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La Pubblica Amministrazione italiana che non paga le imprese (o le paga con grave ritardo e non entro i 30 giorni previsti dalla legge dal 1° gennaio 2013, col rischio di far fallire imprese sane per troppi crediti non riscossi) è una triste realtà per la quale l’Europa ci multa: e ha ragione. In questo quadro di mancato rispetto delle regole (che all’Italia costa 500 milioni, euro più euro meno, per questa e altre 71 procedure d’infrazione che ci pongono in testa per negligenza ai 27 Paesi membri dell’Unione) ci piace segnalare un’eccezione virtuosa: il Comune di Rimini paga pronta cassa i suoi fornitori. L’indice di tempestività è passato dai 45,60 giorni del 2013 a 0,82 giorni del 2016. Come ci racconta questo articolo del Corriere Romagna (7/2/2017). L’augurio è che la “formula Rimini” sia estesa alle altre Pubbliche Amministrazioni (alle quali la legge indica che, dal 1* gennaio 2013, i pagamenti ai fornitori devono avvenire entro 30 giorni, al più si potrà arrivare a 60 in casi ben individuati). (S. G.)

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Palazzo Garampi, sede del Municipio di Rimini.

Il Comune di Rimini non si fa aspettare nei pagamenti dei suoi fornitori. Paga in tempo e in un certo senso dà impulso all’economia a sostegno delle imprese. Grazie a una netta accelerata, Palazzo Garampi è passato da un indice annuale di 45,60 giorni del 2013 a 0,82 del 2016. Dunque in quattro anni il tempo medio dei pagamenti si è notevolmente ridotto, con l’amministrazione comunale in grado di saldare i propri impegni in linea coon la scadenza delle fatture.

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Gianluca Brasini, assessore al Bilancio del comune di Rimini.

Una spinta all’economia

“Questo dato”, commenta l’assessore al Bilancio, Gian Luca Brasini, “assume ancora maggior rilievo se pensiamo che il Comune non solo non è in arretrato sul capitolo investimenti, ma al contrario ha cominciato a progettare e aprire cantieri”. Così solo nel 2016 ha sostenuto pagamenti per circa 110 milioni di euro, in gran parte destinati a investimenti e opere pubbliche.

Sosteniamo le imprese

L’indicatore di tempestività si calcola attraverso una formuila complessa che analizza i giorni effettivi che intercorrono tra la data di scadenza della fattura e la data di pagamento moltiplicata per l’importo dovuto, rapportata alla somma degli importi pagati nel periodo di riferimento. “Ridurre in maniera così importante il tempo medio dei pagamenti”, aggiunge Brasini, “significa sostenere in maniera concreta il mondo produttivo e gli investimenti privati”. L’obiettivo è mantenere questo standard anche nei prossimi anni, perseguendo così il doppio obiettivo: completare il rinnovamento della città e creare opportunità alle imprese.

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PROMEMORIA

Le buone regole

  • PAGAMENTI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Dal 1° gennaio 2013 pagamenti in 30 giorni dalla fattura

    A partire dal 2013, le pubbliche amministrazioni devono pagare i loro fornitori entro 30 giorni dal ricevimento della fattura o, a seconda delle specificità, dal ricevimento delle merci o dalla prestazione dei servizi

  • LE ECCEZIONI. Proroghe a 60 giorni per Asl e ospedali.

    Previste deroghe a 2 mesi per le imprese pubbliche e per gli enti pubblici che forniscono assistenza sanitaria. Anche le altre Pubbliche Amministrazioni potranno pagare a 60 giorni in casi eccezionali, giustificati «dalla natura o dall’oggetto del contratto»

  • FATTURE TRA IMPRESE. Transazioni tra aziende, anche oltre 60 giorni.

    A differenza delle transazioni tra imprese e Pa, nei pagamenti tra aziende, possono anche superare i 60 giorni, purché non siano «gravemente iniqui per il creditore», e «pattuiti espressamente».

  • LE SANZIONI. Decorrenza automatica degli interessi di mora

    Gli interessi moratori decorrono automaticamente dal giorno successivo alla scadenza dei termini. Il creditore ha anche diritto al rimborso dei costi che ha sostenuto per il recupero delle somme.

