Nel giorno dell’ultimo saluto a Rita Levi Montalcini, una donna e un’italiana che nella sua lunga intensa vita ha testimoniato con straordinaria lungimiranza e fermezza il valore e l’importanza della ricerca scientifica, affiora alla mente il ricordo di un’Agenda (sì, proprio così: la chiamò Agenda, come Monti avrebbe fatto per il suo progetto politico vent’anni dopo), che mi consegnò una sera all’aeroporto romano di Fiumicino. Era di ritorno da un ciclo di conferenze negli Stati Uniti e si apprestava, instancabile, a raggiungere Verona per un’altra serata pubblica. L’animava, in quel periodo e fino al termine della sua vita, quella spinta inesauribile con cui ha sostenuto, formato, entusiasmato, generazioni di giovani talenti, abbattuto pregiudizi, liberato energie, spianato percorsi, fatto della ricerca un baluardo di democrazia.
Era la primavera del 1992, di lì a pochi giorni (il 3 giugno 1992) i capi di Stato del pianeta si sarebbero incontrati a Rio de Janeiro nel primo, grande vertice su Ambiente e sviluppo e gettare le basi per un’Agenda 21, cioé il programma d’azione per il Terzo Millennio. A quel tempo, vent’anni fa, dirigevo da sei anni il mensile di natura e civiltà “Airone” e avevo avuto modo di usufruire della collaborazione della scienziata in precedenti occasioni. Chiesi a Donna Rita, che sei anni prima aveva ritirato il Premio Nobel per la medicina, di compilare una proposta che andasse a integrare idealmente l’Agenda 21. Leggo le righe con cui presentai sul numero di maggio 1992 le parole da lei consegnatemi, sotto il titolo “A quella dei Diritti, affianchiamo la Carta dei Doveri”: “Dalla nostra richiesta è scaturita una proposta che siamo onorati e orgogliosi di divulgare alla comunità italiana e internazionale”. Ecco la proposta, ancora attuale, di Rita Levi Montalcini.
Nella mia lettura al pubblico dell’Università di Trieste, che nel 1991 mi conferiva la laurea honoris causa, proponevo l’idea (ispiratami da articoli e da conversazioni con il professor Roger W. Sperry, premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1981) di formulare una Magna Carta dei Doveri dell’uomo basata sul concetto della sacralità della vita.
Questo concetto pone come immediati obiettivi:
- la salvaguardia della biosfera dalla degradazione alla quale è esposta dall’inquinamento e dall’uso indiscriminato delle risorse naturali.
- L’apporto immediato di aiuto da parte delle popolazioni affluenti e ad alto sviluppo tecnologico a quelle della maggior parte del globo, oppresse dalla fame, dalla miseria e dalle malattie.
- La stipulazione di un “nuovo contratto” morale tra le vecchie e le giovani generazioni, basato sul principio della loro completa parità (e non su quello paternalistico e gerarchico tuttora vigente) e sull’impegno globale ad assolverlo in ottemperanza agli obblighi sopra elenvati.
La Magna Carta dei Doveri non intende in alcun modo contrapporsi alla Carta dei Diritti dell’Uomo, ma si propone di affrontare con la massima urgenza i pericoli che minacciano il globo, la biosfera e tutte le specie viventi. “Noi abbiamo bisogno di pensare in modo diverso se vogliamo che l’umanità si salvi”, disse in un’occasione Albert Einstein. In un’altra occasione precisò questo concetto: “Noi rivolgiamo un appello come esseri umani a esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto”.
Preparare una Magna Carta dei Doveri è un compito molto arduo. L’Università di Trieste ha raccolto l’allarme e ha deciso di collaborare con me e altri esponenti del mondo scientifico e umanistico internazionale al fine di elaborare questo documento e di diffonderlo al mondo della cultura, religioso e politico e ovunque si abbia a cuore il destino della nostra e delle altre specie viventi oggi al bivio tra la salvezza e la distruzione.
Un gruppo di scienziati e di economisti di altissima fama ha già aderito all’invito di prendere parte a una prima riunione che è stata proposta presso l’Università di Trieste in un giorno da stabilire del prossimo autunno. Al successo di questa iniziativa contribuirà in modo determinante l’impostazione dei princìpi che l’hanno ispirata e la delimitazione rigorosa delle finalità che si propone in ognuno dei tre settori considerati.
Rita Levi Montalcini e Indro Montanelli, due personaggi, nati nello stesso giorno con uno stesso destino essere GRANDI personaggi.
Con entrambi ho avuto occasione di incontro e di contatto, con Indro Montanelli quando aveva dato vita alla “VOCE”, gli avevo telefonato e anche scritto per diventare collaboratrice del suo giornale. All’epoca scrivevo su alcune testate nazionali e per l’agenzia del Paese delle donne, nel 1991 avevo avuto occasione di sentire Rita Levi Montalcini e anche di farle un’intervista, le avevo dato il mio telefono di casa per prendere appuntamento. Inaspettatamente mi telefonò alle 6.30 del mattino, riuscii ad intervistarla e a pubblicare l’intervista sul Paese delle donne. Quando si perdono questi personaggi bisogna fare tesoro dei loro insegnamenti ma anche del loro rigore nella vita quotidiana.