L’INFANZIA DEI GRANDI(18): E’ STATO UN BAMBINO ANCHE PLINIO IL VECCHIO, AUTORE DELLA PRIMA ENCICLOPEDIA POPOLARE DELLA STORIA

testo di Luca Novelli* per Giannella Channel

"Divinità per un mortale significa aiutare un mortale".
Più in basso: una doppia pagina e la copertina del nuovo libro di Luca Novelli su Plinio il Vecchio.

Tutti gli adulti sono stati bambini. Quelli che non lo dimenticano – diceva l’indimenticabile autore del Piccolo Principe, Antoine de Saint-Exupéry – hanno una marcia in più. Plinio il Vecchio, autore della Storia Naturale, prima enciclopedia popolare della storia, penso proprio sia stato un grande adulto di questo tipo. Quest’anno Plinio compie 2000 anni, anniversario festeggiato con varie iniziative. Cavaliere romano, comandante in Spagna e Germania, ammiraglio e amico dell’imperatore Vespasiano, era arrivato a gestire una delle più grandi flotte di Roma, quella occidentale, con un potere immenso su navi, porti e migliaia di marinai. Fisicamente era un cinquantenne sovrappeso, amante della buona cucina, ma per certi aspetti era rimasto un ragazzino curioso, un collezionista di fatti straordinari, di pettegolezzi imperiali e di importanti realtà scientifiche. Così, quando nel 79 d.C. il Vesuvio comincia a eruttare si caccia a capofitto nell’ultima avventura della sua vita. Muore a Stabia,  ucciso da una nuvola di gas e polveri malefiche insieme a migliaia di abitanti di Ercolano e Pompei.

 

Ritratto ottocentesco di Plinio il Vecchio (Como, 23 - Stabia 79 d. C). In apertura: "Mai un giorno senza scrivere qualcosa".

Cittadino romano. Plinio il Vecchio è nato a Como, città della ex Gallia Cisalpina. La sua famiglia apparteneva agli Equites, i Cavalieri. Non sono patrizi come i discendenti dei fondatori Roma, ma sicuramente nobili e grandi proprietari terrieri. Trascorre la prima infanzia nella sua città, poi a dieci anni lo troviamo a Roma nella domus di Publio Pomponio, suo tutore. Publio è un giovane ufficiale, ma è anche poeta, storico appassionato e scrittore. Del padre di Plinio non abbiamo notizie. Su Publio invece gli aneddoti non mancano. Secondo Tacito è un uomo raffinato e brillante. È mal visto dall’Imperatore Tiberio che ha condannato a morte diversi suoi amici, per complotto e tradimento. Publio è sospettato di aver protetto uno dei congiurati. Per questo teme per la sua vita e passa gran parte del suo tempo rinchiuso nella domus di famiglia, scrivendo una tragedia. È appassionato dell’Eneide e ammiratore dei Gracchi, dei quali conserva alcuni testi storici. Ha una grande biblioteca, con centinaia di rotoli manoscritti. Sono tutti a disposizione del piccolo Plinio, che sa già scrivere e far di conto, con l’abaco e le cifre romane. Publio Publio lo contagerà con la sua passione per la storia e la letteratura.

Crescere a Roma. I maestri di Plinio sono tutti schiavi o liberti. Quelli di origine greca sono i migliori, rari e preziosi. Nella ricche case della capitale tutto funziona grazie agli schiavi: le pulizie, le cucine, le scuderie, l’educazione. Nella sua Storia  Naturale Plinio racconterà del prezzo pagato per uno schiavo esperto di grammatica: 700.000 sesterzi! È pari al valore di una domus principesca in centro città. Oltre alla grammatica, nelle giornate di Plinio non mancano le lezioni di equitazione, di lotta e arti marziali. Poi c’è la città che insegna. Roma col suo milione di abitanti è cosmopolita, multietnica ed eccitante. Ci sono i “giochi” dove quasi sempre ci scappa il morto, anzi molti morti. Sono gladiatori, criminali e schiavi ribelli. C’è il mercato, dove è meglio andare accompagnati da una guardia del corpo. Ci sono le tante feste volute dall’imperatore, che se ne sta al sicuro nella sua amata Capri, con i suoi vizi personali, lontano da tutto questo.

La domus si anima. Quando, nel 37 d.C., Tiberio muore, di sospetta morte naturale, il tutore di Plinio tira un sospiro. Nella sua domus si festeggia con musica e banchetti. Tra gli ospiti: senatori e magistrati,    popolari attori e scrittori. Plinio indossa ancora la tunica dei ragazzi, ma è ammesso tra gli invitati. Conosce così due maestri di grammatica e retorica: Quinto Remmio Palemone e Arellio Fusco. Il primo è famoso per le sue letture delle poesie di Virgilio. Arellio insegna a parlare in pubblico. L’arte oratoria è indispensabile per un cittadino romano che vuol fare carriera. Plinio farà buon uso dei loro consigli e delle nuove conoscenze, non solo letterarie. Sente parlare di politica e soprattutto delle uscite in fantasia del nuovo imperatore: Gaio Giulio Cesare Augusto, detto Caligola, dal nome dei sandali di cuoio in dotazione ai legionari, che portava da ragazzino. Caligola ha solo 25 anni ed è matto come un cavallo. Anzi entrerà nella storia proprio per le sue stranezze, come proporre il suo cavallo come membro del senato.

 

 

L’adolescenza finisce.  Caligola é assassinato all’inizio del 41 d.C. Le sue pazzie cominciavano a essere insostenibili. Roma gli tributa  ugualmente funerali grandiosi. Viene tumulato nell’Augusteo, a Campo Marzio, nell’immensa tomba di famiglia. Tra la folla di patrizi e di cavalieri che assiste alla cerimonia c’è anche il  giovane Plinio. Ha diciassette anni, si è rasato la prima barba e l’ha portata in offerta al tempio di Giove Capitolino.    Ora può indossare la toga bianca degli adulti. È felicissimo. Il suo tutore Publio è in ottimi rapporti con il nuovo imperatore Claudio, zio di Caligola. Presto diventerà console, mentre Plinio entra nell’esercito come cavaliere. La sua sarà una carriera militare dura ma senza ombre. Rimarrà l’amore per la letteratura  e il desiderio di produrre un’opera letteraria che lasci il segno. È un’ambizione comune a molti nobili romani, non solo del tutore di Plinio. Anche Nerone ne sarà affetto.Per Plinio non sarà un poema, tantomeno una tragedia, ma una originale enciclopedia con più di 20.000 voci. La scriverà con l’aiuto dei suoi schiavi. Verrà copiata e ricopiata da schiere di amanuensi per arrivare fino a noi, come fonte di ispirazione di tanti divulgatori di oggi e fantastico ritratto del Mondo Antico. Italo Calvino lo ha immortalato con la definizione: protomartire della scienza sperimentale. []

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