L’obiettivo era raccogliere 300 mila euro per il restauro del camminamento storico. Risultato? Ne arrivano ancora di più. Il successo della prima raccolta fondi lanciata da un Comune italiano. Hanno partecipato Gianni Morandi, Carlo Lucarelli, i calciatori della squadra rossoblu e migliaia di cittadini.

Bologna la dotta, la grassa, la rossa è da oggi anche la più tecnologica, la prima città italiana ad aver attivato un crowdfunding civico (raccolta fondi, dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) per il restauro di un bene molto caro ai suoi cittadini: il portico di San Luca.

L’obiettivo era senza dubbio ambizioso ovvero raggiungere 300 mila euro in un anno, ma i bolognesi e non, hanno dimostrato di essere generosi e legati a quello che è un simbolo della città. La raccolta fondi si è chiusa la settimana scorsa superando le aspettative: sono 339.743 gli euro raccolti grazie a 7.111 donatori.

Il crowdfunding civico ben si sposa a iniziative che coinvolgono un simbolo, un luogo in grado di racchiudere in sé molteplici significati e suggestioni, proprio come il portico di San Luca a Bologna.

Se poi si considera che il portico stesso fu costruito proprio grazie al contributo della cittadinanza. Nel 1677, infatti, donne e uomini con un lunghissimo passamano trasportarono i materiali da costruzione sul Colle della Guardia, luogo su cui successivamente fu eretta la Basilica tanto cara ai bolognesi e non solo.

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Il portico di San Luca, con i suoi 3.796 metri e 666 arcate, è il più lungo al mondo: partendo dall’Arco Bonaccorsi a Porta Saragozza conduce fino alla cima del Colle della Guardia, dove si eleva il celebre Santuario della Madonna di San Luca. Il luogo è meta di pellegrini per venerare l’icona della Vergine con il Bambino.

Le iniziative legate alla raccolta fondi sono state numerose, a seconda della cifra donata era possibile ricevere in regalo una rana cracking art, una visita guidata e, per i più generosi e abbienti addirittura adottare un arco o un affresco. Sul sito Un passo per San Luca, questo il nome del progetto, è possibile consultare l’elenco completo di tutte le persone e le aziende, che hanno contribuito alla raccolta.

Spiccano i nomi di aziende come Alfa Wasserman e Majani, ma nessuno ha fatto mancare il suo contributo: non poteva certo esimersi Gianni Morandi ma anche Carlo Lucarelli, il Bologna F.C., la sede romana della Cornell University e moltissime realtà locali come ristoranti, locali, negozi, farmacie, teatri. Molti anche i donatori che hanno preferito restare anonimi. Non si sono fatte attendere neppure le donazioni più originali, a nome di giovani coppie di sposi o in memoria di un caro estinto.

Il progetto è solo il primo passo di un programma più grande del comune di Bologna che punta a divenire l’incarnazione di una crescente comunità virtuale, creando una città collaborativa in cui coinvolgere i cittadini. Presto partiranno altri crowdfunding ma non solo: la nuova rete civica iperbole, il sito ufficiale della municipalità, attraverso lo Spazio Comunità è riuscito a costruire un ponte tra il fenomeno ormai diffuso delle social street e l’amministrazione comunale vera e propria.

Un coinvolgimento necessario se si considera che l’80 per cento dei portici bolognesi sono beni privati a uso pubblico: proprio quei portici, raggiungono quota 53 chilometri gli archi che si snodano per la città, che sono stati candidati a entrare a far parte del Patrimonio Unesco.

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