A differenza dei tanti che lo seguono sul web, ho incontrato di persona lo scrittore brasiliano, uno degli autori più importanti della letteratura mondiale con opere pubblicate in 170 Paesi e in 73 lingue. L’incontro avvenne nei Paesi Baschi, a poca distanza dal suo “buen retiro” pirenaico, nel maggio del 2006 per il settimanale Oggi, vent’anni dopo il primo romanzo “Il cammino di Santiago” e in occasione dell’uscita del suo nuovo libro: “Sono come un fiume che scorre”. Un libro, mi spiegò, che segnava una svolta personale: era “l’inizio di un nuovo viaggio per scovare i tesori della gente semplice”. Semplice come il contadino vicino di casa, suo “guru” segreto. Ecco le parole che ricavai da quell’incontro.

Vitoria (Spagna).
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Paulo Coelho
è nato a Rio de Janeiro nel 1947

Coerentemente con il titolo del suo nuovo libro (“Sono come il fiume che scorre”, Bompiani, 16€), Paulo Coelho ha ripreso il suo cammino. Un Grande Viaggio, a vent’anni dalle tappe percorse sul Cammino di Santiago, che sta portando l’instancabile “scrittore pellegrino” più letto e famoso al mondo a uscire dal suo letargo nel rifugio sui Pirenei francesi (un vecchio mulino a Tarbes è il suo rifugio per quattro mesi all’anno) per incontri da strada con i suoi lettori in mezzo mondo. Obiettivo dichiarato:

Arricchirmi accumulando nuove esperienze e ritrovando me stesso, con il pretesto piacevole di incontrare culture diverse, gente nuova e tante persone che mi vogliono bene.

Perché, ricorda Coelho visto che è alle porte l’estate, il tempo delle vacanze, a un viaggio “esteriore” corrisponde sempre un viaggio “interiore” e ciò che conta, in sintonia con quanto ha scritto il poeta greco Kavafis, è rendersi conto che lo scopo del viaggio non è quello di raggiungere un punto geografico, ma è il viaggio in sé e la ricchezza che esso racchiude. Aggiunge Coelho:

Come Darwin fece il giro del pianeta per raccontarci l’origine delle specie, così io mi propongo di vagabondare nei prossimi mesi per svelare, per raccogliere gocce sparse della Fontana della conoscenza, per scoprire pezzi del mio cuore che io ritrovo in altre persone. Perché un uomo non è altro che l’unione di tutti i suoi incontri.

Con la mitica Transiberiana

La prima tappa? Santiago di Compostela, questa città in Galizia dove c’è il santuario visitato da secoli, ma ancor di più da quando Coelho ne ha parlato nel suo primo romanzo (“Il cammino di Santiago”, appunto): nel 1986 erano stati 400 i pellegrini in visita, oggi sono più che decuplicati. Dopo una puntata in Portogallo (tra le “fermate”, anche Fatima, altro sito baluardo della fede cristiana), Paulo è giunto nei giorni scorsi a Vitoria nei Paesi Baschi dove lo incontro nella maestosa cattedrale che ha fatto da cornice a una sua premiazione; sarà poi ospite d’onore a Torino dove lo aspettano alla Sala Azzurra della Fiera del Libro, e poi via via per città piccole (“mai grandi, le metropoli sono troppo dispersive”), dalla Tunisia alla Germania, all’Ucraina (qui ha in agenda l’incontro con i sopravvissuti del disastro nucleare di Chernobyl), fino alla Russia estrema, a Vladivostock, dopo aver percorso con varie fermate tutto l’itinerario con la Transiberiana, un treno che è anche un mito. Sempre con una tecnica semplice: quella dell’ invito via internet (il suo sito è paulocoelhoblog.com), di un messaggio radio e, soprattutto, del passaparola dagli editori ai lettori amici.

Un debole per il gesuita Francesco Saverio

Mi sento proteso verso mondi nuovi e sconosciuti. Per questo mi attira molto oggi, e sto approfondendola per un futuro libro, la vita di Francesco Saverio, gesuita che partì a 35 anni per la sua prima missione fra i pescatori di perle nelle Indie. Poi andò nelle lontane isole Molucche (Celebes e Nuova Guinea) e infine raggiunse il Giappone, percorrendo in dieci anni di attività missionaria più di centomila chilometri. Morì stremato dalle fatiche presso Canton nel 1552, fu fatto santo nel 1622. L’aspetto che più mi affascina in questo nuovo viaggio è che, grazie al mio computer portatile, posso accedere alla biblioteca più grande del mondo, e nello stesso tempo posso incontrare la sapienza che trovo sulla strada, quella delle persone comuni: un esempio pratico dello slogan ‘pensare globalmente e vivere localmente’.

