MADRI DELLA COSTITUZIONE: MARIA, L'INSEGNANTE CHE CON AMORE CONTRIBUì CON ALTRE VENTI A COMPORRE LA NOSTRA BUSSOLA CIVILE
testo di Gaetano Gramaglia* -
dal nuovo libro Le vie delle donne 2
Sono le ventuno donne che hanno preso parte all’Assemblea Costituente in Italia, cinque di loro fanno parte della Commissione dei 75 che getta le basi per redigere la Costituzione. Una di queste cinque si chiama Maria: Maria Agamben Federici.
Maria Agamben Federici (L'Aquila, 1899 - Roma, 1984) in una delle venti illustrazioni elaborate da Lorenzo Saltorello appositamente per il libro "Le vie delle donne 2" di Salvatore Giannella e Gaetano Gramaglia. Questi i nomi delle altre donne raccontate nel libro: Ester Scardaccione, Lea Garofalo, Isabella Lattes Coifmann, Aloisa Guarini Matteucci, Adele Faccio, Eleonora Barbieri Masini, Fernanda Pivano, Antonia Pozzi, Costanza Monti Perticari, Edvige Marinelli, Lidia Poet, Marina Mazzei, Eleonora d'Arborea, Felicia Bartolotta Impastato, Joyce Lussu, Anna Dalsass Stenico, Luisa Spagnoli, Ida Desandrè, Pierantonia Rebeschini (la "Togna turca").
Di lei molto poco si parla (tranne il bel libro biografico Maria Federici. Impegno sociale e politico per la dignità delle donne, dello storico Alfredo Canavero**, Prometheus editore, LINK: https://www.unilibro.it/libro/canavero-alfredo/maria-federici-impegno-sociale-politico-dignita-donne/9788882202736) e molto ancora andrebbero studiate le intuizioni e le realizzazioni. A Maria è dedicata il testo d’apertura del secondo libro Le vie delle donne 2, di Salvatore Giannella e Gaetano Gramaglia, Antiga edizioni, uscito il mese scorso con nuove storie di grandi italiane che meritano una strada.
La copertina del libro "Le vie delle donne 2", di Salvatore Giannella e Gaetano Gramaglia, Antiga edizioni, prefazione di Maria Rita Parsi. Questo secondo volume, dopo il successo editoriale e commerciale del primo, è dedicato a grandi italiane protagoniste di storie non comuni, donne che meritano memoria in un luogo pubblico da intitolare a loro: una strada, una piazza, un monumento, un parco, un giardino, una scuola. Più info e carrello per acquisto: https://www.antigaedizioni.it/prodotto-it/le-vie-delle-donne-2/
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Nel 1926 sposa Mario Federici, aquilano, personalità di spicco del teatro abruzzese e noto critico letterario.
Profondamente cattolica. Siamo in pieno fascismo e Maria, insegnante di italiano e storia nelle scuole superiori, frequenta con assiduità organizzazioni femminili cattoliche a cui aveva aderito sin dalla adolescenza: i Patti lateranensi del 1929 avevano avuto come conseguenza una certa tolleranza da parte del regime che si limitava al mero controllo degli associati.
A ogni modo proprio a causa delle idee di Mario Federici, la coppia deve trasferirsi lontano dall’Italia, dove Maria continua a insegnare in istituti italiani di cultura, a Sofia , al Cairo, a Parigi.
Profondamente cattolica, Maria, entrando in contatto soprattutto in Francia con gli esuli, matura l’idea di un impegno cristiano-sociale che sfoci nella giustizia sociale e in una maggiore considerazione della donna, non solo in famiglia ma anche in politica e nella società. Rientrata in Italia prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, prende immediatamente contatti, insieme al marito, dei gruppi in clandestinità di oppositori al regime fascista.
Nella Resistenza a Roma. Entra nella Resistenza, in particolare a Roma aderendo all’associazione Piazza Bologna. L’associazione si impegna ad assistere e sostenere i perseguitati politici, i disoccupati e soprattutto le donne, impiegate statali, che hanno perso il proprio posto di lavoro perché contro il regime fascista.
Nel 1944 è la prima delegata donna al Congresso costitutivo delle ACLI (Associazioni cristiane lavoratori italiane). Nel ’45 è tra le fondatrici del CIF, Centro italiano femminile, del quale è nominata presidente fino al 1950. Scopo del CIF è quello di rivolgere particolare attenzione ai temi socio politici ed educativi, alla famiglia, al lavoro e ai diritti umani con riferimento alla donna.
