L’Italia offre itinerari sbalorditivi per bellezza paesaggistica, significato culturale, divertimento di guida. LifeGate ne ha selezionati alcuni, per percorrere nuove strade divertenti e suggestive, più ricche di immagini indimenticabili e sensazioni da conservare e raccontare
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I cipressi di Giosuè Carducci
Un lungo viale bordato di cipressi porta il viaggiatore dalla strada statale su su verso la collina, dove c’è un piccolo borgo medievale racchiuso nelle mura del suo castello: Bolgheri. Celebre per la poesia di Giosuè Carducci dal titolo “Davanti a San Guido” dove parla con i cipressi, “che a Bólgheri alti e schietti / van da San Guido in duplice filar / Quasi in corsa giganti giovinetti”, che lo accolgono ormai adulto nella terra della sua infanzia. Oltre ai luoghi carducciani, questa zona della Toscana è impagabile per il mare limpido, per le opere d’arte che vengono da lontano nel tempo, gli splendidi vini, i cibi sani e caserecci, le oasi del Wwf e le aree naturalistiche protette tutt’intorno. Dopo gli interventi agronomici che hanno scongiurato il pericolo mortale per le piante (cancro corticale), a febbraio di quest’anno è anche partito un “lifting” dei cespugli tutt’intorno e degli alberi per ringiovanire il viale.
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L’ottovolante delle Dolomiti
C’è un modo di guidare più stimolante di quello che le montagne suggeriscono? E ci sono in Italia montagne più belle delle Dolomiti? Strade ben tenute, paesaggi vertiginosi, colori inaspettati e buona cucina, si trova tutto tra le provincie di Bolzano e Belluno, tra la Val Gardena e Cortina d’Ampezzo. Un itinerario tra i più belli non solo d’Italia, ma d’Europa. La strada fu finanziata dal governo austroungarico nel 1897 con un’apposita legge che stanziava l’enorme somma necessaria. Due milioni di corone furono spesi solo per i tratti del Passo Pordoi (tre anni di lavori, dal 1904 al 1907) e del Falzarego. Il paesaggio nel 2009 è stato insignito del titolo di Patrimonio mondiale Unesco. Evitando agosto, con le code di camper e i guidatori della domenica, meglio provare quest’ottovolante emozionale d’autunno, quando piano piano le strade si svuotano e le montagne s’accendono di tinte impensabili, rosse quasi come foglie. Con magari, in sottofondo, Ask the Mountains di Vangelis.
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Le strade del vino
Langhe, Roero e Monferrato sono luoghi di struggente bellezza che la natura ha eletto custodi di alcuni tra i vitigni più prestigiosi al mondo: Barolo e Barbaresco, Moscato e Arneis, Dolcetto e Barbera. Terre che donano ai cultori del vino gemme preziose ma che sanno offrire a chiunque lo spettacolo di panorami con pochi paragoni al mondo.
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Montefeltro e Valmarecchia: la valle di Tonino Guerra tra regioni, arte e natura
Nel triangolo che idealmente unisce Rimini, Sansepolcro e Urbino è racchiusa la quintessenza della nostra italianità: dal mare solatìo alle città d’arte, dalle cittadelle medievali alle piccole rocche lungo la Valmarecchia (la valle che incantò Tonino Guerra, definita “la valle più bella d’Italia” da Antonio Paolucci, già ministro dei Beni culturali e oggi direttore dei Musei Vaticani), dalla natura vergine del Montefeltro alle golosità toscane, marchigiane e romagnole. E la strada che collega tutti questi punti d’eccellenza è un vero piacere sia per chi guida che per chi si gode i panorami, saltellando più volte al di qua e al di là dei confini di tre regioni e di uno stato, San Marino. Saliscendi, bastioni a picco su vallate, curve morbide che s’alternano a pendenze che costringono a continue scalate di marcia, la discesa verso Sansepolcro dove visse Piero della Francesca (l’inventore della prospettiva, nella pittura italiana: e i “balconi di Piero” posizionati in modo da ritrovare gli sfondi dei paesaggi dipinti da Piero, ma anche da Raffaello e Leonardo sono una bella sopresa per chi pratica turismo emozionale, torneremo a parlarvene su Giannella Channel più ampiamente, Ndr) e l’emozionante salita alla Bocca Trabaria, coi suoi serrati tornanti e brevi allunghi. La méta è Urbino, epicentro dell’arte nel Quattrocento, e le vicine Sassocorvaro, nella cui straordinaria Rocca ebbero rifugio e salvezza i principali capolavori dell’arte italiana (vedi il libro “L’Arca dell’Arte”, di Salvatore Giannella e di Pier Damiano Mandelli) e, prolungamento ideale per la storia prima citata, la vicina Carpegna.
