Nella speranza che questa iniziativa possa restituire al nostro pubblico tutta la carica fantastica e la libertà creativa di Gianni Rodari!

Così il sindaco di Muggia, Laura Marzi, conclude il proprio messaggio inaugurale per una mostra veramente speciale capace di sublimare il grande scrittore in un microcosmo territoriale pieno di valori autentici, civili e sociali: una lodevole mostra che noi di Giannella Channel abbiamo mandato nell’etere il 14 aprile, giorno in cui nel 1980 moriva a Roma quello scrittore, giornalista e insegnante ancora oggi amato da grandi e piccini. Oltre 100 tavole dei più interessanti illustratori del Friuli Venezia Giulia per festeggiare i 100 anni dalla nascita dell’inventore di storie Rodari. Una grande mostra pensata per il Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà” di Muggia per raccontare le più belle storie di Rodari immaginate dalle matite di 13 illustratori della regione: Francesco Tullio Altan, Raffaella Bolaffio, Nicoletta Costa, Manuele Fior, Adriano Gon, Lorenzo Mattotti, Sara Not, Martina Paderni, Sara Paschini, Paola Rodari, Jan Sedmak, Febe Sillani e Pia Valentinis. Un’esposizione organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia e curata da Paola Bristot e Massimo Premuda che per il quinto anno consecutivo affronta il tema dell’illustrazione per l’infanzia con nomi di chiara fama per offrire al pubblico di grandi e piccini tutta la magia e la fantasia del genio creativo di scrittori e illustratori che si dedicano all’editoria per l’infanzia. Ad affiancare le tavole illustrate anche una sezione a fumetti che ripercorre le tante avventure di Cipollino pubblicate a puntate negli anni Cinquanta e Sessanta sul giornalino per ragazzi “Pioniere”, diretto dallo stesso Rodari.

Gianni Rodari

Gianni Rodari (Omegna, 1920 – Roma, 1980). Per il suo contributo duraturo alla letteratura infantile, ha ricevuto la Hans Christian Medail nel 1970. È il più importante autore italiano di libri per bambini del Novecento. I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue. Tra le sue opere più note ricordiamo: Filastrocche al telefono, Grammatica della fantasia e C’era una volta il barone Lamberto. Da poco è arrivato in libreria un Meridiano Mondadori dedicato a lui.

Proprio attraverso il gentilissimo e appassionato curatore Massimo Premuda, con una piacevole “favola al telefono”, siamo entrati in questo microcosmo magico, quasi appartenente a quel piccolo mondo antico che nasconde tutta la bellezza di immagini sognanti capaci da sole di indicare un viaggio romanzato. Carica fantastica e libertà creativa appunto. Due identità espressive in grado di rappresentare un manifesto culturale di sicura universalità in tempi in cui la costrizione all’immobilismo deve necessariamente sviluppare la forza della fantasia stimolando l’osservatore o il lettore a un processo di immedesimazione e di energia divulgativa. In altre parole questa mostra consente una personale “animazione”, un desiderio visionario ma con i piedi ben saldi sulla terra perché l’insegnamento di Rodari è anzitutto quello di far volteggiare i nostri pensieri con quella sana leggiadria per affrontare le grandi prove della vita con un approccio sempre attento agli altri e a se stessi. Senza scorciatoie o facili vittorie. E senza facili entusiasmi. Ma senza entusiasmo il romanzo della vita si fermerebbe alle prime pagine di una storia destinata così ad essere piatta, senza nulla da raccontare. È questa la chiave di volta: passare dal senza al con, o per dirla in altri termini dal vuoto al volo, quel volo che solo la fantasia permette per continuare a creare e muovere le cose immobili che spesso sono i pensieri già pensati per noi.

Favole al telefono - Lorenzo Mattotti

La copertina di Lorenzo Mattotti per il libro di Gianni Rodari “Favole al telefono”.

Centenario inosservato

Era il 6 aprile del 1970 e nell’accettare il premio Andersen Rodari pronunciò parole destinate a divenire attualissime:

Occorre una grande fantasia, una forte immaginazione per essere un vero scienziato, per immaginare cose che non esistono ancora e scoprirle, per immaginare un mondo migliore di quello in cui viviamo e mettersi a lavorare per costruirlo.