A PROPOSITO

Tasse, fisco più facile per le imprese.

Prima si incassa, poi si paga

Sono quasi 2,3 milioni le piccole imprese in contabilità semplificata interessate alla possibilità di pagare le tasse solo dopo aver materialmente incassato il dovuto dai propri clienti, secondo il cosiddetto «criterio per cassa»

di Isidoro Trovato / Corriere.it*

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Sergio Silvestrini, segretario nazionale CNA.

Una riforma semplice attesa da anni. Dal primo gennaio 2017, per un’impresa su sei, i rapporti con il fisco potrebbero cambiare in maniera molto significativa. In meglio. Sono quasi 2,3 milioni, infatti, le piccole imprese in contabilità semplificata interessate alla possibilità di pagare le tasse solo dopo aver materialmente incassato il dovuto dai propri clienti, secondo il cosiddetto «criterio per cassa». Oggi, invece, vale il «criterio per competenza»: collega il dovere di pagare le tasse alla maturazione del diritto al compenso, che rappresenta solo il primo passo della strada, spesso impervia, verso la liquidazione delle proprie spettanze.

L’importante innovazione è contenuta nell’articolo 5 della Legge di Bilancio. Scatta automaticamente, senza ulteriori adempimenti e oneri burocratici. E consentirebbe alle piccole imprese, che più di tutte subiscono gli effetti negativi del combinato disposto dei cronici ritardi nei pagamenti e della stretta creditizia, quanto vale già per i professionisti: far coincidere il momento del prelievo fiscale con le effettive disponibilità finanziarie.

“Questa non è un’operazione fiscale, è un’opera di giustizia”, afferma Sergio Silvestrini, segretario generale di Cna. “Oltre due milioni di piccole imprese smetteranno di essere prigioniere di un sistema che ti costringeva a pagare le tasse su quanto speravi di incassare. Eravamo al paradosso: senza aspettare che diventasse reddito effettivo l’imprenditore doveva comunque pagare. Una via crucis che è stata finalmente eliminata”. Secondo il Centro Studi Cna – Osservatorio permanente sulla tassazione delle piccole imprese, nel nostro Paese sono 2,266 milioni le imprese in contabilità semplificata di cui poco più di 1,8 milioni imprese individuali e 462mila società di persone. Vale a dire il 57,2 per cento delle imprese italiane e il 79,4 per cento delle imprese personali. La contabilità semplificata prevede che sia contenuta nei registri Iva tutta la contabilità dell’impresa, costi del personale compresi, evitando la redazione del bilancio e la tenuta del libro generale. Nulla vieta a una impresa in contabilità per cassa di passare al regime iper-semplificato, pure introdotto dalla nuova Legge di Bilancio, che determina il nuovo reddito d’impresa secondo costi e ricavi registrati per l’Iva. “In fondo è semplice”, spiega Silvestrini. “Se hai incassato, paghi le tasse; fino a quando non incassi, non le paghi. Un principio di buonsenso e di equilibrio. Per chi non volesse seguire il regime di incassi e pagamenti esiste, inoltre, un’altra opportunità, a sua volta inserita nell’ultima Legge di Bilancio: la determinazione secondo costi e ricavi registrati per l’Iva”.

L’introduzione del «criterio per cassa» potrebbe anche ridurre il fenomeno dei ritardi nei pagamenti tra imprese, in Italia quasi altrettanto grave dei cronici ritardi di pagamento accumulati dalla Pubblica amministrazione, finiti anche nel mirino dell’Unione Europea. Oggi infatti si assiste a un altro clamoroso paradosso: le imprese che non pagano un fornitore possono beneficiare delle deduzioni anche prima di provvedere a liquidare le somme dovute. Si chiama criterio per competenza ed è un’abile scorciatoia per chi non paga o lo fa in ritardo. Dal primo gennaio 2017 prima di scaricare le spese bisognerà dimostrare di aver liquidato il committente. Semplice.

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*Fonte: Corriere.it, edizione digitale del Corriere della Sera, 30 dicembre 2016.