Il Santo Traduttore

Incoraggiato a dargli del tu, chiedo a Coelho: “Già leggendo il tuo nuovo libro, che raccoglie ordinatamente cento storie e pagine di diario da te scritte durante gli ultimi anni, viene fuori un atlante geografico con tante località in cui ti sei dissetato alla Fontana della conoscenza, raccogliendo vicende straordinarie ma esposte nella loro secchezza, senza inutili sovrastrutture. Come a Oshakan, alle pendici del monte Ararat in Armenia, l’unico paese al mondo che ogni 9 ottobre celebra con grande pompa il giorno del Santo Traduttore, San Mesrob, e con lui festeggiano tutte le persone che costruiscono ponti per far comunicare meglio l’umanità. O come quando, durante il World Economic Forum di Davos, un premio Nobel per la Pace (l’israeliano Shimon Peres) ti ha raccontato il momento dell’aurora. Momento che non è quando, a una certa distanza, si è in grado di distinguere una pecora da un cane, né quando si è in grado di distinguere un olivo da un fico “ma è quando si avvicina uno straniero e noi lo confondiamo con un nostro fratello, ponendo fine a ogni conflitto. Ecco, questo è il momento dell’aurora, quello in cui finisce la notte e comincia il giorno”.

“Bello il ricordo che mi fai di questo apologo citatomi da Peres. Però”, sottolinea Coelho, “Peres è un gigante, io invece il più delle volte scopro perle tra le persone comuni, nei luoghi più umili e quando meno te l’aspetti”.

“Per questo hai scelto di rifugiarti in un piccolo borgo ai piedi dei Pirenei?”, chiedo.

“Anche per questo. Ti svelerò un piccolo segreto di come sto organizzando la mia agenda personale. Ho diviso la mia attività in tre fasi: la fase che io chiamo “con tanta gente” (e sono i tre mesi di viaggio con gli incontri di strada e con gli autografi ai lettori amici). È il modo per vincere il problema chiave del nostro tempo: a differenza dei nostri antenati, viviamo avendo a disposizione la più grande quantità di informazione mai avuta, eppure a questa abbondanza non corrisponde un aumento della comprensione degli eventi; le notizie ci sommergono, mentre chi ha il privilegio di poter viaggiare può soffermarsi sui dettagli, sulle piccole cose che poi possono essere affrontate più da vicino, approfondite, capite, sviluppate in una propria interpretazione creativa. La seconda fase è “con poca gente” e coinciderà con i miei soggiorni di circa cinque mesi nella mia casa principale a Copacabana, nella nativa Rio de Janeiro, dove incontro i miei amici e grazie alla loro sensibilità potrò vagliare ancora meglio il materiale raccolto nella prima fase. Infine la fase “senza gente”, una fase di solitudine creativa che coincide con i miei soggiorni di quattro mesi nella casa ai piedi dei Pirenei. Qui, lontano dal mondo e dalle sue sofferenze, scrivo, avendo come punti di riferimento mia moglie, Christina, che è scultrice, e monsieur Barthe”.

Ho imparato a leggere il cielo

Barthe, chi è costui? Un agente letterario? Un consulente finanziario? No, è un anziano contadino e Coelho mi svela un altro piccolo segreto del suo universo familiare, cui farebbe bene a prestare attenzione Fabio Fazio e la sua squadra della popolare trasmissione televisiva “Che tempo che fa”:

Da quando frequento i Pirenei, la meteorologia mi interessa più delle mosse dei potenti. Ho imparato a leggere il cielo e le nuvole, conosco le brutte promesse dei cirri, prevedo quando pioverà e quando s’alzerà il vento e la notte in cui verrà la gelata. A leggere questi segnali sono da sempre, sui Pirenei ma penso anche altrove, i contadini: e per me il meteorologo di fiducia, ma anche colui che mi offre la strada per arrivare all’uomo primitivo che si è nascosto dentro la mia memoria, è monsieur Barthe, l’allevatore di mucche che vive al confine della mia casa pirenaica. Lui ne sa sempre una in più dei satelliti…