Immaginare un mondo migliore di quello in cui viviamo e mettersi a lavorare per costruirlo. È quasi un manifesto social, un monito a svegliare o a risvegliare le coscienze. In tempi di chiusure imposte dalla pandemia questo insegnamento di Rodari è fondamentale per investire il nostro tempo che ci costringe a non uscire di casa per sviluppare la nostra fantasia fino a dove sia possibile. Senza limiti, senza confini, come lui stesso per il centenario ha fatto e continua a fare. Quel 2020 che avrebbe dovuto celebrarlo come si deve per il centenario della nascita (Omegna, sul lago d’Orta, 23 ottobre 1920) è stato l’anno in cui il mondo è stato sconvolto da un virus che è riuscito a portarsi via moltissime vite senza però cambiarle. Sono rimasti gli egoismi a fronte di tanta solidarietà. E la cattiveria spesso ha avuto la meglio sulla fratellanza. Non è questo il mondo dell’eterno Rodari e il suo centenario, di fatto, è passato inosservato mentre avrebbe potuto essere l’occasione per parlare con le sue parole e per applicare quella voce per contrastare il rumore di tanti signori di una guerra combattuta con armi digitali ma altrettanto dannose.

Favole di Gianni Rodari, illustrazione di Nicoletta Costa

Illustrazione di Nicoletta Costa.

Un Meridiano Mondadori

Il mondo dell’eterno Rodari è quello della fantasia capace di creare altri contesti o microcosmi possibili, migliorando ciascuno di noi attraverso la bellezza di un linguaggio in grado di nobilitare la società e sviluppare conseguenti gesti, anche piccoli, ma significativi. C’è il mondo degli anonimi che ogni giorno silenziosamente portano il sole laddove c’è il buio o semplicemente educano alla “pulizia” ogni azione pensata al meglio affinché la collettività possa beneficiare delle capacità dei singoli per cancellare pian piano la bruttezza. E finalmente questo 2020, ormai alle spalle ma per certi versi prolungato, ha sublimato lo scrittore Rodari con un Meridiano Mondadori che lo colloca tra i grandi della letteratura e non più solo limitata a quella per ragazzi.

È stato giustamente osservato che “ha saputo dare eguale dignità alla cultura popolare e alla cultura alta, muovendosi in un ambito che oggi diremmo multimediale, tra letteratura, musica, fumetto, arti visive, cinema, teatro”.

Non è stato semplice, ma la rivincita restituisce ogni malinconica dimenticanza perché per troppi anni ingiustamente relegato nella assurda e impropria etichetta di autore “minore”.

Ci sono quelli che pur brillando di luce propria vengono oscurati. Spesso si da più importanza alle mode che non alla sostanza. Mode passeggere a volte. O a nomi che sin dal primo momento assumono un’aura diversa, quasi connaturata a una circostanza identificativa. Poi ci sono altri che faticano a farsi strada quasi a dover dimostrare per tutta la vita, breve o lunga, il proprio valore e la propria bravura.

In occasione del centenario (che si rinnova ogni giorno) di Gianni Rodari è possibile ripercorrere brevemente tutto il cammino di questo autore mai secondo a nessuno e ricco di elementi strutturali per consacrarlo finalmente nell’olimpo dei più grandi. Purtroppo l’Italia salottiera ha sempre considerato il figlio di un fornaio di Omegna non degno di essere annoverato tra i migliori ricamatori di parole del nostro Paese. Parlare ai bambini, ai ragazzi e insomma alle nuove generazioni non è stato ritenuto, da certa “intelligenza”, mestiere così elevato; noncuranti però del servizio sociale che tale approccio educativo sviluppa. Ma il suo confinamento nel mondo della favole, delle filastrocche lo ha reso prigioniero di un genere destinato a rimanere fanciullo. Autodidatta si è fatto largo con la sua forza naturale, dovendo poi smettere di studiare per aiutare la famiglia privata del papà fornaio.

Favole di Gianni Rodari, illustrazione di Manuele Fior

Illustrazione di Manuele Fior.

Una profonda ingiustizia

Questa è la storia di una profonda ingiustizia nella storia della letteratura italiana, ma Rodari in vista del suo nuovo futuro letterario e sociale non solo deve essere rivalutato ma riportato nella giusta collocazione quale scrittore universale e inventore di sogni di cui noi tutti abbiamo bisogno. È un Don Chisciotte destinato a essere per sempre immortale. Certe figure non saranno mai sconfitte, vinceranno sempre anche quando i mulini a vento sono i pregiudizi e gli scetticismi di snob che snobbano senza averne il diritto perché non saprebbero avere la stessa capacità linguistica o semplicemente la stessa onestà intellettuale. Figlio di un fornaio. Fiero di esserlo, come chi scrive è stato fiero del proprio padre operaio e scalpellino che si è spaccato la schiena tutta la vita e non ha mai avuto la comodità di poltrone dei predetti salottieri capaci di congiuntivi ma negati nel buon senso.

C’è una canzone di Guccini che si adatta perfettamente alla storia personale di Rodari e che accomuna tutti coloro che sono nati senza la comodità di poltrone, ma delle principali cose necessarie alla buona vita, quella per capirci che rende tutto meno duro e più agevole.

