EXPO 2015 è una straordinaria opportunità per mostrare le nostre eccellenze alimentari, ma è giusto ricordare che gran parte delle prodotti agricoli che allietano le nostre tavole e titillano la creatività dei nostri chef non sono originari del Mediterraneo ma di paesi molto lontani da noi. Il grano e la vite discendono da ceppi coltivati in origine nella Mezzaluna Fertile, il riso da varietà coltivate nel sud est asiatico. Provengono dal lontano e vicino Oriente l’arancio, il mandarino, il mandorlo, il pesco, l’albicocco, il ciliegio e il melo. Provengono dalle Americhe la patata, il pomodoro, il peperone, la zucca, lo zucchino e il mais. La lenticchia dalla Mesopotania. L’olivo dalla Siria e il melone dall’Africa. Persino il cetriolo è originario dell’India. Togliendo dal nostro frigorifero i frutti e gli ortaggi  “immigrati” rimarrebbe ben poco nei nostri piatti. Se queste “cultivar” potessero raccontarci  il loro viaggio fino alle nostre tavole si potrebbe ricostruire la storia dell’umanità degli ultimi ventimila anni. Sarebbe una storia più di condivisioni che di invasioni e potrebbe svelare l’origine di uno dei miti fondanti della nostra cultura, quello del Giardino dell’Eden, dove il Signore “vi fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male”.

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I Giardini dell’Eden, di Lucas Cranach. Galleria degli Uffizi. Firenze

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Il vocabolo “eden” per i Sumeri voleva dire giardino. Le mappe medioevali collocano questo ipotetico EXPO preistorico, in Mesopotamia, non lontano dalle sorgenti del Tigri e dell’Eufrate, comunque nella Mezzaluna fertile. Il Bahrain rivendica di essere il sito originario. Gli indiani lo identificano con il monte Meru. Gi iraniani con il monte Arburz. Per il nostro Dante Alighieri era in cima al Purgatorio, agli antipodi di Gerusalemme, eccetera. Una cosa è sicura: quando enormi ghiacciai ricoprivano ancora gran parte dell’Europa settentrionale, nella fascia tropicale vivevano popolazioni che potevano raccogliere con poca fatica una grande varietà di frutti e godere di un clima e una qualità di vita tutt’altro che disprezzabile. Negli stesse regioni, molto prima che in Occidente, si è cominciato a coltivare riso e cereali e a coltivare orti e giardini. Una di queste è l’isola di Ceylon. L’ipotesi che quest’isola sia all’origine del mito dell’Eden nasce da un frammento del Milione di Marco Polo. Marco, per conto del Kublai Khan imperatore della Cina, era a Ceylon per impossessarsi delle preziosissime reliquie di… Adamo.

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Eden (particolare). Illustrazione di Gianni De Conno per la mostra Eden (2014)

Un istmo unisce mito e storia, scienze e religioni

Sri Lanka, ovvero l’antica Ceylon è un paese Expo. È un’isola quasi tutta pianeggiante, salvo il complesso di colline e montagne presenti nella parte centro-meridionale. Il Pidurutalagala, con i suoi 2.524 metri, è la montagna più alta. Accanto s’innalza il Picco di… Adamo, di poco più basso. A nord ovest di Sri Lanka esisteva un istmo che la collegava all’India e al resto del mondo. Si chiama “Adam’s Bridge“, Ponte di… Adamo. Oggi l’Oceano l’ha sommerso quasi completamente ma è tuttora visibile dai satelliti. Secondo i mercanti arabi è stato attraversato da Adamo ed Eva quando sono stati scacciati dal Paradiso terrestre. Per gli Induisti è il ponte di Rama, settimo avatar di Visnu ed è stato costruito dal Popolo del Scimmie per consentirgli di liberare la sua amata. Una cosa è certa: è un ponte di terra sul quale sono passati popoli e animali, un istmo che unisce mito e storia, scienze e religioni. Ha veramente unito il mondo a quello che di leggenda in leggenda, è diventato il mitico Eden?

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I giardini di Sigirya, a Ceylon, oggi in fase di restauro.