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A PROPOSITO

Vitamine per l’anima

Le frasi più celebri di Paulo Coelho

A volte la felicità è una benedizione, ma generalmente è una conquista. L’istante magico del giorno ci aiuta a cambiare, ci spinge ad andare in cerca dei nostri luoghi
Sapere che nessun giorno è uguale all’altro, che ogni mattina porta con sé un particolare miracolo, il proprio momento magico, nel quale i vecchi universi vanno distrutti e si creano nuove stelle
L’istante magico è quel momento in cui un ‘sì’ o un ‘no’ può cambiare tutta la nostra esistenza

Da Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto

Nessuno accende una lampada per nasconderla dietro la porta: lo scopo della luce è diffondere altra luce intorno, far aprire gli occhi, mostrare le meraviglie circostanti
Il vero amore resiste alle distanze
Apprendere significa riordinare la libreria? Oppure liberarsi di tutte le cose inutili e proseguire nel cammino più leggeri?
Che cosa significa ‘apprendere’ ? Accumulare conoscenza ? Oppure trasformare la propria vita?
Chi è convinto di non poter agire in maniera diversa, finirà distrutto dalla routine
In qualche modo per me incomprensibile, la gioia è contagiosa, al pari dell’entusiasmo e dell’amore

Da La strega di Portobello

Tendiamo sempre a valorizzare quello che viene da lontano, senza mai riconoscere tutto ciò che di bello si trova intorno a noi

Da Cronaca – Vent’anni dopo

Abbi fede. Convinciti che è possibile, comincerai a cambiare la realtà che ci circonda

Da Cronaca – Dialoghi con il maestro

Siamo soliti non dare valore alle cose che facciamo tutti i giorni, ma sono queste le cose che stanno trasformando il mondo che ci circonda

Da Cronaca – L’amore nei dettagli

Non lasciare mai che i dubbi paralizzino le tue azioni. Prendi sempre tutte le decisioni che devi prendere anche se non hai la certezza di star decidendo correttamente
Il suolo ha bisogno della semente e la semente ha bisogno del suolo. L’uno ha senso soltanto con l’altra. Lo stesso avviene con gli esseri umani. Quando la conoscenza maschile si unisce con la trasformazione femminile, si crea quella grande unione magica che si chiama Saggezza

Da Brida

Le cose semplici sono le più straordinarie, e soltanto i saggi riescono a vederle

Da L’alchimista

Bisogna sempre sapere quando una fase giunge alla fine. Concludere un ciclo, chiudere un uscio, terminare un capitolo: non importa come lo si definisca, ciò che conta è lasciare nel passato quei momenti di vita che sono finiti
Per vivere pienamente bisogna essere in continuo movimento: solo così ogni giorno può essere diverso dall’altro
Le persone accumulano esperienze, ricordi, cose e idee altrui, più di quanto possano sostenere. E così dimenticano i propri sogni

Da Lo Zahir

Tutte le battaglie nella vita servono per insegnarci qualcosa, anche quelle che perdiamo

Da Monte Cinque

Non è mai troppo tardi per vivere i sogni

Da Cronaca – Cominciare a 70 anni

In verità ogni problema, una volta risolto, sembra molto semplice. La grande vittoria, che oggi appare facile, è il risultato di una serie di piccoli successi che sono passati inosservati

Tu sei triste. E ciò dimostra che la tua anima è ancora viva

Da Manuale del guerriero della luce

Salvatore Giannella, giornalista che ha ideato e cura con passione questo blog, ha diretto il mensile scientifico del Gruppo L’Espresso Genius, il settimanale L’Europeo, il primo mensile di natura e civiltà Airone (1986-1994), BBC History Italia e ha curato le pagine di cultura e scienza del settimanale Oggi (2000-2007). Ha scritto libri (“Un’Italia da salvare”, “L’Arca dell’arte”, “I Nicola”, “Voglia di cambiare”, “Operazione Salvataggio: gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre”), curato volumi di Tonino Guerra ed Enzo Biagi e sceneggiato docu-film per il programma Rai “La storia siamo noi” (clicca qui per approfondire).