Io, figlio d’una casalinga e di un impiegato,

cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna

che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia,

io, tirato su a castagne e ad erba spagna,

io, sempre un momento fa campagnolo inurbato,

due soldi d’elementari e uno d’università,

ma sempre il pensiero a quel paese mai scordato

dove ritrovo anche oggi quattro soldi di civiltà.

E ancora:

io… eterno studente

perché la materia di studio sarebbe infinita

e soprattutto perché so di non sapere niente,

io, chierico vagante, bandito di strada,

io, non artista, solo piccolo baccelliere,

perché, per colpa d’altri, vada come vada,

a volte mi vergogno di fare il mio mestiere.

Favole di Gianni Rodari, illustrazione di Francesco Tullio Altan

(qui e in apertura) Una delle illustrazioni in mostra a Muggia, firmata da Francesco Tullio Altan.

Ecco qui è il punto: per colpa d’altri, le malelingue, gli ipocriti, gli invidiosi . E allora come non pensare ai sepolcri imbiancati che ci fa vedere Matteo nel suo Vangelo, 23:27-28:

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità.

Per capire pienamente Rodari proviamo a leggere queste righe che seguono:

L’ultima immagine che conservo di mio padre è quella di un uomo che tenta invano di scaldarsi la schiena contro il suo forno. È fradicio e trema. È uscito sotto il temporale per aiutare un gattino rimasto isolato tra le pozzanghere. Morirà dopo sette giorni, di bronco-polmonite. A quei tempi non c’era la penicillina… So di essere stato a vederlo più tardi, morto, sul suo letto, con le mani in croce. Ricordo le mani ma non il volto. E anche dell’uomo che si scalda contro le mattonelle tiepide non ricordo il volto, ma le braccia: si abbruciacchiava i peli con un giornale acceso, perché non finissero nella pasta del pane. Il giornale era La Gazzetta del Popolo. Questo lo so di preciso, perché aveva una pagina per i bambini. Era il 1929.

E quelle pagine per bambini grazie a lui non si sono mai bruciate ma come il pane sono state sempre sfornate con quel calore e quella bontà che riesce a sfamare da sempre intere generazioni.

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BUONO A SAPERSI

ILLUSTRA RODARI. C'era una volta a Muggia

ILLUSTRA RODARI. C’era una volta a Muggia…, quinta mostra sull’illustrazione per l’infanzia è organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia (Trieste) in collaborazione con l’associazione Viva Comix.

Per consentire a tutti di godere delle visite guidate in sicurezza, il pubblico verrà contingentato in gruppi da 18 persone previa prenotazione obbligatoria, scrivendo un’email all’Ufficio Cultura ufficio.cultura@comunedimuggia.ts.it, o telefonando allo 040.3360340.

* Antonio Capitano è nato a Palermo, scrive su Atlante, magazine della Treccani. Ha collaborato con Il Sole 24 Ore e con Il Ponte, rivista fondata da Piero Calamandrei. Ha un blog culturale sul Fatto Quotidiano.it e su Formiche.net. Scrive per le principali riviste giuridiche, di economia della cultura, con particolare riferimento alle connessioni tra turismo e cultura. Ha collaborato con il blog Buone notizie del Corriere della Sera. Ha scritto per Il Riformista; ha pubblicato saggi su temi socio-culturali, in qualità di autore e curatore. È stato autore, attore e regista teatrale, allievo di Luigi Squarzina e Giorgio Albertazzi al Teatro Argentina di Roma. Ha recentemente curato per Albeggi Edizioni il volume collettivo Riaprire i sipari (www.albeggiedizioni.com), mentre il suo precedente saggio Da Rischiatutto ad Affari tuoi. Le due Italie tra ricordi, impegno e vincere facile (Qanat editore, 100 pagine, 12€) è prenotabile contattando info@qanat.it

A PROPOSITO

Vitamine per la mente. Parole memorabili di Gianni Rodari

Quanto pesa una lacrima? La lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra.

(dalla poesia Quanto pesa una lacrima)

Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra.

(dalla poesia Promemoria)

In cuore abbiamo tutti un cavaliere pieno di coraggio, pronto a rimettersi sempre in viaggio.

(dalla poesia Don Chisciotte)

Nel paese delle bugie la verità è una malattia.

Se ci diamo la mano i miracoli si fanno e il giorno di Natale durerà tutto l’anno.

(dalla poesia Lo zampognaro)

Gli errori sono necessari, utili come il pane, e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa.

Tanta gente non lo sa e dunque se ne cruccia: la vita la butta via e mangia soltanto la buccia.

(dalla poesia I bravi signori)