La foresta della felicità

Anche per la tradizione induista Ceylon era sede di una “foresta della felicità”, ovvero un paradiso artificiale identificabile tra gli altopiani di Nuwara Elya, nel sud dell’isola, un luogo non lontano dal Picco di Adamo e che tuttora ha molte affinità con il Giardino dell’Eden. Ma esistono evidenze che potrebbero confermare la nascita di questo mito tra gli altopiani dell’antica Ceylon?
Premesso che Homo sapiens è apparso duecentomila anni fa in Africa, la storia della nostra specie è tutta da ricostruire. È risalito lungo le coste dell’Oceano indiano, si è insediato in Indonesia, in Cina e in Europa, ha conquistato il mondo. Ha rischiato di estinguersi, si è diversificato, è infine diventato sapiens sapiens, ovvero l’uomo moderno. Conosciamo solo – e in piccola parte – gli ultimi seimila anni di questo percorso. Ma da almeno quarantamila anni l’Homo sapiens sapiens ha le stesse capacità e ambizioni di oggi. Bene, in Sri Lanka c’è una popolazione che rivendica di vivere in quest’isola da almeno 34.000 anni. Sono i Vedda, una etnia che fino a pochi decenni fa parlava una lingua antecedente a quelle indoeuropee. Discende dall’Uomo di Balangoda, che viveva nelle caverne attorno al Picco d’Adamo.
Le sorprese non finiscono qui: i Balangoda lavoravano la pietra con una tecnologia sofisticata, simile e precedente a quella dei Cro Magnon in Europa.
Oggi i Vedda sono ridotti a poche migliaia di individui, ma hanno alle spalle una storia straordinaria. I loro antenati sono sopravvissuti al Massimo Glaciale di 20.000 anni fa e ai cambiamenti climatici che hanno ripetutamente stravolto il nostro pianeta. Quando il ghiaccio copriva l’isola di Manhattan, gli antenati dei Vedda prosperavano e mettevano a punto una alimentazione e una medicina che sono arrivate fino ai nostri giorni. Sono cambiate tante cose attorno a loro, ma la varietà di frutti e di cibi prodotti dalla foresta di allora non è mutata. Era ed è un giardino fatato. Non è un caso che Linneo abbia dato alla banana – che proviene da queste regioni – il nome di nome di Musa Paradisiaca.

Sugli altopiani di Sri lanka avvenne un evento ancora più importante. Negli Horton Plains sono stati trovati indizi di agricoltura e allevamento del bestiame risalenti a tempi preistorici. E non era una agricoltura da poco: i pollini trovati sono di graminacee, coltivate quattro-seimila anni prima degli altopiani anatolici, dove gli storici occidentali hanno fino ad ora situato la nascita dell’agricoltura e le prime coltivazioni di cereali. Anche storie come questa sono evocate e saranno raccontate in occasione di EXPO 2015.

A PROPOSITO

Il Ceylon nei delicati disegni di viaggio del pittore-filosofo Federico Canobbio

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Federico Canobbio Codelli ripreso nel corso di una sua recente personale a St. Moritz con Gioconda Segantini, nipote del grande pittore dell’Engadina.

La presentazione del libro “Ayubowan” di Luca Novelli sullo Sri Lanka, nella sede della casa editrice milanese Valentina, è stata impreziosita dalla mostra dei disegni e bozzetti di Federico Canobbio Codelli, che illustrano il viaggio in quell’isola del pittore delle Alpi e filosofo della scienza. I soggetti sono piacevolissimi e interessanti, eseguiti dal tratto sicuro ma delicato di Federico. Il pittore-filosofo milanese (nella foto scattata nel corso di una sua recente personale a St. Moritz con Gioconda Segantini, nipote del grande artista dell’Engadina) è nato nel 1947 e si è laureato in Filosofia all’Università Cattolica di Milano. Carriera editoriale alla Mondadori (1977-1987), Direzione del Centro di Cultura Scientifica “Alessandro Volta” di Como (1987-2001), consulente del Politecnico di Milano per le Relazioni internazionali (2001-2006). Premio Monselice per la traduzione scientifica 1984. Pittore di paesaggi e di viaggio, con numerose mostre in Italia e all’estero. Bibliografia: Chasper Pult e Carlo Bertelli, “L’Engadina nelle vedute di Federico Canobbio Codelli” (Valentina Ed., Milano, 2005). Come vedutista e disegnatore nel Progetto Darwin2 di Luca Novelli, ne ha illustrato diversi libri pubblicati da Fabbri e Rizzoli con grandi vedute panoramiche di ghiacciai e montagne dell’emisfero australe.

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“La Rocca di Sigiriya al mattino”

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“Buddha colossale reclinato a Polonnaruwa”

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“Dignitario Vedda”

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“Elefanti in vista di Elephant Rock”

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“Leopardo nell’ombra – Yala”

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“Panorama di Kandy con palma”

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“Raccolta del cocco a Trincolomaee”

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“Rain tree e animali al pascolo”

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“Ritorno dal mercato a Galle”

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“Scimmia pensosa tra i bambu a Kandy”

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“Scimmie in vista di Sigiriya”

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“Serena coabitazione a Yala”

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“Sigiriya – Veduta aerea”

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“Spiaggia a Trincomalee”

luca-novelli-giardino-eden-agricoltura-expo-2015Luca Novelli (Milano, 1947) è un popolare scrittore, disegnatore e giornalista, autore di una lunga serie di libri di scienze per ragazzi tradotti in 22 lingue. Collabora con RAI, WWF e una serie di musei e università. La sua ultima fatica letteraria è il libro AYUBOWAN / I wish you a long life / To the Garden of Eden and back, edito in lingua inglese da Francesco Brioschi Editore in contemporanea a EXPO 2015.