quattro ore. Ancora sorride fiera, aspettandoli di nuovo. Come fossero divinità in terra.

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La clinica mobile premiata dalla CNBC (foto Corneliu Tofan)

Lo special guest è in viaggio, partito alle otto del mattino da Prashanti Nilayam, che vuol dire dimora di pace suprema. (I nomi dell’India, dove tutto significa ancora qualcosa). Su strade tormentate di terra battuta, il passaggio della carovana lascia, nel silenzio, la scia dei suoi 21 Om di buon auspicio. Ai suoni primordiali intonati dallo staff medico in cammino, seguono per tutta la durata del viaggio canti sacri di Bhajans, rivolti a un Dio senza forma, che focalizzano la mente sull’energia positiva. “In questi tragitti, pieni di strade sconnesse e pericolose, ho imparato il potere della preghiera”, racconta Richard Romagnoli, ambasciatore nel mondo dello Yoga della Risata, che ha partecipato per cinque anni da volontario alla spedizione umanitaria finanziata completamente dalle donazioni pervenute all’ashram spirituale di Sri Sathya Sai Baba, maestro di Verità morto nel 2011 e fondatore del progetto.

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La gratitudine nei loro occhi dice tutto (foto Corneliu Tofan)

Quando chi aspetta e chi arriva s’incontrano, è una festa: la comunità addobba con ghirlande di fiori la corriera dotata di apparecchiature elettromedicali ultraspecializzate e all’avanguardia, le migliori medicine in commercio, aria condizionata e un generatore elettrico autonomo. Anche se il Mobile Hospital passa di lì ogni mese, l’accoglienza è sempre un rito. Sul bus campeggiano due striscioni con scritto: “Love all, Serve all” (ama tutti, servi tutti).

La scuola del villaggio diventa per 24 ospedale da campo. Le classi sono allestite come ambulatori grazie alla collaborazione di studenti e professori che, sotto la supervisione del capoprogetto, lavorano insieme per il bene comune, ripulendo tutto, nei giorni precedenti l’arrivo del Mobile Hospital. Inizia l’attività lavorativa, senza sosta tranne il pranzo. Nessuna delle persone dello staff se ne andrà prima che tutti coloro che necessitano di cure siano stati serviti. Anche se questo significa a notte fonda, a volte.

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Per gli abitanti dei villaggi rurali i medici sono divinità in terra. (foto Corneliu Tofan)

Per le lunghe ore d’attesa sotto il sole vengono allestite tende, ai cui pali sono appese bottiglie d’acqua potabile sempre rifornite, non appena l’ultima goccia finisce. Anche questo è amore, anche questa è cura. La giornata è lunga ma per fortuna ci sono i volontari. “Il mio ruolo”, racconta Richard, “era distrarre divertendo attraverso il potere del sorriso e qualche gioco di prestigio. Avrei incontrato lo Yoga della Risata solo due anni dopo, all’epoca mi dedicavo alla clownterapia. Il direttore a capo del progetto, il dr. Narasimhan, mi aveva spiegato una cosa fondamentale nei paesi rurali: il valore dell’educare i bambini all’igiene. Per loro l’acqua serve solo per bere e per lavare gli indumenti. Tra un gioco di prestigio e l’altro, tra un sorriso e una chiacchierata, io dovevo insegnare ai bimbi il valore di lavarsi le mani e spazzolarsi i denti”.

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Richard al servizio dell’Umanità nel Mobile Hospital. (foto Corneliu Tofan)

Gli occhi azzurrissimi di Richard si illuminano, inumiditi, mentre gli chiedo come si fa a tenere la giusta distanza per aiutare l’altro mentre vedi la sua povertà, la sua malattia, la sua condizione esistenziale. “In effetti, i medici sono preparati a prestare soccorso e andare oltre quello che vedono. A me hanno aiutato le parole di mio padre negli ultimi tempi della sua vita: ricordati che l’ammalato sono io. La migliore medicina è l’amore. Quando tocchi pensando che non stai toccando solo il corpo fisico, qualsiasi tocco è amore. Le persone sentono che qualcuno si sta prendendo cura con il cuore. In questo spazio il senso d’impotenza scompare, tutto è possibile”.

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Giochi di prestigio per trascorrere le ore d’attesa. (foto Corneliu Tofan)

Perché un progetto abbia lunga vita deve essere ben strutturato. Il direttore del Mobile Hospital si avvale della consulenza di eminenze che studiano la strategia dell’aiuto nei paesi rurali. A lui Sai Baba ha affidato il compito di selezionare i migliori dottori, le migliori medicine allopatiche e le migliori tecnologie al servizio degli abitanti dei villaggi che altrimenti non avrebbero possiblità e mezzi per raggiungere gli ospedali più vicini ed essere curati. I più rinomati professionisti dell’India (che sono in grado di interagire perfettamente con la lingua locale, oltre che in inglese) vengono da ogni dove (Mumbai, Bangalore, etc.) portando con sé il proprio staff personale a loro spese e prestando gratuitamente servizio per 15 giorni al mese. Ci sono psichiatri, ortopedici, ginecologi, ostetriche, dentisti, cardiologi e oculisti. Le squadre si alternano, in modo da garantire una copertura d’eccellenza per tutto l’anno.
“Non dimenticherò mai il mio stupore la prima volta, nel vedere il Mobile Hospital in azione”, si commuove Richard. “Chiesi al direttore: ma è tutto gratis? Lui rispose: sì, Richard. Ma non è questo il punto. Ricorda: è gratis, with Love”.

