Mentre a Tortona e Castellania dirigenti della Rcs Sport (società organizzatrice) preparano le due tappe del prossimo Giro d’Italia del Centenario (presentazione fissata al 25 ottobre) in onore di Fausto Coppi e di Marco Pantani, esce l’ebook da me curato su Coppi che racconta Coppi: “Fausto Coppi. La mia vita di corsa” (collana “i Corsivi” del Corriere della Sera, diretta da Carlo Alberto Brioschi, euro 1,99, pagabile con carta di credito disponibile in tutti gli store digitali – da Kindle-Amazon, a Ibooks-Apple, Ibs, Kobo e Bookrepublic – e può essere scaricato su pc, tablet, e-reader, ecc.). Qui di seguito la scheda del libro elettronico e la mia introduzione. (s.g.)
Con parole sue
Sono state scritte infinite cose su di me; cose in gran parte inesatte. Se dovessi rettificare le innumerevoli cose ridicole che leggo, dovrei smettere il mestiere di corridore. Perciò mi sono deciso a raccogliere questi ricordi. Sono i più esatti che siano stati pubblicati, i più vicini alla verità
(Fausto Coppi)
Scheda
Tra le pagine del settimanale Oggi degli anni Cinquanta si nascondeva un sorprendente memoriale a puntate in cui Coppi racconta se stesso e i retroscena dei suoi trionfi: ben 151 vittorie su strada ottenute nei ventun anni di carriera da professionista, segnati dalla competizione con l’altro asso italiano Gino Bartali. Il risultato è un’affascinante autobiografia che ripercorre gli inizi di Coppi come garzone di salumeria a Novi Ligure, il desiderio di correre e i primi approcci con il massaggiatore dei campioni del ciclismo, la morte del fratello Serse, le prime corse con le uova sode in tasca, fino all’esordio da professionista come gregario di Bartali, alla prima maglia rosa al Giro d’Italia e al record mondiale dell’ora. In queste pagine rivive il periodo più ricco e felice di Coppi ma anche le amarezze e le sconfitte, le maldicenze e le cadute, e la paura di non farcela. Una straordinaria storia sportiva ricca di aneddoti e riflessioni narrati in prima persona dal campionissimo, raccolta e curata sapientemente da Salvatore Giannella. Il ricavato andrà all’associazione ciclistica “Fausto Coppi” di Cesenatico per la manifestazione benefica “2XBENE” tenuta annualmente a Longiano (FC).
Bio
Salvatore Giannella, giornalista, ha diretto Genius, L’Europeo, Airone e ha curato le pagine di cultura di Oggi (2000-2007). Ha scritto libri e sceneggiato documentari per La Storia siamo noi. Collabora con Oggi e Sette, il magazine del Corriere della Sera. Il suo blog: Giannella Channel.
La mia presentazione
QUANDO CORREVANO COPPI E BARTALI
L’Italia è contadina / nei campi i buoi bianchi dalle corna di luna. / Una guerra terribile è ancora vicina / con le ossa fra le macerie della strada. / Ma questa strada non ancora asfaltata porta a un’altra strada. / Gli operai in tuta azzurra lasciavano / di giuocare a palla per guardare / e Coppi, leggero come un pensiero, / appoggiato sulle ruote dell’ombra che aveva strani bagliori, saliva…
(Roberto Roversi)
Caro lettore,
nell’anno del Tour delle gaffe ti invitiamo a leggere queste parole ritrovate del nostro campionissimo Fausto Coppi su quando il Tour (con il Giro d’Italia) era ancora un mito ricco di grandi storie.
Il sorprendente memoriale in cui Coppi racconta Coppi e i retroscena delle principali sue 151 vittorie su strada ottenute nei 21 anni di carriera da professionista (18 se si considera l’interruzione a causa della guerra), segnate dalla competizione con l’altro asso italiano Gino Bartali, mi è balzato sotto gli occhi mentre ricostruivo, nell’archivio della Rizzoli, la storia di Oggi, il settimanale delle famiglie italiane per eccellenza. Sono parole di Coppi sconosciute persino a suo figlio, Faustino (nato nel 1955 dall’unione con Giulia Occhini, la “dama bianca”), da me contattato nella sua casa di Novi Ligure. Lo stesso Coppi spiega perché si era deciso, in quel 1952 (aveva 33 anni, gliene resteranno altri sette da vivere) a raccogliere i principali ricordi della sua carriera: “Sono state scritte infinite cose su di me, sulla mia vita; cose in gran parte inesatte o inventate di sana pianta. È accaduto anche che molti, copiando l’uno dall’altro, abbiano ripetuto a catena la stessa falsità, fino a convincere che fosse proprio vera. Se dovessi smentire o rettificare le innumerevoli cose ridicole o irritanti che leggo quotidianamente sul mio conto, dovrei smettere il mestiere di corridore e assumere almeno un paio di segreterie. Perciò, in un raro momento di calma, mi sono deciso a raccogliere questi miei ricordi. Essi sono i più esatti che siano stati pubblicati, i più vicini alla verità”.
Scorrendo le emozionanti righe, sono affiorate dal pozzo della mia memoria le immagini collegate a quel campionissimo che nella sua breve vita vinse tutto quello che si poteva vincere. Mi limiterò alla prima e all’ultima.
