Quasi mi vergogno a confessarlo. In tanti anni che vado a Venezia, e anche a San Giorgio e alla fondazione Cini, non ero mai salito sul campanile della basilica palladiana.
Un complice della mia ignoranza ce l’ho. Ma domenica scorsa (giornata tersa, complice una tramontanina ereditata da un temporale del sabato sera) un amico evidentemente con maggiore curiosità della mia, aggirandosi per la chiesa (ero andato a vedere la gigantesca testa in filo d’acciaio di Jaume Plensa, evento della Biennale d’arte) mi si avvicina e mi chiede se volevo salire sul campanile. Dico certo, anche se insicuro di farcela lungo una scala che immagino insuperabile. Invece, sorpresa: un ascensore modernissimo, di acciaio, per la cifra di 6 euro, ci porta in un soffio in cima.
Ebbene: è stata una immersione nella più intensa sindrome di Stendhal mai provata da me. Credete: non sarei più sceso. Eravamo in sette lassù. Il lido, le isole (San Servolo e giù giù sino al Lazzaretto nuovo, Lazzaretto vecchio, San Clemente, tutta la Giudecca, le tre cupole palladiane di San Giorgio, le Zitelle e il Redentore sino al mulino Stucky. Il labirinto di Borges… E poi il bacino di San Marco, gli Schiavoni, il Bucintoro che si preparava alla partenza per la regata storica…).
Vengo al complice (della mia ignoranza): non c’era annunciata da nessuna parte, da alcun cartello, la possibilità di salire in ascensore sul campanile.
Come non sappiamo vendere quello che abbiamo…
Penso ai bronzi di Riace (noti ma irraggiungibili a Reggio Calabria), al Vecchio saggio (ancora a Reggio), al Satiro danzante a Mazara del Vallo: quattro bronzi che lasciano chiunque e tutti a bocca aperta. Ma anche la Fiumara d’arte. Chissà cos’è? (per i più curiosi, rimando al link e alle immagini qui sotto, Ndr).
Nel resto del mondo troveremmo una mostra permanente così pubblicizzata su tutti i treni, aerei, autobus… qui a stento si capisce cosa potrebbe essere.
Del genere facciamoci del male…
(via mail)
Proprio 10 giorni fa l’abbiamo visitato la chiesa di San Giorgio a Venezia e siamo rimasti incantati dalla testa in filo di acciaio ma ancor più dal panorama mozzafiato offertoci dalla salita al campanile!
(via mail)
Quindi, caro Giannella, puoi partire per un nuovo tour: L’Italia che non so sotto casa!