Caro Aldo,
scrivo “caro” perché ti seguo da talmente tanto che ormai mi risulti familiare, spero che tu non ti offenda!
Ti scrivo perché dopo anni di navigazione su Italiansinfuga ho recentemente cominciato a pensare di condividere la mia esperienza con te e con i lettori del blog, perché penso che possa essere utile a tanti giovani neolaureati che si sentono persi nel mondo del lavoro e non sanno a che santi votarsi. Quindi ti scrivo la mia storia e, poiché il tuo blog ha contribuito a farmi arrivare dove sono adesso, nel bene o nel male sento di doverti ringraziare per il lavoro che fai.

Premetto che fin da piccola ho sempre sognato di viaggiare, di vivere in posti diversi dall’Italia e di immergermi in contesti internazionali. Dopo essermi spostata da Padova a Milano per studiare architettura all’università, la prima opportunità che ho avuto di vivere all’estero è stato durante il terzo anno di studi con il programma di scambio Erasmus.

Sono andata per sei mesi a Copenhagen per studiare presso un corso di studi tenuto in lingua inglese. L’esperienza è stata divertente, mi ha permesso di migliorare di molto l’inglese, ma non è stata la svolta della vita. L’anno successivo ho avuto l’opportunità di andare nuovamente all’estero con un programma di scambio, questa volta a Pechino, in Cina. Sono rimasta un anno, ho passato i primi sei mesi all’università come exchange student e poi ho trovato un tirocinio (pagato!) presso uno studio di architettura locale per i restanti sei mesi. L’esperienza a Pechino è stata per me il vero spartiacque.

Non solo ho cominciato a studiare mandarino (che ho poi continuato a studiare negli anni successivi fino a oggi) ma mi sono resa conto di quante opportunità il continente asiatico offrisse, sia in termini professionali sia in termini culturali. Nonostante Pechino sia una città per molti versi difficile, a causa dell’inquinamento, delle distanze, della mentalità da paese in via di sviluppo, quell’anno emozionante e intensissimo mi ha davvero cambiata profondamente, facendomi pensare seriamente di ritornare in Asia a lavorare una volta terminata l’università.

Dopo l’esperienza cinese ho dovuto a malincuore tornare in Italia per completare gli studi universitari in architettura. Mi sono laureata lo scorso maggio, e dopo un mese di pausa per viaggiare in Giappone, ho cominciato a cercare lavoro. Proprio nei giorni precedenti all’inizio della mia ricerca di lavoro, il mio ragazzo ha ricevuto un’offerta lavorativa a Taipei, Taiwan, tramite un suo conoscente che stava cercando un architetto con un po’ di esperienza per un ruolo manageriale. Eravamo stati in Taiwan in vacanza l’anno precedente e il paese era piaciuto molto a entrambi.

L’opportunità professionale per lui era ottima, quindi ho provato a vedere se ci fosse qualche offerta di lavoro adatta a me, in modo da poterlo seguire. A differenza di lui che aveva già cinque anni di esperienza lavorativa alle spalle, io ero una neolaureata in architettura con pochissima esperienza lavorativa, eccezion fatta per il tirocinio pechinese. Pensavo che non sarebbe stato semplice per me trovare qualcosa. Incredibile ma vero, ho trovato lavoro con la prima email che ho mandato!

Appena ho cominciato a cercare offerte di lavoro a Taiwan, ho trovato l’offerta di uno studio taiwanese di medie dimensioni (30/35 dipendenti) che cercava un architetto dal background internazionale. Ho mandato il mio cv e portfolio e nel giro di qualche ora mi hanno ricontattata per fissare un colloquio su Skype per il giorno dopo. Il colloquio, una chiacchierata abbastanza informale con il capo e fondatore dello studio, è andato bene e nel giro di un paio d’ore ho ricevuto l’offerta di lavoro formale per la posizione di Architectural Designer.

Il contratto in piena regola è di un anno ma rinnovabile e rinegoziabile e include alcuni benefit come l’assicurazione sanitaria e sul lavoro. Lo studio si è anche occupato di tutta la burocrazia relativa al permesso di lavoro, visto, permesso di soggiorno, ecc. Lo stipendio non è altissimo, ma considerando che è il mio primissimo lavoro e che il costo della vita in Taiwan è piuttosto basso, va più che bene. Esattamente un mese più tardi, giusto il tempo di organizzare il trasferimento e trovare un appartamento a Taipei, ho cominciato a lavorare.

E’ passato un mese dal mio primo giorno di lavoro e un mese e mezzo da quando sono arrivata in Taiwan. Per ora tutto sembra andare alla grande, sia a lavoro e sia al di fuori. Lo studio dove lavoro è prevalentemente taiwanese, ma recentemente il capo ha deciso di provare a dirigerlo verso una direzione più internazionale, quindi ha assunto un architetto portoghese e me. Stanno ancora cercando un terzo architetto straniero. L’aspetto positivo di questa situazione è che il nostro ruolo all’interno dello studio è tutto da definire, perché non esistono precedenti. In quanto stranieri abbiamo una posizione diversa rispetto ai dipendenti locali e per molti aspetti siamo privilegiati.

