Arrivo in Sardegna con la voglia di illuminare i segreti dei 370 ultracentenari che vivono nell’isola e trovo, insieme a una bella mostra fotografica a loro dedicata a Cagliari (vedi riquadro in basso), il clamore per un insolito affare sfociato in un misterioso furto delle provette con i Dna dei nuraghi umani. Lascio ai carabinieri, al magistrato e ai giornalisti investigativi il compito di approfondire gli aspetti dell’affare con annesso furto e bado al lato utile della faccenda per il lettore, grazie a un nuovo incontro con Luca Deiana, biochimico di fama internazionale, docente alla facoltà di Medicina dell’università di Sassari e curatore di una vigna per Cannonau, che dal 1996 studia i Matusalemme della Sardegna: lo intervistai per Oggi nel 2002 e sta per pubblicare l’opera omnia sui suoi studi, un libro di 800 pagine che farà piena luce (anche per i non addetti ai lavori) sull’elisir di lunga vita sui “nonni d’Europa”.
L’AFFARE E LA POLEMICA
È stata la notizia-bomba dell’estate: una società londinese di biotecnologie, la Tiziana Life Sciences, specializzata in farmaci per il trattamento di malattie tumorali e immunologiche, ha comprato per 258 mila euro beni chiave molto particolari provenienti dalla Shardna Spa, bio-banca con sede nell’isola. La Shardna, creata nel 2000 dall’imprenditore sardo Renato Soru (fondatore di Tiscali ed ex governatore della Regione Sardegna, attuale europarlamentare del Pd) e da Mario Pirastu, direttore dell’Istituto di genetica delle popolazioni del Cnr, aveva accumulato a Perdasdefogu, il paese della famiglia Melis (la più longeva del mondo) 230 mila campioni provenienti da 13 mila abitanti della regione dell’Ogliastra caratterizzati dalla alta longevità (in questa speciale graduatoria è sorpassata solo dagli abitanti dell’isola giapponese di Okinawa). La banca-dati era stata venduta al San Raffaele di Milano ma, con il crac della fondazione di Don Verzè, era finita all’asta e a luglio la società londinese aveva annunciato l’acquisto da parte sua per indagare sui segreti dei centenari. L’annuncio dell’affare era stato accolto dalle parole polemiche del deputato di Unidos, Mauro Pili, già governatore della Sardegna (2001-2003): “Abbiamo svenduto il più grande patrimonio genetico della regione”. Su queste fondamenta si è aggiunta, al mio rientro in Sardegna, la notizia del misterioso furto, dalle 18 grandi celle-frigo a una temperatura costante di meno 80 gradi, delle provette con i Dna dei centenari dalla cassaforte genetica dell’Ogliastra. Provette che i superprofessionisti del furto non sono riusciti a far sparire: sono ancora in Sardegna e i carabinieri incaricati dal procuratore di Lanusei, Biagio Mazzeo, le hanno rintracciate e poste sotto sequestro cautelativo nei laboratori di un ospedale di Cagliari. Staremo a vedere come finirà questo insolito giallo.
QUEL CHE È UTILE SAPERE, PAROLA DI SCIENZIATO
Affronto l’affascinante tema dei segreti dei nuraghi umani da un altro versante, quello di uno scienziato “buono” che avevo conosciuto in passato: l’ex direttore della cattedra di Biochimica clinica e oggi docente nella facoltà di Medicina dell’Università di Sassari, Luca Deiana, è lo scienziato che dal 1996, dopo aver fondato il Progetto AkeA (“A Chent’Annos”, una frase augurale: che tu possa vivere fino a cent’anni) gira in lungo e largo la Sardegna alimentando, con l’approvazione dei comitati etici e senza cedere alle lusinghe delle società d’affari, una banca dati a Sassari con più di 3mila centenari. L’avevo incontrato a Orroli (Nuoro) in compagnia di ultracentenari all’ombra del nuraghe Arrobiu (“rosso”), per presentare i primi risultati delle sue ricerche portate avanti con giovani collaboratori: era la primavera del 2002, la mia inchiesta fu pubblicata su Oggi del 3.4.2002). Lo ritrovo a distanza di anni, impegnato a completare un libro sul progetto che non sarà puramente scientifico, ma affronterà anche argomenti identitari, culturali e antropologici mescolati ai tanti aneddoti raccolti in tanti anni di incontri con i nuraghi umani della Sardegna.
A conti fatti oggi 370 uomini e donne sarde hanno superato il secolo di vita. Ventidue ogni centomila abitanti, il doppio rispetto alla media mondiale e addirittura il triplo dei Paesi occidentali. Una caratteristica unica al mondo dell’Ogliastra è che il rapporto maschi-femmine tra i centenari è di 1 a 1, il che vuol dire che uomini e donne sono longevi allo stesso modo. Nell’intera Sardegna il rapporto sale a 1 a 2, mentre nel mondo la media oscilla tra 1 a 4 e 1 a 7. La loro longevità è frutto fattori genetici e microclima ma anche a una dieta di lunga vita fatta di tipicità alimentari locali, dove spicca un uso del vino pari a quasi il doppio della media italiana. “Il primato mondiale sardo di uomini e donne ‘over 100 anni’ è certamente determinato da fattori genetici e dal microclima, ma anche da vino, frutta, formaggi e altre tipicità alimentari esclusivamente sarde. Le molte risposte che stanno arrivando dal nostro progetto provano che un capitolo importante della lunga vita è l’alimentazione. Alcuni studi specifici riguardano ad esempio il vino sardo, che, stando ai primi risultati ottenuti, conterrebbe una maggiore quantità di sostanze anti-ossidanti, ma anche la frutta autoctona, che presenta valori tre volte superiori di flavonoidi e polifenoli. I formaggi poi, secondo la ricerca in corso, presentano bacilli con alta resistenza al pH e con evidente attività probiotica”. Una tesi che combacia con l’estratto dell’indagine sulle abitudini alimentari dei centenari, presentato lo scorso anno all’Expo di Milano. Il 93% dei maschi centenari, infatti, beve vino (quasi il doppio rispetto alla media assoluta italiana), mentre le donne consumano abitualmente latticini nel 92% dei casi (89% i maschi), pasta (83% le femmine, 80% i maschi) e verdura (77% e 69%).
