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La Gran Via, una delle principali strade di Madrid. Comincia dalla Calle de Alcalá e termina nella Plaza de España.

A fine 2016 i mostri volanti hanno invaso per un mese il cielo di Madrid: Drogon, Rhaegal e Viserion, i tre letali draghi di Daenerys Targaryen, bionda regina degli Andali e Signora dei Sette Regni protagonista della serie fantasy Trono di spade, hanno “terrorizzato” la capitale iberica, trasformandone il Centro in un’infernale bolgia con auto e taxi in fuga e perfino una sbuffante locomotiva a vapore e un veliero da guerra che dal vicino Manzanarre ha raggiunto non si sa come Calle de Alcalà all’angolo con la Gran Via, uno dei punti più fotografati di Madrid, dove c’è lo storico edificio Metropolis, sulla cui cupola domina la statua della Vittoria alata.

Ovviamente l’invasione è stata solo virtuale e si è verificata lo scorso dicembre, quando enormi e apocalittici cartelloni (con la scritta “Nada volverá a ser lo mismo”, niente sarà più come prima) hanno tappezzato il Centro madrileno per pubblicizzare lo sbarco anche sui televisori spagnoli della HBO (foto sopra), casa produttrice delle più celebri serie a stelle e strisce, tra cui appunto Il trono di spade, ma anche I Sopranos o Sex and the City e il recente The joung Pope di Paolo Sorrentino.

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Game of Thrones: il manifesto di HBO con i draghi sul cielo di Madrid.

E dire che proprio in quei giorni, in occasione delle feste di Natale, ogni fine settimana le sei corsie della Gran Via, da un secolo trafficatissimo fiore all’occhiello architettonico della città, erano insolitamente deserte per via del piano anti-traffico più radicale d’Europa, con i turisti che si facevano fotografare in mezzo alla carreggiata e i madrileni impegnati nel giro delle compere in una marea di boutiques e grandi magazzini.

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L’Edificio Metropolis, all’angolo tra Calle de Alcalá e Gran Via. Inaugurato nel 1911, fu progettato da Jules and Raymond Février.

A decidere il blocco è stata una simpatica ma coriacea signora di 72 anni, la alcaldesa (ovvero sindaca) Manuela Carmena, leader della lista Ahora Madrid, eletta nel giugno 2015 con i voti degli indignados di Podemos, che per tutto il mese di dicembre ha deciso di intervenire drasticamente nel tentativo di ridurre l’inquinamento, proprio lei che aveva fatto della lotta ecologista uno dei cavalli di battaglia durante la campagna elettorale. E alla fine, stando ai dati forniti dall’Ayuntamento di Madrid (il Comune), la sua idea abbastanza semplice di limitare il transito delle auto private sulla Gran Via e nelle principali arterie del Centro si è rivelata efficace e vincente.

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La sindaca di Madrid, Manuela Carmena, con il leader di Podemos, Pablo Iglesias, durante la campagna elettorale nel 2015.

Le cifre non lasciano dubbi: durante i 29 giorni di blocco parziale del traffico nella enorme arteria che taglia il centro di Madrid per circa un chilometro e mezzo (da Calle de Alcalá a Plaza de España) il numero dei veicoli in transito si è ridotto del 43%. Nelle altre principali strade adiacenti interdette al traffico nei week-end, la riduzione c’è stata, ma meno significativa: in Cuesta de San Vicente ha raggiunto il 20%, in Calle Princesa il 25%, nel Paseo del Prado il 12% e nel Paseo de Recoletos il 13%.

La EMT, azienda che gestisce il trasporto pubblico cittadino, ha accertato che nei giorni del “blocco” gli utenti di autobus e metrò sono aumentati mediamente del 3% su tutte le linee, con picchi fino al 5%.

In totale, secondo i dati diffusi dalla ong Ecologisti in Azione, il blocco delle auto sulla Gran Via ha provocato un drastico abbassamento del 32% dell’inquinamento atmosferico nel cuore della capitale.

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La Gran Via è famosa per le sue sale cinematografiche, sebbene attualmente in parte chiuse o riconvertite con evidente successo in teatri di musical, tanto che il tratto che parte da Plaza de Callao fino a Plaza de España si conosce come la Broadway madrilena: tra la rete di San Luis e Callao ospita tra gli altri i negozi delle catene internazionali della moda.

Com’era prevedibile, il piano di Manuela Carmena era stato inizialmente osteggiato da molte parti, con i critici più accesi che paventavano soprattutto il crollo verticale degli incassi dei moltissimi negozianti della zona. Invece anche a Madrid i dati sul commercio hanno confermato ciò che accade in tutte le altre metropoli europee quando si limita il traffico in Centro: le vendite aumentano mediamente del 15%. Insomma, con le strade chiuse non solo si può respirare e si viaggia con meno stress, ma si fanno meglio anche gli acquisti.

L’obbiettivo dichiarato della battagliera alcaldesa, avvocatessa del lavoro un tempo iscritta al partito comunista spagnolo e poi diventata Giudice emerito della Corte Suprema di Spagna, è di proseguire con le limitazioni anche per tutto il 2017, per arrivare alla completa pedonalizzazione della Gran Via entro il 2019 (lasciando libere solo due corsie per il transito di mezzi pubblici, biciclette e residenti), con un investimento di 140 milioni di euro per il trasporto pubblico cittadino, la mobilità sostenibile e la costruzione di parcheggi d’interscambio per accedere al Centro cittadino.

Il sogno di tutti, e anche il mio che nel 2012, da universitaria, ho vissuto sette indimenticabili mesi a Madrid grazie all’Erasmus (all’epoca abitavo in Calle de la Salud, proprio a venti metri dalla Gran Via), è di immaginare quella magica arteria senza auto ma piena di gente che fa festa. Come mi capitò di vedere l’incredibile sera del 2 luglio di quell’anno, quando due milioni di persone la invasero sfilando per la parata del Gay Pride.

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Camilla Angelino, milanese, 27 anni, laurea in giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano con una tesi sui “Crimini contro il patrimonio culturale: analisi empirica e strategie investigative” (meriterebbe lo sguardo di un editore curioso), ha vissuto a Madrid dal gennaio a luglio 2012. Nella foto in apertura: Camilla è sulla terrazza del Tartan Roof, al settimo piano del Círculo de Bellas Artes. (di cui si parla in Madrid 50: la guida essenziale alle eccellenze di una capitale, in uscita questa settimana).