AbacusLe casse dello Stato italiano sono vuote e il governo oscilla fra l’aumento dell’Iva e il ripristino dell’Imu (Corriere della Sera, 19 settembre 2013, pagina 10).
A mio avviso, l’Imu viola la Costituzione. L’articolo 53 della nostra legge fondamentale recita: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività». È evidente che la prima casa non ha nessuna capacità contributiva.

L’aumento dell’Iva è un provvedimento recessivo: è noto altresì che le imposte indirette colpiscono ingiustamente i più poveri. La Costituzione prevede infatti solo le imposte dirette.
D’altra parte, il governo ha a disposizione una vera miniera d’oro: basterebbe ridurre le ruberie e gli sprechi.

L’evasione fiscale vale 160 miliardi l’anno (Corriere, 6 aprile 2013, pagina 60, nell’articolo di Roger Abravanel): Equitalia non ha ancora riscosso tributi per 545 miliardi (Corriere, 23 giugno 2013, pagina 6). I dipendenti del ministero delle Finanze sono più di centomila, quanti sono negli Stati Uniti che hanno una popolazione cinque volte la nostra, ma laggiù l’evasione è circa un terzo di quella italiana (Corriere, 23 maggio 2010, pagina 5). Non si sa quanto ci costa l’elusione fiscale ma sicuramente si tratta di miliardi di euro: il Parlamento non fa niente per ridurre l’elusione fiscale a livelli europei. La burocrazia ci fa perdere 30 miliardi ogni anno (Corriere, 8 luglio 2013, pagina 4). La corruzione ci costa 60 miliardi ogni anno (Corriere, 10 settembre 2010, nell’editoriale). La malavita organizzata succhia ogni anno 130 miliardi alle risorse del paese (Corriere, 24 agosto 2010, nella lettera dell’onorevole Walter Veltroni). Ricordo che l’Italia è il paese al mondo che ha più guardie (Corriere, 23 maggio 2008, pagina 53), tutte stipendiate dai pagatori delle imposte dirette e indirette. Occorre abrogare subito la legge Pitzalis del 1959 (link) che istituì i fannulloni autorizzati.

Bisognerebbe far pagare le tasse anche ai viados, ai gigolo e alle prostitute come fanno da molti anni in Germania e in Olanda: la Costituzione (articolo 53) dice che tutti (sottolineo: tutti) devono pagare le tasse. L’industria della contraffazione ha un giro d’affari di 8 miliardi l’anno (Corriere, 28 novembre 2012, pagina 3, nell’articolo di Lorenzo Salvia). La mancata tutela del marchio Made in Italy ci costa, secondo Coldiretti, 300 mila posti di lavoro e oltre 100 miliardi ogni anno (Corriere, 16 marzo 2012, pagina 11). In Italia ci sono 720 detrazioni e deduzioni fiscali per un valore di 253 miliardi (Corriere, 30 giugno 2013, pagina 5). Si potrebbe risparmiare un sacco di soldi aggiudicando gli appalti pubblici attraverso gare veramente competitive (le gare dovrebbero essere estese a tutti i paesi dell’euro) tra potenziali fornitori o appaltatori qualificati per lo specifico progetto, a parità di qualità (rispondenza ai requisiti) e quantità, e secondo la formula detta «a corpo». Lo Stato dispone di un patrimonio inutilizzato di 400 miliardi: vendendo (e non svendendo) tale patrimonio, si potrebbe diminuire il debito pubblico del 20 per cento, riducendo gli interessi da pagare di circa 15 miliardi ogni anno. Si potrebbe rendere progressiva l’Irpef sui redditi superiori a 75.000 euro: il secondo comma dell’articolo 53 della Costituzione recita: «Il sistema tributario è informato a criteri di progressività».

Ricordo che se l’Italia allineasse i costi per il funzionamento delle pubbliche amministrazioni a quelli della Germania, il risparmio (il non spreco) sarebbe di 50 miliardi l’anno (Corriere, 29 luglio 2012, nell’editoriale). La Germania, con più di 80 milioni di abitanti, spende ogni anno 30 miliardi meno di noi per il suo Stato sociale che funziona molto meglio del nostro (Corriere, 12 agosto 2012, nell’editoriale).

A mio modesto avviso, per far funzionare bene il nostro Stato, basterebbe rispettare le leggi (tutti devono rispettare le leggi: Costituzione, articolo 54): i contratti di lavoro dei dipendenti pubblici devono indicare le qualifiche e, per ogni qualifica, le rispettive mansioni com’è previsto al secondo comma dell’articolo 2071 (per i contratti collettivi), e al primo comma dell’articolo 2077 (per i contratti individuali), del Codice civile, in vigore (per modo di dire) da più di 70 anni. Secondo me, «mansioni» significa «compiti e responsabilità».

Ricordo che l’inflazione è la tassa più iniqua che ci sia.

Mario Scarbocci, San Donato Milanese