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Ci sono sindaci a cui sono caduti i capelli per lo stress nella battaglia per attivare poche decine di metri di strada pedonale, ci sono amministrazioni comunali che hanno perso le elezioni per aver chiuso minime porzioni di città al traffico automobilistico. Per non parlare dei tanti amministratori ignavi che, nonostante il favore dei cittadini, hanno subìto il ricatto di pochi ed evitato di limitare la circolazione a motore. Fortunato, quindi, Remo Ducly, primo cittadino di Chamois, in Valtournenche nella Valle d’Aosta, l’unico paese italiano non raggiungibile dalle automobili. Una conquista merito dei suoi concittadini, un centinaio di abitanti e veri campioni d’Italia, che a metà degli anni Settanta hanno confermato, in una consultazione, la scelta degli anni Cinquanta di tenere lontano le automobili per “accontentarsi” della mulattiera e della funivia che partono dal vicino centro di Buisson o di piccoli aerei a elica dell’altiporto (così viene definita la pista) della frazione di Suisse.
Una scelta di tranquillità in nome dello sviluppo, alla faccia di coloro che lo vedono solo a forma di marmitta, visto che del divieto, in questo paese a 1.800 metri di quota, ne fanno un richiamo turistico. Basta leggere il sito Internet comunale che sbandiera: “Zero pericolo per i piccoli = zero stress per i grandi”, ovvero venite a trovarci perché “Chamois è a misura dei bambini e delle bambine, della loro salute, della loro sicurezza, della loro libertà, della loro voglia di giocare… al sole, con l’acqua o con la neve. In estate, il parco giochi del capoluogo, le strade e la piazza sono a loro disposizione”. Parole che suonano particolarmente intelligenti nel giorno di pubblicazione del nuovo report dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) sulle morti per inquinamento ambientale e incidenti stradali.
Il sindaco Ducly è convinto di questa scelta: “Con il senno del poi, costruire una strada come gli altri comuni, sarebbe stato penalizzante. Aver intrapreso questo sentiero oggi ci permette di essere un comune verde che attrae visitatori che scelgono Chamois per questo motivo, per la tranquillità che garantiamo”. Sul paese a macchine zero credono anche gli operatori turistici che nelle loro pubblicità mettono in evidenza la mancanza di mezzi a motori. Un vero e proprio investimento: “La nostra economia”, sottolinea il sindaco, “è legata per l’80% al turismo. La mobilità dolce non si ferma alla mancanza di auto, ma investiamo negli itinerari con le bici, a piedi, con le ciaspole. Una strategia sostenibile giocata su molti fronti”. Naturalmente qualche mezzo a motore circola per Chamois: “Qualche trattore delle aziende agricole e dei mezzi di servizio del Comune”. Lo stretto necessario, niente più.
Scegliere lo sviluppo sostenibile non è però a costo zero e qualche disagio pesa sulle spalle degli abitanti: “La funivia è aperta dalle 7 alle 22 – in alcuni periodi dell’anno sono previste delle corse straordinarie alle 23 – quindi si è limitati negli spostamenti. Ma è un costo che siamo ben disposti a pagare”. L’impegno però non si ferma alla rinuncia della strada: “Puntiamo sulle energie rinnovabili, ora stiamo studiando il nuovo appalto per i rifiuti che oggi si trasportano a valle. Vogliamo pensare a una gestione interna di una quota dell’umido, incentivare la raccolta differenziata”. Non sarà un’impresa difficile in una comunità ad alto coinvolgimento ambientale.
Un problema di Chamois, come di tutti i paesi montani, è lo spopolamento: nel 1886 si contavano 346 abitanti, scesi a 151 nel 1951. L’emorragia si è un po’ arrestata, ma il problema resta e si pensano soluzioni: “Con il telelavoro che può permettere di superare i limiti negli spostamenti quotidiani, poi puntiamo alla valorizzazione dell’agricoltura e al recupero dell’architettura tradizionale”. Tradizione e innovazione grazie alle “autostrade” virtuali presenti nel paese con il wi-fi a banda larga che permette una connessione web veloce, pubblica e gratuita.
C’è tanto lavoro da fare per ottimizzare questo modello che a Chamois trova il consenso dei suoi abitanti. Una conquista di civiltà da premiare e pure da “esportare”, seppure il sindaco riconosca che non sia una strada facile: “Non è facile far accettare ai cittadini i limiti alla mobilità tradizionale, ma può essere un fattore di successo anche economico”. Si può fare, Yes We Can, è il messaggio lanciato dai 1815 metri sul livello del mare di Chamois. Comune felice e de-automobilizzato. •