L’elisir della lunga vita, a tre cifre, è dato da più fattori. Vediamo i principali quattro.
- IL FATTORE ALIMENTARE. Il mangiar sano è sintetizzabile nella sigla “dieta mediterranea”, cioè buon e modico uso di farinacei, pane e pasta, di carni povere di grassi: l’olio è quello d’oliva, il burro quasi non esiste, poi un buon bicchiere di vino e soprattutto tanto formaggio pecorino.
- IL FATTORE SOCIALE. Perché qui, a differenza del resto d’Italia sempre meno attenta ai problemi della vecchiaia, resiste la “cultura dell’anziano”, in famiglia e fuori, ci si prende cura con rispetto della sua dignità, non si fa loro mancare il calore della compagnia.
- IL FATTORE AMBIENTALE. È dovuto all’invidiabile situazione climatica, all’aria buona della Sardegna e alle ore di attività ancora regolate dall’attività del Sole.
- IL FATTORE GENETICO. È la vera chiave di volta dell’architettura della lunga vita sarda, e sta in quell’unico e singolare Dna elargito da genitori dotati di cromosomi “a denominazione di origine controllata”. I buoni geni, che nel millenario isolamento si trasmettono da infinite generazioni (“moglie e giogo del tuo paese”), rendono i sardi, specie quelli della Sardegna interna, “diversi” dagli italiani e dagli europei. Così diversi da costituire fattori favorenti della longevità: anche in qualche caso possono esaltare alcuni aspetti negativi della salute dei sardi, come l’anemia mediterranea, il diabete giovanile o la sclerosi multipla.
L’analisi genetica finora condotta dal team del professor Deiana si è mossa in più direzioni. In particolare è stata privilegiata l’analisi del Dna per scoprire i geni candidati alla longevità. Un particolare approfondimento viene fatto sui cromosomi sessuali, x e y (femminile e maschile): “La conoscenza più approfondita dei geni che controllano la durata dei processi biologici e quindi della vita porterà informazioni di grande importanza offrendo opportunità quasi inimmaginabili. Occorre però tener conto degli altri fattori in gioco, le cause esterne oltre a quelle genetiche”.
Insomma, è corretto lo slogan di chi sogna per l’isola un futuro anche di turismo scientifico: “Per vivere fino a cent’anni mettete un po’ di Sardegna nel vostro Dna”. C’è ancora molto da fare (qui, sul terreno fertile della Sardegna, come altrove in aree ad alta omogeneità genetica come il Cilento campano e l’Islanda) per trovare il tanto ricercato “gene di Matusalemme” e marciare verso una longevità di massa vissuta in piena salute.
A PROPOSITO/ LA MOSTRA SUI CENTENARI ISOLANI
I Matusalemme sardi?
Guardiamoli in faccia
C’è tempo fino al 30 settembre per incontrare, dalle 9 alle 21, nella Mediateca del Mediterraneo, in via Mameli 164 a Cagliari, i Centenari di Sardegna fotografati da Pierino Vargiu. Sono 51 pannelli fotografici che ritraggono, attraverso l’entusiasmo e l’amore per la Sardegna di Pierino Vargiu, gli sguardi, i sorrisi e le espressioni dei Matusalemme sardi. Nei pannelli offerti al visitatore (alcuni li presentiamo nella gallery in basso, Ndr) si susseguono storie di persone che hanno vissuto periodi difficili ma che comunque, a dispetto delle prove superate, ancora sorridono alla vita. •
A PROPOSITO
LA MAPPA DEI MATUSALEMME SARDI
E, IN DIECI PUNTI, IL LORO IDENTIKIT
- È circondato dall’affetto dei familiari.
- Svolge una moderata attività fisica (passeggiare, curare orto e giardino, ecc.).
- Mangia poco: un piatto con poca pasta, formaggio e un bicchiere di vino.
- Affronta la vita con ottimismo e con scarsa incidenza di nevrosi, stress o depressione.
- Tiene in forma il cervello leggendo e, talora, scrivendo un diario.
- Ha valori più alti di colesterolo Hdl (quello buono), protettivo delle pareti dei vasi arteriosi.
- Ha livelli più alti di apoA.1, una lipoproteina associata al colesterolo, che protegge dall’infarto.
- Ha la pressione arteriosa più bassa (fino a 80-85), in particolare quella minima o diastolica, che comporta una minore usura delle pareti arteriose.
- Ha il sistema immunitario poco usurato da stress, con una buona funzionalità e capacità di “rimodellamento”.
- Ha la capacità di mantenere il sistema delle infiammazioni dell’organismo a basso livello circolante nel sangue a una complessa relazione delle proteine “citochine” (tra le quali la più nota e conosciuta è la Interleuchina-6).
VALUTATE QUI LA VOSTRA POSSIBILITÀ DI RAGGIUNGERE IL SECOLO DI VITA
Ecco il divertente “vecchiometro”
per capire oggi
quanto vivrete domani