Basti pensare che a me, neolaureata con pochissima esperienza lavorativa, è stata subito assegnata la responsabilità di un grosso progetto per un resort di lusso, dandomi carta bianca a livello creativo e assegnandomi un assistente che sbriga per me le incombenze più tecniche e noiose! I dipendenti taiwanesi al mio stesso livello non godono degli stessi privilegi e sono prevalentemente utilizzati come disegnatori tecnici, come accade spessissimo ai neolaureati in architettura. Invece il lavoro che svolgo io invece è generalmente assegnato ad architetti con più esperienza. Quindi penso di essere stata estremamente fortunata a trovare questo lavoro che mi permette di crescere professionalmente e imparare molto più velocemente di quanto avrei fatto altrove. In un certo senso sto “saltando” la gavetta, ma spero che la cosa non abbia ripercussioni negative in futuro!

Per quanto riguarda la vita a Taiwan, dopo aver vissuto a Pechino l’adattamento a Taipei sembra una passeggiata; qui è tutto molto più pulito, organizzato e funzionale rispetto alla capitale della Repubblica popolare cinese.

Per me la mentalità dei taiwanesi è molto più comprensibile rispetto a quella dei Cinesi, quindi per ora non sto avendo grandi difficoltà di adattamento.
Insomma, so far so good! Se le cose continueranno a procedere così positivamente, conto di fermarmi a Taiwan per un paio d’anni per migliorare il mio Mandarino e costruirmi una solida base di esperienza professionale. Dopo di che, si vedrà! L’Italia non sembra un’opzione al momento. Insomma, il messaggio che vorrei trasmettere è che a volte è necessario avere il coraggio o l’avventatezza di buttarsi e trasferirsi lontano per inseguire le opportunità migliori.

Spesso ci creiamo delle idee preconcette su dove siamo disposti a vivere e dove no, ma la realtà dei fatti è che il modo in cui si percepisce e ci si adatta a un paese dipende moltissime dalle condizioni in cui ci si trova.

La città più bella ed eccitante del mondo può trasformarsi in un inferno se il lavoro è orribile e non si hanno soldi per affittare una casa decente.
Allo stesso modo, si può trovare la felicità nei luoghi più impensati, solo perché a volte gli astri si allineano nel modo giusto e tutti i pezzi vanno al loro posto naturalmente.

Prima di trasferirmi qui sapevo pochissimo del Taiwan e certamente non l’avrei annoverato tra i miei paesi preferiti dove andare a vivere, ma si sta rivelando un’ottima scelta sia professionalmente sia umanamente.

Ho solo 25 anni, ma qui ho la possibilità di avere un lavoro vero (per cui ho studiato), uno stipendio, l’indipendenza economica e mi sento molto valorizzata in ufficio. E questo è molto più di quanto non avrei osato sperare come prima esperienza dopo l’università.

Insomma, concludo questa mail chilometrica che spero non ti abbia annoiato troppo, ringraziandoti infinitamente per quello che hai fatto per me.
Il tuo sito è stato e tuttora è una risorsa inesauribile di riflessione e scoperta, sia prima sia durante le mie varie migrazioni. Nei momenti difficili, leggere Italiansinfuga mi ha dato la forza di andare avanti e mi ha ricordato che non ero sola nella sfide che quotidianamente affrontavo da italiana all’estero.

Un saluto da Taiwan,

Margherita Orsini

倪玉墨

A PROPOSITO

Una raccolta di siti web sull’Asia in italiano… e di italiani in Asia

Ci sono tra i 100 e 200 italiani a Taiwan. E questo è un elenco di siti – utili – sull’Asia in italiano. E anche di italiani in Asia, 3.200 nella sola Hong Kong (ovviamente le due categorie spesso si sovrappongono). Ed anche di siti di viaggio ben fatti …(Fonte: guida-taiwan.com)

Taiwan

Cina

Hong Kong

  • www.ilfattoquotidiano.it/blog/vgiannella/

    valentina-giannella-boxUno sguardo dalla porta d’Oriente a eventi e protagonisti da parte di Valentina Giannella, giornalista, trasferitasi da Milano a Hong Kong con un portatile, due bambini e un marito per creare (con la collega Lucia Esther Maruzzelli) un’agenzia di informazione.

Singapore

Asia

  • AsiaNews.it

    Asianews, l’agenzia del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), nata nel 1986 e specializzata sull’Asia (società, culture e religioni), ha anche un’edizione on-line. Una delle più autorevoli e informate agenzia di notizie sull’Asia. Nella tradizione di Matteo Ricci…

  • Italiani.Asia – Voci italiane in Asia

    Un punto di scambio di esperienze per chi ha deciso di lasciare l’Italia ed ha deciso di venire a vivere nella fetta di mondo più culturalmente differente che potrebbe esistere dal nostro modo di fare e pensare ovvero l’Asia. Il curatore di questo bellissimo sito è Nick, italiano, webmaster e emigrato a Bangkok.

Siti di viaggi

  • www.iMondonauti.it

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