Tempo fa, ricercando storie di “piccoli musei” in varie parti del mondo, mi capitò di leggere il racconto di Frederick A. Johnsen, curatore statunitense, scrittore ed esperto di aeronautica, che descriveva in modo estremamente coinvolgente la sua visita a un piccolo museo dell’Oregon, il Baker Heritage Museum. Mi colpì l’entusiasmo che quel museo era riuscito a suscitare non per le importanti collezioni, per gli effetti tecnologici o per le scenografie spettacolari, ma soprattutto “per la gioia contagiosa di chi raccontava la propria storia per pura passione”, per usare le parole di Johnsen.

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(qaui, a destra e a fine articolo) La Scuderia Ducati “Bande Rosse” di Piazza Oderico da Pordenone, a Roma

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Questa stessa sensazione l’ho avuta in varie occasioni da visitatrice, perché talvolta i piccoli musei si riscattano dall’inevitabile senso di inferiorità nei confronti delle grande istituzioni museali per la propria capacità di “raccontarsi” in modo più semplice e spontaneo. Ultimamente si parla spesso di musei e di storytelling come nuova forma di comunicazione, ma a mio parere, per quanto ci si sforzi di analizzare, approfondire, elaborare le nuove tecniche di comunicazione, il saper raccontare deve nascere da un impulso interiore più che da un metodo appreso con lo studio.

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Fabio Reggiani, uno dei fondatori della Scuderia Ducati “Bande Rosse”, in sella a una SBK 1198.

La premessa è stata necessaria per raccontare la mia esperienza di visita alla Scuderia storica delle Moto Ducati “Bande Rosse”. Quando sono stata invitata a visitare la Scuderia, insieme a Maurizio Pellegrini (responsabile del Laboratorio di didattica e promozione visuale della Soprintendenza Archeologica del Lazio e dell’Etruria meridionale) dai fondatori e curatori, Fabio Reggiani e Sergio Ceriola, mi aspettavo di vedere una serie di moto con la descrizione dei modelli e alcune note storiche. Avevo pensato, lo confesso, al progetto di due appassionati che desideravano esporre al pubblico la propria collezione. Con grande sorpresa, invece, quando Fabio Reggiani ha iniziato a illustrarmi l’esposizione, mi è sembrato non di visitare un museo ma di leggere un libro. Uno di quei libri che si vorrebbe finire in un giorno perché non si ha la pazienza di centellinarlo a poco a poco, e poi, una volta terminato, resta il desiderio di continuare e non si riesce a staccare lo sguardo da quelle pagine. Maurizio Pellegrini e io ci scambiavamo sguardi stupiti per la bravura dei curatori che erano riusciti a usare le moto non in modo fine a se stesso ma intrecciando sapientemente modelli, epoche, storia del costume e storia delle aziende, creando così un piccolo museo dell’eccellenza italiana.

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Ducati T85 (1960).

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Ducati 60 (1949-50).

La Scuderia storica delle Moto Ducati è stata allestita in un locale del quartiere Garbatella, in piazza Oderico da Pordenone, 10. L’esposizione è costituita da 13 moto (dal 1945 al 2014) e da altri oggetti di rilievo prodotti dall’azienda all’inizio della sua creazione, tra cui una bellissima Radio Ducati, lo storico “Paniere” del 1940 dal quale i visitatori possono ancora ascoltare, attraverso l’altoparlante originale, alcune registrazioni audio di proclami dell’epoca della seconda guerra mondiale, oppure la mitica bicicletta Ducati Cucciolo che compare nel film Pane, Amore e Fantasia (1953) di Luigi Comencini, guidata da Marisa Merlini nel ruolo della levatrice, accompagnata, in una famosissima scena, dal maresciallo Carotenuto, interpretato da Vittorio De Sica. Sono i primi passi di un’azienda destinata a diventare negli anni uno dei marchi italiani più conosciuti nel mondo ed è per questo che nell’esposizione non poteva mancare il riferimento al Premio Compasso d’Oro, il più autorevole premio di design, istituito nel 1954, ricevuto nel 2014 dalla Ducati 1199, la prima moto a vincere tale importante riconoscimento. La motivazione della giuria è stata: “Per aver trasferito prestazioni agonistiche in un prodotto di serie raffinato e coerente con l’immagine tradizionale del marchio”. Nel settore meccanico, un’altra azienda italiana che per prima riuscì a ottenere il Compasso d’Oro fu la Olivetti, nel 1954, con il modello Lettera 22, la macchina da scrivere portatile di Marcello Nizzoli. Per ricordare tale “gemellaggio” di eccellenza nello stile e nel design, nella Scuderia Storica è esposto un modello della famosa Lettera 22, un rimando storico che rende il racconto ancora più suggestivo e appassionante.