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Il cibo, portato e condiviso con amore. (foto Corneliu Tofan)

Nei dodici villaggi principali (nodal points) prescelti, il Mobile Hospital, dal 2006, arriva ogni mese lo stesso giorno, in modo da garantire una calendarizzazione di riferimento per gli abitanti di tutti i villaggi limitrofi, che nella data prestabilita si radunano nel nodal point per ricevere cure. C’è una farmacia che segue il Mobile Hospital e ogni mese permette a ognuno di rifornirsi gratuitamente delle medicine di cui ha bisogno. Ogni paziente è dotato di una tessera magnetica dove i medici registrano e archiviano in digitale la cartella clinica personale. “L’80 per cento dell’aiuto concreto consiste in interventi seduta stante”, continua Richard. “Non si fanno operazioni a cuore aperto ma quando i medici capiscono che servono cure importanti portano con sé in città il paziente e la famiglia, che verrà mantenuta gratuitamente per il periodo necessario alle cure e alla riabilitazione”.

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Le tende. (foto Corneliu Tofan)

All’ora di pranzo l’équipe, infermieri, studenti, volontari e comunità mangiano tutti insieme il cibo preparato la mattina stessa nella mensa di Prashanti Nilayam. “Anche in questo si può percepire e ammirare l’amore di un’azione: prendersi cura singolarmente di ogni individuo”, sottolinea Richard. “In questo progetto ogni persona è vista come un’anima incarnata in un corpo umano e considerata degna di rispetto, anche al di là di un passato di violenza. I medici sono sempre presenti a se stessi. Vedono in ognuno l’anima. Aiutare gli altri è la più grande forma di arricchimento che noi possiamo donare a noi stessi e alle generazioni future: i nostri figli”.

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Le emozioni nelle foto. Cornelio Tofan: “Quest’immagine ha portato l’anima nelle mie memorie fino quando se stessa si libera e diventa luce”.

A sera, anche se è molto tardi, si torna alla base per rifornire la carovana di medicine e cibo. Una breve notte su brandine, qualche folata d’aria grazie ai ventilatori e la mattina dopo si riparte per un altro villaggio.

Come le braccia sono prolungamento ed espressione del cuore, il Mobile Hospital è il braccio sul campo del Super Speciality Hospital di Puttaparthi, il Tempio della Guarigione fondato col ricavato della vendita dell’Hard Rock Cafè.
Ma questa è un’altra – bella – storia. Che vi racconterò presto.

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La storia di uno scatto. Cornelio Tofan: “Ero nella classe di una scuola dei villaggi trasformata in un reparto di pediatria. Stavo seduto per terra circondato dei bimbi che gattonavano e si arrampicavano su di me. Il marmo scuro del pavimento contrastava con una luce calda, meravigliosa, che entrava di taglio, accarezzando le anime di tutti noi. Non era solo la luce del sole…la purezza di tutto quello che vivevo mi ha riempito gli occhi con le lacrime di gioia. Cosi è uscita fuori la foto più bella di quell’attimo fuggente, scattata con il cuore. Le azioni del Mobile Hospital al giorno d’oggi devono trovarsi sulla prima pagina come esempio per l’alto livello di cura medica per l’essere umano. Amore in azione: questa è la missione del Mobile Hospital”.

A PROPOSITO

Come candidarsi al Mobile Hospital e due, tre cose sul Dottor Romagnoli

Sai Baba – impegnato in progetti d’istruzione, nella costruzione di acquedotti per la diffusione dell’acqua potabile e nelle cure sanitarie per i più poveri – volle in origine il Mobile Hospital per servire le donne che avevano difficile accesso alle cure mediche per povertà e problemi di casta. Sai Baba ha desiderato che fosse l’ospedale ad andare verso la gente e così è stato.

Ecco i riferimenti per candidarsi come volontari, scrivendo all’Ufficio Relazioni pubbliche le proprie motivazioni.

Mobile hospital, Prasanthi Nilayam/Anantapur District, Andhra Pradesh/India, +91–8555-287979, coordinator@sssihms.org.in

Per i medici, è possibile chiedere di partecipare anche solo come visitatori per rendere questa esperienza un modello da esportare.


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Yoga-della-RisataRichard Romagnoli, discepolo di Sai Baba, ha appreso le virtù terapeutiche dello Yoga della Risata direttamente in India dal medico indiano dr. Madan Kataria, dal quale ha ricevuto il diploma di Teacher e ambasciatore di Laughter Yoga nel mondo. Unisce le tecniche dell’illusionismo e della clownteerapia alla metodologia dello Yoga della Risata, alla diffusione del quale contribuisce con i propri seminari in Italia e all’estero.

Per saperne di più: richardromagnoli.com

Valentina Guzzardo si autodefinisce “giornalista di storie ed emozioni”, divulgatrice nel campo delle nuove frontiere della Medicina con un approccio più olistico ai fattori di Salute degli individui, in cammino verso il ritorno a un’empatia globale di cui vorrebbe riuscire a farsi interprete, giorno per giorno, insieme a un Editore il quale creda che questo è importante e promuova il piano editoriale che lei ha nel cassetto.

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