La cultura in Italia è una paziente tanto cagionevole quanto, purtroppo, trascurata. Ecco allora che si presentano tre cure sotto forma di modelli 3politici e strategici: sono quello di Oscar Farinetti, patron di Eataly, di Tomaso Montanari, affermato scrittore e di Ignazio Marino, sindaco della Capitale.

cura-patrimonio-culturale-pilloleCi sono forti legami tra alcune delle notizie che i media ci hanno trasmesso in queste ultime settimane a proposito dei beni e delle produzioni culturali in Italia. Sono notizie che percorrono la loro strada, apparentemente in autonomia l’una dalle altre, ma che in realtà, se lette nello stesso quadro, ci raccontano di quanta confusione ci sia oggi sotto il cielo, e soprattutto di quali siano i conflitti che si possono e si devono aprire sulle politiche di indirizzo che riguardano il futuro del nostro paese. Ma veniamo alle tre notizie.

  1. La prima riguarda il sindaco della capitale, Ignazio Marino (da me intervistato quando era al lavoro come chirurgo: link) che vola a Riad, in Arabia Saudita, per stringere un accordo con il principe Sultan bin Salman bin Abdulaziz, amante dell’arte, allo scopo di ottenere i fondi per il restauro di alcuni beni culturali della città. Da Riad il sindaco ha poi proseguito per cercare nuovi partner e nuovi sponsor sempre nel mondo arabo. La notizia viene data dalle cronache di Roma e solo parzialmente ripresa dai media nazionali, a riprova del disinteresse diffuso per i temi culturali e per i destini della capitale che, sul piano politico, viene trattata dal governo italiano come la Merkel tratta l’Italia.
  2. La seconda riguarda un’intervista che Oscar Farinetti, amico e consulente del premier Renzi, rilascia ad Andrea Scanzi per un canale Sky. Farinetti afferma testualmente che “del sud Italia bisogna fare un unico Sharm El Sheik, dove ci va tutto il mondo in vacanza”. E, vestendo i panni dell’esperto meridionalista, prosegue: “Il sud Italia è in una condizione terrificante, molto più grave di quello che possiamo immaginare. E’ stato fatto troppo welfare nelle istituzioni e c’è un clima generale difficile. Ma è anche uno dei posti più belli del mondo: facciamo venire tutti i turisti del mondo lì”. Insomma, il luogo comune nelle discussioni degli impiegati milanesi davanti alla macchinetta del caffè, elevato a strategia politica. L’industria turistica è quella più esposta a evasione fiscale, è la meno controllabile (e controllata ) per le infiltrazioni criminali. Non di rado rappresenta un problema per la tutela del paesaggio e la salubrità del territorio. E’ un’industria che, così concepita, toglie ai cittadini residenti molto più di quanto restituisca. Proprio come a Sharm el Sheik, appunto. Ma lì, prima del turismo partito negli anni Ottanta e Novanta, c’era solo il deserto!
  3. Infine, c’è la pubblicazione di un nuovo libro di Tomaso Montanari che, sempre per Minimum Fax, si occupa seriamente di patrimonio culturale con il suo Istruzioni per l’uso di futuro. Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà (pp. 144, euro 9,00). Il libro sembra scritto proprio per fare da sfondo e da commento ai due fatti di cronaca che abbiamo segnalato. Rispetto al suo precedente, Le pietre e il popolo (Minimum fax, pp 176, euro 12,00), questo libro è un po’ meno incisivo, ma risulta utilissimo. Si presenta infatti sotto la forma di una sorta di manuale tematico da cui si evince con chiarezza quale sia il ruolo e l’importanza del patrimonio culturale nella nostra vita quotidiana e politica sancita dalla Costituzione. Non a caso è un libro in cui l’autore utilizza a piene mani suggestioni e consigli di uomini e donne di cultura, di scrittori e scrittici, giornalisti e giornaliste, e anche di una esponente del mondo politico. Si capisce bene che il patrimonio, la cultura, nel nostro paese come altrove, siano un elemento fondante della cittadinanza e del vivere civile e che riguardano moltissimi ambiti della vita individuale e collettiva, quasi tutti. Sono linfa vitale come l’acqua e il paesaggio e anche il cibo e il diritto a nutrirsi che, non a caso, è al centro dell’attenzione di grandi movimenti autogestiti.

Ecco allora che su questo piano Farinetti e Montanari si incontrano, ma nella loro testa hanno due impostazioni radicalmente diverse. Per Farinetti tutto ha un prezzo e ha valore solo in quanto si può vendere e può produrre ricchezza materiale. Per Montanari no. Ci sono cose come il patrimonio culturale che sono di tutti e devono continuare ad appartenere a tutti. Forse anche oltre i confini del nostro paese. Da una parte il liberismo e il dio Mercato, dall’altra la vita civile e la Costituzione. Oltre tante discussioni, il risultato dei due approcci è sotto gli occhi di tutti. Non resta che scegliere. Tra questi due poli si trova anche il sindaco di Roma Ignazio Marino che opportunamente cerca risorse dove sono disponibili, ma che – speriamo tutti – non perda mai di vista il fatto che ci si sta occupando di un bene comune e del nostro diritto a essere cittadini in una società democratica.

tafterFonte: Tafter.it.