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Fabio Reggiani ci mostra una Ducati Cucciolo del 1948.

Dato l’idea del progetto museale, incentrato sul Made in Italy, i curatori sono intenzionati ad accogliere all’interno delle sale del museo anche altre realizzazioni di designer e artisti moderni, cercando di stabilire un nesso tra l’italian style del passato e quello contemporaneo.

Nel locale è stata allestita, inoltre, una piccola sala conferenza e una zona biblioteca perché l’idea è quella di dare vita a un centro studi, un luogo in cui gli appassionati della materia, ma anche semplici cultori del bello, possano incontrarsi e dialogare.

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Ducati 748 (2002).

Per Fabio Reggiani e Sergio Ceriola, i visitatori devono essere considerati ospiti e trattati come tali ed è per questo che nel museo è sempre accesa la macchinetta del caffè espresso e il prosecco è tenuto in fresco per accogliere chiunque decida di entrare. Senza essere museologi di professione, i due curatori del museo hanno applicato regole che i più affermati studiosi hanno espresso da tempo. Non diceva forse Kenneth Hudson che in un museo user-friendly ci deve essere qualcuno con cui parlare, una persona amica cui rivolgere delle domande e che ci faccia sentire a nostro agio? E che una delle cose più necessarie è la cura del comfort fisico dei visitatori? E Alan Bennet non affermava che i musei devono essere pronti ad accogliere le persone anche quando vogliono solo cercare un posto in cui rilassarsi e perfino quando entrano casualmente per ripararsi dalla pioggia?

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Che cambiamento rispetto ai musei/tempio in cui i visitatori dovevano osservare le opere esposte con un senso di soggezione! Ne parlo al passato quasi come un auspicio, sperando, cioè, che questo genere di museo sia davvero in via di estinzione. Tuttavia non mi si fraintenda: il museo è e deve restare un luogo di produzione culturale, non un parco di divertimenti. La differenza rispetto ai modelli tradizionali risiede nel presentare le proposte culturali in un modo più amichevole e confortevole, offrendo migliori strumenti per la fruizione, il dialogo e la partecipazione dei visitatori alla vita del museo. I piccoli musei hanno forse il vantaggio di poter mettere in atto questi principi con maggiore facilità: Reggiani e Ceriola hanno saputo dare vita a un progetto in cui al rigore della ricerca storica è stata aggiunta l’altrettanto necessaria capacità di essere accoglienti. Il fatto di trovarsi in un quartiere storico popolare di Roma, la Garbatella, come si è accennato, è stata per loro uno stimolo a non chiudere il museo entro le sue quattro mura ma a cercare la propria ragion d’essere anche all’esterno, non limitandosi ad aspettare i visitatori, ma cercandoli tra la gente del quartiere, nelle scuole e ovunque ci sia la possibilità di stabilire delle relazioni tra il museo e la gente. I musei, in fondo, non sono mai un progetto individuale ma piuttosto una costruzione collettiva. Questa è la differenza tra collezione e museo.
Mi riprometto di tornare a trovarli.

Informazioni:

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Scuderia storica Ducati “Bande Rosse”

scuderia-ducati-bande-rosse* Caterina Pisu è coordinatrice nazionale dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei (tel. 0541-929777, indirizzo: Palazzo Maffei, via Battelli 10, Sant’Agata Feltria, Rimini. Web: piccolimusei.weebly.com). Archeologa, direttore scientifico del Museo della Navigazione nelle Acque Interne di Capodimonte (VT), membro del consiglio scientifico del Museo delle Necropoli rupestri di Barbarano Romano (VT), membro della giuria del concorso annuale Musée (em)portables creato dalla società francese Museumexperts di Jean François Grunfeld. Contatto: caterinapisu@alice.it

A PROPOSITO / VSD, I LUNGHI WEEKEND IN EMILIA ROMAGNA

La Terra dei Motori in sette tappe:

fabbriche e musei lungo la Via Emilia

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Motor Valley, presentazione “Panigale 1199” (Bologna, 2011). Nella foto la tenuta a battesimo della Panigale 1199, evento cui hanno contribuito Andrea Babbi (APT Emilia Romagna), Gabriele del Torchio (AD di DUCATI), Duccio Campagnoli (AD di Bologna Fiere) e Giada Michetti (Motor Show). [Ph © GIORGIO_SALVATORI]

La Terra dei Motori per eccellenza è la regione Emilia Romagna: qui, lungo la Via Emilia, la presenza motoristica è massiccia in ogni campo. Le due ruote sono rappresentate da nomi come quello, principe, della Ducati e altri; le quattro ruote rimandano ad aziende quale Ferrari (a Maranello), Maserati (a Modena), Lamborghini (a Sant’Agata Bolognese).

