
LA FORZA DELLE DONNE: QUELLE BICICLETTE IN EMILIA DEDICATE ALLE STAFFETTE PARTIGIANE
testo di Salvatore Giannella
illustrazione di Vanda Calcaterra

Abstract & Beginning
A: THE STRENGTH OF WOMEN: THOSE BICYCLES IN EMILIA DEDICATED TO PARTISAN COURIERS
B: If on April 25th a traveler who happened to be in the valleys of Piacenza would find himself in front of a singular monument, wanted a few days ago by the Anpi of Ziano Piacentino: a bicycle dedicated to the partisan couriers. To the women, that is, who during the Resistance gave a decisive contribution of strength and courage, often underestimated or forgotten, to the fight for Liberation from Nazi-fascism that dominated in Europe. Women like, to stay in the well of my personal memory, the great Oriana Fallaci…
Il monumento di Ziano consiste in una sagoma stilizzata, in metallo, che ritrae una donna in bicicletta. E’ stato posizionato, d’accordo con l’amministrazione comunale, di fianco al monumento ai caduti all’ingresso al paese. Un ringraziamento pubblico è stato dato a Iara Meloni, storica piacentina, autrice di diversi libri di grande spessore, tra cui proprio uno dedicato alle donne nella Resistenza “Memorie resistenti: le donne raccontano la Resistenza nel Piacentino”.

Ziano Piacentino: l’inaugurazione del monumento alla staffetta partigiana. (Foto Libertà) alla, presenza di altri sindaci della Val Tidone. Il progetto è stato realizzato grazie all’impegno di Gabriele Scapucciati e Riccardo Chiesa.
Quella di Ziano sarà seguita da una nuova inaugurazione prevista per il 2 giugno, festa della Repubblica, a Borgonovo, nella stessa Val Tidone.
L’Anpi di Borgonovo ha voluto posizionare nel giardino della Costituzione un’altra staffetta partigiana. Si completa così l’omaggio alle staffette che operarono nella Val Tidone: su tutte, Maria Valla, Pina e Elena Rabuffi, Paolina Marazzi e Argia Rabaiotti.
L’idea è stata mutuata da un manufatto simile che si trova a Monteveglio di Valsamoggia, alle porte di Bologna.
Qui da poco, mi aggiorna un amico e lettore iscritto all’Anpi di Monteveglio, è stata realizzata la pista ciclo-pedonale che da Bazzano porta a Monteveglio e si sta pensando alla sua intitolazione.
Continua la mia fonte, usando il presente storico: il presidente del Consiglio comunale di Valsamoggia propone che venga intitolata alle staffette partigiane che avevano il compito di garantire i collegamenti tra le varie brigate partigiane nell’ambito della guerra di Liberazione italiana.
Viene fatta la proposta all’amministrazione comunale di Valsamoggia nella quale ricadono i due ex comuni di Bazzano e Monteveglio; la proposta viene approvata e parte un lungo percorso che coinvolge le sezioni Anpi locali, il professor Matteo Matteucci, insegnante in un liceo artistico di Bologna che si occupa del disegno/progetto; l’artigiano Mauro Gherardi di Monteveglio che realizzerà il monumento; durante questo percorso è continuo lo scambio tra le varie figure interessate.
Originariamente si era pensato di utilizzare una vecchia bicicletta d’epoca alla quale si sarebbe affiancata la figura della staffetta. Nel corso dei lavori si passa all’idea di realizzare integralmente a nuovo in forma stilizzata sia la bicicletta che la staffetta utilizzando diversi tipi di metalli.
Per evitare eventuali atti vandalici, si installerà il monumento non lungo la pista ciclo-pedonale ma di fronte al municipio di Monteveglio.
Il 21 aprile 2023 ha luogo l’inaugurazione.
Tra i vari partecipanti, c’era anche una ex staffetta partigiana del territorio che raccontò un episodio che le capitò durante un servizio di consegna con la sua bicicletta. Mentre in bicicletta con la sporta della spesa che conteneva armi coperte da verdura, pedalava da Bazzano a Monteveglio, incrociò due soldati tedeschi e uno dei due, volutamente, la spinse e lei finì in terra, mentre la sporta cadde in un fossetto a fianco della strada. Consapevole che nel fondo della sporta c’erano delle armi, nonostante il dolore e il sangue che le colava dai gomiti e dalle ginocchia, si alzò e riuscì a coprire le armi con le verdure. Quando i due soldati se ne andarono dopo aver riso di lei, riprese la bicicletta e con il cuore a mille, raggiunse Monteveglio, riuscendo così a portare a termine il compito che le era stato affidato.

NON DIMENTICHIAMOLE / Graziano Balduini, presidente Anpi Ziano-Borgonovo
Figlie, madri e combattenti: chi erano le staffette
F urono moltissime le donne che decisero di partecipare alla Resistenza. Fin dai primi giorni della guerra di Liberazione italiana le brigate partigiane assegnarono alle donne le mansioni di corriere, attribuendogli così il ruolo di staffette. Con l’avanzare della guerra le staffette iniziarono a rivelarsi fondamentali per la gestione della logistica dell’esercito partigiano e per le comunicazioni tra le diverse formazioni partigiane, così ogni distaccamento si dotò di una propria squadra di staffette specializzate a muoversi tra i centri abitati, le montagne e le campagne e i comandi delle unità partigiane.
Le staffette erano arruolate tra le donne che potevano muoversi con maggior libertà rispetto agli uomini.
Gli incarichi assegnati alle staffette erano molto rischiosi, ma soprattutto la staffetta partigiana doveva decidere da sola come organizzarsi, da dove passare, dove dormire, di chi fidarsi. Essenziale era la prontezza di affrontare eventi imprevisti, capacità di mimetizzarsi, recitare parti credibili.
La staffetta solitamente si muoveva da sola e disarmata, attraversando in bicicletta o a piedi zone impervie, trasportando talvolta carichi ingombranti. Dopo i combattimenti le staffette si occupavano anche della cura dei feriti andando alla ricerca di un medico oppure organizzando il suo ricovero.
Erano poi inviate in avanscoperta durante le marce di trasferimento delle colonne partigiane per verificare la presenza delle forze nemiche. Erano inoltre presenti nei paesi occupati, in modo da raccogliere informazioni utili alla guerriglia partigiana e per rifornirsi di cibo e medicine da consegnare ai comandi partigiani.

Fonti e bibliografia
· Archivio Centro Documentazione Donna (Modena), Fondo Gina Borellini, Serie 2 Attività e ricerca, b. Commissione regionale “Donne e Resistenza Emilia-Romagna”.
· Artocchini Carmen, Le donne piacentine e la Resistenza, Estratto del bollettino storico piacentino, gennaio-giugno 1976, pp. 21-33.
· Cerri Maria Luisa, Le donne nella lotta armata nel Piacentino, TEP, Piacenza, 1980.
· Chiapponi Anna, Piacenza nella lotta di Liberazione, Tipografia Nazionale, Piacenza, 1976.
· Meloni Iara, Memorie resistenti. Le donne raccontano la Resistenza nel Piacentino, Le Piccole Pagine, Piacenza, 2014.
· Pieroni Bortolotti Franca, Le donne nella Resistenza antifascista e la questione femminile in Emilia-Romagna 1943-1945, Vangelista, Milano, 1987.