Su Giannella Channel ho dedicato alla vecchiaia serena vari testi. Mi piace aggiungere alle storie e riflessioni evocate in precedenza queste parole della leggendaria principessa Diana, che tutti continuiamo ad amare a distanza di oltre vent’anni dalla sua tragica scomparsa: parole affiorate dal mio archivio e raccolte nel corso delle Giornate di studio del Centro studi Pio Manzù a Rimini dell’ottobre 1996. (s.g.)
Una popolazione anziana esercita una pressione crescente sul sistema delle risorse e sulla disponibilità delle cure. Questa è una delle sfide che i professionisti della sanità devono affrontare. Grandi progressi vengono fatti in questo campo. Io credo che sia una sfida per tutti noi membri della società. È una questione che noi tutti dobbiamo affrontare. In effetti c’è il rischio che si consideri la vecchiaia come una malattia, che essere anziani significa essere malati. È piuttosto facile liquidare il problema degli anziani dicendo che essi non hanno molto più da dare alla società a parte le loro infermità e i loro malanni. Le nuove generazioni sono sempre tentate di credere di avere già tutte le risposte, e che gli anziani non sono più necessari e hanno solo bisogno di cure mediche. È una tentazione in cui dobbiamo cercare di non cadere e che dobbiamo assolutamente evitare.
Considerare la vecchiaia come una malattia significa sprecare una delle nostre più grandi risorse; considerare gli anziani persone scomode significa trascurare il valore della saggezza e dell’esperienza. Saremmo dei pazzi se ci comportassimo così. Lungi dal pensare alla vecchiaia come a una malattia, credo che quelli tra noi che sono più giovani rischiano di essere vittime di un’altra malattia. Come scriveva Shakespeare: “È la malattia di non sapere ascoltare”.
I medici mi hanno detto che saper ascoltare è sempre uno degli aspetti principali della pratica clinica, ma anche un elemento essenziale per il benessere della nostra società nel suo insieme.
Durante i miei viaggi ho avuto il privilegio di incontrare persone di diverse fedi religiose e di diverse nazionalità. Mi ha sempre colpita il fatto che l’armonia sociale sia spesso evidente laddove fra gli anziani e i giovani esista un reciproco rispetto. Credo che lo stesso valga nel campo della medicina.
Mentre la scienza medica continua a progredire, e le cure sanitarie si fanno sempre più facilmente disponibili, un numero crescente di persone vivrà più a lungo e in migliori condizioni di salute. Ciò significa che dovremo necessariamente considerare il ruolo e lo status che vengono riconosciuti ai nostri anziani.
Con il loro patrimonio di esperienza, li dobbiamo perciò considerare una ricchezza, e non già una voce in passivo; li dobbiamo considerare persone che ancora possono dare e non togliere qualcosa alla società; li dobbiamo considerare persone che hanno ancora un ruolo molto importante da svolgere sulla scena della vita dell’umanità.