Un percorso per scoprire le più importanti fabbriche e musei lungo la Via Emilia lo trovate a questo link.

Ecco i magnifici sette punti luce:

  1. Autodromo internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola, che ha ospitato alcune tra le più importanti manifestazioni motoristiche italiane e internazionali. Via Fratelli Rosselli 2, 40026 Imola (Bo), tel. 0542.65511; mail: info@autodromoimola.it; sito web: autodromoimola.it

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    L’Autodromo Enzo e Dino Ferrari ha ospitato un Gran Premio di Formula 1 dal 1980 al 2006, oltre a molte altre corse motociclistiche di caratura mondiale. Dal 30 giugno 2013 ospita il Museo “Checco Costa”; nell’esposizione sono raccolti documenti, immagini e mezzi che raccontano la storia dell’autodromo.

  2. Ducati Motorcycles, punto di riferimento nell’immaginario dei motociclisti. Via Cavalieri Ducati, 3, 40132 Bologna. Tel. 051.6413343; mail: infotour@ducati.com; sito web: ducati.it
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    (qui e a destra) Il Museo Ducati di Bologna.

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    L’esterno e, a destra, l’interno del Factory Store.

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  3. Ferrari. L’azienda di Maranello, tra le case automobilistiche più prestigiose al mondo, ha visto uscire la prima autovettura dal suo stabilimento nel 1947. Il museo ha sede in via Dino Ferrari 43, 41053 Maranello (Modena). Tel. 0536.949713; mail: museo@ferrari.com; sito web: ferrari.com. È previsto uno sconto special nel caso di acquisto del biglietto combinato: Museo Ferrari di Maranello + Museo Enzo Ferrari di Modena (qui di seguito: è previsto un servizio navetta).
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    Aperto nel febbraio del 1990, il Museo Ferrari vanta una superficie totale di 2.500 metri quadri e 180 mila visitatori all’anno.

  4. Museo Enzo Ferrari. Complesso museale nato a Modena nel 2012 strutturato in due edifici: la casa in cui nacque Enzo Ferrari e una nuova galleria espositiva che avvolge la casa natale. Via Paolo Ferrari, 85 – 41122 Modena; tel. 059.4397979; mail: biglietteriamef@ferrari.com. Sito web: museomodena.ferrari.com/it
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    L’edificio che ospita il Museo Enzo Ferrari, realizzato a forma di cofano, è giallo per richiamare il colore che scelse Ferrari come sfondo per il celebre marchio del Cavallino Rampante; è infatti il colore istituzionale della Città di Modena.

  5. Lamborghini. Nel 1963 viene costruito lo stabilimento Automobili Lamborghini di Sant’Agata Bolognese e la prima vettura prodotta in serie è la 350 GT, che subisce diverse evoluzioni. Nel 1965 i tempi sono maturi per la creazione del primo capolavoro: la Miura. Oggi Lamborghini è il, simbolo di classe e cultura automobilistica in tutto il mondo. Via Modena, 12 – 40019 Sant’Agata Bolognese (Bologna). Tel: 051.6817611; mail: visit@lamborghini.com; sito web: lamborghini.com
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    La sede e l’unico stabilimento produttivo di Automobili Lamborghini sono da sempre situati a Sant’Agata Bolognese, dove lavorano 1.029 dipendenti, dei quali 250 nel solo settore ricerca e sviluppo.

  6. Maserati. La data di nascita della Casa del Tridente risale al 1914, quando a Bologna vengono aperte le Officine Alfieri Maserati. Lo stabilimento è ancora oggi operativo nello storico sito di viale Ciro Menotti a Modena, dove la Maserati si trasferì da Bologna nel 1939. Via Ciro Menotti, 322 – 41122 Modena. Tel: 059.590511; mail: info@maserati.com; sito web: maserati.com
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    Fondata a Bologna, dal 1937 con sede a Modena: il 1º dicembre 2014 la Officine Alfieri Maserati ha festeggiato i primi 100 anni dalla sua fondazione, avvenuta il 1º dicembre 1914.

  7. Museo Ferruccio Lamborghini. Inaugurato nel 2001 in un ambiente molto suggestive, il Museo ripercorre la vita del fondatore Bolognese, Ferruccio Lamborghini, nato e cresciuto in provincia di Ferrara dove fin da giovane coltivava la passione per i motori. Via Galliera, 317 – 40050 Argelato (Bologna); tel: 051.862628 e 347.5329320; mail: reservation@museolamborghini.com; sito web: museolamborghini.it
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    Il Museo Ferruccio Lamborghini di Argelato (Bologna).