Questa settimana sono un farmacista-scrittore di Ro Ferrarese dal cognome famoso (Giuseppe Sgarbi, 93 anni, papà di due protagonisti della nostra scena culturale come Elisabetta e Vittorio Sgarbi) e il vicepresidente della Circoscrizione 1 di Torino, Andrea Tomasetto, gli autori delle lettere selezionate per il nostro periodico appuntamento “Italiani brave penne”. Giuseppe Sgarbi ha da poco varato la sua prima opera letteraria “Lungo l’argine del tempo – Memorie di un farmacista” (Skira); e Tomasetto ha risposto all’invito rivolto ai lettori della Stampa dal direttore Mario Calabresi di segnalare buone notizie, come auspicato da Tomaso Raggi, abbonato di Genova, che sogna il 20% di spazio dedicato su ogni quotidiano proprio a storie positive.

Morbosa attenzione

La mia età, 93 anni, e le mie condizioni fisiche mi concedono il privilegio di dedicarmi ad alcune attività sedentarie e stimolanti: leggere quel che la vista mi concede, scrivere i miei ricordi e, spesso, guardare notiziari tv e programmi di “approfondimento”. E, proprio a proposito di questi, trovo che da alcuni anni si dia eccessivo spazio ai fatti di cronaca, soprattutto quelli più efferati. E non solo trovano spazio le notizie, ma anche un florilegio di illazioni, opinioni, ipotesi che si trascinano per giorni, mesi, anni da parte di personalità più o meno autorevoli. Interi programmi vengono in tal modo e con tali finalità pensati e realizzati. E’ vero che i mezzi di comunicazione non erano così diffusi e radicati come sono oggi, ma non ricordo, in passato, una tale risonanza di cose tanto orribili: E mi chiedo: poiché non è escluso che tanto parlare di delitti generi emulazione, o per lo meno auto giustificazione, non sarebbe il caso che un’autorità garante mettesse un limite a tutto ciò? E se le tv italiane (pubbliche e private) si trovassero, per ciò, qualche soldo in meno di pubblicità nella proprie casse, pazienza, se ne dovranno fare una ragione e, anzi, aguzzeranno l’ingegno in cerca di qualcosa di alternativo e di più edificante.

Giuseppe Sgarbi, Ro Ferrarese (dal Corriere della Sera, agosto 2014)

 

E a Torino l’orto nel cuore della movida prospera rispettato da tutti

Caro direttore Calabresi, noi italiani abbiamo la tendenza a buttarci giù e a deprezzarci più del dovuto, e spesso a non apprezzare le nostre qualità. In questi giorni su Facebook gira la foto di un fantomatico tornello della metropolitana di una città d’oltralpe coperta di monetine: era guasto e i civilissimi abitanti di quella città avevano lasciato onestamente, comunque, il dovuto. Sotto la foto il commento: “Poi è passato l’italiano e ha portato via! Ahahah!”. Immaginiamo che il suo giornale pubblicasse un articolo di come a Londra (o a Parigi, o a Stoccolma, o a Copenaghen…), in una piazza centrale e prima zona di degrado, l’Associazione dei coltivatori avrebbe realizzato un orto pubblico, magari con il patrocinio degli enti locali, dove contadini e abitanti del quartiere contribuissero a coltivare piante, erbette, ortaggi, frutta che poi ogni cittadino può andare a raccogliere, rispettando però i vegetali affinché possano continuare a dare frutto… Ebbene, sono sicuro che lei il giorno dopo riceverebbe lettere che direbbero: “Ah, quanto sono civili questi Inglesi (o Francesi, o Svedesi, o Danesi). Da noi non si riuscirebbe a fare!”. E un altro: “Figurati se facessero una cosa simile qui a Torino… Mettiamo in piazza Emanuele Filiberto, dove c’è la movida… Due giorni e sarebbe tutto sparito”. Ebbene, se lei, caro direttore, va proprio in piazza Emanuele Filiberto, vedrà uno splendido orto urbano pubblico, curato dalla Coldiretti con il sostegno della Circoscrizione 1 e del Comune, tirato su da un contadino-agronomo professionista e “custodito” dagli abitanti delle case attorno (in primis un vecchietto baffuto, che controlla costantemente dalla sua finestra e scende agguerrito quando vede qualche pericolo), senza che si sia mai svolto il minimo episodio di vandalismo. Contro ogni più rosea previsione. Qui, nel cuore della movida e di quel quadrilatero oggetto solo di articoli sui disagi e sui problemi delle nostre città, cresce e si sviluppa una bella esperienza di cittadinanza, che io trovo commovente. Perché, in fondo, la civiltà e il senso civico, al resto dell’Europa, l’abbiamo insegnata noi Italiani un bel po’ di anni fa…

Andrea Tomasetto, vice presidente circoscrizione 1, Torino (da La Stampa)