L’esperienza del CIF fa avvicinare sempre più Maria alla politica. Nel ’46 si presenta alle elezioni nel collegio di Perugia-Rieti e in quello nazionale nelle fila della Democrazia Cristiana.
Eletta nella costituente è insieme a Nilde Iotti (PCI), Lina Merlin (PSI), Teresa Noce (PCI) e Angela Gotelli (DC), una delle cinque donne che partecipa alla Commissione dei 75, presieduta da Meuccio Ruini, incaricata a scrivere la Costituzione italiana, progetto poi da discutere e approvare in Parlamento.
Le elezioni politiche e il referendum tra Monarchia e Repubblica del 2 giugno 1946 sono storiche: le donne per la prima volta possono esprimere il proprio voto. il suffragio universale femminile, che ha consentito alle donne il diritto di voto, è stato introdotto dal secondo governo Bonomi, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi con decreto legislativo 23 del 1° febbraio 1945.
A favore delle lavoratrici madri. Maria, all’interno della Commissione dei 75, lavora nella Terza Sottocommissione, che si occupa di diritti e doveri economici – sociali. Instancabile, presenta numerose relazioni su temi legati soprattutto alle garanzie economico-sociali per le famiglie in generale e per il ruolo delle donne in particolare promuovendo l’assistenza dello Stato quale condizione necessaria per tutelare le lavoratrici madri e fare in modo che le condizioni di lavoro permettano alla donna lo svolgimento della sua funzione familiare e della maternità e per eliminare gli ostacoli di natura economica che impediscono ai cittadini di formare una famiglia.
Altra battaglia di Maria è sicuramente il sostegno alla necessità di eliminare ogni ostacolo che impedisca alle donne di accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive e sostenendo il diritto della donna di accedere alla magistratura.
Quest’ultimo emendamento proposto da Maria Federici, da Teresa Mattei e da Maria Maddalena Rossi, è bocciato. Bisognerà attendere una sentenza della Corte Costituzionale e una legge di riforma nel 1963 (!) perché alle donne sia consentito esercitare la funzione di magistrate.
Nel 1948, alla prima legislatura repubblicana, Maria viene eletta con 34.501 voti nel collegio elettorale di Perugia, Terni, Rieti. È la relatrice del disegno di legge sulla “tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”, diventata legge 860, del 1950.
Presenta quale prima firmataria la proposta di legge sulla “vigilanza e controllo della stampa destinata all’infanzia e alla prima adolescenza” approvata nel 1952 e sulla disciplina dell’apprendistato (approvata nel 1953).
Per le italiane emigrate all’estero. Sensibile al fenomeno migratorio che ha interessato l’Italia durante la fase della ricostruzione e che ha comportato lo spopolamento di intere comunità costrette a lasciare il proprio paese per una vita migliore, nel 1947 Maria fonda l’ANFE, Associazione nazionale famiglie emigranti: si interessa ai problemi legati all’inserimento della donna nel Paese di immigrazione, l’adempimento dell’obbligo scolastico per gli italiani emigrati all’estero, mantenere i contatti con il paese di origine e favorire soprattutto il rientro degli emigranti favorendo il reinserimento nella comunità nazionale e il mondo del lavoro.
Maria Federici rimane presidente dell’ANFE fino al 1981 quando nel Convegno nazionale di Roma comunica la sua decisione di lasciare la presidenza. Riesce a pubblicare Il cesto di lana, una sorta di biografia nella quale sottolinea i meriti delle donne nella Resistenza.
Qualche anno dopo, nel 1984, proprio a Roma il 28 luglio Maria muore. Ha scritto Rosa Iervolino Russo sul sito della Fondazione Nilde Iotti: “Maria Federici è certamente una delle più illustri fra le madri costituenti della quale troppo poco si parla e, molto ancora, andrebbero studiate le intuizioni e le realizzazioni”.
Perchè Maria
“In questa Costituzione […] c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli“. Sono le parole di Piero Calamandrei che invita a guardare con orgoglio il lavoro che l’Assemblea costituente ha fatto per redigere “la Costituzione più bella del mondo”. Ma sono state le donne artefici e protagoniste della nascita della nuova Italia. Donne come Maria Agamben Federici che, lontane da qualsiasi scontro ideologico, hanno lavorato a una concreta ricostruzione morale del paese.
