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Care amiche e cari amici di IT.A.CÁ, oggi per la nostra rubrica In Viaggio verso IT.A.CÀ andiamo a conoscere l’arte nascosta dei piccoli borghi lombardi, insieme alla storica dell’arte Benedetta Rutigliano e al cronista Salvatore Giannella, che hanno redatto la Guida ai paesi dipinti di Lombardia (Ed. BookTime, Milano 2015).
Il turista responsabile è anche colui che apprezza l’arte nascosta, la valorizza, e questa guida permette di scoprirla, con l’idea di visitare quei luoghi minori con il passo più lento ed l’occhio più attento dell’osservatore.
L’arte murale è un mezzo di comunicazione e narrazione tipico del territorio lombardo, fin dai tempi delle pitture rupestri rinvenute in Valcamonica, ed i dipinti presenti nei piccoli paesi trattati dai due autori sono pezzi importanti nella storia dell’arte Italiana, che non vanno perduti. Salvatore Giannella e Benedetta Rutigliano ne narrano il valore ed il significato e raccontano la nascita della loro opera nell’intervista condotta dalla nostra Arianna Piazzi.
Come è nata la vostra collaborazione e l’idea della guida?
Nasce dalla fortunata combinazione tra l’esperienza professionale di un giornalista pluridirettore di testate come L’Europeo e Airone, il rigore scientifico di una storica dell’arte laureatasi sul campo della pittura murale in Italia (fondamentali i capitoli sulle opere di Aldo Borgonzoni a Medicina e di Armando Pizzinato a Parma), la forza suggestiva delle immagini scattate da un fotoreporter internazionale come Vittorio Giannella.
Il risultato è stato reso fruibile e utile dalla ricaduta ibrida in una guida sia digitale (sul blog al positivo Giannella Channel, seguito da viaggiatori furetti ad alto tasso di curiosità e mobilità), sia cartacea con la Guida ai paesi dipinti di Lombardia edita da Booktime (con testi anche in inglese e invito al viaggio da parte del noto storico dell’arte Flavio Caroli), giunta al secondo anno, alla quarta ristampa.
Qual è il modo migliore per divulgare i luoghi dipinti raccontati nella vostra guida?
Forti di questa convinzione, espressa nella prima riga della presentazione di Caroli, abbiamo fatto dei paesi sconosciuti alla geografia turistica e tradizionale, mete dei nostri reportage, ridando così dignità a questo termine ormai in disuso nel mondo giornalistico. Reportage deriva dal latino reportare, che indica un “andare sul posto, assorbire storie, colori ed emozioni e riportarle ai lettori in modo da renderli partecipi delle scoperte fatte”. Questo ci sembra il modo migliore per la divulgazione tout court, non solo per il turismo.
Quali strategie di comunicazione avete ritenuto essere più efficaci?
Abbiamo fuso la capacità divulgativa con il rigore scientifico, in modo da farsi comprendere dal viaggiatore comune senza disturbare gli addetti ai lavori.
Perché un patrimonio artistico-culturale così macroscopico è sempre stato sconosciuto ai più fino ad ora?
“La vita è uno splendore che la quotidianità affievolisce”, ha scritto un giorno un saggio. Così l’Italia, potenzialmente il primo paese del pianeta come quantità e qualità del patrimonio culturale artistico, è quasi tutta uno splendore che la cronaca quotidiana affievolisce. La bella Italia aspetta ancora che occhi curiosi e attenti si posino sulle storie di quell’Italia minore ancora da scoprire.
Dai graffiti dei Camuni in Valcamonica ad Arcumeggia (primo paese dipinto d’Italia) quali aspetti di questi luoghi fuori dai circuiti più battuti avete scelto di narrare e valorizzare? Perché secondo voi molti di questi luoghi, potenzialmente delle destinazioni turistiche di grande valore, spesso non investono sul proprio patrimonio storico artistico?
Ci siamo mossi con l’intento di evidenziare, più che i tesori d’arte in se stessi, le storie umane di autori e abitanti dei borghi dipinti. Abbiamo arricchito il mosaico dei cento turismi nel borgo e nei suoi dintorni, valorizzandone le potenzialità che gli amministratori locali spesso sottovalutano miopemente (solo uno dei borghi visitati ha un assessorato al turismo) e disegnando le reti che un malinteso senso del campanile ha impedito finora di connettere.
Arte per il popolo, per chi è di passaggio, non solo per gli addetti ai lavori: come si caratterizzano le opere pittoriche dei borghi lombardi? Potreste darci qualche anticipazione sui generi artistici, gli stili e gli artisti stessi che hanno dipinto questi luoghi?
In questo viaggio ci ha mosso la convinzione espressa dai muralisti messicani come Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros:
Così ci siamo imbattuti in varie forme di pittura, ma che sostanzialmente, pur lasciando totale libertà di espressione agli artisti, privilegiano l’aspetto narrativo e la volontà di trasmettere ai viaggiatori, con i muri d’autore, le piccole storie delle proprie comunità.
Potreste darci anche qualche anticipazione sul vostro prossimo progetto relativo ai luoghi dipinti dell’Emilia-Romagna, in particolare quelli del bolognese?
Abbiamo identificato, dopo quella della Lombardia, la geografia nazionale dei borghi dipinti, dalle Alpi alla Sardegna. Tra questi borghi dipinti, oltre duecento in tutto il territorio nazionale, un posto d’eccellenza lo merita certamente Dozza, e l’Emilia Romagna con i suoi 13 paesi illustrati, che sono l’argomento della seconda fase del nostro progetto, dal regionale al nazionale.
Quest’anno presenterete la vostra guida durante la 9° edizione di IT.A.CÁ Bologna che si terrà verso la fine di maggio 2017. Perché ritenete che una guida come la vostra stimoli un tipo di turismo responsabile?
Perché crediamo di stimolare con il nostro lavoro un turismo più lento e romantico. Per dirla con le parole di Piero Chiara (Luino 1913 – Varese 1986):
Qual è il contributo che IT.A.CÁ dà alla valorizzazione del patrimonio artistico culturale di realtà come quelle raccontate nel vostro lavoro?
Abbiamo apprezzato, sin dal suo primo comparire, il lavoro della squadra di IT.A.CÁ, presentando l’idea chiave del nostro blog Giannella Channel che ha come sottotitolo: “In viaggio verso il bello del mondo, i valori della vita, i segni positivi per il futuro”. Siamo convinti che al vostro lavoro possa adattarsi la bussola ideale che fornisce il poeta Costantin Kavafis, nella sua Itaca:
Sempre devi avere in mente Itaca
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
che duri a lungo, per anni e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso,
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Buon lavoro!
Video-presentazione del progetto “Paesi Dipinti in Lombardia”