Caro Salvatore,
ti chiedi e ci chiedi (a noi della comunità di lettori del tuo blog), a proposito della “ripresa”, da dove andremo a ricominciare: ecco, io porto il mio personale contributo indicandoti, sulla base della mia esperienza, che una delle strade da intraprendere è quella di portare ancora la ricchezza della nostra cultura come ambasciatrice nel mondo, come un piccolo contributo costituto dal lavoro dei nostri più importanti intellettuali del ‘900 molto amati all’estero e dagli italiani all’estero: Bruno Munari, Davide Lajolo, Alberto Sordi, Giorgio Albertazzi, Lucio Dalla, Pierpaolo Pasolini, Dario Fo e altri con cui abbiamo collaborato anche per decine di anni.
Fra i molti, la “mostra evento” di Dario Fo e Franca Rame è costituita da una sintesi di una lunga collaborazione, nel periodo degli anni ’60 a Genova e ’70, fino agli anni ’75 / ’90, poi alla famosa “Palazzina Liberty” di Milano e, dopo molto tempo, per la loro ultima presenza in scena in coppia, nel 2012 al Teatro Dal Verme di Milano, ne “Il Picasso Desnudo”, invitati da Dario Fo personalmente.
I lavori di Dario che portiamo “in giro per il mondo”, sono quelli dove Dario e io, sul palco, studiavamo metodi di ripresa che consentissero di rappresentare il movimento, la mimica, mentre Franca, in platea, ci diceva “Sembrate due pirla”! Quindi lavori veramente unici: il tema “Il teatro italiano innovato dall’apporto letterario e poetico e visionario di Dario Fo”.
- “Mistero Buffo”, che nasce nel 1968 e, nella contrapposizione e contaminazione di due termini “Mistero” e “Buffo” lascia largamente intendere l’approccio dissacrante delle liturgie delle religioni delle fedi e del Potere. Dario aveva reinventato il “grammelot” di cui amava dire “Il mio grammelot è una vera scienza” proprio per lo studio e la verifica empirica, in scena, che da 1969 aveva avuto modo di fare”.
- “Fanfani rapito”, è messo in scena nel 1975. Basato sulla beffa nei confronti di un politico rappresentante il Potere, della DC degli anni ’70. Di fatto è un incubo di Fanfani che, al risveglio, trova i rapitori veri, mandati da Andreotti, suo collega e antagonista nello stesso partito.
- “Picasso desnudo”, l’ultimo lavoro con Franca, e che Dario stesso ci ha invitato a fotografare, Fo riprende la narrazione dell’arte e la pittura raccontando le vicende del grande artista catalano che ha incrociato personalmente in una beffa universitaria a Milano nel dopoguerra fatto è il un documento completo della loro ultima presenza in scena insieme
Il Maestro Enrico Intra, famoso pianista e direttore d’orchestra per il nostro lavoro su Dario Fo e Franca Rame, ha composto la Suite “Duo”. Non una “cosa da mettere lì”, ma una composizione per un uditorio raffinato avvezzo all’ascolto dei postweberniani e di John Cage, di Pierre Boulez, Bruno Maderna, evvia.
Jacopo Fo è stato molto felice di apprenderne la realizzazione poiché, ci ha detto “ai funerali tutti hanno fatto mille promesse e poi sono spariti tutti”.
La “tournee” della mostra parte da Castel Franco Emilia, e poi alle Ambasciate e Istituti italiani di cultura di Vienna, Lubiana, Belgrado, Pechino, Minsk, Nizza e presso il Teatro Nazionale Serbo, il Teatro Nazionale Cinese. Fra le presenze estere ecco le mostre di Milano Art Gallery, di Venezia alla Scuola Grande San Teodoro, a Spoleto Arte, a Grado con il Comune palazzo della Musica e a Roma alla Galleria Micro.
Ecco, io sono abituato da tanto tempo a realizzare dei discorsi con le immagini, invece di scriverli li disegno. Questo mi permette di andare a soggetto, di improvvisare, di esercitare la mia fantasia e di costringere voi a usare la vostra
(Dario Fo)
DAL PORTFOLIO
Di foto in foto che teatro ti Fo
Leggi anche:
- Dario Fo elogia il Ruzzante: “Fu un vero rivoluzionario, l’unico che, in forma satirica, ha parlato del suo tempo”
- Carlo Pedretti: la mia vita con quel genio di Leonardo
- Così Oriana Fallaci mi raccontò Oriana
- “La febbre vorrei non averla”: un foglio nella sua villa toscana svela la fine di Giacomo Puccini
- E Gianni Boncompagni scelse Arturo Benedetti Michelangeli, il più grande pianista del mondo tifoso di Enzo Ferrari e Topolino
- Da Rimini a Pennabilli sulle tracce di Fellini e di Tonino Guerra: paesaggio con poeta
- E Mauro Corona mi confessò: “Devo a Mario Rigoni Stern la mia rinascita”
- Giuseppe Masera: “per chi come me ha dedicato una vita nella battaglia alla leucemia infantile, la figura di Giovanni Verga assume i contorni di un gigante”