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Nel cuore fumante della Toscana
C’è una strada che fende tutta la Toscana, alternativa alle grandi direttrici, che nel suo percorso si snoda tra molti paesaggi differenti nelle due ore richieste. Se poi si decide di proseguire verso Lucca e la Garfagnana, ai colori dello zafferano, dell’oro e del bianco calce s’aggiungono i colori verde scuro della fertile regione agricola e dei boschi. Ma i tratti più surreali sono quelli che attraversano le zone boracifere, dove i getti caldi della terra esplodono in superficie con nubi di vapore. E’ l’area geotermica toscana, che custodisce tanta energia pulita da poter saziare l’intero fabbisogno italiano, e oltre. La si percorre lambendo dune bianche, paesaggi lunari e industriali, desolati all’apparenza ma che serbano energie infinite, su questo nastro d’asfalto a due sole carreggiate che dà l’impressione di un ponte spaziale. Da percorrere su un mezzo affidabile, sicuro, e con buone borracce di rinfrescante e dissetante acqua.
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Il massiccio custode dell’infinito
“Aver avuto all’orizzonte, in ogni stagione e tanto a lungo, la distesa montuosità del Gran Sasso, è stato un privilegio che sempre rimpiango”. Così annotava la scrittrice aquilana Laudòmia Buonanni, premio Viareggio del 1960. Un rapporto familiare, quello col Gigante, proprio di tutti gli abitanti della regione: il massiccio li ha sempre sorvegliati, interagendo con le popolazioni, la cultura, i commerci, la ricchezza agropastorale. E anche quando L’Aquila, nell’aprile 2009, è stata squassata quasi a morte, il monte è rimasto, perseverante, a vegliare. Lo spettacolo migliore al Campo Imperatore, come in tutto il comprensorio del Parco, è dato ovviamente dalla natura protetta del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ma ricordiamo anche qualche costruzione dell’uomo: l’albergo che nel 1943 fu luogo di prigionia per Mussolini; il Giardino Botanico Alpino che preserva la flora nobile e in via d’estinzione; la piccola chiesa della Madonna delle Nevi, la più alta d’Europa, riconsacrata nel ’93 da papa Wojtyla. Se gli aquilani, oggi come ieri, continuano ad ammirare tanto il Gran Sasso, è anche perché salire anche solo con lo sguardo “a j’infinitu” (come dice una vecchia canzone aquilana) dà sollievo e conforto.
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L’anello intorno al vulcano nero
Nero come il carbone, l’inferno e la lava, il paesaggio in cui ci si ritrova dopo pochi chilometri salendo verso la cima dell’Etna ci racconta colate di antico fuoco che interrompono la bellezza virente della natura con la furia nera delle viscere della terra. La strada è bella, la vista è a a tratti magnifica, ma il paesaggio può diventare tutt’a un tratto inquietante, dall’azzurra Taormina alle nere falde del vulcano e al bianco di Mareneve.
fonte: Lifegate.it
(via mail)
Ciao Salvatore, seguendo il consiglio di Giannella Channel nel weekend abbiamo imboccato l’autostrada Bologna – Ancona, siamo usciti a Rimini Nord – Santarcangelo (perché l’Anas o chi per lei non mette un cartello turistico aggiuntivo tipo “La valle di Tonino Guerra”?) e abbiamo visitato prima a Santarcangelo il nuovo, emozionante museo dedicato dal figlio Andrea a quel grande poeta e sceneggiatore e poi, risalendo lungo la strada che costeggia il fiume Marecchia, siamo giunti nell’altro borgo cui è legato il nome di Tonino: Pennabilli. E qui, insieme all’altro museo e ai Luoghi dell’anima, abbiamo letto i pensieri sospesi, delle vere e proprie vitamine per l’anima (per citare un titolo che trovo spesso nel tuo blog) che, su targa della artista ceramista romagnola Mucky, arricchiscono la via che porta alla sede dell’Associazione Tonino Guerra.
Credo di fare cosa utile ai lettori riepilogandone i principali: