16 febbraio 1996. Giangiacomo Schiavi, attuale vicedirettore del Corriere della Sera, va a trovare Enzo Biagi per chiedergli un editoriale su Milano. Lui ci pensa, poi sorprende il cronista con una proposta tenera e straordinaria: «Ho un sogno che dura da tempo e voglio offrirlo alla città che mi ha adottato. Cinque libri a chi si sposa». Uscito l’articolo, il sindaco Formentini si dichiara entusiasta. I fondi vengono stanziati, il progetto parte, ma la burocrazia frena. Intanto il sindaco cambia. È il turno di Albertini, ma l’idea sfuma di nuovo. Poi non ne parla più nessuno. Finché la proposta riaffiora nel libro curato dal sottoscritto “Enzo Biagi: consigli per un Paese normale” (Rizzoli, 2010) e, ieri 16 novembre 2012, in uno stimolante editoriale dello stesso Schiavi sul Corsera: “Sindaco Pisapia e assessore alla Cultura Boeri, è passato qualche anno ma l’invito di Enzo Biagi è ancora attuale nella sua sobrietà: perché non si riprende sfruttando la suggestione di questi tre giorni di Bookcity nella Milano capitale dell’editoria? Sarebbe un bel gesto nei confronti delle giovani coppie che in Comune celebrano le nozze, una gentilezza verso chi, italiano o straniero, a Milano ha scelto di vivere, e sarebbe il modo migliore per ricordare un giornalista che di questa città è cittadino onorario ed è stato, con i suoi libri e i suoi articoli, un prezioso presidio di libertà. Cinque libri non sono una biblioteca, sono soltanto un piccolo aiuto a integrare con la lettura un percorso di vita… Milano può migliorare la sua immagine anche così: con il concorso degli editori, con l’aiuto di qualche sponsor, con la gentilezza dei suoi amministratori. Cinque libri non servono per uscire dai guai che ogni giorno ci assediano. Ma ci possono dare un motivo in più per voler bene a Milano. Fra tre anni c’è l’Expo. Abbiamo bisogno di idee, di progetti, di qualche piccolo sogno. Di vivere Milano con orgoglio. Cominciare dalla lettura può essere un buon inizio”.
Sarebbe bello se il sindaco di Milano Pisapia (e altri suoi colleghi sindaci di tutt’Italia) volessero riprendere quel sogno di Biagi, che ripubblichiamo qui di seguito, e dargli concretezza. Una mappa a corredo di questo testo aggiornerà l’elenco dei sindaci e dei Comuni che aderiranno alla proposta Biagi. (s. gian.)
Cinque libri a chi si sposa. Signor sindaco, perché non li regala il Comune di Milano? Si fanno sempre dei doni per i matrimoni: il servizio di piatti, le posate o i vasi che poi vengono rifilati in occasione di altre nozze. Nessuno ha mai regalato qualche libro alla nuova coppia. E gli italiani, si sa, hanno scarsa familiarità con le librerie.
«Beato chi nasce in una casa dove c’è una biblioteca», diceva D’Azeglio. Io credo che si potrebbe dare qualche testo essenziale: un libro sui diritti e sui doveri, una guida per le madri, alcuni classici della nostra letteratura e di quella mondiale. Forse sarebbero utili e magari perfino apprezzati.
Da noi non si fa niente per suscitare la curiosità dei cittadini. In Inghilterra, quarant’anni fa, vidi in una biblioteca comunale dei bambini che non sapevano ancora leggere e una signora che raccontava alcune storie. Forse, oltre alle immagini che ricevevano in casa dalla Tv, scoprivano il gusto della parola: c’era qualcuno che si sostituiva ai nonni o ai genitori, che purtroppo non hanno più tempo né per fare il soffritto né per narrare qualche favola. Potrebbe essere il Comune, come augurio, magari mettendosi d’accordo con gente che guarda lontano e pensa ai neonati, a donare agli sposi un «inizio di biblioteca». Basta un simbolo: cinque libri. E gli editori, credo, collaborerebbero volentieri.
Fa bene sapere che il Manzoni non è solo un cinema teatro, ma anche un signore che scriveva.
Enzo Biagi