La data fondamentale però è il 2 giugno 1946, quando per la prima volta 14 milioni di donne hanno avuto l’opportunità, attraverso il voto, di entrare in un mondo che gli uomini erano convinti non appartenesse alle donne e fare la differenza. Le donne votarono in massa (l’89% delle aventi diritto) non perché erano obbligate a farlo ma perché avevano ben compreso cosa significava essere cittadine italiane e quindi partecipare alla vita politica e sociale della nuova Italia. (Proprio in quei giorni e a quel voto delle elettrici, che furono maggioranza, è ambientato il film capolavoro di Paola Cortellesi C’è ancora domani.
Maria e le altre venti donne hanno avuto il merito di raccogliere le aspettative di tutte le donne, madri, mogli, cittadine, lavoratrici che dopo le lunghe file fatte, durante la guerra, per prendere un pezzo di pane e un pugno di farina, hanno finalmente fatto la loro fila con il sorriso di chi guarda a un futuro roseo per i loro figli, per le generazioni future.
Tutto ciò è facilmente desumibile dalle proposte delle madri costituenti, dalle battaglie per far emergere l’importanza della famiglia e del lavoro e la parità tra uomo e donna, in tutte le manifestazioni, economiche, politiche, sociali. La strada, purtroppo, è ancora lunga ma Maria e le altre madri della Costituzione hanno illuminato il cammino, hanno tracciato il sentiero da percorrere perché, riprendendo ancora una citazione di Calamandrei, “la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere“.
BUONO A SAPERSI
“Stringiamo le schede come biglietti d’amore”.
E senza rossetto: il primo voto delle italiane
e le 21 madri della nostra Costituzione
Il 2 giugno 1946 gli italiani, e per la prima volta le italiane, sono chiamati a scegliere tra Monarchia e Repubblica e a eleggere i loro rappresentanti all’Assemblea costituente. E’ un momento storico immortalato dal recente film di Paola Cortellesi C’è ancora domani. Qui le parole emozionanti con cui Anna Garofalo, giornalista e scrittrice, commentava l’appuntamento alle urne di quel 2 giugno storico:
“Lunghissima attesa davanti ai seggi elettorali. Sembra di essere tornate alle code per l’acqua, per i generi razionati. Abbiamo tutti nel petto un vuoto da giorni d’esame, ripassiamo mentalmente la lezione: quel simbolo, quel segno, una crocetta accanto a quel nome. Stringiamo le schede come biglietti d’amore. Si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio di donne timorose di stancarsi e molte tasche gonfie per il pacchetto della colazione. Le conversazioni che nascono tra uomini e donne hanno un tono diverso, alla pari. Milioni di donne in tutta Italia, nelle grandi città industriali del nord come in quelle del centro sud, nei piccoli centri agricoli e nelle comunità montane, sostano composte in lunghe file davanti ai seggi elettorali. Alcune sono semplicemente abbigliate, altre sfoggiano toilettes più accurate, qualcuna, come in una giornata di festa, indossa l’abito nuovo. Nessuna, attenta alle indicazioni che sono giunte dai partiti e dai comitati elettorali, ha messo il rigo di rossetto nel timore di annullare la scheda che, all’epoca, andava sigillata…”.
Le candidature femminili complessive sono 226: 68 nelle liste del Partito comunista; 29 in quelle della Democrazia cristiana; 16 in quelle del Partito socialista; 14 in quelle del Partito d’Azione; 8 in quelle dell’Unione democratica nazionale; 7 in quelle del Fronte per l’Uomo Qualunque e 84 in altre liste.
Su 556 deputati eletti le donne sono 21: 9 comuniste (Adele Bei, Nadia Gallico Spano, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angiola Minelli, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini e Maria Maddalena Rossi), 9 democristiane (Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Maria Nicotra e Vittoria Titomanlio), 2 socialiste (Bianca Bianchi e Lina Merlin) e 1 del Fronte dell’Uomo Qualunque (Ottavia Penna).
Molto diverse tra loro per età, cultura ed esperienze politiche, le prime donne elette seppero dare voce comune nell’ambito dell’elaborazione della Carta costituzionale alle legittime aspirazioni di emancipazione delle donne italiane.
Qui i loro volti (
https://giovani.camera.it/public/documenti/Le21donnedellaCostituente.pd)
e qui le loro storie, raccolte dalla Fondazione Nilde Iotti in occasione del settantesimo anniversario del voto alle donne (https://www.fondazionenildeiotti.it/pagina.php?id=684)
La Fondazione Nilde Iotti è in Via delle Botteghe Oscure 54 (terzo piano) – 00186 – Roma
email: info@fondazionenildeiotti.it.