L’entrata gratis ai musei inglesi compie dieci anni: quali sono i vantaggi o gli svantaggi? È possibile la sua applicazione anche in Italia?

museialondraInaugurata ormai da dieci anni, non ha perso né smalto né popolarità ed è una delle ragioni del successo del paese che l’ha ideata: la legge che permette l’entrata gratuita nei musei statali in Inghilterra, tra entusiasmi e polemiche, ha compiuto dieci anni e, nonostante le minacce di essere rimossa, viene invece continuamente riconfermata.
Certo, si tratta di una eccezione a livello europeo che per adesso nessuna amministrazione riesce a imitare, tuttavia la popolarità tra i cittadini e i turisti resta indiscussa. Entrare gratuitamente nei luoghi dedicati alla cultura e all’arte ha reso possibile un’autentica trasformazione del concetto di sala di museo: non più semplicemente concepito come spazio relegato all’osservazione silenziosa e accademica dell’opera d’arte, ma un contesto attivo e vissuto, dove l’opera d’arte fa da sfondo a un’agorà nella quale chiunque può accedere, un luogo d’incontro o una piazza come tante altre nel tessuto urbano, ma allo stesso tempo differente e unica perché intrisa di cultura.

Visitatori: +51 per cento. L’aumento esponenziale infatti dei visitatori nei musei dal 2001 a oggi nel Regno Unito, secondo i dati raccolti dal Department of Culture, Media and Sport è stato del 51%. I luoghi della cultura aperti hanno attirato numerosi utenti in più, ma soprattutto nuove categorie di visitatori: la cultura a costo zero ha fatto in modo che la classe media e i cittadini meno abbienti, spesso estranei alla didattica museale e alle manifestazioni intellettuali, perché impossibilitati a poter pagare un costo oneroso per l’accesso in questi edifici, abbiano la possibilità vivere e riscoprire la cultura in modo indipendente. Non solo: a trarne beneficio è stato in particolar modo il settore turistico che ha visto accrescere il numero di viaggiatori che hanno scelto l’Inghilterra come méta prediletta per le proprie vacanze. Insomma se da una parte le entrate finanziarie vengono meno, dall’altra crescono notevolmente.

il grande patio interno del British Museum

Il grande patio interno del British Museum

Quali sono i musei in cui è possibile accedere liberamente e come riescono a sostentarsi in mancanza di fondi derivati dal costo del biglietto? A Londra l’accesso gratuito è possibile nei musei più famosi, che sono i medesimi con il maggior numero di affluenza di pubblico durante l’anno: British Museum, Tate Modern, The National Gallery, Natural History Museum, Science Museum, Victoria and Albert Museum, National Maritime Museum e la National Portrait Gallery. Oltre agli introiti dei biglietti staccati per visitare le esposizioni permanenti i musei inglesi ricevono un sostanzioso contributo statale (all’incirca 83 milioni di euro l’anno), che è la ragione alla base delle polemiche di quanti si dichiarano contrari e ne richiedono l’abolizione.

Diventa socio attivo. Tuttavia il sistema inglese ha escogitato un modus operandi filantropico ben organizzato e funzionate attraverso il quale i cittadini sono divenuti parte attiva del funzionamento e del successo del museo. Accedendo a qualunque sito dei dieci musei sopra elencati, non passa inosservata la sezione “Join and Support”, dove l’istituzione museale chiede espressamente a chiunque sia interessato, di divenire socio attivo del museo in questione, attraverso un’iscrizione annuale che da diritto a molte agevolazioni e alla partecipazione ad alcune manifestazioni dedicate. Una sorta di club esclusivo che ogni museo si impegna a creare e a coltivare, facendo sentire gli affiliati visitatori speciali e unici. In questi circoli esclusivi della cultura vengono ammessi, anche e soprattutto i bambini: sono molte le attività e i laboratori organizzati esclusivamente per loro che permettono ai più piccoli di avvicinarsi all’arte ed imparare divertendosi. Non solo: chiunque, anche senza la qualifica di socio ordinario, può donare al museo la cifra che ritiene opportuna, diventando così patrono dell’istituzione.

Una lotteria per tutti. I musei quindi sono sorretti da un sistema di donazioni filantropiche che, coinvolgendo i privati cittadini li avvicina non solo all’arte contenuta nelle proprie sale, ma soprattutto all’organizzazione e ai meccanismi amministrativi dell’istituzione stessa. Un’altra fantasiosa ma efficace trovata volta a far arrivare introiti finalizzati al restauro e alla conservazione dei beni culturali è l’Heritage lottery fund: un’autentica lotteria a cui possono partecipare privati cittadini, fondazioni o istituzioni, che vogliano donare o devolvere parte del proprio patrimonio per alcuni progetti specifici e definiti, volti a preservare il patrimonio artistico e l’eredità culturale inglese. Diversi sono i settori in cui i fondi vengono investiti: siti archeologici, memoria storica tramandata da foto e archivi, strade ed edifici. Una volta registrati nel sito, in cui è spiegato in modo esaustivo quali sono stati i progetti realizzati e quali quelli ancora in corso, è possibile scegliere a quale iniziativa aderire.

il Natural History Museum

Il Natural History Museum

La preponderanza dell’intervento privato nella salvaguardia del patrimonio è una delle peculiarità principali della gestione anglosassone. Sarebbe possibile esportare questo sistema anche nel nostro Paese? Per quanto appetibile possa risultare, intraprendere questa strada non risulta così semplice, in particolare modo in un paese come l’Italia in cui l’intervento statale è sempre stato piuttosto diffuso nel settore dei beni culturali. Eppure aprire i luoghi della cultura al pubblico gratuitamente e incentivare di contro la partecipazione dei cittadini alla gestione del proprio patrimonio potrebbe far accrescere anche da noi gli afflussi turistici, tenuto conto anche della quantità dei beni disseminati nel nostro territorio. Maggiori introiti per il settore turistico, aumento dell’interesse per il patrimonio artistico da parte dei cittadini, accrescimento del livello di istruzione tra quanti evitano questi luoghi per impedimenti economici: queste le utilità a cui farebbe probabilmente da contrappeso un aumento delle spese di gestione da parte dello Stato, le quali tuttavia potrebbero essere abbattute attraverso diverse soluzioni. Per citare solo un esempio, una delle risoluzioni potrebbe essere quella di non affidare più ai privati, tramite bando di assegnazione come prevede la legge Rochey, i servizi aggiuntivi, ma lasciare che gli introiti di queste strutture interne al museo vengano reinvestiti per la stessa istituzione museale, al pari di quanto già succede nel resto dell’Europa e in America.

* Fonte: Tafter.it, rivista online dedicata all’economia della cultura