- Aprile 1959, velodromo “Lello Simeone” a Barletta, l’unico operante allora in Puglia. Mio padre Giacomo, tifoso dell’Inter e di Coppi, non volle farmi mancare l’appuntamento con i campioni del pedale, Coppi e il romagnolo Ercole Baldini, “treno di Forlì” già vincitore a 26 anni di un titolo olimpico, del record dell’ora, di un Giro d’Italia e di un campionato mondiale su strada. La fama dei due giganti aveva richiamato una folla straripante e a me, ragazzino, era toccato un posto in piedi ai bordi della pista in cemento. Ricordo le volate di Fausto ed Ercole e mi sembra di conservare nelle narici persino l’odore del loro sudore.
- 1960: alle 8:45 del 2 gennaio, a soli 40 anni, “il grande airone chiude le ali” (Orio Vergani). Per Coppi, campione preso di mira da sfortuna e infelicità, si rivelerà mortale una malattia contratta pochi giorni prima in un viaggio nell’Alto Volta, attuale Burkina Faso, dove era stato chiamato a un criterium con gli amici francesi Raphael Geminiani, Roger Riviere e Jacques Anquetil. Alla gara seguirà una battuta di caccia, con un pranzo in cui (come accertai in un’inchiesta per Oggi del 13.2.2002) Coppi si concesse una trasgressione alimentare, rivelata da Geminiani: assaggiare “per curiosità” radici crude della manioca amara (apprezzata nei paesi caldi, però è un arbusto velenoso, contenente glucosidi cianogenici che liberano acido cloridrico: questo principio tossico viene normalmente allontanato con ripetuti lavaggi e la cottura).
Spiegavo così, con l’aiuto dell’assistente Adriano Laiolo che fu vicino a Coppi in quella trasferta africana, quel “misterioso fattore collaterale, debilitante dell’organismo” da sempre indicato dal medico della famiglia Coppi, Ettore Allegri, come l’elemento che deviò dalla diagnosi della malaria le prime indagini sanitarie sul campionissimo.
Un’ultima avvertenza: cercherai invano qui notizie sulla vita privata di Fausto. Come tenne a precisare lui stesso in un intervento successivo al memoriale: “Non capisco perché la gente debba occuparsi tanto di queste faccende. Io sono un corridore di mestiere, mi sono creato un nome correndo in bicicletta e richiamo pubblico attorno a me appunto con la mia attività sportiva. Ora io vorrei che gli sportivi continuassero a vedermi solamente come un corridore, e mi elogiassero o rimproverassero per questo, senza pretendere dì entrare nelle mie vicende personali. Ognuno ha diritto di avere una sua vita privata e di mantenere un giusto riserbo su di essa. Io desidererei questo appunto: essere lasciato in pace a risolvere da solo una situazione delicata che, ripeto, non dovrebbe riguardare nessun altro all’infuori di me”.
Salvatore Giannella
A proposito di Fausto Coppi e ciclismo, leggi anche:
- Fausto Coppi, l’Airone che pedala ancora nella mia memoria. Un grande libro (“Fausto Coppi, la grandezza di un mito”, Minerva) racconta, con immagini mai viste e con testi unici di grandi firme, i cento volti dell’Airone in coincidenza con i cento anni dalla nascita
- Il giornalista Salvatore Giannella con “La mia vita di corsa” ci riconsegna il vero campionissimo Fausto Coppi
- Nove soste sulla Nove Colli tra storia e meraviglie dei borghi di Romagna. La Granfondo ciclistica più antica d’Europa, con partenza e arrivo a Cesenatico, è l’occasione per invitare alla visita di nove tra le eccellenze lungo il percorso. A seguire, illuminiamo una terra generosa con la mia intervista al “treno di Forlì” Ercole Baldini e con la festa per la solidale gara della 2XBene a Longiano
- Due pittori in viaggio lungo il Po: De Pisis, con le parole e in bici, Nino Vincenzi con i suoi pennelli. Un artista d’oggi e il grande pittore ferrarese uniti, ognuno con la sua storia e la sua memoria, dal grande fiume tra Ferrara e Rovigo in una iniziativa editoriale a tiratura limitata
- Dalla Romagna fino in Nuova Zelanda: a Jovanotti partito per un viaggio in bici di 3.000 chilometri consigliamo la visita dei piccoli musei che hanno molto da insegnarci. Il cantante, da sempre legato alla riviera romagnola, s’è messo in viaggio da Forlì per un giro della Nuova Zelanda in bicicletta. Può essere utile (a lui e a tutti i fan dei piccoli musei italiani) rileggere il reportage di un noto economista marchigiano, Ercole Sori, sul ricco patrimonio di esperienze raccolto durante un viaggio di studio in quello Stato insulare, terra dei Maori
- Oliviero Beha, il giornalista contro che aveva come eroe Gino Bartali. Affido alle parole che mi consegnò due anni fa il ricordo di un cronista aspro e amico. Per lui “le parole erano molto importanti” e la libertà “un lusso di pochi”. Ammirava un uomo su tutti: il campione ciclista, toscano come lui, salvatore di ebrei e antifascisti
- Quando il campione Nino Borsari tirò la volata agli italiani di Melbourne. Originario dell’Emilia Romagna, Borsari (1911-1996) vinse l’oro olimpico nella gara ciclistica dell’inseguimento a squadre ai giochi di Los Angeles del 1932. La guerra poi lo bloccò in Australia, dove restò per sempre. Qui il suo nome è ancora sinonimo di qualità nel campo del ciclismo, degli affari e della solidarietà.