Una buona notizia che arriva dalla Francia fa riflettere sui piccoli, incoraggianti cambiamenti nei rapporti tra imprenditori e dipendenti. Mi serve una premessa. In passato avevo trascritto sul mio diario una frase di un sociologo, J. Pen, 1966. Questa: “Mentre il capitalismo vecchio stile si limitava a comprare il lavoro e il suo sudore, e per il resto lasciava andare al diavolo l’operaio, lasciando una divisione netta tra lui e i lavoratori, l’azienda moderna è giunta a interessarsi della sua personalità, della sua felicità e della sua famiglia: si sente protestare che l’azienda vuole l’anima del lavoratore. Il grande ispiratore delle ‘relazioni umane’ fu Mayo… Senso di appartenenza divenne la parola d’ordine di una nuova politica del personale. L’azienda vuole dipendenti integrati, completi, con una casa accogliente, una moglie innamorata interessata ad aiutare il marito a far carriera, e due bambini che sono anche quasi i figli dell’azienda”. Ecco, parla di padrone e dipendenti uniti da obiettivi comuni e che si stimano e si vogliono bene la notizia arrivata da Echirolles, alla periferia di Grenoble. In questo borgo l’imprenditore Andrè Faller è morto alla veneranda età di 96 anni e i 350 lavoratori alle sue dipendenze nella fabbrica di pret-a-porter Karting hanno trovato nella cassetta postale una lettera del tutto inaspettata. Patron Faller nelle sue ultime volontà consegnate al notaio locale si è infatti ricordato dei suoi lavoratori («I miei dipendenti sono come figli, la nostra fabbrica è una famiglia», ripeteva spesso, e non erano parole da film) e li ha voluti ringraziare con un lascito. I 350 impiegati hanno così appreso dal notaio che a loro spetterà per diritto parte dell’eredità: una somma che varia dai 5 mila ai 10 mila euro per ciascun dipendente.
Prodotti ben fatti, imprenditori longevi e generosi, lavoratori felici: l’ideale della fabbrica traspare da poche righe d’agenzia. Qui siamo lontani da Leona Helmsley, la miliardaria americana che ha lasciato gran parte della sua eredità, circa 12 milioni di dollari a Trouble, il suo fido maltese. Allora la donna, soprannominata dai suoi dipendenti “la signora del male” aveva fatto scalpore, anche perché ai due nipoti e al fido autista non aveva lasciato che pochissimi spiccioli rispetto alla somma lasciata al cagnolino.
(Pubblicato il 9.2.2009)